Il mio sogno è diventato realtà

Online il riepilogo settimanale de Il Nuovo rinascimento 886

Raccontare con umanità

Avanzate con spirito indomito e con l’orgoglio di essere “campioni e campionesse nella fede”

A Milano il decimo anniversario dell'apertura del Centro culturale Ikeda per la pace

La nostra esistenza è unica e preziosa

Report di attività da alcune regioni d'Italia

Agiamo con coraggio e in allegria!

Promuovere la solidarietà attraverso azioni positive

La linfa vitale dello zadankai

Notizie dalla SGI

Ricongiungermi al mio cuore

La saggezza per vincere nella vita

Sono nata in una famiglia buddista e a sette anni ho iniziato a praticare grazie all'attività nella banda musicale delle giovani donne kotekitai. A quattordici anni caddi in depressione e il periodo delle scuole superiori fu davvero molto duro, ma grazie al Daimoku che recitavo ogni mattina, trovai la forza per andare sempre avanti. Da piccola ero molto interessata ai documentari sul comportamento degli animali e un giorno dissi ai miei genitori: «Questo è il lavoro che voglio fare da grande». Al secondo anno di liceo il mio insegnante di scienze mi parlò della Facoltà di Etologia in cui si studia anche il comportamento animale. Così, alla fine della scuola superiore, iniziai il percorso di studi che rappresentava il mio sogno e ricevetti il Gohonzon. All'università conobbi Maxence, che è il mio compagno da ormai tredici anni. La nostra relazione all’inizio non fu per niente facile, lui era contrario alla mia pratica e non voleva neanche sentire il suono di Nam-myoho-renge-kyo. Nonostante ciò, ho sempre perseverato nel portare avanti la pratica e l'attività buddista. Dopo tre anni della nostra relazione, Maxence ebbe un periodo molto difficile e l'unica soluzione per lui fu di provare a praticare. Sperimentò subito il potere del Daimoku e divenne membro della Soka Gakkai nel 2015. L'anno scorso, tre donne a cui avevamo parlato di Buddismo hanno ricevuto il Gohonzon. Fu in quel momento però che caddi di nuovo in una grave depressione, al punto che non pensavo di avere la forza di uscirne. Non riuscivo ad alzarmi dal letto e il mio unico desiderio era di lasciare questo mondo. Grazie al sostegno della mia famiglia un giorno ebbi la forza di reagire e mi misi a recitare Daimoku per molte ore di seguito: sentii una profonda gioia di essere viva e di poter recitare Nam-myoho-renge-kyo. Riuscii così a superare la mia seconda depressione incidendo nella vita le parole di Nichiren:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho- renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge? Rafforza il potere della tua fede più che mai» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607)
</blockquote>



Nel giugno del 2022, dopo un anno di ricerca all’università, ho ottenuto un lavoro, una grandissima vittoria. A un certo punto però il mio capo ha iniziato a cambiare atteggiamento nei miei confronti. Si arrabbiava spesso e ciò mi procurava continui attacchi d'ansia. Decisi di cambiare la situazione sforzandomi di approfondire la fede. Un giorno di marzo, durante una lunga giornata di lavoro in cui correvo dappertutto per portare avanti i miei progetti, mi ruppi un dito del piede. Non era proprio quello che mi aspettavo, ma dissi a me stessa che anche quella poteva essere una risposta alle mie preghiere. Grazie a quell’incidente infatti, mi trovai a disporre del tempo per andare a trovare mia madre, che stava lottando contro il cancro dal 2016, e che in quel momento era stata portata al pronto soccorso. Doveva essere operata d’urgenza perché il tumore le aveva perforato l'intestino. Recitai Daimoku durante tutta la durata dell’intervento. L'operazione andò bene, ma due giorni dopo ebbe un'emorragia interna e venne portata di nuovo in sala operatoria durante la notte. Raddoppiammo il nostro Daimoku per sostenerla e anche questa volta l’intervento andò bene, nonostante uno dei medici avesse previsto che date le sue gravi condizioni se ne sarebbe andata durante la notte. Circa sei mesi dopo l'operazione, mia madre ebbe uno shock settico e dovette subire un altro intervento. Rimase in coma per tre giorni e i medici ci dissero che le sue condizioni erano troppo gravi e che avremmo dovuto preparaci alla sua partenza. Tuttavia, contro ogni aspettativa, la mattina stessa alcuni organi che si erano fermati per tre giorni ripresero a funzionare e lei si svegliò. I medici non capivano e pensarono che fosse solo questione di giorni. Invece alla fine mia madre ha prolungato la sua vita di tre mesi. Abbiamo goduto insieme di bellissimi momenti preziosi e lei ha continuato a condividere il Buddismo di Nichiren con molte persone. Questo mi ha permesso di sentire profondamente le parole di Nichiren:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La vita è il più prezioso di tutti i tesori. Anche un solo giorno di vita in più ha maggior valore di dieci milioni di ryo d’oro» (Il prolungamento della vita, RSND, 1, 848)
</blockquote>



La mamma se ne è andata il primo dicembre del 2023. Il suo funerale è stato un evento molto leggero. Erano presenti anche molte persone non buddiste e tra queste un membro della famiglia che aveva spesso deriso il Buddismo, ma quel giorno recitò Nam-myoho-renge-kyo per la mamma. Io stessa grazie al Daimoku recitato per lei ho sentito di fare un passo avanti nella mia vita, in particolare rispetto alla situazione a lavoro. Infatti, un giorno sono stata contattata per una posizione che mi piaceva molto all'interno di un'associazione per la protezione dell'ambiente, per la quale non avevo nemmeno presentato domanda. A giugno ho iniziato il mio nuovo lavoro, che consiste nella protezione degli spazi naturali e delle specie che li abitano. Il mio sogno d'infanzia si è realizzato! In questo percorso sento di essermi rafforzata, la mia felicità non dipende più dalle condizioni esterne. Sono determinata a continuare le mie azioni per la protezione dell'ambiente e a condividere con chi mi circonda la gioia di praticare questo Buddismo.

Online il riepilogo degli articoli pubblicati sull’edizione digitale de&nbsp;Il Nuovo Rinascimento&nbsp;nella settimana dal 24 al 30 ottobre.



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Buona lettura!



Traduzioni: Chiara Pantaleo



Hanno contribuito: Sara Adorno, Elena Cavallone, Igea Patermo, Lodovico Prola, Silvia Sperandio



Fotografi: Beppe Raso, Alberto Strada

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Sei una giornalista inviata di guerra... come sei arrivata a dare questa direzione al tuo lavoro?</h5>



Devo dire che quando ho iniziato a fare la giornalista ho subito iniziato a pensare alla carriera di inviata di guerra. Credo di aver sviluppato in quel periodo la consapevolezza dell’importanza di raccontare le storie, di andare nei luoghi. Era il 2008, anno in cui ho iniziato come freelance. Successivamente sono stata a Beirut che ora è pesantemente bombardata e sono stata nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. Ciò che mi interessava raccontare era la sofferenza, la violazione dei diritti umani e ho iniziato a occuparmene, specializzandomi sulla gestione delle frontiere e sulle mafie che lucravano sull'accoglienza dei migranti in Italia, ma anche sulla discriminazione delle minoranze. Dopo cinque anni passati a lavorare per la Rai a Palermo, sono stata trasferita a Roma a RAI News. Da due anni mi occupo solo di guerre.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Ci sono degli episodi che in questi anni ti hanno colpito particolarmente?</h5>



In questi anni ho vissuto tante esperienze, ve ne racconto alcune. Ad esempio, sono riuscita a far chiudere diversi centri lager nei quali venivano detenuti molti migranti. Nel 2016 sono stata per tre settimane al largo della Libia sulla nave di un’Ong che soccorreva i migranti. Pregavo per la loro protezione. Incredibilmente siamo sempre riusciti ad arrivare sul luogo poco prima che i gommoni pieni di migranti affondassero del tutto. Un'altra storia, al centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria, una coppia di tunisini era stata separata forzatamente. La donna, lontana dal marito e a causa delle condizioni disumane del centro, ha tentato il suicidio. Attraverso un mio articolo su un quotidiano nazionale che ha fatto scalpore (dal titolo “Romeo e Giulietta a Ponte Galeria” pubblicato a Natale), la coppia è riuscita a uscire dal Centro e a fare ricorso potendo in questo modo ottenere un permesso di soggiorno. Era il titolo giusto al momento giusto. Ecco, il giornalismo dovrebbe avere la funzione di riequilibrare i poteri nella società, ridare voce a chi non ce l’ha. Alla base c’è sempre stato un forte Daimoku, con il quale ho potuto sostenere il mio lavoro anche nei momenti più difficili. Questo anche grazie all’allenamento durante l’attività giovani nella Soka Gakkai. Possiamo dire che un giornalista fa un buon lavoro quando riesce a valorizzare le storie delle persone di cui si fa carico e che porta all'attenzione. Vi parlo ovviamente di un giornalismo sociale.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">In che modo la recitazione del Daimoku ti sostiene nel lavoro e nella tua vita quotidiana?</h5>



Il valore della mia esperienza per me è sempre legata al Daimoku, perché è vero che il mio lavoro è importante, che ci credo molto, che lo faccio con passione, che vado in questi posti perché credo che sia nostro dovere raccontare quello che succede, sperando che poi le cose cambino, dare un contributo. Tuttavia, soprattutto per come è organizzata la comunicazione attuale, hai sempre meno la sensazione che quello che fai possa contribuire a cambiare la realtà. E allora lì c'è il Daimoku. Recitare Daimoku mi fa sentire che sto mettendo alla base di tutto la fiducia che le cose cambieranno. Mi ispira molto leggere di come il presidente Ikeda ovunque andasse recitava Daimoku per la pace. Come quando andò davanti al muro di Berlino. Quindi quello che posso fare veramente è davanti a tutta questa sofferenza recitare Daimoku perché le guerre finiscano, perché le cose cambino, perché la terra si impregni di Nam-myoho-renge-kyo, come diceva Sensei.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">È difficile mantenere la speranza e la forza quando si assiste da vicino a tragedie di tale portata. Come fai a mantenere questa speranza nel cuore e qual è un incoraggiamento che ti ha sostenuta in questi anni di lavoro così difficile?</h5>



Le storie che ho raccontato e ascoltato sono storie disperate, ma anche cariche di speranza, di persone disposte a tutto pur di cambiare la propria vita. Di ragazzini che in Africa non possono studiare e rischiano di morire in mare perché vogliono studiare. Purtroppo spesso questa possibilità non gli viene data perché li mettiamo in centri dove non c'è un processo di inclusione. Il contatto con queste storie arricchisce la nostra umanità. Non siamo solo noi a portare energia, umanità. Le storie di queste persone insegnano cosa significhi avere speranza.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Dal 2023 sei spesso in Israele e in Palestina. Come è stata questa esperienza e cosa diresti a quei giovani che non vedono come prospettiva la risoluzione di una tragedia che va avanti da anni?</h5>



Considero un grande beneficio la possibilità di poter stare sia in Israele che in Palestina. Io non sono stata a Gaza prima della guerra e successivamente non era permesso ai giornalisti internazionali di entrare. Sono stata però in Cisgiordania dove comunque c'è la guerra, solo che è meno visibile. Non viene bombardata sistematicamente, ma anche in quella zona ci sono i bombardamenti israeliani con i droni. Essendo una questione molto complessa come giornalista sento che è importante cercare di capire tutti i punti di vista. Da ciò che ho visto ci sono due popoli con profondi traumi, ed entrambi sentono minacciata la loro sopravvivenza, ma è chiaro che c'è una sproporzione di forze. Gli israeliani hanno l'esercito, hanno le armi, sono sostenuti dagli Stati Uniti e hanno un vero e proprio Stato. I palestinesi non hanno uno Stato, vivono sotto occupazione, non hanno un esercito e questo è il motivo per cui nascono le milizie e i gruppi armati. Inoltre, oltre a tutti quelli che sono morti, a Gaza c'è una generazione di bambini che cresceranno gravemente amputati, che vivranno la loro vita così. &nbsp; Però ci sono delle voci in entrambi i popoli che si rivolgono alla conciliazione. Voci minoritarie che la guerra ha azzittito. Perché la guerra ha dato voce agli estremisti di tutti e due i popoli. Ma ci sono delle voci che purtroppo vengono silenziate e a cui bisogna dare tutta la forza possibile. Sono storie di persone che vogliono la pace, che vedono nell'altro un vicino con cui possono condividere il territorio. Lo so per certo perché li ho incontrati, ci ho parlato, anche durante questa guerra. Un esempio è la storia di Ilana Kaminka, una donna ebrea israeliana con la quale sono stata in Cisgiordania. Lei è una pacifista convinta, il cui figlio era militare ed è stato trucidato da Hamas. Era già da tempo amica di un palestinese di un villaggio vicino e aveva già aiutato in passato quest’uomo il cui figlio era stato ucciso dall’esercito israeliano senza alcun motivo. Questa storia per me è stata incredibile, commovente. Quando siamo arrivati c'era la lapide del ragazzo palestinese fatta a pezzi dall'esercito israeliano, tutta in frantumi… e loro hanno cominciato insieme, una mamma israeliana e un padre palestinese, a ricomporre questi pezzi come un mosaico. È stata una scena che non potrò mai dimenticare. Mi sono sentita privilegiata a potervi assistere con i miei occhi. Detto ciò, è ovvio che i palestinesi devono avere un loro Stato e che senza uno Stato palestinese Israele non potrà avere pace, ma tanti israeliani non ne sono consapevoli. Esistono però queste frange minoritarie. Se riescono loro a superare questo conflitto, lo possiamo di certo fare noi a cui nessuno ha ucciso un familiare.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Cosa, secondo te, una giornalista o un giornalista non dovrebbe mai perdere di vista quando porta avanti il suo lavoro, soprattutto in condizioni così delicate come quelle a cui assisti quotidianamente?</h5>



L’umanità. Il rispetto per il dolore altrui. E anche l'obiettività, nel senso che io ho le mie convinzioni, ma in una storia cerco di raccontare tutti gli elementi che servono al pubblico per farsi una sua idea, non un'idea che io devo propugnare, soprattutto in contesti complessi. E poi il grande strumento che abbiamo in mano con i media, quindi la possibilità di incidere sulla realtà e di portare alla luce tutti gli aspetti di questa realtà. Le microstorie spesso raccontano una grande storia.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Molti giovani sentono un forte senso di impotenza o di rabbia di fronte alle notizie sulla guerra. Come li incoraggeresti, quale messaggio secondo te è importante trasmettergli?</h5>



Io sono cresciuta nella Soka Gakkai che sento mi ha formata a tendere verso la pace, a pregare per la pace, averla come obiettivo sia nella nostra vita che attorno a noi, nel mondo. Quando ero piccola, negli anni ‘80, si parlava sempre dell'orologio atomico, delle bombe atomiche, perché c'era la Guerra Fredda. Finisce la Guerra Fredda e non se ne parla più. Noi della Soka Gakkai abbiamo riportato all'attenzione globale questa minaccia. Il nostro maestro Daisaku Ikeda ha avuto la capacità di capire prima cosa sarebbe servito dopo ed è una capacità che il Daimoku ci permette di sviluppare; quindi, non dobbiamo mai pensare che ciò che diciamo o facciamo per la pace cada nel vuoto. Tutto il Daimoku che stiamo facendo sta salvando il mondo, a maggior ragione in questo momento, con quello che sta succedendo.



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/raffaella-cosentino-2-1024x768.jpeg" alt="" class="wp-image-49943" style="width:614px;height:auto"/></figure>

L’unico scopo del Buddismo, l’unica ragion d’essere della Soka Gakkai, è salvare le persone dalle sofferenze. La Soka Gakkai continua a impegnarsi per far sì che le persone diventino felici. Non esiste altra ragione della sua esistenza. E la vita di coloro che avanzano insieme alla Soka Gakkai è incredibilmente bella e preziosa.



***



Il beneficio che deriva dal lottare nel momento cruciale, con coraggio e tenacia, è eterno e incommensurabile. Questa è la promessa concreta del Budda Shakyamuni e di Nichiren Daishonin. Tutte le vostre azioni per kosen-rufu rappresentano il bene supremo, la via fondamentale per la realizzazione della pace, il massimo ideale di comportamento umano. La vasta fortuna che si accumula come effetto di questi sforzi si trasmetterà anche alle vostre famiglie, ai vostri cari e ai vostri discendenti, una generazione dopo l’altra. (NR, 311)



***



Noi ci impegniamo per affermare la giustizia e la verità (seigi). Non dobbiamo mai dimenticare questa fierezza e convinzione. Per realizzare kosen-rufu, è fondamentale decidere nel nostro cuore: “Vinceremo!” e continuare a pregare con risolutezza, fino in fondo. È fondamentale andare avanti e agire con gioia, spirito indomito e orgoglio.



***



Non abbiate paura di nulla. Non piegatevi mai di fronte a nulla. Non è necessario scendere a compromessi su nulla. L’importante è andare avanti con spirito indomito, come “campioni e campionesse nella fede”. Non si tratta di stabilire chi sia il migliore. Una persona con una forte fede è la più grande, la più forte. Desidero che, nel luogo della vostra missione, conduciate una vita dedita a sviluppare una grande fede e a diventare grandi individui, una vita in cui realizzare grandi vittorie, tanto da poter affermare: «Ho vinto, sono molto soddisfatto!».



<hr class="wp-block-separator has-alpha-channel-opacity"/>



<ul class="wp-block-list">
<li>Gli incoraggiamenti di Ikeda Sensei sono tratti rispettivamente dai seguenti testi:</li>



<li>Raccolta di guide di Daisaku Ikeda Kofuku he no shishin (“Linee guida per la felicità”);</li>



<li>Cfr. NR, 311;</li>



<li>Raccolta dei discorsi di Daisaku Ikeda, anno 2003;</li>



<li>Ikeda Daisaku zenshu, vol. 74.</li>
</ul>

<blockquote class="wp-block-quote">
«Alla luce di quanto detto sopra, sembrerebbe che la tua malattia non possa che originare dalle sei cause di malattia. Mettiamo da parte per il momento le prime cinque. Le malattie che derivano dalla sesta causa, quelle karmiche, sono le più difficili da curare. Possono essere più o meno gravi, non è possibile pronunciarsi con sicurezza, ma le malattie karmiche più gravi sono quelle che derivano dalle offese al Sutra del Loto. [...]. Queste malattie possono essere curate solo dalla benefica medicina del Sutra del Loto del Budda Shakyamuni, come spiega il sutra stesso» (La cura delle malattie karmiche, RSND, 1, 562)
</blockquote>



Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho nel 1275, a Minobu, indirizzandolo a Ota Jomyo, un suo discepolo che era afflitto da una malattia. In questa lettera il Daishonin elenca sei cause di malattia e afferma che quelle che derivano dal karma sono le più difficili da curare, tuttavia, anch'esse possono senz'altro guarire grazie alla “buona medicina” del Sutra del Loto. Naturalmente Nichiren non sta dicendo al suo discepolo di negare il contributo e l’efficacia della medicina, ma lo sta incoraggiando a trasformare il proprio karma attraverso l’adozione dei princìpi buddisti. I miei primi anni di pratica buddista hanno conciso con un periodo della mia vita particolarmente difficile. Ogni parola, pensiero o azione era buona per denigrarmi, ed ero convinta di non poter trasformare il mio karma di sfiducia in me stessa e nel mondo, e che non sarei mai stata davvero felice. In questo passo Nichiren incoraggia ad essere consapevoli che offendere la nostra vita, rappresenta l’offesa più grave che possiamo fare alla Legge mistica. La nostra esistenza è preziosa, e dovremmo provare gratitudine perché tramite la nostra vita possiamo creare il massimo valore. Grazie all'attività di protezione al Centro culturale come byakuren cominciai ad aprirmi agli altri, a condividere il Buddismo e a mettere in pratica le parole del Daishonin. Ogni occasione di attività che si presentava all'interno della Soka Gakkai era per me indispensabile per riuscire ad affrontare la vita, e questo mi permise gradualmente di trasformare il senso di morte che percepivo in voglia di vivere. Negli anni ho compreso profondamente che il mio più grande ostacolo era non credere di poter decidere e cambiare la direzione della mia vita. Dedicandomi a kosen-rufu ho sradicato completamente la mancanza di rispetto verso me stessa e oggi ho la consapevolezza di essere un Budda così come sono. Alcuni anni fa ho dovuto affrontare una malattia: rileggendo questo Gosho ho approfondito la decisione di propagare la Legge mistica e, con una forte preghiera, sono riuscita a recuperare completamente le funzionalità del mio corpo in tempi molto più brevi di quanto previsto dai medici, i quali avevano prospettato anni di riabilitazione. Questo Gosho mi ha fatto comprendere che spesso accade, inconsapevolmente, di offendere la propria vita: per questo è necessario impegnarsi con serietà e sincerità, per non deviare dal corretto insegnamento trasmesso dai nostri maestri, senza interpretazioni personali. Le mie determinazioni per il futuro sono quelle di condividere il Buddismo con molti giovani e di non retrocedere mai nella fede con il maestro nel cuore.

<h3 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Meravigliosi fiori umani – corso del Territorio Levante (Roma)</h3>



Dal 25 al 27 ottobre si è tenuto a Fiuggi il corso del Territorio Levante dal titolo “Meravigliosi fiori umani”. Il corso si è aperto con il messaggio e l’incoraggiamento del presidente Harada e con la spiegazione del motto. Già, come quei famosi fiori di pesco, susino e ciliegio di cui parla Nichiren Daishonin, che quando arriva la primavera sbocciano pienamente manifestando il loro potenziale. Se c’è una cosa che i corsi come questo riescono a fare è quello di permettere di ricentrare la nostra pratica partendo dalle basi. E la base è il Daimoku, di cui nella tavola rotonda si è approfondito il significato. Daimoku che non vuol dire solo recitare Nam-myoho-renge-kyo, ma anche Gongyo, studiare e parlare della pratica agli altri. E quel “Nam” che è il motore per dedicare la propria vita alla Legge mistica, quel “Nam” che ci fa anelare ad avere la stessa intenzione del Budda, ovvero condurre tutti gli esseri viventi alla felicità. Un concetto così bello e condivisibile che resta però solo teoria se non si concretizza nel modo in cui si conduce la propria esistenza.  E le esperienze raccontate dai membri hanno ribadito proprio questo: dietro ogni grande obiettivo raggiunto c’è quel desiderio, l’unione con la Legge e la gratitudine.   Succede sempre così quando una persona sale sul palco e inizia a raccontare la sua esperienza. All’inizio ti può sembrare un’estranea, una persona che forse neanche noteresti nella moltitudine. Poi, man mano che il racconto prosegue, la storia di quella persona ti entra nel cuore perché la sua battaglia, i suoi obiettivi, le sue sofferenze scopri che sono anche i tuoi. E quando scende dal palco ti sembra di conoscerla forse più di altre persone che frequenti da molto tempo. Si è insistito davvero tanto sull’importanza dell’aspetto sociale del Buddismo, anche attraverso l’approfondimento di alcuni passi de La raccolta degli insegnamenti orali e del principio di non dualità di maestro e discepolo. Si è parlato di dubbi, ostacoli e demoni della pratica ma anche di come far emergere il coraggio, la perseveranza e la saggezza necessari per superarli. Abbiamo ascoltato l’esperienza di chi ha partecipato alla quarta riunione dei responsabili di centro della Soka Gakkai in Giappone e delle numerose iniziative ad impatto sociale finanziate grazie all’otto per mille. La profondità dei temi toccati non ha impedito di respirare un’atmosfera leggera, anzi. Merito anche di uno staff artistico incredibile, era percepibile la gioia dei partecipanti di essere lì in quel momento, di ridere e sdrammatizzare. Di ripartire con una nuova determinazione, di tornare più carichi ma anche leggeri, come l’acqua di Fiuggi.



Commenti dei partecipanti:



Elena: «Che questo fosse un appuntamento atteso da tanto tempo lo si capiva dalla faccia delle persone. Per l’esattezza duecentotrentaquattro partecipanti. Molti di loro non li conoscevo, anzi, a essere sincera sono rimasta colpita da quella carrellata di volti nuovi. Abituata a praticare in Belgio, dove ai corsi nazionali conoscevo praticamente tutti, temevo che in questo caso avrei passato la maggior parte del tempo a socializzare con le pareti. Ma quello che, invece, ho percepito sin dalla preparazione degli interventi, è stato un coinvolgimento caloroso sia da parte dello staff che dei membri, anche quelli che non avevo mai incontrato prima. Tra i mille spunti che mi hanno colpita ce n’è uno che mi permetto di sottolineare, ovvero che nel Buddismo dedicare la propria vita alla Legge mistica vita non è abnegazione, non è sacrificio. Vuol dire arricchirsi attraverso il continuo scambio con l’ambiente. È dedicare agli altri le proprie vittorie. Io ci ho messo anni per capirlo e occasioni come questa mi servono a ricordarlo. Ossessionati dai nostri “piccoli io”, perdiamo di vista il “grande io” che include tutto e può realizzare anche di più di quello che pensiamo.



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><a href="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886LEvante-LOCANDINA.jpg"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886LEvante-LOCANDINA-1024x724.jpg" alt="" class="wp-image-50019" style="width:412px;height:auto"/></a></figure>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><a href="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886LEVANTE-resp-territorio-ringraziano.jpg"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886LEVANTE-resp-territorio-ringraziano-768x1024.jpg" alt="" class="wp-image-50020" style="width:412px"/></a></figure>



<hr class="wp-block-separator has-alpha-channel-opacity"/>



<h3 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Vincere insieme – capitolo Fenice, Lazio Nord</h3>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><a href="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886Capitolo-Fenice-886.jpg"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/10/886Capitolo-Fenice-886-1024x768.jpg" alt="" class="wp-image-50016" style="width:579px;height:auto"/></a></figure>



Una giornata felice quella di domenica 27 ottobre nel capitolo Fenice nel territorio Veientano (Lazio Nord). Una giornata nata dal desiderio di non lasciare nessuno indietro, a seguito della partecipazione di molti membri al corso della regione Lazio Nord che si è tenuto a Tivoli lo scorso 28 e 29 settembre. Adulti e giovani, 127 partecipanti, membri, responsabili, di cui 14 simpatizzanti si sono uniti con gioia per trasmettere gli uni agli altri il senso profondo che si nasconde dietro il principio di vincere insieme. Gli interventi sono stati curati dai membri che avevano partecipato al corso e che per la prima volta accettavano una simile sfida. Anche i responsabili, a partire dai responsabili di gruppo fino ai responsabili nazionali hanno sottolineato l'importanza della partecipazione attiva agli zadankai come fonte primaria di gioia e condivisione; e per dare ulteriore valore a questa attività si sono svolti 12 zadankai durante il pranzo con tema centrale lo shakubuku. A ciò si è unito in perfetta armonia il racconto di numerose esperienze dei membri del capitolo, giovani, adulti e perfino l'esperienza di un responsabile attualmente in Libano che hanno dato prova concreta di come vincere sulle difficoltà ogni giorno grazie al potere della fede. Il tutto è stato accompagnato ed armonizzato dagli interventi musicali dei giovani membri che hanno desiderato condividere con tutti i presenti, membri ed amici che hanno accolto quest'invito, la loro arte.

<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Stabilire obiettivi concreti e mantenere una preghiera potente</h5>



Ogni singolo giorno di gioventù ha un valore ineguagliabile. Per creare una vita senza rimpianti siate pieni di speranza, stabilite obiettivi concreti e mantenete una potente preghiera. Quindi agite, in accordo con la vostra preghiera. Poiché siete giovani, passate all’azione con audacia, senza esitare! Non si ottengono risultati se non si agisce. Andiamo all’attacco, pregando il Gohonzon e rompendo il nostro guscio. Più agiamo, più la nostra vita acquista quella dinamicità che ci mette in grado di conquistare traguardi. Il Buddismo di Nichiren considera il comportamento come una manifestazione della fede. Il comportamento si manifesta nelle azioni. Agire per la Legge, per gli amici e per la società significa “leggere” il Sutra del Loto con la propria vita. Tutti i nostri sforzi ritornano a noi, trasformandosi in fortuna e benefici.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Kosen-rufu richiede tenacia</h5>



Kosen-rufu è l’eterna lotta tra il Budda e le funzioni demoniache, è una sfida per aumentare le forze del bene ed espandere la rete della solidarietà. Qualunque lotta viene decisa dal coraggio e dalla tenacia di chi la intraprende. Non possiamo vincerla se a metà strada abbiamo paura o rinunciamo. Una volta che iniziamo ad agire, è importante portare fino in fondo la nostra impresa, con tenacia. Rivolgendosi a un discepolo che stava affrontando una grande prova, Nichiren Daishonin afferma:



<blockquote class="wp-block-quote magenta">
«Il fatto che tu sia sopravvissuto fino a ora è perché tu possa affrontare questa prova» (RSND, 1, 735)
</blockquote>



E aggiunge:



<blockquote class="wp-block-quote magenta">
«Dovresti pregare intensamente che Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni si riuniscano e prendano possesso del tuo corpo per assisterti» (Ibidem)
</blockquote>



È impossibile che i Bodhisattva emersi dalla terra che vivono per la causa suprema della giustizia, non ottengano protezione. Continuiamo a recitare un Daimoku risuonante, attiviamo tutte le funzioni protettrici dell’universo e avanziamo coraggiosamente lungo la strada della vittoria.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Con il cuore colmo di gioia e di coraggio</h5>



Ogni sforzo all’interno delle attività della Gakkai è un allenamento per diventare Budda. Non c’è nulla di inutile. È bene perciò mettere in pratica il Buddismo in allegria, facendo traboccare di vitalità sia il nostro corpo sia la nostra mente. Nel Gosho si legge:



<blockquote class="wp-block-quote magenta">
«Il saggio si rallegrerà» (RSND, 1, 568)
</blockquote>



Un cuore risoluto, colmo di gioia e di coraggio, apre la via in ogni impresa: questo è il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita. Giovani, rispondete assolutamente all’immensa fiducia che ripongono in voi le madri e i padri di kosen-rufu!

Nel Gosho Diversi corpi, stessa mente Nichiren Daishonin afferma: 



<blockquote class="wp-block-quote magenta">
«Quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno uno “stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole» (RSND, 1, 550)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading magenta has-magenta-color has-text-color has-link-color">incoraggiamento di Daisaku Ikeda</h5>



Solo se continuiamo a intraprendere azioni positive possiamo espandere la cerchia di coloro che sostengono il nostro movimento e promuovono la vera solidarietà. L’autentica condivisione di un obiettivo si costruisce quando ognuno si sforza al massimo con la ferma determinazione di vincere. [...] Se ci si sforza di recitare condividendo lo stesso obiettivo e ci si incoraggia calorosamente a vicenda, mentre si avanza assieme ancora più uniti, si potrà superare qualunque ostacolo. (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, 154-155)

Nelle puntate precedenti abbiamo approfondito l’importanza di <a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/la-preparazione-dello-zadankai-2"> fare una buona preparazione</a> degli zadankai e come <a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/lo-zadankai-ideale-e-uno-zadankai-che-accoglie">un’atmosfera accogliente sia uno degli aspetti principali. Sicuramente questi sono elementi essenziali per realizzare delle riunioni in cui ogni partecipante possa sentirsi rivitalizzato</a>, ma a volte è difficile invitare qualcuno dei nostri amici a zadankai &nbsp;e molti membri non riescono a partecipare, per vari motivi. Come possiamo quindi trasmettere la gioia che emerge spesso durante gli zadankai, anche al di fuori di queste riunioni? Incontrare ogni persona e creare un legame di fiducia, scambiando esperienze e parole di incoraggiamento: questo sicuramente è un punto essenziale per rafforzare il nostro legame e non lasciare indietro nessuno, neanche chi è impossibilitato a partecipare allo zadankai. Un altro elemento è coltivare lo spirito di shakubuku, ossia il desiderio di condividere con gli altri il Buddismo di Nichiren per far sì che ogni persona diventi felice. Questo è ciò che facciamo quotidianamente quando sosteniamo una persona che sta affrontando un momento difficile, ed è lo stesso spirito che possiamo manifestare durante ogni incontro, così che ciascuno possa sentirsi accolto e ascoltato.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Infondere coraggio a ogni persona tramite incontri personali e visite a casa</h5>



Lo zadankai è formato da persone, ne consegue che la buona riuscita della riunione è determinata da quanto ci si sfida nell’offrire incoraggiamento a ogni membro del gruppo, prima e dopo ogni riunione, attraverso le visite a casa e gli incontri personali. Non è possibile creare un legame umano profondo solo inviando delle informazioni tramite e-mail o per messaggio. È fondamentale dialogare cuore a cuore e raggiungere ogni persona andandola a trovare oppure, quando non è possibile, tramite una telefonata. In questo senso il risultato dello zadankai è lo specchio degli scambi umani che si creano tra una riunione e l'altra. Fin dalle origini della Soka Gakkai, lo spirito dello&nbsp;zadankai&nbsp;è sempre stato quello di avere a cuore ogni partecipante e di incoraggiare le persone mentre si sfidano per trasformare il loro karma.&nbsp; Il maestro Ikeda scrive a riguardo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Le riunioni ovviamente sono importanti, ma di fatto non tutti riescono a parteciparvi. In ogni organizzazione locale ci sono solitamente almeno due volte tanti membri quanti sono quelli che partecipano regolarmente alle riunioni di discussione. Solo andando a trovare personalmente e incoraggiando ogni membro della nostra zona possiamo rendere solida la nostra organizzazione […] Non è un compito facile andare a trovare a casa queste persone, cercare di dialogare con loro, forgiare legami di amicizia, parlare dell’importanza della fede e insegnare i princìpi buddisti. Queste azioni sono di gran lunga più impegnative di quanto non lo sia incoraggiare i membri che incontriamo alle riunioni o organizzare le varie attività, ma è proprio attraverso tali azioni che possiamo purificare la nostra vita e perfezionare noi stessi» (NRU, 8, 83).
</blockquote>



Non è semplice dialogare e forgiare dei legami profondi, ci vuole pazienza e perseveranza, ma è proprio attraverso tali azioni che possiamo migliorare noi stessi. Solo sforzandoci di aiutare gli altri a crescere, anche noi cresciamo. Azioni di questo tipo costituiscono l’essenza della pratica buddista.&nbsp; Incoraggiare i membri che partecipano regolarmente allo zadankai è solo una parte, è fondamentale andare a incontrare quelle persone che per vari motivi non riescono a partecipare. L’incontro personale consente di ascoltare le loro opinioni, le loro esperienze di vita, i loro obiettivi, è l’occasione per condividere problemi e benefici. In questo modo ognuno sarà ispirato a partecipare attivamente alle riunioni. È attraverso questi sforzi costanti che si espande la rete di solidarietà e di rispetto reciproco che sono la base per creare un mondo armonioso. In diverse occasioni il maestro Ikeda sottolinea che le attività dovrebbero essere dedicate per l’80% agli incoraggiamenti e agli incontri personali, e per il 20% alle riunioni. La rete di legami personali di cui è formata la Soka Gakkai è stata costruita attraverso lo sforzo di andare a trovare e incoraggiare personalmente i compagni e le compagne di fede: queste sono le azioni più nobili, che richiedono un coraggio e una perseveranza enormi.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Invitiamo i nostri familiari e amici allo zadankai</h5>



Lo zadankai è come «un grande fiume in cui si riversano gli affluenti di tutte le altre attività, quelle volte ad allargare la cerchia dei nostri amici e quelle che servono ad approfondire la fede e la conoscenza del Buddismo» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, pag. 304).&nbsp; È l’attività più importante perché esiste per far conoscere il Buddismo e diffondere i suoi princìpi con lo scopo di farli vivere nella società. I membri della Soka Gakkai condividono il Buddismo&nbsp;spinti dal desiderio che i propri familiari, gli amici e le persone vicine &nbsp;diventino più felici e possano trasformare la loro vita. L’azione di invitare una persona allo zadankai richiede coraggio e perseveranza, e senza il sincero desiderio di incoraggiarla a sperimentare il potere della pratica&nbsp;buddista&nbsp;per migliorare la sua vita, tale azione avrà poco effetto. Nella grande maggioranza dei casi i membri della Soka Gakkai hanno iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren partecipando a uno zadankai. Anche il maestro Ikeda decise di entrare a far parte della Soka Gakkai dopo aver partecipato a una riunione in cui rimase molto colpito dalle parole e dall’esempio del presidente Toda, e descrive così quel ricordo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Anche se era il nostro primo incontro, mi sentii libero di porgli tutte le domande che avevo nel cuore. Così mi buttai e gli chiesi: “Signore, qual è il modo corretto di vivere?”. Quando era scoppiata la guerra io avevo tredici anni e quando finì ne avevo diciassette. Il periodo più delicato della mia giovane vita era trascorso fra le nubi oscure della guerra. In più soffrivo di tubercolosi. […] Qual era la vera strada per un essere umano? A cosa dovevo dedicare la mia vita? Toda mi diede una risposta chiara, piena di convinzione, senza nessuno di quei giochetti intellettuali che mirano a oscurare il vero punto della questione. Ero stanco dell’atteggiamento di sufficienza e paternalismo col quale gli adulti si rivolgevano ai giovani, e quindi la sincerità di Toda mi toccò particolarmente» (NR, 655).
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Kosen-rufu è un lavoro di squadra</h5>



Ogni gruppo della Soka Gakkai può essere paragonato a una squadra sportiva in cui ognuno contribuisce al meglio secondo le proprie peculiarità, con l’obiettivo che le persone nuove che partecipano allo zadankai possano conoscere il Buddismo e fare un’esperienza significativa. Per alcuni membri del gruppo può essere più semplice invitare amici, qualcun altro può essere più portato a esporre un principio con chiarezza e convinzione, oppure un altro condividerà un’esperienza che arriverà direttamente al cuore delle persone. È importante comprendere che accompagnare una persona allo zadankai è darle la possibilità di ascoltare esperienze e creare legami con più persone diverse. Kosen-rufu è un lavoro di squadra, quindi è indispensabile agire con lo stesso intento e creare armonia, perché gli individualismi non premiano nessuno. Come afferma il maestro Ikeda:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Le mura dei vecchi castelli giapponesi sono costruite con pietre di varie forme e dimensioni; queste differenze permettono alle pietre di incastrarsi e sostenersi a vicenda, rendendo le mura più forti. Lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” non crea solamente un’unità più forte, ma consente anche a ciascuno di noi di esprimere al massimo il nostro potenziale e dare piena espressione ai nostri talenti e abilità. Il Daishonin dice che recitare Nam-myoho-renge-kyo con fede basata sullo spirito di “diversi corpi, stessa mente” è la base per ereditare la “Legge fondamentale della vita”. È in questo modo che avviene la trasmissione della Legge fondamentale della vita dal Budda a tutti gli esseri viventi. Il Daishonin dichiara che questo è il cuore dei suoi sforzi per diffondere la Legge mistica. Esercitarsi nella pratica buddista con questo spirito è la chiave per realizzare il grande voto di kosen-rufu» (NRU, 30, 164)
</blockquote>

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Domenica 27 ottobre giornata della Pace dell’IBISG</h5>



Il 27 ottobre 2024 l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai celebrerà il decimo anniversario dall’apertura del Centro culturale per la Pace di Milano. Il Centro è uno dei più grandi in Europa e si trova sul Naviglio Grande, a Corsico, una periferia di Milano. <a href="https://list-manage.us7.list-manage.com/track/click?u=efa87e40c14cf81f5faa0325c&amp;id=409a4d4e7a&amp;e=8f2e93b7d6" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Per leggere l'articolo completo clicca qui</a>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Arriva a Carpi la mostra “Senzatomica”&nbsp;</h5>



Dal 6 al 17 novembre la mostra “Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari” sarà presentata alla Sala dei Cervi nel Palazzo dei Pio, a Carpi. Obiettivo della mostra è sensibilizzare sull’importanza del disarmo nucleare. <a href="https://list-manage.us7.list-manage.com/track/click?u=efa87e40c14cf81f5faa0325c&amp;id=409a4d4e7a&amp;e=8f2e93b7d6" data-type="link" data-id="https://list-manage.us7.list-manage.com/track/click?u=efa87e40c14cf81f5faa0325c&amp;id=409a4d4e7a&amp;e=8f2e93b7d6">Per leggere l'articolo completo clicca qui</a> 



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">L’Università Soka d’America conferisce il Soka Global Citizen Award&nbsp;a Mirian Vilela</h5>



Il 5 settembre, l’Università Soka d’America ha conferito il Soka Global Citizen Award&nbsp;(Premio cittadini globali Soka) alla dottoressa Mirian Vilela, direttrice esecutiva della Earth Charter International, in riconoscimento del suo operato a sostegno dello sviluppo sostenibile e dell’educazione alla cittadinanza globale. La cerimonia di premiazione si è tenuta presso il campus dell’Università di Aliso Viejo, California. Nel suo discorso, la dottoressa Vilela ha condiviso tre obiettivi per i futuri leader della sostenibilità: cercare collaborazione e supporto, rafforzare la propria resilienza e adattabilità, e infondere un tocco di “realismo magico” alla propria vita quotidiana.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Mostra “Semi di speranza e azione” in Bolivia e Hong Kong</h5>



Il 5 settembre si è tenuta presso l’Auditorium Ikeda del Centro culturale della SGI di Hong Kong la cerimonia di inaugurazione della mostra “Semi di speranza e azione”, un’iniziativa congiunta di Earth Charter International&nbsp;e SGI, a cui hanno partecipato circa trecento persone, tra cui specialisti nell’ambito della protezione ambientale e dello sviluppo giovanile. Mabel Mak Lok Sheung, consulente del Centro per l'educazione ambientale e le comunicazioni del Ministero dell’ecologia e dell’ambiente, ha tenuto un discorso dal titolo “Obiettivi di riduzione del doppio carbonio: tu, io e loro”. Tra il 5 e il 30 settembre hanno visitato la mostra più di cinquemila persone. Il 20 settembre, la stessa mostra è stata esposta anche presso l’Università tecnologica privata di Santa Cruz, in Bolivia. Il rettore Rubén Darío Dabdoub Azogue ha elogiato il contributo del presidente Ikeda alla pace e ha espresso la speranza che questa mostra possa ispirare gli studenti ad agire per la pace.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La Soka Gakkai Indonesia promuove gli Obiettivi di sviluppo sostenibile</h5>



L’8 settembre la Soka Gakkai Indonesia ha sostenuto la realizzazione di un evento dal titolo “Missione per risolvere la povertà: l’educazione è una soluzione universale e completa”, che ha avuto luogo presso la sua sede centrale a Giacarta. Organizzato dall’Università dell'Indonesia, l’evento ha visto la partecipazione di circa duecento membri dei Gruppi futuro e studenti di sedici università. Al suo interno, rappresentanti di organizzazioni non governative hanno tenuto conferenze sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ed è stata esposta la mostra “Semi di speranza e azione”, presentata anche presso la Scuola media dell’isola di Batam il 26 e 27 settembre.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Rappresentanti della SGI hanno partecipato al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite</h5>



Dal 9 settembre all’11 ottobre si è tenuto presso l’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra il 57° Consiglio per i Diritti Umani. Il 16 settembre Elisa Gazzotti, coordinatrice del programma per l’educazione ai diritti umani presso l’Ufficio della SGI per le Nazioni Unite, ha partecipato a una tavola rotonda dal titolo “Educazione ai diritti umani e l’agenda 2030 per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”. Il 20 settembre, la dottoressa Gazzotti, in rappresentanza del Gruppo di lavoro della SGI per l’educazione e l’apprendimento dei diritti umani, ha rilasciato una dichiarazione volta ad implementare il piano di azione per la Quinta Fase (2025-2029) del Programma Mondiale per l’Educazione ai Diritti Umani, adottato il 9 ottobre.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Un evento sul Disarmo Nucleare al Centro Culturale della Spagna, Madrid</h5>



Il 28 settembre, l'"Alleanza per il Disarmo Nucleare" che comprende oltre 60 organizzazioni, inclusa la Soka Gakkai della Spagna, ha organizzato un evento al Centro Culturale della Spagna a Rivas-Vaciamadrid per commemorare la Giornata Internazionale per la Totale Eliminazione delle Armi Nucleari. Molti sono stati gli interventi tra cui quello di Carlos Umaña, co-presidente dell’organizzazione Internazionale dei Fisici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (IPPNW), e Aída Castillejo Parrilla, sindaco della città. Yoshihiro Nakashima, membro della Soka Gakkai della Spagna e hibakusha di terza generazione, ha condiviso con i partecipanti la storia di suo nonno, sopravvissuto alla bomba atomica su Nagasaki.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">L’Istituto di ricerca Min-On festeggia i suoi dieci anni con un Simposio Internazionale</h5>



Dal 18 al 20 ottobre si è tenuto un Simposio Internazionale al Centro Culturale Min-On a Tokyo, per festeggiare il decimo anniversario dalla fondazione dell’Istituto di Ricerca Min-On (MOMRI). All’evento di apertura ha partecipato il musicista nigeriano Gideon Danja, il quale ha tenuto un discorso sull’importanza di preservare la musica tradizionale per promuovere la pace e la solidarietà presso le comunità locali. Il dottor Danja ha poi presentato il suo brano We are the Future, eseguito da il cantante keniota Himiko e alcuni studenti giapponesi delle scuole superiori. Presenti all’evento anche alcuni ricercatori dall’Australia, la Colombia, il Giappone, la Nigeria, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che hanno discusso di musica e costruzione della pace insieme al direttore del MOMRI, Olivier Urbain.

Quando ho iniziato a praticare il Buddismo nel 2021 uscivo da una relazione di dipendenza affettiva in cui mi sentivo sminuita. Non avevo mai incontrato adulti capaci di incoraggiarmi ad affrontare le sfide della vita con gioia e determinazione, finché non ho incontrato la donna che mi ha introdotto al Buddismo, con cui è nata una splendida amicizia e che continua a essere ancora oggi un punto di riferimento. Dipendere dal giudizio degli altri condizionava ogni ambito della mia vita, in particolare la mia passione per la musica, tant’è vero che mi esibivo solo online e in anonimato. Il mio nome d’arte è Apnea, uno pseudonimo che mi rappresenta perfettamente! Creare i miei brani ha per me un effetto immersivo e se da un lato mi porta a trascurare tutto il resto, dall’altro scrivere mi permette di guardare in faccia le mie tendenze e la mia oscurità, trasformandola in creatività con i testi che produco. Il legame con il maestro Ikeda mi ha sostenuta ogni volta a trasformare le mie difficoltà decidendo di fare la mia rivoluzione umana, e mi ha insegnato l’importanza di sviluppare una forte identità per restare fedele a me stessa. Nel 2021 ho deciso di partecipare a un noto talent televisivo: quella è stata l’occasione per condividere con i miei genitori la mia passione per la musica che fino ad allora era rimasta celata per paura del loro giudizio. Con mia grande sorpresa, hanno reagito benissimo e siamo riusciti a parlare cuore a cuore dopo anni di silenzi. Ero entusiasta dei numerosi consensi ricevuti al talent show ma quando l’attenzione mediatica su di me è calata, ho vissuto un profondo smarrimento e sono rimpiombata in una condizione di grande sofferenza. In una lettera indirizzata ai suoi discepoli Nichiren Daishonin scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Avere fede come l’acqua significa credere sempre, senza mai retrocedere» (I due tipi di fede, RSND, I, 798)
</blockquote>



Ho riflettuto sul fatto che la mia fede vacillava e il mio stato vitale era in balìa degli eventi. Così, a luglio di quest’anno, ho svolto attività di protezione a una riunione buddista, e come sempre è stata un’occasione per rideterminare. Infatti, tornata a casa ho deciso di sfidarmi nel recitare Nam-myoho-renge-kyo con il desiderio di manifestare la mia essenza e unicità, e chiarire meglio i miei obiettivi. È stata dura ma ho percepito la mia forza emergere riuscendo a contrastare dubbi e resistenze. Se noi cambiamo interiormente, anche l’ambiente intorno a noi cambia: volevo mettere in pratica questo principio buddista. Ad agosto ho caricato un mio video-messaggio sui social indirizzato a una delle cantanti più famose in Italia, che era stata parte della giuria al talent nel 2021. Il mio messaggio era: “Vorrei aprire il tuo live a Catania”. Avevo una gran voglia di cantare su un palco ma non ci credevo fino in fondo, tant’è che avevo già acquistato il biglietto per assistere al suo concerto come fan. Grazie al sostegno di tante persone, il video è arrivato alla diretta interessata che mi ha contattata proponendomi di aprire il suo concerto, proprio come avevo determinato nel mio Daimoku! Ho pianto di gioia davanti al Gohonzon percependo la forza del mio cuore, che rivolto alla vittoria aveva realizzato l’impossibile. Il giorno del concerto è stato magico, sentivo il maestro Ikeda accanto a me che mi ripeteva sorridente la frase del Daishonin: «È il cuore che è importante» (RSND, 889). E lo avevo cercato il mio cuore e lo avevo espresso con tutta me stessa, mi aveva portata lì, a divertire centinaia di persone che gridavano il mio nome. Ho avuto modo di parlare con la cantante e come segno della mia gratitudine, le ho regalato il libro Una vita felice – introduzione alla pratica buddista. Tornata a casa reduce da questo successo momentaneo, mi sono nuovamente confrontata con un forte stato di estasi seguito da una profonda sofferenza. Ho riletto la frase di Nichiren Daishonin che afferma:



<blockquote class="wp-block-quote">
«L’uomo saggio merita di esser chiamato tale perché non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore, disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere. Non si esalterà nella prosperità né si lamenterà nel declino» (Gli otto venti, RSND, I, 705)
</blockquote>



Sono riuscita così a provare gioia e gratitudine per l’esperienza vissuta. Esibirmi su un grande palco era stato sì un successo, ma quell’evento mi aveva anche permesso di vedere la mia sofferenza e affrontarla, era servito a realizzare l’obiettivo di percepire che il mio valore esiste anche nella quotidianità. Quando davanti al Gohonzon recito Daimoku con dedizione e rinnovo il mio voto percepisco che Sensei crede in me e mi loda perché sto realizzando la mia missione, al di là del fatto che ci siano o meno ottomila persone ad acclamarmi. Con il sogno di fare della musica il mio lavoro sto continuando a coltivare la mia creatività in tutti gli aspetti della mia vita senza pormi alcun limite. Sono determinata a concludere con gioia i miei studi universitari in Scienze della comunicazione e incoraggiare più persone possibili a ricevere il Gohonzon entro il 2025 e diventare felici. Quando recito Daimoku ho sempre con me una pagina del diario del maestro Ikeda in cui scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Se combatti, il demone si ritira. Vai avanti e apri una breccia tra le nuvole. Così il sole del mattino della Buddità apparirà con ogni certezza. […] In fin dei conti devo andare avanti, passo dopo passo, mantenendo la fede alla base di tutto, senza mai vacillare o perdere di vista il mio obiettivo. E a quel punto il Gohonzon risolverà ogni cosa» (Diario Giovanile, 18-22 ottobre 1953)
</blockquote>

Nella parte del capitolo&nbsp;"Espedienti"&nbsp;del Sutra del Loto che leggiamo tutti i giorni durante la cerimonia di Gongyo, Shakyamuni afferma che la&nbsp;saggezza&nbsp;del Budda è «infinitamente profonda e incommensurabile», e che «l’accesso a questa&nbsp;saggezza&nbsp;è difficile da comprendere e difficile da varcare» (SDLPE, 65). In seguito, tuttavia, Shakyamuni precisa che lo scopo della sua comparsa in questo mondo è proprio quello di rendere questa saggezza accessibile a tutte le persone, senza eccezione alcuna. Infatti, questa saggezza è un attributo della natura illuminata di cui tutti e tutte siamo intrinsecamente dotati. La chiave per risvegliarla è Nam-myoho-renge-kyo. Come uno specchio splendente riflette ogni oggetto così com’è, una vita lucidata dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo può discernere la vera realtà di tutti i fenomeni. La nostra esistenza in questo mondo è un'incessante serie di sfide. Come possiamo superare le continue prove a cui la vita ci chiama? Come praticanti della Legge mistica, possiamo attingere alla "saggezza del Budda" per superare ogni sorta di ostacolo e sofferenza. Quanto più sinceramente recitiamo Daimoku, affrontando con coraggio le situazioni per la felicità nostra e degli altri, tanto maggiore è la saggezza che manifestiamo nella nostra vita.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Di che tipo di saggezza si tratta?</h5>



La saggezza del Sutra del Loto non è una comprensione astratta o teorica. È la strada per realizzare la felicità, la bussola che ci indica il modo migliore di vivere, la direzione per navigare nel grande oceano della realtà. Per far emergere questa saggezza bisogna essere disposti ad abbandonare quanto di “provvisorio” condiziona la nostra visione delle cose, le nostre convinzioni acquisite, basate sull'esperienza soggettiva e sul karma, e quindi inevitabilmente legate al passato, parziali e limitate. Nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren afferma: «La saggezza è Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 111, 47). Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon possiamo attingere alla saggezza inerente al nostro "grande io", che è tutt'uno con la Legge dell'universo. Questa saggezza è la chiave per vincere in tutti gli aspetti della vita creando il massimo valore in ogni situazione, per la felicità nostra e degli altri. Anche i princìpi per mantenersi in buona salute, avere successo nel lavoro, per creare la pace, l’armonia e la prosperità in famiglia, sono tutti governati dalla Legge mistica. Perciò, recitando Nam-myoho-renge-kyo, la nostra esistenza individuale si accorda naturalmente con il ritmo di questa grande Legge e tutti i suoi aspetti, anche i più concreti, ne sono illuminati e iniziano a orientarsi verso la felicità. Riuscire ad attingere a questa grande energia vitale dipende dalla forza della nostra fede.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Pregare e agire uniti al cuore del maestro</h5>



Nel Sutra del Loto il Budda dichiara: «All’inizio ho fatto il voto / di rendere tutte le persone / uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDLPE, 80). Risvegliare tutti gli esseri viventi alla saggezza del Budda è il voto condiviso di maestro e discepolo. Quando noi discepoli recitiamo Nam-myoho-renge-kyo e agiamo per realizzare questo voto, quando ricerchiamo sinceramente l'insegnamento del maestro sforzandoci di seguirne l'esempio, la sua stessa saggezza si manifesta nella nostra vita. Allora le migliori qualità della nostra umanità, come l'amore, la determinazione e il coraggio, emergono naturalmente insieme alla forza della compassione, e le nostre vite traboccano di fortuna e saggezza. Fare proprio questo voto, pregare e agire uniti al cuore del maestro significa accordare la nostra esistenza individuale con il ritmo della vita cosmica, che è un ritmo di saggezza e compassione. Un cuore che pulsa a ritmo con il cuore del maestro e arde di passione per kosen-rufu, si troverà naturalmente al momento giusto e nelle condizioni giuste per realizzare questo voto. Questa è la “saggezza del Budda”.&nbsp; Sensei scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Come si comporterebbe in questa situazione Toda, il mio maestro per kosen-rufu? Questo è ciò che mi sono costantemente domandato in tutte le battaglie che ho intrapreso. I miei sforzi non sono mai stati per me stesso, ma per il mio maestro e per kosen-rufu: così nasce la saggezza. Ho trionfato perché ho sempre basato le mie preghiere e le mie azioni su questo obiettivo condiviso tra maestro e discepolo» (NR, 400)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color"> Una scelta “impossibile”: l’esperienza di Alessandra</h5>



Tuttavia, quando ci si imbatte nelle tempeste della vita, può accadere di perdere l'obiettivo fondamentale dell'Illuminazione e di cadere preda dell'illusione, dell'oscurità. Come fare per attingere al pozzo di saggezza che esiste dentro di noi? La prima cosa è recitare Daimoku appellandoci a una fede profonda, sforzandoci di credere, come insegna Nichiren, che «Myoho-renge-kyo è la nostra vita stessa» (cfr. RSND, 1, 3), che dentro di noi c'è il potere per risolvere tutte le sofferenze a livello fondamentale. In questo senso, si può affermare che una persona veramente saggia è quella che crede fino in fondo nella propria natura di Budda. Nella Raccolta degli insegnamenti orali si legge:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quando recitiamo Myoho-renge-kyo con la mente che crede, con questa stessa azione stiamo aprendo la porta alla saggezza del Budda» (BS, 110, 53)
</blockquote>



Qualche tempo fa, una mattina, mi sono trovata a dover prendere una decisione urgente e per me troppo difficile che riguardava la vita di mia madre, novantenne, che si trovava da troppe ore in attesa in un corridoio del pronto soccorso, con una brutta frattura al femore. La camera operatoria non sarebbe stata disponibile neppure nei giorni successivi, e all'orizzonte si profilava un fine settimana di pericoloso limbo da superare. Unica alternativa prospettata, trasferirla subito in una clinica privata, con tutto ciò che avrebbe comportato muoverla in quelle condizioni, per non parlare dei costi. È stato tale il senso di inadeguatezza, di paura e impotenza, che lì per lì mi è venuta voglia di scappare e mi sono ritrovata in macchina diretta al lavoro. Dopo pochi metri mi sono fermata, sono tornata a casa e ho ricominciato a recitare Daimoku, questa volta sul serio, assumendomi al cento per cento la responsabilità di prendere la decisione giusta, in quel momento, affidandomi completamente al Gohonzon, con un coraggio uscito da non so dove. Per fortuna in quei giorni mi ero imbattuta in una spiegazione del maestro Ikeda del principio della “saggezza della verità che opera in accordo con le circostanze mutevoli". Ho raccolto tutta la mia fede e ho pregato con tutta me stessa per far emergere quella saggezza di cui mi parlava Sensei, anche se non capivo bene cosa fosse, perché l’unica mia salvezza era credere che contenesse la risposta anche per la mia situazione. Daimoku dopo Daimoku, ho sentito nascere la speranza e poi una grande gioia. Poi ho chiamato la badante che le stava accanto per avere notizie: mi ha detto che proprio in quel momento si stava avvicinando il medico: ... "sì, dice che adesso la preparano per l'intervento!". Qualcuno aveva disdetto e si era improvvisamente liberato un posto nella camera operatoria! Dopo neanche mezz'ora mia madre veniva operata dal primario.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La fede è la causa della saggezza</h5>



Nichiren scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«E poiché la nostra&nbsp;saggezza&nbsp;è inadeguata, egli insegna a sostituire la&nbsp;saggezza&nbsp;con la fede facendo di quest’unica parola “fede” la base di tutto. […] La fede è la causa della&nbsp;saggezza» (RSND, 1, 697)
</blockquote>



Recitando Daimoku con fede nel Gohonzon, è possibile entrare in contatto diretto con il mondo di Buddità, lo stato vitale in cui la&nbsp;saggezza&nbsp;e la compassione inerenti alla Legge mistica operano liberamente permettendoci di illuminare le scelte e le azioni richieste dalla nostra situazione. Non si tratta di seguire schemi predeterminati o regole di comportamento. La saggezza del Budda è “creativa” e fa emergere la soluzione migliore in relazione alle “circostanze mutevoli” che stiamo vivendo. Sensei afferma che fede significa «avere un cuore puro, uno spirito duttile e una mente aperta. Per questo, solo in una mente purificata dalla fede può risplendere la vera saggezza» (cfr. La saggezza del Sutra del Loto, vol. I, Mondadori, 2005, pag. 163). E poiché nel Gohonzon è espressa la&nbsp;saggezza&nbsp;ultima del Budda, per far emergere tale&nbsp;saggezza&nbsp;è necessaria la&nbsp;fede&nbsp;nel Gohonzon. Nichiren sottolinea: «La porta è la mente che crede» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110). Mentre ci affidiamo al Gohonzon, è anche necessario assumerci al cento per cento la responsabilità di trovare la soluzione, senza procrastinare e senza delegarla ad altri. Questo spirito di totale responsabilità, recitando Daimoku, fa emergere la saggezza della vita che ci porta alla soluzione.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Vivere con saggezza </h5>



In ogni occasione Nichiren insegna ai suoi discepoli il "comportamento da essere umano". Ad esempio, scrive: «Saggio non è chi pratica il Buddismo prescindendo dalle questioni mondane, ma chi comprende perfettamente i princìpi che governano il mondo» (RSND, 1, 995). Vivere con saggezza significa che abbracciando la Legge mistica possiamo dare una prova concreta nel nostro lavoro, nella vita personale e in ogni ambito della società. Questo si riflette ad esempio nel nostro comportamento nei confronti degli altri, nel rispetto per i nostri vicini, colleghi, familiari, nella cura verso i compagni di fede, nel proteggere e preservare l’armonia del sangha, e anche nelle scelte che compiamo per condurre una vita equilibrata e prenderci cura della nostra salute ecc.. La chiave è nella pratica di Gongyo e nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo mattina e sera. Come afferma il Daishonin: «Mattina dopo mattina ci svegliamo con il Budda, sera dopo sera andiamo a dormire con il Budda» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 113, 48). È attraverso tale allenamento quotidiano che trasformiamo la nostra vita. Il maestro Ikeda scrive:



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«I praticanti del Buddismo di Nichiren, saggi e sinceri, sono in grado di sintonizzarsi su un ritmo vitale vittorioso non solo a livello teorico ma anche concreto […] &nbsp; Nella complessa società di oggi, dove è estremamente facile soccombere alle influenze negative, è essenziale possedere saggezza per vivere in modo significativo e consapevole. La pratica buddista ci mette in grado di aprire la nostra vita e diventare felici. Continuando a sviluppare e ad approfondire la fede e la saggezza possiamo diventare dei veri campioni di umanità, costantemente vittoriosi nel viaggio dell’esistenza» (La saggezza per creare la felicità, Esperia, pag. 5-10)
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