Uno stato vitale di felicità indistruttibile

Ho iniziato a praticare il Buddismo a 24 anni, grazie a un’amica di mia madre. A marzo di quest’anno ho partecipato al corso nazionale del Gruppo giovani, nello staff di protezione. Quando a dicembre mi proposero di fare attività&nbsp;byakuren&nbsp;per il corso non ne fui affatto entusiasta. Da tempo stavo recitando Daimoku per partecipare a un corso, ma l’idea di fare attività mi faceva sentire come messa in disparte rispetto agli altri partecipanti… Lì per lì provai una grande sofferenza, non mi sentivo protagonista della mia vita, inoltre pensavo che fosse troppo impegnativo per i miei problemi di salute, e non avevo i soldi. Nonostante questo, sostenuta dalle compagne di fede, decisi di vincere con il Daimoku e di fare una grande esperienza di fede per incoraggiare tutte le giovani donne della mia zona, e non solo. Sentivo che c’era qualcosa di profondo che dovevo affrontare con questa attività. Da otto mesi cercavo lavoro, ma senza alcun successo. Praticavo correttamente, facevo un sacco di attività per gli altri e non capivo perché non emergesse il lavoro giusto per me. A pochi giorni dalla scadenza, inaspettatamente mia madre si offrì di provvedere al pagamento per il corso. Così da metà gennaio con la squadra di protezione incominciammo a incontrarci online per sostenerci, approfondire la fede e soprattutto il legame con il maestro Ikeda. Decidemmo insieme che quello sarebbe stato il nostro punto di origine con il maestro, la base della nostra vita. Inoltre, ogni domenica insieme agli altri giovani partecipanti ci incontravamo al Centro culturale di Livorno per recitare due ore di Daimoku. Ne&nbsp;La nuova rivoluzione umana, capitolo “Protezione assoluta”, si legge:



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«Se siamo in grado oppure no di manifestare uno stato vitale di felicità indistruttibile dipende dalla sincerità del nostro Daimoku e da quanto ci stiamo dando da fare per realizzare&nbsp;kosen-rufu» (NRU, 24, 115)
</blockquote>



Grazie a queste parole del maestro Ikeda capii che la mia pratica fino a quel momento era stata concentrata solo su me stessa e che non mi stavo realmente dedicando a&nbsp;kosen-rufu. Se volevo davvero portare una prova concreta ai giovani della mia zona dovevo sfidarmi nel condividere il Buddismo aprendo la mia vita agli altri e recitando Daimoku per abbracciare l’intero universo. Decisi di cambiare atteggiamento davanti al Gohonzon, di non limitarmi più a pregare per i miei obiettivi, che erano ben chiari e decisi, ma per la felicità di tutte le persone che avrebbero preso parte al corso e per tutte quelle che avrei incontrato quotidianamente. Recitavo due ore di Daimoku al giorno con il desiderio di incontrare persone interessate alla pratica, e così cresceva dentro di me la voglia di donare il gioiello prezioso della Legge mistica a chiunque incontrassi. Nelle settimane successive parlai del Buddismo ad alcune ragazze che frequentano la mia scuola di inglese e una di loro si dimostrò così volenterosa di praticare che iniziò subito a partecipare alle attività della Soka Gakkai. A un mese dall’inizio del corso ricevetti inaspettatamente una proposta di lavoro da un laboratorio chimico a me sconosciuto, al quale non ricordavo di aver inviato la mia candidatura. Desideravo lavorare in un luogo in cui diffondere la pratica buddista e creare molti legami. Prima di partire per il corso visitai l’azienda, constatando che tutte le persone che ci lavoravano erano giovani. Ebbi anche occasione di fare&nbsp;shakubuku&nbsp;al capo che si dimostrò molto interessato al legame esistente tra scienza e Buddismo. Con questa grande vittoria, il 13 marzo sono partita per Chianciano e là abbiamo subito recitato un’ora di Daimoku per tutte le persone che dal giorno successivo avrebbero preso parte al corso. Alcuni di noi erano stati scelti come referenti di una specifica attività, e io avrei dovuto accogliere e prendermi cura delle persone che alloggiavano nel mio hotel, creando empatia e collaborando con il personale dell’albergo. Ero determinata a creare il massimo valore possibile sia per gli ospiti che per il personale.&nbsp; Recitavo Daimoku continuamente dentro di me per risolvere tutti i problemi che emergevano attraverso il dialogo cuore a cuore. A poche ore dal&nbsp;check-out&nbsp;la titolare dell’hotel e una sua giovane dipendente mi chiesero del Buddismo e mi ringraziarono per tutto quello che avevo fatto, per la gentilezza e la premura nell’esporre loro le varie problematiche. Fare attività in questo corso mi ha permesso di acquisire una profonda fiducia nelle persone. I sorrisi calorosi dei giovani e i legami che ho creato con i componenti della squadra di protezione saranno per sempre il mio faro luminoso, e auguro con tutto il cuore a ogni membro del Gruppo giovani di partecipare a un corso della Soka Gakkai nello staff di protezione!



Tornata dal corso avrei dovuto iniziare subito la mia nuova esperienza lavorativa, ma inspiegabilmente tardavano ad attivare il mio contratto. Il 3 aprile, mentre recitavo davanti al&nbsp;Gohonzon desiderando con tutto il cuore che mi chiamassero per iniziare a lavorare, inaspettatamente ricevetti una telefonata dell’Arpae, l’Agenzia Prevenzione Ambiente ed Energia dell’Emilia Romagna, per la quale un anno fa avevo fatto un concorso pubblico e nella quale sognavo da tempo di lavorare. Mi comunicavano che c’era stato un notevole e inaspettato scorrimento della graduatoria e che sarei entrata a lavorare in uno dei loro laboratori chimici già dall’estate! Il 25 luglio ho firmato il contratto di lavoro con Arpae iniziando questa nuova avventura nella città di Ravenna, continuando a recitare tanto Daimoku per percepire la preziosità della mia vita, così com’è, con tutte le sue sfaccettature.&nbsp;Rinnovo la seguente promessa che ho fatto al maestro Ikeda nell’ultima lettera che gli ho inviato, poco prima della sua scomparsa: determino di rispettarmi sempre, di amarmi, di prendermi costantemente cura della mia salute e di tutte le giovani donne, e di continuare a creare valore in ogni momento della mia vita.

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