Il maestro buddista di un pastore battista

Corridoi umanitari, la Soka Gakkai italiana al fianco dei rifugiati con i fondi 8x1000

In occasione del 30 giugno, anniversario della fondazione del Gruppo Studenti

iNRassegna - puntata del 27 giugno 2025

Trasformare le relazioni familiari

“La via italiana del dialogo interreligioso”: la Soka Gakkai italiana partecipa all’incontro promosso dalla CEI

Verso il 10° corso nazionale futuro!

Nel libro “Il maestro buddista di un pastore battista”, il pastore Carter racconta di come sia diventato un cristiano migliore proprio grazie all’incontro e all’amicizia con Daisaku Ikeda. Lawrence Edward Carter è un pastore battista afroamericano, nato a Dawson in Georgia, ha affrontato nella sua vita delle grandi sofferenze, tra cui la discriminazione razziale, al tempo parte integrante non solo della cultura, ma delle stesse istituzioni politiche. Durante la sua adolescenza incontra Martin Luther King e ascolta uno dei suoi discorsi. Da quel momento qualcosa nel suo cuore inizia a cambiare:



<blockquote class="wp-block-quote">
«“Dobbiamo fare un uso completo e costruttivo della libertà che già possediamo. Non dobbiamo usare l’oppressione che subiamo come scusa per essere mediocri e pigri. Perché la storia ha dimostrato che la determinazione interiore è spesso in grado di spezzare le catene delle circostanze esterne”. “Sì”, gridai. Era quello in cui credevo. Era quello che stavo cercando di fare. Ero così ispirato, sapevo che da quel momento in poi non avrei più considerato allo stesso modo me stesso e il mondo. Potrei dividere nettamente la mia vita in due fasi: prima e dopo quel discorso» (pag. 37)
</blockquote>



Studioso di teologia, diventa professore di religione e decano della Cappella Martin Luther King del college Morehouse, dove Martin Luther King si era formato. Nel suo lavoro Carter racconta di aver sempre cercato il contatto con gli studenti, interrogandosi su cosa poter fare in concreto per la pace, per la diffusione di una cultura della nonviolenza, in un periodo storico – che è anche quello attuale – in cui la discriminazione, la guerra e la divisione imperversano.



Ma dopo aver ricevuto la chiamata di un suo studente che gli chiedeva cosa avrebbe avuto intenzione di fare per una sparatoria di massa avvenuta all’interno di un’università negli Stati Uniti, Carter si trova confuso sul ruolo che avrebbe potuto svolgere per sostenere quegli studenti impauriti dalla diffusione di una tale violenza. Ricerca costantemente nel suo cuore gli insegnamenti del suo maestro, Martin Luther King, interrogandosi su cosa egli avrebbe fatto in una situazione del genere. Ma proprio durante questo suo dialogo interiore e la decisione di organizzare un evento per la pace, tramite alcuni studenti del College Morehouse – membri della Soka Gakkai Internazionale – viene a conoscenza di Daisaku Ikeda.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il legame maestro e discepolo</h5>



Dopo quell’incontro con i suoi studenti, Carter decide di informarsi di più su Daisaku Ikeda e la Soka Gakkai. Scopre così tanti punti di congiunzione tra la sua vita e quella di Ikeda. Uno tra i più rilevanti è proprio il legame che entrambi questi uomini di pace hanno costruito con i loro maestri. Per entrambi l’incontro con i propri maestri di vita e la loro perdita, rappresenta un punto di svolta. Sia Carter che Ikeda decisero profondamente che avrebbero dedicato la loro intera esistenza a realizzare le aspettative e i desideri dei loro maestri: costruire un mondo libero dalla violenza, in cui ogni persona avesse il diritto di vivere una vita felice e libera.



<blockquote class="wp-block-quote">
«“Questa sera hanno sparato a Martin Luther King”. Indietreggiai inorridito. Fu come se un coltello fosse penetrato nel mio cuore. Non sapevo cosa pensare; o meglio, non riuscivo a pensare affatto. Mi sentivo sul punto di svenire. Intorno a me non percepivo più nulla, nemmeno un suono. Per alcuni secondi non riuscii a respirare. Il mondo intero si fermò, mentre il mio cuore andava in frantumi. Annaspavo in un oceano di paura, attanagliato da una sofferenza indescrivibile. […] Pregai ad alta voce, come se le parole sgorgassero dalla parte più profonda del mio essere. Lì, in quel preciso istante, decisi che avrei trascorso il resto della mia vita a promuovere l’operato del dottor King. Capii cosa significa perdere un mentore, un leader, un insegnante e un modello. Capii che sarebbe stato facile per me arrendermi di fronte a quella perdita […]. Ma capii anche che dovevo reagire in maniera diversa a quel dolore, dato che fino ad allora ero stato molto ingenuo sulla natura del male del mondo. In quel momento, scelsi di vivere con gli occhi puntati sulla stella polare delle più alte aspirazioni del dottor King, realizzando l’amata comunità mondiale. Sentivo che seguire quel richiamo appassionato mi avrebbe condotto in luoghi meravigliosi» (pagg. 49-52)
</blockquote>



Anni più tardi, incontrando la Soka Gakkai, Carter si rese conto che quello che avvenne nel suo cuore alla notizia della morte del signor King, fu una reazione condivisa anche da Josei Toda alla morte del suo maestro Tsunesaburo Makiguchi in carcere e, successivamente, di Ikeda alla morte di Toda. Si sentì meno solo e compreso, aveva trovato un compagno dall’altra parte del mondo che condivideva le stesse aspirazioni e ideali e lo stesso legame profondo e insondabile con il proprio maestro.



<blockquote class="wp-block-quote">
«Essere un discepolo non equivale a entrare a far parte di un club. Non è semplice come dichiarare lealtà a qualcuno o scegliere da che parte schierarsi. Cercare di capire la visione più ampia di un maestro e concretizzarla nella nostra stessa vita è una decisione intenzionale» (pag. 47)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La strada della nonviolenza</h5>



Un altro elemento in comune è la strada della nonviolenza che Carter e Ikeda hanno deciso di abbracciare e diffondere. Entrambi hanno sofferto la devastazione della guerra, le perdite che ne sono derivate, la povertà, la fame, la discriminazione. Entrambi condividono il desiderio di costruire una cultura della pace. Da queste sofferenze rinacquero forgiando una determinazione ancora più forte: niente del genere poteva più avvenire.



<blockquote class="wp-block-quote">
«Ho provato risentimento, persino rabbia, per l’oppressione legalizzata degli afroamericani e per il terrorismo sponsorizzato dallo Stato. Capisco anche il richiamo a essere diffidenti o odiosi nei confronti di tutti i bianchi e di invidiare coloro che dispongono di maggiori ricchezze materiali. Ma grazie agli insegnamenti ricevuti in famiglia e in chiesa ho deciso consapevolmente di abbandonare questi pensieri colmi di rancore. Perciò, la mia rabbia non è mai arrivata né a definirmi né tantomeno a consumarmi. Ho imparato a vedere il male nel mondo e a dargli un nome senza però sentirmi vittima degli altri. Lo stesso Ikeda sapeva bene cosa significasse voltare le spalle alla rabbia per dirigersi invece verso la compassione e utilizzare il dolore come carburante per creare un mondo migliore. Dopo la Seconda guerra mondiale, avrebbe potuto essere infuriato con il governo giapponese per la distruzione della sua casa di famiglia, la perdita della sua infanzia, la morte di suo fratello e per tutte le difficoltà che incontrò nel continuare la sua formazione in quel paese devastato dalla guerra. Avrebbe potuto provare risentimento e astio nei confronti degli americani per aver sganciato due bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945, o avrebbe potuto guardare con sospetto le forze di occupazione americane in tutto il Giappone. Invece, tutto questo ha alimentato il suo impegno appassionato per la creazione della pace e la sua profonda e costante dedizione alla promozione di un tipo di educazione che incoraggi la creatività nei giovani e fornisca loro strumenti per costruire vite pervase da felicità e valore» (pagg. 53-54)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Amici uniti da un obiettivo comune</h5>



Carter andò a trovare Daisaku Ikeda in Giappone, visitando l’Università Soka. Nel libro racconta della sua accoglienza, del modo umile e amichevole con cui il presidente Ikeda lo accolse sul palco del Makiguchi Hall, l’auditorium nel quale vengono celebrate le cerimonie di laurea all’Università Soka.



Del dialogo che successivamente ebbe con il maestro Ikeda ricorda la sua umiltà, le molte domande che gli pose sulla sua vita, sulla sua infanzia, su Martin Luther King. La loro amicizia continuò negli anni a venire e anche il maestro Ikeda andò in visita al College Morehouse, dove fu accolto dal suo caro amico Carter. L’incontro con Ikeda cambiò la prospettiva di Carter su tante questioni, affermando anche di essere diventato un cristiano migliore proprio grazie all’incontro con il presidente Ikeda, che ampliò la sua visione del mondo e della nonviolenza.



<blockquote class="wp-block-quote">
«Daisaku Ikeda ha conquistato il mio cuore, la mia mente e il mio spirito in un modo che trovo estremamente difficile da descrivere a parole; l’unico modo con cui riesco a farlo è affermando che, dopo molti anni, ho trovato un altro mentore, un altro maestro» (pag. 109)
</blockquote>

Mercoledì 25 giugno, 71 persone rifugiate sono arrivate&nbsp; all'Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino, con un volo organizzato da UNHCR - Agenzia Onu per i Rifugiati - proveniente dalla Libia. Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie al protocollo sui corridoi umanitari tra ministero dell'Interno e ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sottoscritto due anni fa da Unhcr, Arci, Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche, Caritas e Chiesa Valdese con l’obiettivo di accogliere In Italia 1500 persone&nbsp;rifugiate nell’arco di tre anni. I corridoi umanitari sono un canale sicuro e legale per tutte le persone costrette a migrare a causa di guerre, conflitti, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, povertà, disastri naturali e che cercano di raggiungere l’Europa in modo sicuro.



L’arrivo di mercoledì 25 giugno a Roma include il gruppo di persone che verrà preso in carico dall’Arci nella propria rete di Circoli Rifugio, più di 20 circoli diffusi in 13 regioni.&nbsp;



Il progetto “Circoli Rifugio – Più corridoi per la libertà", realizzato da Arci Nazionale grazie ai&nbsp;fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ha implementato oltre 10 corridoi umanitari&nbsp;dal Pakistan - per cittadine e cittadini afghani - e dalla Libia, consentendo a 297 persone di raggiungere l’Italia negli ultimi due anni ed essere accolte dalla rete dei circoli ARCI. Obiettivo del progetto è garantire un’accoglienza diffusa e dignitosa basata sul coinvolgimento attivo dei territori&nbsp;e delle comunità locali al fine di sostenere percorsi di inclusione personalizzati, attraverso l’offerta di corsi di lingua, orientamento legale, inserimento scolastico per i minori,&nbsp; formazione professionale e accompagnamento al lavoro. Tutto ciò nell’ottica di accompagnare le persone nel recupero di una propria vita libera, sicura e autonoma nei paesi di accoglienza.



Attraverso i corridoi umanitari, per ora limitati nei numeri, è possibile sostenere e accompagnare le persone che sono costrette alla fuga per proteggere la propria vita, offrendo loro speranza per il futuro e contrastando allo stesso tempo il fenomeno della tratta di esseri umani.



Nel pomeriggio del 25 giugno si è svolta una conferenza stampa in cui sono intervenuti Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Walter Massa, presidente di Arci Nazionale e Filippo Ungaro, portavoce di UNHCR Italia. Massa, a nome di tutti i Circoli Rifugio, si è dichiarato orgoglioso di ospitare le persone rifugiate e dare loro la possibilità di costruire una nuova vita lontano dalle guerre e dalle discriminazioni, sottolineando come l’impegno di Arci rimanga quello di battersi per un mondo libero dalle frontiere e in cui le persone possano muoversi liberamente&nbsp; e costruirsi una nuova vita. Ungaro ha fatto notare che il numero delle persone rifugiate nel mondo è raddoppiato negli ultimi dieci anni raggiungendo la cifra preoccupante di 122 milioni, a fronte invece dei tagli che i governi hanno operato in questi anni a discapito delle&nbsp; organizzazioni che si impegnano per garantire i diritti delle persone costrette a lasciare il proprio paese. “In quest’ottica - ha affermato- i corridoi umanitari rappresentano un’ancora di salvezza per tutte queste persone.” Anche Impagliazzo ha voluto sottolineare come i corridoi siano una risposta forte al male delle guerre nel mondo che causano numerose sofferenze, tra cui quella di dover lasciare la propria casa.&nbsp;



Per saperne di più, visita la <a href="https://ottopermille.sokagakkai.it/progetto/circoli-rifugio-piu-corridoi-per-la-liberta-2/">pagina del progetto</a>.&nbsp;&nbsp;



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<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/06/2corridoi-umanitari-921-768x1024.jpg" alt="" class="wp-image-56360"/></figure>
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<a href="https://www.sgi-italia.org/in-primo-piano/corridoi-umanitari-la-soka-gakkai-italiana-al-fianco-dei-rifugiati-con-i-fondi-8x1000/">https://www.sgi-italia.org/in-primo-piano/corridoi-umanitari-la-soka-gakkai-italiana-al-fianco-dei-rifugiati-con-i-fondi-8x1000/</a>

<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Siete una fonte di speranza che risplende</h4>



di Michela Pasi, responsabile nazionale Studenti 



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<figure class="wp-block-image alignleft size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/06/MIchela-pasi.jpeg" alt="" class="wp-image-56349" style="width:281px;height:auto"/></figure>
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Sono passati ormai sessantotto anni dal 30 giugno 1957, il giorno in cui è stato inaugurato il Gruppo studenti. Il presidente Ikeda ricorda così le emozioni di quel momento:
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«Quella mattina inviai un telegramma da leggere durante la riunione. Nella mia mente vedevo i volti di quegli studenti irradiare la loro gioia traboccante e il loro voto per kosen-rufu appena formulato. Il mio messaggio diceva: “Congratulazioni per questa prima riunione del Gruppo studenti, un raduno di giovani uomini e giovani donne pieni di talento che si assumeranno la responsabilità del prossimo secolo! Vi prego di intraprendere con gioia questo cammino, sotto la guida del presidente Toda”. Il Gruppo studenti sarebbe stato l’ultimo fondato da Toda, il quale era pieno di gioia al momento della sua fondazione. Riponeva grandissime speranze negli studenti […]» (Corriamo insieme verso kosen-rufu, pag. 30)



In questi giorni di fine giugno, proprio nel pieno della sessione estiva di esami, in tutta Italia si stanno tenendo meravigliosi incontri studenti dedicati alla celebrazione di questo importante anniversario: gli studenti e le studentesse Soka di ogni regione stanno organizzando con cura e creatività incontri, festival, dialoghi tra studenti, professori e accademici, con l’obiettivo di riaffermare ancora una volta il ruolo determinante che il Gruppo Studenti è chiamato a svolgere in questo momento storico.



Stiamo vivendo un periodo di profonde crisi e incertezze. Quotidianamente, tramite i media, assistiamo in diretta a sempre più numerosi scenari strazianti, in cui la dignità della vita umana viene calpestata deliberatamente e sistematicamente. Tutto questo, se sommato alle sfide personali con le quali ognuna e ognuno si deve misurare ogni giorno, può portare a vivere situazioni di forte ansia, stress, burnout e preoccupazione. Ed è proprio per questo motivo che il Gruppo studenti è cruciale: innanzitutto per i giovani che ne fanno parte, perché diventa uno spazio di incontro e dialogo, in cui potersi confrontare liberamente e senza giudizio sulle sfide degli studi accademici e della quotidianità, trovando nelle guide dei maestri fonti inesauribili di incoraggiamento e nei compagni di fede preziosi alleati con cui sostenersi e avanzare fianco a fianco. Ma il Gruppo studenti è cruciale anche per il resto della società, perché rappresenta un faro di speranza e una fonte di cambiamento. Gli studenti e le studentesse infatti, si stanno impegnando con tutte le loro forze nella fede e nello studio con lo scopo di realizzare il profondo desiderio che ha mosso i maestri Toda e Ikeda che hanno deciso di fondare il Gruppo studenti affinché potessero diventare, attraverso l’impegno nei propri studi, «leader di una nuova era, compassionevoli e saggi, leader che avrebbero protetto la gente comune» (Ibidem).



Per noi studentesse e studenti Soka, quindi, giugno rappresenta una tappa fondamentale per rinnovare un profondo senso di gratitudine nei confronti dei nostri maestri, per l'infinita fiducia e l’esempio che ci hanno sempre trasmesso, e per rinnovare la determinazione di portare avanti la loro eredità, facendo nostri i loro incoraggiamenti e il loro spirito. Come scrive Sensei:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Tutti voi, mentre siete ancora giovani, state avanzando nell'ammirevole strada di mettere la fede in azione attraverso i vostri studi e applicando il Buddismo nella società. Spero che vivrete la vostra giovinezza in modo significativo con lo scopo di apprendere e migliorare voi stessi. Non dimenticate la vostra missione: lottate per diventare individui eccezionali! […] Voi, miei cari amici del Gruppo studenti, siete una fonte di speranza che risplende. State aprendo la strada della pace, della giustizia e della vittoria umanistica. “Possiamo credere nei giovani. I giovani sono la nostra unica speranza”: questo era ciò in cui credeva Toda. Incoraggiava gli studenti dicendo loro che hanno una missione molto più grande di quanto possano immaginare. Ed era convinto che sarebbero diventati individui straordinari. Siccome io credo in voi, vi dico: siate audaci! Siate coraggiosi! Siate invincibili! Affido a voi il futuro della SGI e di kosen-rufu, miei cari amici. Lascio tutto a voi!» (Corriamo insieme verso kosen-rufu, pag. 204)
</blockquote>



<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">L'intelletto in azione per la pace </h4>



di Andrea Yuji Balestra, responsabile nazionale Studenti



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<figure class="wp-block-image alignleft size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2024/05/Andrea-Yuji-Balestra-1.jpg" alt="" class="wp-image-46166" style="width:231px;height:auto"/></figure>
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Congratulazioni vivissime per questo anniversario della fondazione del Gruppo studenti! Come ben sappiamo, gli anniversari nella Soka Gakkai non servono a intrappolarci nel passato, ma hanno invece la facoltà attiva di farci riflettere sul significato profondo della data, per permetterci di fare un balzo in avanti ancora più vigoroso, attingendo alle infinite risorse presenti nelle nostre vite.
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In questo periodo storico così intenso e pieno di sfide può capitare - ancora di più rispetto ad altri momenti - di sentirsi spaesati, come se la terra sprofondasse sotto i nostri piedi, togliendo senso profondo ai nostri sforzi quotidiani. E, nel caso dei membri del Gruppo studenti, nel portare avanti il nostro percorso di studi, la particolare missione per mezzo della quale abbiamo deciso di contribuire al benessere dell’umanità, come anche delle persone che non hanno l’opportunità di studiare.



Ed è proprio in questo senso, guardando alle sfide che il presidente Toda e il suo discepolo Daisaku Ikeda stavano affrontando nel 1957, che possiamo imparare a fare nostro uno spirito veramente pionieristico, caratteristica peculiare del Gruppo studenti. A questo proposito, leggiamo infatti che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Nella primavera dell'anno precedente alla sua fondazione, durante uno studio del Gosho, il presidente Toda e io decidemmo, dialogando insieme, che era giunto il momento di creare la Divisione studenti. In quel periodo il mondo stava sgretolandosi nella Guerra Fredda tra i due blocchi di Oriente e Occidente e le tensioni crescevano, dovute alla preoccupazione della proliferazione delle armi nucleari» (<a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/studenti-per-la-pace">https://ilnuovorinascimento.org/a/studenti-per-la-pace</a>)
</blockquote>



Il Gruppo studenti, dunque, non nasce in condizioni comode e facili, anzi! Si potrebbe dire che, proprio perché i tempi sono tumultuosi, è necessario costituire un gruppo di giovani che mettano il proprio intelletto e la propria saggezza al servizio di tutti, per rimettere al centro il potere dell’umanità. Come è possibile fare tutto ciò in modo continuativo, senza perdere speranza di fronte alle sfide globali, che sembrano sempre così slegate dalle nostre esistenze? Diventa necessario riunirsi, e ritrovarsi insieme, e sentire che il fardello delle nostre sfide personali nell'ambito dello studio concorre alla felicità dell’umanità. A questo servono le attività del Gruppo studenti, incontri mirati che, come nella tradizione delle riunioni di discussione della Soka Gakkai, ci mettono in rete con l’altro e, per questo stesso motivo, accelerano il nostro percorso di crescita personale. Ciò ci permette di approfondire il legame maestro-discepolo, che ci rende dei veri e propri presìdi fisici di pace nell’ambito di studi che abbiamo deciso essere la causa della nostra vittoria. Proprio come dice Nichiren nel Gosho:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Vi siete intrattenuto con un amico nella stanza delle orchidee e vi siete raddrizzato come l’artemisia che cresce fra la canapa]» (RSND, 1, 24)
</blockquote>



La pace mondiale, dunque, non può prescindere dalla nostra crescita personale, dalla nostra stessa rivoluzione umana. Nella Proposta di pace del 1995 il presidente Ikeda dice di credere profondamente «che nessun individuo possa sperimentare una vera felicità o serenità fino a quando non sarà allontanato dall’umanità lo spettro della guerra. […] Ogni persona ha dentro di sé le cause che possono contribuire all’eliminazione dello squallore e della brutalità della guerra. Quando riflettiamo su tali fattori intrinseci alla nostra vita dovremmo ricordare il ben noto pensiero iscritto nel Preambolo della Costituzione dell’Unesco: “Poiché le guerre hanno origine nelle menti degli esseri umani, è nelle menti degli esseri umani che le parole in difesa della pace devono essere costruite”. Da un punto di vista buddista, il problema di come costruire tali parole in difesa della pace nel cuore di simili individui ha priorità su qualsiasi fattore sistematico esterno alla vita dell’essere umano, e rappresenta sia la sorgente sia il nucleo di ogni tentativo volto a conseguire la pace mondiale» (Proposta di pace 1995).



Il legame tra un cambiamento duraturo e la costruzione di un’epoca di coesistenza pacifica ha sempre inizio dalla trasformazione del singolo individuo, la cui rivoluzione umana è benefica per tutta l’umanità. Per fare questo è quindi necessario aumentare sensibilmente la qualità delle nostre interazioni personali. Il Presidente Ikeda ricorda che i membri del Gruppo studenti sono paragonabili al bodhisattva Virtù Universale, una figura del Sutra del Loto che, dal momento in cui ascolta l’insegnamento di Shakyamuni, dedica la sua vita a proteggere il devoto del Sutra del Loto, aprendo nuove strada grazie alla sua compassione, tanto che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Egli simbolizza il potere dell'incoraggiamento e il potere dell'azione. […] Forse potrebbe essere definito l'intelletto in azione, che non è mera conoscenza o ingegno, ma la luce dell'intelligenza che ci guida alla felicità. In termini concreti è l'intelletto basato sulla fede. […] Non è l'intelligenza che manca all'umanità, ma l'intelligenza permeata di compassione, cioè la vera saggezza. Kosen-rufu è un movimento per sviluppare questa saggezza» (La saggezza del Sutra del Loto, 3, 428)
</blockquote>



Amiche e Amici del Gruppo studenti, dedichiamoci da oggi in poi a proteggere la società aprendo nuove strade di dialogo, realizzandoci in primis come autentici discepoli del presidente Ikeda, e contribuiamo a creare un'epoca di coesistenza pacifica trasformando le relazioni di prossimità!

Di seguito lo script della quinta puntata di iNRassegna, un podcast di Il Nuovo Rinascimento



Care amiche e cari amici, vi diamo il benvenuto a una nuova puntata di iNRassegna, il podcast settimanale della redazione di Il Nuovo Rinascimento. Ogni puntata vi proporremo una carrellata dei principali articoli pubblicati durante la settimana e consigli pratici per esplorare il nostro sito. Un appuntamento veloce, ma ricco di spunti – da ascoltare ogni venerdì, ovunque vi troviate. "iNRassegna, tutto ciò che serve per restare sempre in contatto con Il Nuovo Rinascimento.”



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Frankie: Oggi è VENERDI 27 GIUGNO  io sono Frankie e iniziamo come sempre  la rassegna degli articoli pubblicati su  ilnuovorinascimento.org con Lucrezia dalla nostra redazione



Lucrezia: Ciao a tutti e tutte! Quanto è importante il linguaggio nella nostra quotidianità? Che impatto può avere l’uso di un termine o di un altro sulla vita delle persone? Abbiamo intervistato Francesco Ciuti, psicoterapeuta che da anni si occupa di questioni di genere e di orientamento e di identità sessuale, per approfondire questo tema così attuale e importante e comprendere la differenza tra “linguaggio inclusivo” e “linguaggio ampio”. Francesco ci ha parlato dell’importanza di realizzare un passaggio dall’inclusione alla coesistenza delle differenze e, in questo senso, utilizzare un linguaggio all’interno del quale più realtà siano comprese e possano esistere. Per esistere devono essere nominate. Un tema estremamente attuale che tocca la vita di tantissime persone e che fa parte della nostra quotidianità. Trovate l’articolo nella sezione “interviste” del nostro sito!



Frankie: Venerdì 20 giugno, negli spazi del Monk a Roma, la Soka Gakkai italiana ha partecipato a un evento speciale promosso da Refugees Welcome insieme a UNHCR Italia, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato.



Al centro dell’evento, il progetto Community Matching, sostenuto con i fondi dell’8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Daniela Di Capua, responsabile dell’Ufficio 8x1000 ha sottolineato l’importanza di costruire una cultura della pace e dell’interdipendenza, evidenziando che il vero cambiamento parte dall’incontro diretto tra le persone, superando ogni barriera e promuovendo relazioni autentiche, fondate sulla reciprocità.



Dal confronto tra i partecipanti è emerso un messaggio forte è emerso: nessuno può integrarsi da solo, perché l'inclusione è sempre un processo collettivo che si basa sulla responsabilità condivisa e sulla costruzione di legami autentici.



Per saperne di più sul progetto Community Matching e approfondire questo importante tema, trovate l’articolo completo sul nostro sito, nella sezione dedicata all’8x1000.



Lucrezia: Lo scorso fine settimana in diverse regioni d’Italia sono stati organizzati degli incontri per incoraggiare i membri e approfondire diverse tematiche, come il legame maestro e discepolo, l’importanza di costruire dei rapporti basati sulla fiducia reciproca, in particolar modo tra giovani e adulti, e la necessità di realizzare un progetto condiviso su come portare avanti le attività per kosen-rufu. A Roma si è tenuta anche una riunione per coloro che stanno già facendo attività di protezione come byakuren e sokahan al centro culturale di Roma a cui hanno partecipato anche dei principianti e persone che vorrebbero iniziare queste attività!



Frankie: In molti lo stavate aspettando: è uscito un nuovo episodio di Fragranze, il podcast di “Il Nuovo rinascimento” che racconta storie di vita quotidiana di chi, grazie al buddismo, è riuscito a trasformare la propria vita e a farla fiorire. In ogni episodio Elena con le sue interviste ci accompagna in un dialogo intimo dove emergono le sfide affrontate e vinte con la determinazione e la perseveranza nella pratica buddista.



In questo episodio&nbsp; conosciamo Aleandro, un ragazzo che cresce in un ambiente difficile, tra rabbia e violenza che riuscirà a lasciare dietro di sé le maschere imposte dalla paura, scoprendo la forza della gentilezza, dell’autenticità e della responsabilità. Una testimonianza potente di trasformazione che abbraccia il corpo, il cuore, le relazioni familiari e il lavoro.



Potete ascoltare questo e tutti gli altri episodi di Fragranze direttamente sul nostro sito nella sezione “Audio e Podcast”, sulle principali piattaforme di streaming (Spotify, Apple Podcast, Amazon Podcast) e sul nostro canale SoundCloud.



Lucrezia: Lawrence Edward Carter è un pastore battista afroamericano cresciuto con gli insegnamenti di Martin Luther King. Nel libro “Il maestro buddista di un pastore battista”, il pastore Carter racconta della sua vita, segnata dalla discriminazione razziale in un periodo storico molto oscuro. Fu proprio durante la sua giovinezza che ha incontrato per la prima volta Martin Luther King. Ispirato dai suoi discorsi, dal suo coraggio e dalla sua visione della vita e del mondo, Carter decide di dedicarsi alla pace divenendo un pastore battista. In un momento di grande sconforto conosce Daisaku Ikeda attraverso il dialogo con alcuni studenti del College di cui era direttore, membri della Soka Gakkai Internazionale. Scopre così un uomo i cui valori e azioni erano profondamente coerenti con quelli di Martin Luther King e inizia ad approfondire la conoscenza di Ikeda come uomo di pace. Attraverso questo dialogo e l’approfondimento della visione buddista della vita di Daisaku Ikeda, Carter afferma di aver ampliato la sua visione del mondo, scoprendo di non essere da solo nella lotta contro l’ingiustizia e di essere anche diventato un pastore migliore proprio grazie all’incontro con Daisaku Ikeda. L’articolo uscirà domani nella sezione approfondimenti del nostro sito, in “le nostre proposte di lettura”.



Frankie: Vi anticipo prossimamente sulle pagine di “Il Nuovo rinascimento” online l’editoriale di luglio del presidente della Soka Gakkai, Minoru Harada, che ricorda due date cruciali della storia della Soka Gakkai: il 3 luglio 1945, giorno in cui il secondo presidente Josei Toda, appena uscito dal carcere dopo la repressione militarista, giurò di realizzare la pace diffondendo il buddismo di Nichiren Daishonin, e il 3 luglio 1957, data dell'ingiusto arresto del presidente Daisaku Ikeda, episodio noto come "incidente di Osaka". Harada sottolinea l'importanza di continuare a lottare con spirito indomito per diffondere la giustizia e la verità, ricordando che la vera vittoria appartiene a chi persevera con tenacia.



Inoltre una notizia che riguarda da vicino il nostro istituto. La Soka Gakkai italiana ha infatti partecipato a Roma all'incontro nazionale “La via italiana del dialogo interreligioso”, organizzato dalla Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI. Una giornata di confronto e progettualità, in cui rappresentanti di varie religioni presenti in Italia si sono impegnati a promuovere un dialogo costruttivo e rispettoso, mirato alla costruzione di una società fondata sulla pace, sulla convivenza e sulla dignità reciproca. L'incontro ha inoltre posto le basi per un futuro simposio interreligioso nazionale, con l'obiettivo di rafforzare una rete stabile di dialogo tra religioni nel nostro Paese.



Lucrezia: Questo mercoledì è stato inoltre pubblicato l’ultimo materiale di approfondimento in vista del corso nazionale a Firenze che si terrà a Firenze dal 18 al 20 luglio! In questo articolo i responsabili nazionali hanno voluto approfondire il capitolo giovani fenici de La Nuova rivoluzione umana, volume 9.



Giovani fenici sono di fatto i membri del gruppo futuro. Ma perché il maestro Ikeda sceglie proprio questo termine?&nbsp; Scrive:



«La fenice era un uccello mitologico onorato in Cina fin dai tempi antichi. Era considerato un simbolo augurale, e si pensava che annunciasse l’apparizione di un monarca che avrebbe governato con giustizia e umanità. Per questo Nichiren Daishonin paragonò il Sutra del Loto, il re di tutti i sutra, alla fenice. Shin’ichi chiamava i membri del Gruppo scuola superiore giovani fenici per esprimere il suo profondo desiderio che diventassero grandi leader della prossima generazione» (NRU, 9, 112)



Manca meno di un mese al 10° corso nazionale futuro! Il corso sarà una grande occasione per creare relazioni di amicizia e approfondire il legame con il maestro, facendo sorgere una nuova, fresca speranza nel proprio cuore e nel futuro!



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Finisce così questa quinta puntata di iNRassegna. Grazie per averci seguito e grazie Lucrezia.



Lucrezia: Ciao a tutti e a tutte&nbsp; e alla prossima settimana!



Frankie: Nel corso di tutta la giornata su ilnuovorinascimento.org troverete sempre nuovi articoli, approfondimenti ed esperienze che si aggiornano continuamente. Seguiteci anche sui nostri canali social per non perdere neanche una novità, e ci sentiamo venerdì prossimo per una nuova puntata di iNRassegna.

Nelle nostre relazioni più profonde e complesse, spesso quando emergono conflitti irrisolti, vecchie rivalità, tensioni latenti, lasciano strascichi emotivi. E talvolta potremmo trovarci a pensare che ci sono cose che non cambieranno mai. Ma se invece fosse possibile cambiare anche i rapporti più difficili? E se, al di là delle abitudini consolidate e delle vecchie ferite, potessimo trasformare davvero queste relazioni?



Trasformare un rapporto familiare non è semplice, serve coraggio. è importante trovare la forza di affrontare vecchi schemi, di mettere in discussione ciò che si è sempre dato per scontato; accettare la vulnerabilità, avere pazienza, e fare un lavoro profondo su se stessi assumendoci la responsabilità di quel cambiamento. Dunque, come possiamo trasformare i rapporti familiari attraverso la fede?



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Un insieme di legami positivi</h5>



Secondo il Buddismo, la trasformazione delle relazioni familiari è uno degli obiettivi fondamentali della fede. Lo ricorda anche la prima delle cinque linee guida eterne della Soka Gakkai: “Fede per una famiglia armoniosa”. A questo proposito Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, nel 1957 spiegò:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La famiglia è il fondamento della società e la fede per una famiglia armoniosa è la fonte di energia per la costruzione di una famiglia forte. Tale fede è una condizione indispensabile per la felicità delle singole famiglie e per la fioritura della società nel suo complesso» (Le cinque linee guida eterne della Soka Gakkai, pag. 4)
</blockquote>



Il maestro Ikeda scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Sono molto affezionato all’idea della famiglia come un luogo in cui ogni suo membro può crescere e creare valore. La famiglia è un nucleo di sicurezza e speranza, tanto necessarie nella vita, una fortezza di felicità e pace, un luogo in cui rivitalizzarsi, per “ricaricare le batterie” ogni giorno. È un insieme di legami positivi che crea le condizioni per il miglioramento e la realizzazione personale. È un castello di armonia e di crescita.  Nichiren Daishonin teneva moltissimo a sua madre e in uno dei suoi scritti esprime candidamente il rammarico per non aver ascoltato più spesso le sue parole» (Ibidem)
</blockquote>



Dal punto di vista del Buddismo la famiglia è il fondamento di comunità e società prospere. Il maestro Ikeda afferma che la crescita di ogni suo membro attraverso il sostegno e l’incoraggiamento reciproco e la creazione di un ambiente armonioso e collaborativo nella famiglia, che costituisce la più piccola unità sociale, sono il punto di partenza per costruire la pace.



La fonte di energia per la costruzione di una famiglia armoniosa è la fede nella Legge mistica. Praticare il Buddismo e approfondire la fede ci permette di creare felicità nelle singole famiglie e di realizzare la fioritura della società nel suo complesso.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Come possiamo realizzare una famiglia armoniosa, che sia una miniatura della pace mondiale?</h5>



A questo proposito il maestro Ikeda indica tre punti ben precisi (BS, 180):



Anzitutto, impegnandoci in prima persona per essere una presenza luminosa e solare nelle nostre case, abbracciando tutti i membri della famiglia con la luce della compassione. È importante portare avanti la nostra rivoluzione umana e sviluppare noi stessi per diventare una sorgente di luce che comunica speranza alla propria famiglia.



«La via diretta per costruire una famiglia armoniosa consiste nel diventarne il sole splendente» (BS, 180, 55).



Secondo punto, rispettandoci a vicenda, riconoscendo che i legami familiari fra genitori e figli, o fra coniugi o compagni di vita, sono legami karmici che perdurano attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Come praticanti del Buddismo di Nichiren dovremmo prenderci cura dei nostri congiunti e apprezzarli profondamente.



Terzo, fornendo un contributo positivo alla società impegnandoci a far crescere successori che proseguano nella nostra impresa.&nbsp;



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">“Fede per una famiglia armoniosa”</h5>



Il maestro Ikeda afferma che “Fede per una famiglia armoniosa” è la più importante delle cinque guide eterne della Soka Gakkai. Spiega infatti che gli sforzi per concretizzare questo tipo di fede sono l’essenza stessa della pratica buddista e costituiscono anche la via sicura per la realizzazione della pace.



Nichiren nel Gosho sottolinea l’importanza di nutrire una considerazione compassionevole verso i propri genitori, ed esorta spesso i suoi discepoli a creare una salda unità, ad esempio tra fratelli, o tra marito e moglie, per affrontare le prove e vincere sulle avversità della vita. Utilizzando metafore come l’arco e la freccia, oppure le due ruote di un carro incoraggia a lavorare in unità per creare valore. Sensei scrive: &nbsp;



<blockquote class="wp-block-quote">
«Ogni famiglia ha il suo bagaglio di problemi, per esempio di tipo finanziario o di salute. Nel riferirsi a questo tipo di sfide, il Daishonin afferma: “Probabilmente le dieci fanciulle demoni stanno mettendo alla prova la tua fede”. Non abbiate mai paura, per quanto il problema sembri scoraggiante. Semplicemente, dite a voi stessi che la vostra fede viene messa alla prova e alzatevi per affrontare le difficoltà coraggiosamente. Così facendo, trasformerete definitivamente il veleno in medicina innalzando il vostro stato vitale» (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, pag. 132)
</blockquote>



E afferma anche:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Se consideriamo le sfide che affrontiamo in famiglia come prova della nostra fede e raccogliamo il coraggio, recitiamo Daimoku e alziamo il nostro stato vitale, ciascun familiare inevitabilmente si rivelerà essere un buon amico”, o influenza positiva, nella nostra vita. Questo è il potere della Legge mistica. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è una filosofia che ci permette di abbracciare ampiamente tutte le difficoltà che la vita ci presenta e di volgere tutto in direzione positiva» (Ibidem, pag. 208)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il coraggio per cambiare</h5>



Di solito associamo l’idea di coraggio a gesti epici o eclatanti. Ma il coraggio è molto più a portata di mano, più quotidiano: è scegliere di agire o reagire in modo diverso dal solito, nonostante la paura, l'incertezza o il dolore. Il Buddismo ci insegna che tutti possediamo questo coraggio. Gli atti di coraggio decisivi sono spesso quelli meno visibili, sono quelli rivolti all’interno, i cambiamenti che riguardano il nostro cuore, il prendersi cura prima di tutto di come stiamo noi, della nostra condizione vitale. Avere la forza di andare oltre le apparenze, oltre il pregiudizio, di non farci condizionare dal passato, di credere che tutto possa ricominciare in modo diverso con uno sguardo nuovo che non deriva dal karma, da ciò che abbiamo vissuto, facendo sorgere nella nostra vita il sole del tempo senza inizio, il potere della natura di Budda. Nichiren Daishonin ha offerto un mezzo concreto per risvegliarlo: la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo.



Il cambiamento dunque avviene a partire da noi, quando decidiamo, nel profondo del cuore, che vogliamo essere felici. Quando smettiamo di aspettare che siano gli altri a cambiare e cominciamo a cambiare noi. Quando, giorno dopo giorno, scegliamo di non arrenderci e rideterminiamo il cambiamento che ci sembra impossibile. Ed è proprio da lì, da quel seme, da quel piccolo atto di coraggio quotidiano, che fioriscono meraviglie.



Di seguito la storia di Filippo che ha realizzato un cambiamento significativo nelle relazioni familiari.



<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Prendere l’iniziativa e diventare protagonisti della creazione di una famiglia armoniosa</h4>



Esperienza di Filippo Augusti, Roma



<div class="wp-block-group">
<figure class="wp-block-image alignleft size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/06/filippo-augusti-def-768x1024.jpg" alt="" class="wp-image-56318" style="width:326px;height:auto"/></figure>
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<div class="wp-block-group">
Ho ricevuto il Gohonzon nel 2013 e la pratica buddista ha trasformato radicalmente la mia vita. Da adolescente timido e accondiscendente, con il tempo ho sviluppato una passione per la filosofia, ho viaggiato e mi sono liberato dalla paura e dalla timidezza. Dopo essermi diplomato mi sono trasferito a Bologna per gli studi.
</div>



Sebbene fossi lontano da casa da molti anni, mi sentivo sempre legato ai miei genitori, soprattutto a mio padre che, nonostante la mia lontananza, non faceva altro che ripetere che sarei tornato per stare con loro. Questa idea mi pesava, soprattutto verso la fine dei miei studi. Sentivo la necessità di liberarmi da questa “corda” invisibile e, nel 2020, dopo il primo lockdown, decisi di tornare a Sesto Fiorentino per affrontare finalmente questa situazione.



Nel frattempo, avevo iniziato una relazione con Francesca che, a differenza delle mie precedenti storie, si stava rivelando stabile e profonda. Il nostro rapporto è cresciuto durante il lockdown e, grazie al Daimoku, siamo riusciti ad affrontare insieme le difficoltà. Fino ad allora non ero riuscito a legarmi a nessuno perché dopo qualche mese scappavo. Nel 2018 però avevo deciso di mettere fine a questa tendenza e in occasione di un corso giovani in Giappone ricevetti un consiglio nella fede in cui mi veniva consigliato di descrivere nel dettaglio le caratteristiche della persona con cui volevo costruire una relazione di valore, e soprattutto fui incoraggiato a rispettare ogni ragazza che avrei incontrato anche se non corrispondeva alla mia descrizione e ad essere la versione migliore di me stesso. Quando incontrai Francesca lei aveva tutte le caratteristiche che avevo elencato. Solo l’età non corrispondeva dato che lei ha ventidue anni più di me e questo rendeva molto complicato parlarne con i miei genitori perché avevo paura che non avrebbero capito. Si innescò la solita dinamica di silenzi e giudizi. Mi crollò il mondo addosso, ma recitare Daimoku e fare attività nella Soka Gakkai mi sostenevano e piano piano iniziai a leggere in modo diverso la situazione che stavo vivendo: compresi le preoccupazioni di mia madre e mi resi conto che era una grande occasione per trasformare il rapporto con miei genitori illuminandolo con la luce del rispetto reciproco. Leggevo spesso le parole di Sensei:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Se una persona risplende come il sole, tutta la famiglia verrà illuminata dalla sua luce e i suoi discendenti saranno avvolti dalla sua grande buona fortuna. Pertanto, non c’è nulla di cui preoccuparsi. L’importante è prendere l’iniziativa e diventare protagonisti della creazione di una famiglia armoniosa» (NR, 789)
</blockquote>



Decisi di partire dal dialogo con mia madre. Pregavo per la felicità sua e di mio padre e il primo beneficio fu quello di non arrabbiarmi mai con lei o creare distanza. Le prime volte che parlavamo erano difficili, l'emotività prendeva il sopravvento e lei era chiusa sulle sue posizioni. Il mio obiettivo non era tanto quello di convincerla quanto piuttosto trasmetterle che ero felice. Era una lotta di Daimoku, rispetto, fiducia e dialogo. Ma nel giro di pochi mesi la situazione era completamente cambiata: ci ritrovavamo a parlare del passato mio e suo, ad aprirci su sogni e preoccupazioni… Senza accorgercene, stavamo dialogando veramente, profondamente. Ero felicissimo.



Tuttavia, dovevo ancora parlare con mio padre. Non trovavo il coraggio, finché un giorno lui, dal nulla, mi prese da parte e mi disse: “L’importante è che tu sia felice, indipendentemente da quello che io e la mamma possiamo pensare. Porta avanti la tua vita”. Con queste parole, il laccio invisibile che mi legava ai miei genitori si sciolse. Mi sentii libero, ma sentivo che il rapporto con mio padre non era ancora completamente risolto. Così, dopo mesi di Daimoku, scrissi a mio padre un lungo messaggio, raccontandogli la mia storia con Francesca. La sua risposta mi colpì: "L'importante è che tu e Francesca siate felici". Piansi dalla gioia. Tutte le paure che avevo avuto crollarono. Ringraziai il Gohonzon e il giorno dopo mia madre mi raccontò che aveva visto mio padre "felice come non succedeva da tempo". Con mio padre parlammo a lungo e anche con lui i muri erano stati abbattuti e infatti la sua considerazione di me in famiglia adesso è totalmente cambiata.



A giugno dello scorso anno abbiamo fatto un pranzo con i miei genitori, mia sorella, Francesca, sua madre e suo figlio, creando un’atmosfera bellissima, e qualche mese fa abbiamo festeggiato il mio compleanno tutti insieme a casa dei miei. Da quel momento mi sono sentito rinato e ciò mi ha permesso anche di rilanciare su altri obiettivi della mia vita, in particolare il lavoro. Ho sempre provato un grande amore e una profonda gratitudine nei confronti dei miei genitori, tuttavia mi sono accorto che molte delle scelte fatte nella mia vita, tra cui quella dell’università e del lavoro, erano state guidate dalla compiacenza nei loro confronti. Sebbene sia stato veramente grato dei miei studi e del mio lavoro, il mio desiderio originale quando ho iniziato a praticare a diciotto anni era quello di lavorare per la pace. In momenti di particolare gioia e gratitudine avevo già sentito in questi anni il desiderio di riprovare questa strada ma da quel pranzo mi sono sentito ancora più libero di farlo. Perciò ho iniziato a recitare Daimoku con questo obiettivo e anche con la domanda costante “come posso far conoscere a più persone possibili il mio maestro, ora che non è più in vita?”. Da maggio ho iniziato un nuovo lavoro che rispecchia esattamente questo mio desiderio realizzando così un mio grande sogno. È proprio come scrive Ikeda Sensei:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quando viviamo con tutte le forze per la causa di kosen-rufu, il nostro karma così com’è diventa la nostra preziosa missione e le sofferenze che viviamo si trasformano in inestimabili tesori del cuore» (NRU, 30, 682)
</blockquote>

L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai&nbsp;ha partecipato oggi a Roma all’incontro nazionale&nbsp;“La via italiana del dialogo interreligioso”, promosso dalla Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo&nbsp;della CEI, presso la sede di Circonvallazione Aurelia.



L’incontro ha visto la presenza di numerosi rappresentanti, adulti e giovani, delle diverse tradizioni religiose presenti in Italia, studiosi e operatori del dialogo, riuniti in un clima di ascolto, rispetto e progettualità condivisa, e accomunati dalla volontà di costruire un dialogo sincero, rispettoso e costruttivo. La conversazione spirituale che ha caratterizzato la mattinata è stata strutturata in tre fasi:&nbsp;condivisione,&nbsp;risonanza&nbsp;e&nbsp;sintesi condivisa.



Nel pomeriggio, l’incontro si è focalizzato sull’organizzazione di un futuro&nbsp;simposio interreligioso nazionale, uno tra i prossimi passi concreti verso la fortificazione di una rete stabile di dialogo tra religioni nel contesto italiano.



La giornata è trascorsa in un clima di apertura e collaborazione, durante la quale ciascun esponente religioso ha potuto ribadire il proprio impegno nel promuovere il dialogo interreligioso come via per la pace, la convivenza e la costruzione di una società fondata sulla dignità e il rispetto reciproco.



<a href="https://www.sgi-italia.org/press-e-media/la-via-italiana-del-dialogo-interreligioso-la-soka-gakkai-italiana-partecipa-allincontro-promosso-dalla-cei/">https://www.sgi-italia.org/press-e-media/la-via-italiana-del-dialogo-interreligioso-la-soka-gakkai-italiana-partecipa-allincontro-promosso-dalla-cei/</a>



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<li class="has-contrast-color has-text-color has-link-color"><a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/verso-il-10-corso-nazionale-futuro" data-type="link" data-id="https://ilnuovorinascimento.org/a/verso-il-10-corso-nazionale-futuro">Alcuni spunti dal volume 12 de La Rivoluzione umana, capitolo "Nuova Alba"</a></li>
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<li class="has-contrast-color has-text-color has-link-color"><a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/verso-il-10-corso-nazionale-futuro-2">Alcuni spunti dal volume 14 de La Nuova rivoluzione umana, capitolo "Fiume possente"</a></li>
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<li class="has-contrast-color has-text-color has-link-color"><a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/verso-il-10-corso-nazionale-futuro-3">Alcuni spunti dal volume 9 de La Nuova rivoluzione umana, capitolo "Giovani fenici"</a></li>
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