Un dialogo basato sull’empatia

"La pace parte da noi" - le vostre riflessioni 7

Il tesoro più grande

Volare ancora più in alto per abbracciare ogni persona

Nessuno può oscurare la luce della nostra vita

Riflessione di Cristina Dafne Crisci, Cuneo



Quest'estate durante il corso Futuro a Firenze, ho avuto l'occasione di incoraggiare, insieme ad altri compagni e compagne di fede, una giovane adolescente nell’instaurare relazioni di valore. Lei ha avuto molto coraggio a esprimersi apertamente di fronte a un gruppo che conosceva solo da un giorno e ognuna delle persone presenti ha condiviso un pensiero che potesse aiutarla a tornare a casa con un po' più di fiducia e speranza. Quando ho incontrato il Buddismo, uno dei primi libri che ho letto è stato Amore e Amicizia, dove Ikeda Sensei dialoga con i giovanissimi incoraggiandoli a diventare persone forti, che non si fanno sviare da nulla nel perseguire i propri sogni e obiettivi.



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«Rimanere deboli è il sistema migliore per farsi inseguire dalla sofferenza ovunque si vada: non si trova la felicità senza un cambiamento interiore. La felicità non è qualcosa che deriva dagli altri, neppure dal proprio innamorato. La si deve realizzare da soli e il solo modo per farlo è sviluppare il proprio carattere e le proprie capacità umane, rendendo concrete nella misura maggiore possibile le proprie potenzialità» (Amore e amicizia, p. 53)
</blockquote>



Ho cercato di trasmetterle queste parole, ma nonostante il dialogo molto profondo, sembrava ancora turbata: quando ha detto con tutto il cuore di "sentirsi sfruttata" da coloro che reputava come amici, mi ha prepotentemente ricordato me stessa alla sua età. Mentre mi chiedevo che tipo di strumenti concreti potesse utilizzare per far proprie le parole di Sensei e le nostre, mi sono tornate in mente le basi della comunicazione nonviolenta (CNV), che ho avuto modo di imparare e sperimentare qualche anno fa.



La CNV è una pratica di linguaggio in cui è fondamentale allenarsi a partire dal riconoscimento dei propri sentimenti e bisogni, imparando prima di tutto a distaccarli da quelli che vengono definiti come "sentimenti sociali", ovvero emozioni mediate da interpretazioni e giudizi nascosti. Essendo figlia adottiva e consapevole, per molti anni ho creduto di essere semplicemente "una bambina abbandonata", ma il gesto di abbandono non è stato compiuto da me in prima persona: io quindi come stavo vivendo? In reazione all'azione di qualcun altro, stavo dando il timone della mia identità in mano all'esterno. Ma io chi ero davvero? Quali erano i miei veri sentimenti rispetto all'azione subita? Ero triste, arrabbiata, rancorosa, frustrata, confusa, sola… In questi sentimenti sono la parte attiva della relazione, mentre nell'abbandono, nella delusione, nel sentirmi tradita e usata, do completa responsabilità all’altra persona. È quando mi ascolto profondamente con piena fiducia nel valore della mia vita così com'è, quando mi rendo davvero conto delle azioni che sto compiendo, nella consapevolezza che anche nei conflitti posso contribuire giungendo insieme all’altra persona alla risoluzione migliore per entrambe le parti, che trasformo ogni circostanza. La convinzione che la guerra sia l’unico modo di manifestare il conflitto è ampliamente diffusa ma la verità è che la violenza – in ogni sua forma - il desiderio di "estirpare” chi non la pensa come "la maggioranza", nasce dal non avere gli strumenti per l'ascolto di sé, dei propri bisogni e quindi nemmeno di quelli degli altri, e anche dal non avere una direzione e degli obiettivi chiari. Come può essere d'aiuto in questo la CNV?



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«Lo scopo del processo di comunicazione nonviolenta non può mai essere quello di influire sul comportamento degli altri, ma è solo ed unicamente quello di raggiungere una connessione empatica con se stessi e con gli altri. A parte la connessione empatica stessa, tutto ciò che la CNV rende possibile non lo si ottiene "per l'intenzione" di ottenerlo, ma emerge inaspettatamente "per effetto" della connessione empatica raggiunta» (<a href="https://www.centrononviolenzattiva.org/comunicazione-nonviolenta/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">https://www.centrononviolenzattiva.org/comunicazione-nonviolenta/</a>)
</blockquote>



L'aiuto concreto sta nel cambio di paradigma sociale con cui affrontare situazioni che finora ci hanno messo a disagio o sulla difensiva, partendo da un piano di confronto il cui fine non è primeggiare sull'altro, ma capirsi e incontrarsi ricordando anche nei momenti critici cos'è che ci unisce: sentimenti e bisogni. Il punto, quindi, non è più evitare il conflitto o fare finta che alcuni sentimenti o stati vitali non ci appartengano: possiamo accoglierli, accettarli e viverli, ma abbiamo bisogno di comprendere i molteplici modi in cui uno scontro può giungere a risoluzione. Un buon dialogo nasce dall’aver ascoltato, dall’aver accolto e accettato prima di tutto noi stessi, poiché così diventiamo capaci di vedere “dove finisco io e inizia l’altro”, imparando a distinguere le motivazioni personali che ci spingono ad agire e a sperimentare certi tipi di emozioni, da quelle dell’altra persona. Diventa fondamentale ripartire dal linguaggio corretto nel riconoscersi e riconoscerci. Indipendentemente dal proprio temperamento o attitudine anche noi possiamo affrontare qualsiasi situazione e riuscire a instaurare un legame puro e onesto con qualsiasi persona, scoprendo che davvero le differenze sono arricchimento e riscoperta di sé. Inoltre, come praticante buddista sento che con la recitazione del Daimoku posso coltivare la volontà di costruire un’identità forte e in grado di affrontare qualunque ostacolo, acquisendo gli strumenti per affrontare e risolvere i conflitti e potendoli trasmettere anche agli altri e alle altre. Creare attivamente un presente migliore, in fin dei conti, è tutto ciò che, come esseri umani, possiamo fare per inviare un segnale concreto di speranza verso il futuro.



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<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Recensione del libro “Le parole sono finestre [oppure muri]” di Marshall Rosenberg</h4>



A cura della redazione



La comunicazione è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per creare la pace. Dialogare con se stessi e gli altri in modo costruttivo, significa riuscire a usare le parole per creare finestre invece di muri, come afferma il libro di Marshall Rosenberg Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione nonviolenta. Il libro introduce i principi fondamentali della comunicazione non violenta (CNV) riportando allo stesso tempo dei consigli pratici per creare dei dialoghi che siano pienamente consapevoli.



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«La CNV ci aiuta a metterci in relazione con noi stessi e con gli altri in un modo che permette alla nostra naturale empatia di sbocciare. Ci guida nel ridare forma al modo in cui ci esprimiamo ed ascoltiamo gli altri, concentrando la nostra consapevolezza su quattro aree: che cosa osserviamo, che cosa sentiamo, di che cosa abbiamo bisogno e che cosa chiediamo per arricchire la nostra vita. Il CNV promuove l'ascolto profondo, il rispetto e l'empatia e genera un desiderio reciproco di dare dal cuore. Alcune persone usano il CNV per rispondere con empatia a se stesse, altre per dare maggiore profondità alle loro relazioni personali e altre ancora per costruire relazioni efficaci sul luogo di lavoro o nell'arena politica. In tutto il mondo, il CNV è utilizzato per mediare controversie e conflitti ad ogni livello» (Le parole sono finestre - oppure muri, p. 30)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La comunicazione è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per creare la pace</h5>



Molte delle divisioni che troviamo nel contesto sociale attuale sono causate da dialoghi fatti di scontri e pretese, carichi di giudizio e di bisogni non espressi, o non espressi con chiarezza. Per tale ragione padroneggiare gli strumenti che offre la comunicazione non violenta può aiutarci a creare dialoghi ricchi di empatia e comprensione reciproca, per stare bene noi stessi ma anche per influenzare il mondo che ci circonda. Nel libro troviamo molti consigli pratici su come evitare i conflitti tramite un’attenzione scrupolosa ai sentimenti e ai bisogni propri e altrui:



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«Lo scopo della CNV non è quello di cambiare le persone e il loro comportamento per fare le cose a modo nostro; è invece quello di creare relazioni basate sull'onestà e sull'empatia, che successivamente soddisferanno i bisogni di tutti» (Ibidem, p. 111)
</blockquote>



Insegna inoltre come attuare un ascolto empatico che migliora la qualità delle nostre relazioni:



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«L'empatia è una comprensione rispettosa di ciò che gli altri provano. Invece di offrire empatia, spesso abbiamo un forte impulso a dare consigli o rassicurazioni e a spiegare la nostra opinione o i nostri sentimenti personali. L'empatia, invece, ci chiede di svuotare la nostra mente e di ascoltare gli altri con il nostro intero essere. Con la CNV, a prescindere dalle parole che gli altri utilizzano per esprimersi, ascoltiamo semplicemente le loro osservazioni, i loro sentimenti, i loro bisogni e le loro richieste. Poi potremmo desiderare di ripeterglieli, parafrasando ciò che abbiamo compreso. Rimaniamo con l'empatia, dando agli altri la possibilità di esprimere completamente loro stessi prima di rivolgere la nostra attenzione alla soluzione o di offrire aiuto» (Ibidem, p. 132)
</blockquote>



Il libro di Marshall Rosemberg è uno strumento utile per sviluppare l’intelligenza emotiva e l’espressione non violenta dei nostri sentimenti e bisogni. Da una tale trasformazione migliora la qualità delle nostre relazioni e possiamo crea un ambiente di fiducia e rispetto.

<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Posso disarmare il mio cuore</h4>



di Marco Mirabella, Torino



Per me,&nbsp;“La pace parte da noi” significa che ogni cambiamento duraturo nel mondo inizia da un cambiamento profondo dentro noi stessi. Prima di iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin, consideravo la guerra qualcosa di inaccettabile, certo, ma distante. Una realtà dura e crudele che osservavo con un senso di impotenza, convinto di non avere alcun potere di cambiarla. Da luglio 2023, quando una cara amica mi ha avvicinato a questa pratica, qualcosa dentro di me ha cominciato a trasformarsi. Io e mia moglie abbiamo iniziato a recitare Daimoku e Gongyo ogni giorno, mattina e sera. In quelle preghiere silenziose che leggevo con la mente, ho cominciato a sentire accendersi una luce nel cuore. Una consapevolezza nuova: la pace non è un ideale lontano, ma qualcosa che si costruisce ogni giorno, attraverso le nostre scelte, le nostre parole, il nostro atteggiamento. Ikeda scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La via più sicura per una pace duratura consiste nella purificazione e nella trasformazione della vita di ogni individuo. Questo insegna il Buddismo, questo è il nucleo della pratica buddista» (Proposta di pace 2005,&nbsp;Buddismo e Società, 110)
</blockquote>



Ogni volta che concludo il Gongyo e leggo la preghiera per la pace nel mondo e per la felicità di tutti gli esseri viventi, sento profondamente la responsabilità di questo desiderio. E da lì è iniziato un percorso di riflessione che ha toccato ogni aspetto della mia vita,&nbsp;anche le scelte più semplici.



Ad esempio, ho scelto un’alimentazione vegetale. Non è stata una decisione improvvisa o ideologica, ma il frutto di una trasformazione interiore che mi ha portato a sentire, nel profondo, che ogni forma di vita possiede una dignità insostituibile. Il rispetto per la vita non può fermarsi all’essere umano: siamo parte di una rete interconnessa, in cui ogni essere vivente contribuisce all’equilibrio e all’armonia del tutto. Scegliere di non contribuire alla sofferenza di altri esseri viventi è, per me, un gesto concreto di pace. Un modo per allineare le mie azioni quotidiane con il principio fondamentale del Buddismo secondo cui la vita è il valore supremo. È anche una forma di responsabilità verso l’ambiente, verso le generazioni future e verso quel&nbsp;“tutto” a cui apparteniamo e che troppo spesso trattiamo con indifferenza. Ikeda scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La vita, in ogni sua forma, è preziosa. Non c’è gerarchia tra le esistenze: tutte sono parte del grande ritmo dell’universo, tutte sono degne di rispetto» (NR, 415)
</blockquote>



Attraverso la pratica e lo studio del Buddismo ho compreso che la guerra, prima ancora che sui campi di battaglia, nasce nel cuore delle persone: nell’odio, nella paura, nell’indifferenza, nell’arroganza. Allo stesso modo, anche la pace può nascere solo lì: nel nostro cuore. Oggi sento che non posso fermare le guerre nel mondo, ma posso disarmare il mio cuore. Posso scegliere ogni giorno di trasformare la rabbia in comprensione, l’impazienza in ascolto, il giudizio in compassione. Ho scoperto il potere del dialogo. Ma non un dialogo di facciata, fatto solo di parole: un dialogo profondo, senza arroganza, che nasce dal desiderio sincero di comprendere l’altro. Quando si dialoga con il cuore, si crea uno spazio in cui anche chi ci è di fronte può riconoscere qualcosa di sé&nbsp;e forse iniziare a trasformarsi. Questo tipo di dialogo può cambiare il destino delle relazioni, delle famiglie, delle comunità. Può essere l’inizio concreto della pace. Anche i gesti più piccoli, se compiuti con consapevolezza, possono avere un grande impatto. Il maestro Ikeda afferma:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Senza un’elevazione qualitativa dei singoli esseri umani non è possibile alcuna trasformazione sociale, né&nbsp;la creazione di una società migliore» (Proposta di pace 2007,&nbsp;Buddismo e società, 132)
</blockquote>



Ho compreso che, poiché&nbsp;le guerre nascono nel cuore delle persone, è lì che devono essere costruite anche le difese della pace. Questa consapevolezza oggi è un pilastro nella mia vita. La rivoluzione umana è lo strumento con cui possiamo costruire pace nei nostri cuori e, come onde che si propagano, anche in quelli degli altri. È un lavoro profondo, a volte faticoso, ma straordinariamente reale. Ikeda ci incoraggia:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Solo le persone che hanno il coraggio di alzarsi da sole possono condurre il mondo nella direzione della pace e del bene» (NR, 492)
</blockquote>



Grazie alla forza della pratica e al sostegno dei compagni di fede, oggi vivo con la consapevolezza che ogni giornata è un’opportunità per costruire pace. Anche quando sorgono le difficoltà, le tensioni, le delusioni, so che posso trasformare tutto in valore. Ogni volta che supero una mia reazione distruttiva, ogni volta che scelgo di non arrendermi, ogni volta che rispondo con coraggio e gentilezza, sto contribuendo alla pace. Oggi sento gratitudine profonda per la possibilità di praticare insieme a mia moglie e per il cammino condiviso con tante persone che, come noi, cercano di costruire una cultura di pace nella quotidianità. Sono più consapevole, più presente, più deciso a diventare una persona che costruisce pace attraverso ogni pensiero, parola e azione. Perché&nbsp;davvero, come ci insegna la filosofia buddista, nessun problema globale può essere risolto se non a partire dalla realtà più immediata. E ogni nostra azione può diventare un primo passo.



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<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Le parole toccano il cuore delle persone</h4>



di Roberta Richino, Conegliano (TV)



In questi ultimi anni stiamo avvertendo tutti il timore della guerra e la caducità della pace. Alla TV vediamo scene di bombardamenti, città rase al suolo, bambini affamati e famiglie straziate. Le manifestazioni di piazza sono rare, forse non si è più abituati o si preferisce non lasciare la propria zona di comfort. Ciononostante vorrei denunciare la mia contrarietà e mi domando: “Cosa posso fare?”. Ikeda Sensei ne&nbsp;La Nuova rivoluzione umana&nbsp;descrive come tutte le sue azioni verso la pace siano partite dal dialogo, un confronto rispettoso del proprio interlocutore, trattando tutti alla pari. Dal suo esempio osserviamo come la pace nasca da un “disarmo interiore” che ci fa riconoscere tutti come esseri umani, compresi coloro che ci fanno soffrire o arrabbiare. Pertanto, il mio sforzo quotidiano sta nel recitare per “pulire il mio cuore”, per avere cura anche nella scelta delle parole che uso rivolgendomi alle persone.&nbsp;Pratichiamo il Buddismo di Nichiren per portarlo nel mondo ed essere coerenti con i valori di cui ci nutriamo ogni giorno. È per questo che la mia attenzione è rivolta alla modalità in cui parlo e agisco con gli altri. Non significa tacere o fingere che vada tutto bene, si può parlare con forza e rigore esprimendo dissenso con il giusto tono e linguaggio, senza ferire. Ne&nbsp;La Nuova rivoluzione umana, il presidente Ikeda scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Le parole che nascono da un sincero spirito di cura e attenzione toccano in modo potente il cuore delle persone» (NRU, 28, 353)
</blockquote>



Sensei agisce come un “buon maestro" e un genitore che riesce a essere incisivo anche nel correggere, con grande compassione verso il proprio interlocutore e, nel contempo, è sempre pronto a lodare gli sforzi di ognuno, capace di entrare in empatia e sentire le difficoltà che portano a “sbagliare”.&nbsp;



Nel mio piccolo, cerco di seguire il suo esempio in famiglia, con le mie figlie, con i miei genitori, con mia sorella, tutti coloro con cui ho quella confidenza estrema che potrebbe travalicare i comportamenti più opportuni. Credo che la pace parta da qui, dal nostro piccolo nucleo familiare, per poi estendersi in centri concentrici verso chi è più attiguo a noi, sul luogo di lavoro e nella nostra comunità. È solo il nostro comportamento "da esseri umani" che ci fa riconoscere in quanto portatori di pace.

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Imbarcarsi in nuove avventure e fare nuove scoperte</h5>



Le vacanze estive costituiscono un ottimo momento per coltivare la propria curiosità. Il presidente Ikeda ci ricorda quanto sia importante continuare a porsi domande e cercare risposte.



A volte nel cercare una risposta ci si imbatte in una nuova domanda. Quando ciò accade, spero che farete lo sforzo di domandare a qualcuno o di cercare da soli. Continuando in questo modo, diventerete ogni volta più intelligenti. Non c’è bisogno di vergognarvi se non sapete qualcosa. Coltivare lo spirito di cercare risposte e imparare da ogni cosa è il più grande orgoglio per un giovane. Vi prego di sperimentare molte nuove attività e di porre tante domande, come: “perché è così?” o “cos’è questo?”; prendetevi il vostro tempo per riflettere sulle cose. Tali sforzi diventeranno senza dubbio le ali della speranza che vi aiuteranno ad aprire e ampliare il vostro mondo, e a imbarcarvi in nuove avventure. (Librarsi nei cieli della speranza, 164)



***



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Brillate nel vostro modo unico</h5>



Anche se forse non l'avete ancora scoperto, ognuno e ognuna di voi ha un talento speciale. Il presidente Ikeda spiega come potete far emergere il vostro potenziale unico.



Il mondo è pieno di persone che eccellono in cose differenti. Sono sicuro che avete amici che sono bravi in qualcosa. Alcuni possono essere bravi nello studio, mentre altri amano leggere libri. Alcuni possono brillare nello sport, mentre altri sono molto bravi nel disegno e nel canto. Talvolta, potreste sentirvi invidiosi degli altri o perdere la fiducia in voi stessi. Non lasciatevi mai abbattere! Sì, anche tu puoi eccellere in qualcosa. Scegli ciò che ti piace, qualsiasi cosa sia! Ad esempio, potresti provare a essere davvero bravo nel prenderti cura dei tuoi genitori o dei tuoi amici, oppure nel leggere libri, nello studio o nello sport. Se punti a diventare il migliore in qualcosa e lavori duramente per raggiungere questo obiettivo, puoi sicuramente renderlo realtà. Recitando Nam-myoho-renge-kyo, puoi esprimere il tuo potenziale interiore - un potere che esiste in ciascuno di noi - che ti renderà capace di eccellere in ciò che fai. Un'estate di nuove sfide è alle porte. Lanciatevi allegramente nell'avventura di scoprire qualcosa in cui migliorare e brillare! (NR, 646)



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<h5 class="wp-block-heading has-text-align-left has-primary-color has-text-color has-link-color">Le sfide che intraprendete diventano tesori inestimabili</h5>



Il presidente Ikeda parlava spesso della preziosità della vita. Nella seguente guida ci mostra come far risplendere la nostra vita ancora di più.



C’è un tesoro meraviglioso che è più prezioso di tutti i tesori dell’universo: si tratta di «un giorno di vita» (Il prolungamento della vita, RSND, 1, 848). Sfidandovi, potete fare in modo che questo tesoro risplenda luminoso, poiché le sfide che decidete di affrontare ogni giorno con tutte le vostre forze diventeranno gioielli inestimabili. Spero vi divertiate ad accumulare molti di questi preziosi gioielli durante le vacanze estive. Magari potete provare a fare Gongyo, o a dedicare del tempo allo studio, alla lettura, alla scrittura, o all’arte. Vi prego inoltre di fare del vostro meglio comportandovi bene con i vostri genitori, che vi sostengono in ogni cosa. Anche oggi, cercate di esprimere la vostra gratitudine nei loro confronti con un sorriso felice. (BS, 210)

Verso una vittoria condivisa



Con la partecipazione di oltre quattrocento persone, martedì 26 agosto, si è svolta la riunione dei responsabili nazionali e regionali, con l’obiettivo di compiere un nuovo slancio nelle attività verso la fine dell’anno.&nbsp;Sono stati toccati diversi temi, tra cui come rilanciare nella rivoluzione degli&nbsp;zadankai, lo spirito dello&nbsp;shakubuku&nbsp;e delle azioni rivolte alla nostra felicità e a quella degli altri, lo spirito dell’offerta e la possibilità di imprimere un cambiamento significativo in questa epoca angustiata da sofferenze e conflitti partendo dalla nostra rivoluzione umana e dal prenderci cura della persona che abbiamo di fronte.&nbsp; Oltre agli interventi dei responsabili nazionali dei quattro Gruppi, sono state condivise anche alcune esperienze e determinazioni.&nbsp; La riunione aveva anche lo scopo di&nbsp;presentare le attività per gli anniversari del 15 e del 18 novembre, per cui dal 10 al 23 novembre&nbsp;ogni capitolo, settore e gruppo potrà realizzare quanti più&nbsp;zadankai&nbsp;per accompagnare amici e amiche alle riunioni e far conoscere la Soka Gakkai.&nbsp; Di seguito riportiamo un report della riunione.



Intervento dei responsabili nazionali dei quattro Gruppi



L’intervento dei responsabili nazionali dei quattro Gruppi è iniziato con un caloroso ringraziamento per tutte le attività svolte nella prima parte dell’anno. Nello specifico la visita della delegazione dei giovani della SGI è stata un grande successo, risultato ottenuto grazie al contributo di ogni singola persona che si è sfidata.&nbsp; 



Jasmina Cipriani, responsabile dei giovani ha affermato: «Grazie a questa attività con la delegazione dei giovani della SGI il mio modo di condividere il Buddismo con gli altri è cambiato completamente, sono più in grado di connettermi con l’umanità delle persone instaurando dialoghi che vanno a un livello più profondo» e poi ha concluso con questa determinazione: «Il prossimo anno è molto significativo perché a maggio cade il settantesimo anniversario della campagna del Kansai in cui Sensei ha realizzato qualcosa di incredibile. Come si legge nel Gosho non c’è differenza tra Shakyamuni, il Sutra del Loto e i comuni mortali (cfr.&nbsp;L’Eredità della Legge fondamentale della vita). Personalmente sto recitando Daimoku per sentire di possedere e per sviluppare la stessa forza che hanno avuto Shakyamuni, Nichiren e Sensei nel creare la pace e condurre anche le altre persone alla felicità».



Mirko Lugli, responsabile dei giovani uomini, ha approfondito lo spirito di shakubuku sottolineando che potremmo provare ansia da prestazione o giudicare noi stessi. Ma la verità è che da una parte quest’ansia è una nobile preoccupazione, perché è legata alla felicità degli altri. Dall’altra l’unica cosa che serve è prendere una decisione e pregare il Gohonzon per realizzare un’esperienza incredibile, andando oltre quello che riteniamo possibile. Mirko ha detto: «Credo che lo shakubuku sia la vera missione di noi discepoli e non accadrà mai che la preghiera di maestro e discepolo per kosen-rufu non ottenga risposta! I nostri zadankai stanno migliorando, ma c’è ancora un grandissimo potere che possiamo manifestare, in particolare noi giovani possiamo generare uno sviluppo incredibile. La crescita degli zadankai illumina la comunità locale ed è la chiave dello sviluppo della Soka Gakkai. Se riusciamo a tuffarci fino in fondo negli zadankai accettando questa sfida, possiamo dar vita a una crescita incredibile! È una crescita che è alla base del movimento per la pace della Soka Gakkai. Davanti alla barbarie a cui stiamo assistendo, l’azione più potente che possiamo compiere è shakubuku e tuffarci negli zadankai. Sconfiggiamo il senso di ingiustizia e di impotenza con l’azione dei Bodhisattva della Terra!».



La responsabile giovani donne&nbsp;Alice Ferrario&nbsp;ha iniziato raccontando la sua esperienza di come grazie all’iniziativa “la rivoluzione dello&nbsp;zadankai” aveva determinato di accompagnare un amico/a alle riunioni che si sarebbero tenute a settembre e nei mesi successivi con il desiderio di realizzare una prova concreta in grado di generare coraggio anche negli altri giovani. Ha affermato: «Ogni giorno decidevo che quello sarebbe stato il giorno per fare azioni come se fosse l’ultimo istante. Grazie a questa decisione ho potuto incoraggiare una mia amica a cui avevo già parlato anni fa della pratica a venire a&nbsp;zadankai, lei ha accettato e nonostante le iniziali titubanze ha iniziato e continuato a frequentare gli&nbsp;zadankai. È stata seguita con cura dalle responsabili della zona e a luglio mi ha chiamato dicendo che aveva deciso di ricevere il Gohonzon e che stava facendo ogni giorno un’ora di Daimoku per continuare a restare salda e rafforzare la sua pratica. Grazie a questa esperienza ho rafforzato la convinzione che ognuno di noi, coltivando il desiderio di ripagare il debito di gratitudine verso il nostro maestro, può realizzare un’incredibile prova concreta partendo dalla circostanza in cui si trova in questo momento.&nbsp;Ad oggi ho determinato di rilanciare e realizzare un’esperienza di&nbsp;shakubuku&nbsp;ancora più grande!»



Verso le riunioni di novembre per celebrare l’anniversario della Soka Gakkai&nbsp;



Durante la riunione è stata presentata l’attività degli anniversari del&nbsp;15 e del 18 novembre. Con lo spirito di ripagare il nostro debito di gratitudine verso Sensei e la Soka Gakkai,&nbsp;dal 10 al 23 novembre&nbsp;ogni capitolo, settore e gruppo potrà realizzare quanti più&nbsp;zadankai&nbsp;per avere ancora più possibilità di accompagnare i nostri amici&nbsp;shakubuku&nbsp;a queste riunioni.&nbsp; Ogni gruppo coordinandosi con il settore e il capitolo potrà realizzare più incontri di&nbsp;zadankai&nbsp;favorendo la partecipazione di tutti e tutte, pensando quindi anche a giovani mamme e ai giovanissimi del Gruppo futuro! Per la raccolta della statistica ogni gruppo dovrà comunicare un unico dato entro il 23 novembre, sommando le presenze dei vari incontri che ha realizzato, ricordando di contare solo una volta ogni persona (nel caso in cui qualcuno partecipasse a più incontri). Durante la settimana successiva a questi incontri che è dedicata all’incoraggiamento, potremo incontrare individualmente le persone nuove e i simpatizzanti per trasmettere le basi della pratica buddista a partire da Gongyo, Daimoku e i princìpi fondamentali.&nbsp; Con questo obiettivo che ci vede tutti uniti con un'unica mente faremo sicuramente fiorire immensi benefici nelle nostre vite e in quelle di ogni persona.



Porre al centro la cura delle persone



Rosanna Sorelli, responsabile donne italiana, ha sottolineato quanto la rivoluzione degli&nbsp;zadankai&nbsp;abbia dato l’impulso per una grande crescita.&nbsp; Per questa ragione adesso è fondamentale porre al centro la cura delle persone che hanno iniziato a praticare approfondendo insieme il significato di ricevere il Gohonzon. Ha letto poi un bellissimo incoraggiamento del maestro Ikeda che parla di come realizzare degli&nbsp;zadankai&nbsp;allegri e pieni di speranza.&nbsp;



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«Non c’è uno speciale segreto per realizzare una riunione di discussione allegra. Detto questo, però, penso che il successo di una riunione si veda da quante persone hanno raccontato le loro esperienze e i loro benefici. Chi racconta la propria esperienza trabocca sempre di gioia ed energia. La sua gioia contagia tutti gli altri, rendendo l’atmosfera vibrante e positiva. Come responsabile, deve essere fermamente determinato e agire affinché ciascun membro ottenga benefici. Potrà sembrarle un percorso lungo e tortuoso, ma in realtà è il sentiero diretto per rendere vivaci e piene di energia le riunioni […]. Dobbiamo dedicarci a crescere le nuove leve. Un’organizzazione in cui ci sono nuovi membri pieni di entusiasmo non ristagnerà. Spero che si impegnerà con tutto se stesso per far conoscere il Buddismo alle persone intorno a lei, aiutandole a rafforzare la propria fede e a sviluppare la propria vita. Per non cadere nella routine, non deve lasciarsi vincere dalla pigrizia, ma agire con coraggio» (NRU, 18, 223)
</blockquote>



Giuseppe Palatucci, responsabile del Gruppo uomini ha approfondito lo spirito dell’offerta per&nbsp;kosen-rufu. Ha condiviso che nel Buddismo, l’offerta nasce da uno spirito di profonda gratitudine e impegno per&nbsp;kosen-rufu, è un’espressione concreta della nostra determinazione a contribuire alla felicità degli altri e alla realizzazione della pace. È un gesto libero, consapevole e profondo. Come scrive il maestro Ikeda:&nbsp;



<blockquote class="wp-block-quote">
«Lo spirito dell’offerta accresce lo stato vitale delle persone che, in virtù di ciò, possono approfondire la propria fede. Questa è una sorta di equazione infallibile che aiuta a consolidare le basi della felicità» (NRU, 4, 88) 
</blockquote>



Giuseppe ha concluso incoraggiando tutte e tutti a rafforzare la nostra fede e il legame umano che ci unisce nella costruzione di una società fondata sulla pace e sulla dignità della vita.&nbsp;



Con il desiderio di essere in prima linea per&nbsp;kosen-rufu



Alla riunione sono state condivise delle esperienze a cura delle regioni Lazio 1 e Veneto, che sono state di grande stimolo per tutti e tutte, mettendo in luce le attività che stanno promuovendo con l’iniziativa “la rivoluzione degli zadankai”&nbsp;



Alessandra Bomboni, responsabile giovani donne del Lazio 1, ha raccontato di come, con il desiderio di fare qualcosa di concreto per sostenere gli&nbsp;zadankai&nbsp;nella realizzazione degli scopi messi a inizio anno, i responsabili giovani regionali hanno deciso di andare a trovare uno ad uno i responsabili di gruppo. Alessandra ha affermato:&nbsp;«Queste visite ai responsabili di gruppo ci stanno permettendo di costruire dei legami incredibili, di fare dei dialoghi stupendi ma soprattutto hanno segnato una nuova partenza! Siamo ripartiti nelle nostre sfide e ci stanno permettendo di renderci conto di quanto grandi e preziose siano le esperienze di questi responsabili». Ha concluso affermando quanto questa attività le abbia permesso di trasformare radicalmente una situazione lavorativa complicata e non chiudere il suo cuore nella sofferenza ma invece incoraggiare una sua amica che stava attraversando un momento molto delicato.&nbsp;



È seguita poi l’esperienza condivisa dai regionali del Veneto.&nbsp;Simone Tasca, responsabile giovani uomini ha raccontato come grazie alla campagna degli&nbsp;zadankai&nbsp;partita lo scorso anno, la sua compagna ha deciso di diventare membro della Soka Gakkai.&nbsp; Inoltre, in vista del corso giovani di marzo in cui è stato in prima linea nell’organizzazione dei trasporti ha realizzato il suo obiettivo di avere un contratto a tempo indeterminato.&nbsp;



Giuseppina Trotta, responsabile donne, insieme alle sue corresponsabili ha condiviso quanto si siano sfidate di porre l’unità tra loro come fondamento di ogni azione, il cuore pulsante dove tutto ha origine. Ha detto: «Ad oggi abbiamo accolto quarantacinque nuovi compagni di fede che hanno ricevuto il Gohonzon nel Veneto dall’inizio dell’anno, di cui 26 donne e molte delle quali sono delle donne giovani. In uno degli ultimi&nbsp;zadankai&nbsp;abbiamo accolto 36 nuove amiche e 119 simpatizzanti donne. Riteniamo che questo risultato sia frutto ancora una volta della ricchezza data dalle nostre differenze, basate su una volontà incrollabile di realizzare la nostra personale rivoluzione umana e rimanere uniti nei nostri obiettivi. Anche se l'anno non è ancora terminato, possiamo definirlo come un anno di trasformazione».



Successivamente c’è stato un ampio report del corso europeo dei giovani che si è da poco concluso (<a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/one-step-for-peace-report-del-corso-europeo-giovani-a-milano">leggi qui il report</a>).&nbsp;



È stata un’occasione per condividere nuove determinazioni e lanciarsi insieme con forza e coraggio verso questi ultimi mesi dell’anno, con il desiderio di riportare una vittoria colma di gratitudine al maestro Ikeda e ai compagni di fede della Soka Gakkai.

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Lei ha dedicato gran parte della sua vita all’educazione, alla parità di genere e alla promozione del ruolo delle donne nella società. Da dove nasce la sua passione? Ci sono persone che l’hanno ispirata particolarmente in questo percorso?</h5>



Sono figlia di immigrati messicani, nata e cresciuta negli Stati Uniti. I miei genitori erano braccianti agricoli, nessuno dei due aveva ricevuto un’istruzione. Da bambina mi vergognavo di avere una madre che non era istruita, ma crescendo mi sono resa conto che sebbene non avesse realizzato nulla di ciò che ora verrebbe definito un “successo”, lei era una leader. Pur senza esperienza, era disposta a lasciar andare sua figlia nel mondo a fare qualcosa di radicalmente diverso. So quindi che in parte la mia passione deriva da lei, questo forte impegno a crescere, a essere sempre di più.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">In che modo la visione dell’educazione di Daisaku Ikeda può contribuire a costruire una cultura di nonviolenza e rispetto reciproco?</h5>



Prima di tutto dovremmo chiederci: “Qual è lo scopo dell’educazione?”. Josei Toda e Tsunesaburo Makiguchi erano educatori focalizzati sulla felicità di ogni studente e studentessa. Non rispondevano unicamente ai loro bisogni immediati, ma si chiedevano: “I bambini posseggono quelle fondamenta che permettano loro di progredire nella vita, attraverso le sfide e gli ostacoli?”. La felicità nasce dal processo di superamento dei limiti per progredire ed espandere la propria vita. I contenuti dell’educazione sono importanti, ma Daisaku Ikeda afferma che la cosa più importante da apprendere è come diventare un essere umano migliore. In questo senso l’educazione basata sulla visione di Ikeda è davvero un modo di coltivare la nostra umanità. Partendo da qui, la cultura della nonviolenza e del rispetto reciproco diventano una conseguenza naturale.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Quali sono gli aspetti su cui continuare a concentrarsi per creare quel “secolo delle donne” di cui parla spesso il presidente Ikeda?</h5>



Tutto inizia e finisce con noi stesse che diamo valore a noi stesse e non basiamo la nostra felicità su qualcun altro. Sento che, soprattutto noi donne, spesso mettiamo la nostra vita in pausa pensando che la felicità, quell’indistruttibile senso di sé, verrà dall’esterno. Bell Hooks - scrittrice femminista afroamericana statunitense – sostiene che le donne in primis crescono i figli con l’idea che solo i maschi fanno certe cose e solo le femmine ne fanno altre. Siamo noi, come genitori, a imporre questi limiti. Sebbene ci siano molti livelli di intervento quando pensiamo alle donne, dobbiamo prendere molto sul serio i comportamenti e gli stereotipi che noi stesse perpetuiamo. E non solo li imponiamo agli altri, ma anche a noi stesse, dicendoci che non siamo in grado di fare certe cose solo perché non le abbiamo mai fatte prima. Per costruire il secolo delle donne tutto inizia dalla capacità di prendere in mano i propri “superpoteri”, riconoscerli e onorarli. Per me la pratica buddista serve proprio a questo, mi permette di approfondire l’impegno nella mia crescita personale e il desiderio di contribuire alla società facendo cose che non ho mai fatto prima, anche se ho paura. Per realizzare i nostri sogni dobbiamo credere di poter dare un contributo e andare avanti con la determinazione che niente fermerà il nostro progresso, incoraggiando anche quello di una bambina di cinque anni - ad esempio - che magari sta giocando con macchinine e camioncini, prima che qualcuno la dissuada dicendole: “Oh, le bambine non fanno questo!”. Sono i nostri stessi limiti che dobbiamo vincere. Ciò che conta è la nostra decisione quotidiana di avanzare, la decisione che oggi vinceremo. Domani dovremo ricominciare tutto da capo, ma oggi vinceremo. Il secolo delle donne si baserà sulla convinzione che siamo esseri umani preziosi e che nessuno può oscurare la luce della nostra vita.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Quali sono i passi concreti per creare una società più giusta e inclusiva, che sostenga e promuova l’empowerment delle donne?</h5>



È importante prestare attenzione alle parole che usiamo. Un passo concreto è essere in grado di riconoscere e fare nostro ciò in cui crediamo. Io sono una femminista. Alcune persone hanno un’interpretazione negativa della parola femminismo. Per me, femminista è una persona che sostiene l’uguaglianza, l’equità di genere. Prestare attenzione al linguaggio significa affermare che la dignità umana è il punto focale del percorso attraverso cui il nostro mondo potrà raggiungere la pace.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Secondo lei, da dove deriva la radice culturale della violenza di genere?</h5>



La violenza, anche quella di genere, si verifica quando c'è uno squilibrio di potere. Qualcuno ha potere su qualcun altro e in virtù di questo potere può attuare comportamenti violenti, può ferire e danneggiare. E questa violenza può manifestarsi fisicamente, emotivamente, attraverso le parole… Una volta ho assistito a un dialogo tra il professor Ved Nanda e Daisaku Ikeda. Il professor Ved Nanda fece una domanda a Daisaku Ikeda: «Come possiamo porre fine alle guerre?». E Daisaku Ikeda rispose: «Con l’amicizia». Le persone non sganciano bombe sui propri amici. Quindi dobbiamo allargare i nostri orizzonti e diventare amici degli altri. Se demonizziamo le persone, anche qualcuno che ha idee politiche o religiose completamente diverse dalle nostre, in quel momento abbiamo vanificato l’opportunità di creare un’amicizia. L’ambasciatore Chowdhury del Bangladesh, durante un incontro con i miei studenti rispose a una domanda su come poter contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. La sua risposta è stata: «Sorridete a un altro essere umano». Questo mi ha ricordato che ognuno di noi ha un potere individuale. Anche se sembra un’azione molto insignificante, nel momento in cui sorridi, il tuo essere e la tua presenza cambiano. Non puoi sorridere ed essere arrabbiato al tempo stesso, è quasi impossibile. Se vogliamo combattere il male, suggerirei di sviluppare un atteggiamento proattivo. Non sto suggerendo di diventare poco realistici o di mettersi in pericolo. Se ti trovi in una situazione di violenza e stai vivendo un pericolo, devi andartene. Quello che sto dicendo è che, come esseri umani, dobbiamo essere in grado di contrastare il male rafforzando il nostro senso di umanità. E possiamo farlo attraverso l’amicizia.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Quanto è importante un’educazione basata sul rispetto della dignità della vita?</h5>



Gli educatori sono formati per seguire un curriculum, ma non ne esiste uno per l’educazione alla creazione di valore. Tutto si basa sul comportamento. Spesso si dice che l’educatore sia la persona più importante perché è la sua presenza che plasma l’esperienza di apprendimento degli studenti. A prescindere dal curriculum o dalla formazione che hai ricevuto per diventare un educatore, alla fine ciò che conta è chi sei, dal punto di vista umano. Più che chiederci che tipo di educazione riesca a prevenire la violenza, la vera domanda è: «In quanto educatori, come possiamo promuovere una cultura di pace in classe?». Il ruolo di un educatore è quello di vedere ogni studente, di coglierne l’umanità, i talenti, di riconoscerne e percepirne le paure. Nei miei dodici anni di esperienza come educatrice all’Università Soka, il compito più importante è stato quello di vedere, percepire ognuno dei miei studenti e delle mie studentesse, di essere in grado di ascoltare la loro voce e di capire quando erano in difficoltà, ma anche di metterli alla prova, di far capire loro che sarebbero cresciuti accettando la sfida che gli stavo proponendo. L’educazione ha un ruolo molto importante, ma il programma di studi non cambia la vita. Sono le persone a farlo. E la pratica buddista mi ha permesso di rispettare la mia vita e di vedere la dignità della vita degli altri, al punto che questo ha la precedenza su qualsiasi curriculum. Se vogliamo porre fine alla violenza ognuno/a di noi deve impegnarsi per diventare un essere umano migliore.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Come possiamo educare al rispetto della dignità di ogni persona? In particolar modo in questo mondo iperconnesso, dove la disinformazione è all’ordine del giorno?</h5>



È importante riconoscere i propri valori non-negoziabili… là dove tracci un limite e dici: «Non lo permetterò. Questo è inaccettabile», e questo è molto personale. Possiamo educare i più giovani iniziando a definire i nostri valori non-negoziabili. Di fatto non possiamo controllare la disinformazione, ma possiamo controllare le azioni che intraprendiamo. In questo risiede il nostro potere.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Se potesse trasmettere un messaggio rivolto a tutte le ragazze e le donne del mondo, quale sarebbe?</h5>



Nessuno in questo mondo è identico a te. Sei unica ed eccezionale, e hai un ruolo molto importante da svolgere su questo pianeta. Quindi abbraccia questo ruolo, alzati, a testa alta. Fai un respiro profondo e ricorda che solo tu puoi dare a questo mondo il tuo contributo, che è unico. Non sminuirti mai. Ama i tuoi “superpoteri” e ricorda di utilizzarli per il bene.



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