Un grandissimo amore per la vita

Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie 

Vivere con gratitudine

I giovani e la NRU. L'educazione umana

Un miglioramento senza limiti

Cresciamo con La nuova rivoluzione umana - Aprile

Con Sensei nel cuore". Splendiamo come "soli di felicità" che non si arrendono mai

Kosen-rufu avanza al ritmo della non dualità di maestro e discepolo

L’inverno si trasforma sempre in primavera

Ripagare il debito di gratitudine verso i propri genitori è il primo passo per vincere nella vita

Notizie dalla SGI

Notizie dalle regioni

Sono passati quarant’anni da quando ho partecipato al mio primo zadankai e ho iniziato a recitare Nam-myoho-renge-kyo. È difficile riassumere l’esperienza di una vita, ma proverò. Sono cresciuta in una famiglia molto benestante e molto disfunzionale. Nostra madre aveva occhi e cura solo per nostro padre. E nostro padre era un uomo estremamente brillante ma abusante e violento sul piano relazionale, nessuno di noi e nessuno al mondo riusciva ad essere all’altezza delle sue aspettative e la mancanza di rispetto e di cura da parte di entrambi facevano parte della nostra vita quotidiana. Stare in famiglia provocava in noi figli una continua sensazione di allerta, perché in ogni istante e senza ragione avrebbe potuto scatenarsi l’inferno. Si salvi chi può e ognuno per sé era il nostro motto. Fatto sta che quando ho iniziato a praticare vivevo per conto mio e credevo che la mia vita sarebbe stata perfetta lontana da tutti loro. Invece recitando Daimoku la mia sofferenza andò aumentando ancora di più, mi sentivo l’inferno nel cuore, bevevo troppo e lottavo con una oscurità profonda che mi divorava internamente. Ma più di ogni cosa mi sentivo disperata per la condizione di mio fratello minore Andrea, nato con un lieve ritardo cognitivo e vittima quotidiana di quel ménage familiare. Assistere impotente alla sua infelicità e al maltrattamento che subiva si trasformò nel desiderio di salvarlo, il mio obiettivo prioritario nella vita. Cominciai una battaglia quotidiana con me stessa per restare viva e non lasciare che il buio mi travolgesse. Recitavo tre ore di Daimoku al giorno, lavoravo, facevo tanta attività e ogni giorno mi misuravo con la mia sofferenza e determinavo di riuscire a manifestare il mio vero io. Dopo diversi anni di questo percorso, abbracciando il profondo significato di cosa siano la compassione e la gratitudine, mi ritrovai con una famiglia pacificata sebbene piena di cicatrici. Questa straordinaria trasformazione andò di pari passo con il mio rinato grandissimo amore per la vita e la capacità di far emergere finalmente il mio valore, e di qui la possibilità di essere amata e degna di rispetto, di avere un ruolo nel mondo, essere il genitore che avrei voluto, costruire una mia famiglia, allegra e vitale, un lavoro di cui essere fiera, tutte cose che non credevo avrei mai realizzato. Per tutti gli anni successivi mi sono impegnata intensamente nel rendere solido questo progetto di vita, a quaranta anni ho ricominciato da zero nel lavoro per realizzare il mio obiettivo in campo sociale, ho fatto sempre attività, ogni mese l’offerta per kosen-rufu, studiando, costruendo la mia relazione con Sensei, condividendo il Buddismo con tante persone e anche godendomi la vita, coltivando i miei interessi e le mie passioni! Un tormento però lo avevo sempre ed era mio fratello Andrea. Nonostante avesse ricevuto il Gohonzon era stato umiliato così a lungo che ormai la sua condizione di base era una enorme sfiducia in se’ stesso, ansia e disagio. Per poterlo sostenere, durante dieci anni mi impegnai ad andare da lui a Torino ogni quaranta giorni e finalmente con una fortissima determinazione riuscii a farmi nominare sua amministratrice di sostegno e ad avere quindi molto più potere sulla sua vita. Gli trovai una brava psichiatra, due associazioni meravigliose dove poter lavorare e avere amicizie, per la prima volta fu preso in carico dai servizi sociali che potevano così vigilare sulla sua condizione, e infine trovai magicamente durante il lockdown un uomo fantastico che diventò non solo il suo badante, ma anche il suo più caro amico.  Così quello che per la maggior parte del mondo è stato un annus horribilis, il 2020, è stato per me uno dei periodi più preziosi della mia vita: per Andrea è cominciato un periodo straordinario, il suo stato vitale era alto, gioioso, era simpatico, faceva mille cose ed era anche di compagnia per nostra madre poiché nel frattempo nostro padre era venuto a mancare.  Nello stesso periodo io - che l’anno precedente mi ero dimessa dal ruolo che avevo avuto per tanti anni nel campo dei rifugiati per protesta contro delle nuove leggi che violavano i diritti umani - a sessantuno anni inizio a lavorare nella Soka Gakkai per avviare il nuovo ufficio 8x1000 e mettere la mia esperienza a disposizione della nostra meravigliosa organizzazione umanista. Non so spiegare l’incredulità e l’orgoglio per questo dono del tutto inaspettato e per me inimmaginabile! Con questo rinnovato entusiasmo arrivo all’inizio del 2023, quando Andrea e io decidiamo che lui è pronto per realizzare il suo sogno: andare a vivere per conto proprio, fuori dalla casa della mamma. Gli trovo un appartamento bellissimo vicino a tutti i suoi punti di riferimento, lo arredo di tutto il necessario, gli faccio il trasloco e il sabato rientro a Roma. Lui si trasferisce il lunedì, mi manda un video, è felicissimo. Il mercoledì notte mi chiama il badante disperato, c’è l’ambulanza, Andrea ha un arresto cardiaco, non c’è nulla da fare. Muore in casa pochi minuti dopo. Non so esprimere a parole il dolore e la disperazione che ho provato. La rabbia per quella ingiustizia insopportabile. È successo poco più di un anno fa e ci penso ogni giorno. Non so il motivo per cui è accaduto, ma recitando Daimoku in profondità ho sentito che la funzione di Andrea nella mia vita è stata quella della compassione vera, quella di darmi la motivazione per percorrere la vita senza mai lasciarmi andare, perché il legame verso di lui me lo impediva. E vederlo andar via nel momento in cui l’obiettivo era raggiunto mi ha allo stesso tempo devastata e riempita di una gratitudine immensa, verso tutto, ma soprattutto per il dono che ha lasciato: nel dolore della sua perdita mia figlia Caterina ha scelto di portarsi a casa il Gohonzon di Andrea e poi di aprirlo e di iniziare a praticare. Nei dodici mesi a cavallo della morte di Andrea ho perso otto persone care - tra cui mia mamma - e in questa turbolenza mi è arrivata anche la disdetta per la casa dove viviamo da quindici anni. Panico. Poi mi dico: ho ereditato soldi a sufficienza, posso comprare una casa più piccola di questa e in un altro quartiere, dando per scontato che nella mia zona sarebbe impossibile, dimenticando completamente di recitare per questo. Poi al corso donne mi viene ricordato che ogni obiettivo personale andrebbe collegato a uno scopo più grande (lo avevi dimenticato, Daniela?) e recito un Daimoku sincero e pulito per realizzare il mio desiderio personale di restare nel quartiere, ma anche di disporre di ampi spazi per le riunioni che ospito. Dopo una settimana viene messo in vendita un appartamento nello stesso palazzo dove sono nati i miei figli e dove abbiamo vissuto fino a quindici anni fa. È perfetto in tutto, subito facciamo un’offerta che viene accettata. Quanto è potente e misteriosa la vita!  Quel che so con certezza è che il Daimoku mi fa volare sempre più in alto nel viaggio dentro me stessa, l’attività per kosen-rufu mi aiuta ad uscire dal mio ego e Sensei mi insegna a vivere.  Il mio desiderio, la mia decisione è che ogni persona trovi se stessa e il proprio potere innato e decida di indirizzarlo costantemente alla costruzione di una felicità profonda, una pace duratura, concreta, quotidiana, nel mondo intero. Il mio caro maestro Ikeda Sensei, ne La nuova rivoluzione umana afferma:



<blockquote class="wp-block-quote magenta">
«La realizzazione di ideali come la pace e l’amore universali inizia a concretizzarsi quando ciascuno di noi comincia a chiedersi in che modo dovrebbe porsi di fronte ai problemi e alle vicende dell’ambiente che lo circonda» (NRU 1, 192)
</blockquote>

«Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie» (BS, 124, 54): questa frase della Raccolta degli insegnamenti orali risuona spesso dentro di me, a ricordarmi la fortuna che abbiamo di poter recitare ogni giorno Nam-myoho-renge-kyo, la grande Legge della vita e dell’universo in grado di trasformare qualsiasi veleno in medicina.  Sono passati più di 750 anni da quando Nichiren Daishonin proclamò per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo, il 28 aprile 1253.  Ed è passato quasi un secolo da quando la Soka Gakkai ha iniziato a diffonderlo in Giappone, e poi nel mondo intero. Così la nostra rete umanistica Soka si è diffusa in 192 paesi e territori, e il suono di Nam-myoho-renge-kyo risuona sul nostro pianeta 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno! In ogni angolo del mondo le persone possono rivitalizzarsi grazie al potere benefico della recitazione del Daimoku.  Celebrare il 28 aprile oggi significa ricordare che nella profondità della vita esiste la forza per trasformare qualsiasi avversità, qualsiasi ostacolo.  Significa anche rinnovare il desiderio della felicità degli altri e impegnarsi per far conoscere il Buddismo di Nichiren e i valori della Soka Gakkai.  Nel Gosho Sul ricevimento delle Tre grandi Leggi segrete il Daishonin scrive: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Adesso però siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge e il Daimoku che io, Nichiren, recito è differente da quello delle epoche precedenti. Questo Nam-myoho-renge-kyo comprende sia la pratica per sé sia l’insegnamento agli altri» (RSND, 2, 925)
</blockquote>



Da questo passo si percepisce la portata rivoluzionaria dell’insegnamento di Nichiren: per manifestare la Buddità nella nostra vita è necessario rompere il guscio che ci avvolge, impegnandoci a diffondere Nam-myoho-renge-kyo per condurre le persone alla felicità e realizzare la pace nel mondo. Con quale atteggiamento dovremmo recitare Daimoku?



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quando state soffrendo, quando siete tristi, quando vi sentite feriti – scrive Ikeda Sensei – recitate semplicemente Nam-myoho-renge-kyo con cuore aperto. Continuate a recitare così come siete, come se steste condividendo i vostri sentimenti con un genitore: in questo modo trasformerete i vostri problemi in preghiere. Soprattutto, mentre recitate, sentirete sorgere dentro di voi un coraggio che vi riempirà della convinzione di riuscire a trionfare su ciò che vi affligge. Anche se il problema non si risolve subito, verrà il momento in cui le sofferenze dell’inferno svaniranno immediatamente. Guardandovi indietro scoprirete che la difficoltà che vi aveva procurato tanto dolore era diventata l’opportunità di espandere il vostro stato vitale. Le preghiere al Gohonzon fanno sorgere nel vostro cuore il sole gioioso della missione e vi permetteranno di far brillare di luce suprema la vostra esistenza presente» (Ai nostri meravigliosi nuovi membri, pag. 48)
</blockquote>



La prima volta che recitai Nam-myoho-renge-kyo non sapevo nulla del Buddismo di Nichiren, ma il suono del Daimoku mi piaceva, perciò decisi di provare… Dopo un po’ mi accorsi che la recitazione del Daimoku aveva il potere di alleggerire la mia sofferenza e il mio tormento interiore, e pian piano ricominciai a sentire un po’ di speranza e fiducia in me stessa. Di conseguenza migliorarono anche i miei rapporti con gli altri, amici e familiari. Quando mi sentivo depressa leggevo le frasi di Gosho che più mi incoraggiavano e ripensavo alle parole di Sensei, che sembravano indirizzate proprio a me.  Erano gli inizi degli anni ‘80, avevamo pochissime traduzioni in italiano e Il Nuovo Rinascimento era nato da pochi mesi… Quelle pagine erano una fonte infinita di nutrimento per la mia fede, mi aiutavano a superare i dubbi e ad andare davanti al Gohonzon con il desiderio di sperimentare il potere di Nam-myoho-renge-kyo. Oggi abbiamo tanto materiale a disposizione, ma dovremmo sempre approfondire il nostro spirito di ricerca e mettere in pratica ogni passo del Gosho e ogni guida del nostro maestro.  Come scrive Sensei: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Per continuare a praticare con gioia bisogna sempre avere un forte spirito di ricerca, così da godere degli immensi benefici del Gohonzon, e comprendere che tutto quel che facciamo e ciò che ci succede è un nutrimento per la nostra crescita personale» (NR, 590)
</blockquote>

<blockquote class="wp-block-quote">
«Persino gli animali conoscono la gratitudine, a maggior ragione dovrebbero conoscerla gli esseri umani. A maggior ragione chi si dedica al Buddismo non dovrebbe dimenticare la gratitudine verso i genitori, verso i maestri e verso il paese. Ma per ripagare questi grandi debiti, deve assolutamente studiare a fondo la Legge buddista e diventare saggio»&nbsp;&nbsp;&nbsp;



Dal Gosho&nbsp;Ripagare i debiti di gratitudine&nbsp;(RSND, 1, 614)
</blockquote>







<h3 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Apprezzare la rete di cui facciamo parte</h3>



Incoraggiamento di&nbsp;Daisaku Ikeda, BS, 194



«Oggi si può pensare che le parole “debito di gratitudine” siano antiquate e implichino qualcosa che viene imposto in maniera unilaterale dall’alto, come un dovere richiesto da un superiore o da un genitore.&nbsp; Ma nel Buddismo, e in particolare negli insegnamenti del Daishonin, ripagare i propri “debiti di gratitudine” è una virtù universale radicata nella visione buddista della vita secondo la quale tutte le cose sono fondamentalmente interdipendenti. “Riconoscere i propri debiti di gratitudine” significa discernere e apprezzare la rete di cui facciamo parte, che include i genitori, la famiglia, le persone del nostro ambiente, il maestro, tutti gli esseri viventi, la società e il mondo del Buddismo. Riconoscere e ripagare i nostri debiti di gratitudine consiste nel comprendere che ciò che siamo è dovuto a tutte le persone che esistono nella nostra vita e nell’impegnarci per la loro felicità con senso di gratitudine. È in base a tale comprensione che riusciamo ad apprezzare la persona che abbiamo di fronte. Quando lo facciamo, possiamo liberarci dal dolore della solitudine e forgiare legami cuore a cuore; possiamo espandere il nostro stato vitale e arricchire la nostra umanità e quella degli altri. L’insegnamento buddista di ripagare i debiti di gratitudine è un principio pragmatico che restituisce umanità a una società in cui tante persone si sentono alienate e sole»&nbsp;

Nel capitolo "Educazione umanistica" del volume 24 de La nuova rivoluzione umana, viene approfondito il concetto di educazione umana così come inteso da Daisaku Ikeda, sottolineando il valore della crescita personale, del sostegno alla comunità e della formazione dei giovani attraverso la pratica buddista.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il valore della comunità e dell’educazione Soka</h5>



La Soka Gakkai è descritta non come un’entità distante, ma come una realtà radicata nella quotidianità delle persone, nei quartieri e nelle comunità. Come descritto da Sensei, lo sviluppo delle organizzazioni locali è fondamentale per realizzare un’educazione basata sulla creazione di valore:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Lo sviluppo locale dovrebbe avvenire per mezzo di esperienze che possano ispirare molte persone.» (NRU, 24, pag. 157)
</blockquote>



L’idea posta alla base è che la Buddità possa essere raggiunta nel presente, senza dover cercare la felicità altrove:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Il luogo dove ora facciamo attività è il nostro “luogo della pratica”, la zona dove si pratica per conseguire la Buddità in questa esistenza» (Ibidem)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La crescita personale attraverso l’impegno e la fede</h5>



Attraverso il racconto di esperienze personali, Sensei spiega come la pratica buddista aiuti le persone a superare ostacoli e a trasformare la propria vita. Viene narrata la storia di una donna che inizialmente aveva rifiutato il Buddismo, ma che, dopo difficoltà economiche e di salute, decise di avvicinarsi alla fede e riuscì a cambiare radicalmente la sua esistenza (NRU, 24, pag. 159-161)



Shin’ichi Yamamoto precisa, inoltre, come la perseveranza nella pratica porti a risultati tangibili:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La nostra vita è piena di problemi. Anche quando si partecipa alle attività della Soka Gakkai si possono incontrare persone che non mostrano comprensione e fanno venir voglia di smettere. […] Se reciti gongyo costantemente mattina e sera, non c’è motivo per cui tu non possa vincere nella tua rivoluzione umana» (Ibidem, pag. 161)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il ruolo degli educatori e l’importanza della guida</h5>



Una parte del capitolo è dedicata in particolare agli educatori, nella loro funzione di guida per la società e per le nuove generazioni. L’educazione non è solo trasmissione di conoscenze, ma un mezzo per sviluppare consapevolezza, valori e capacità umane. Shin’ichi Yamamoto afferma che l’educazione deve mirare alla felicità dell’individuo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«La felicità è lo scopo della vita umana e a maggior ragione deve esserlo anche dell’educazione.» (Ibidem, pag. 177)
</blockquote>



Le scuole Soka vengono presentate come modelli di questa filosofia, enfatizzando il contributo degli educatori al benessere della società.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La rivoluzione umana e il contributo sociale</h5>



Uno dei temi centrali del capitolo è il concetto di rivoluzione umana, ovvero il processo di miglioramento personale che, a sua volta, porta benefici alla società. Viene ribadito che ogni individuo possiede un potenziale illimitato e che la vera trasformazione inizia all’interno del cuore dell’individuo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Il potere del Gohonzon può non risultare evidente da un giorno all’altro, ma se ci impegniamo sinceramente nella fede buddista possiamo ottenere risultati chiari e incontrovertibili.» (Ibidem, pag. 161)
</blockquote>



Per rendere più efficace l’educazione umanistica, Sensei sottolinea l’importanza di evitare atteggiamenti negativi come la lamentela, che viene vista come un ostacolo alla crescita personale e al progresso collettivo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Le persone che si lamentano sempre tendono a creare un’atmosfera cupa e a spegnere l’entusiasmo degli altri. Al contrario, coloro che prendono l’iniziativa riescono a ispirare chi li circonda. In altre parole, diminuiscono lo slancio verso kosen-rufu e privano gli altri di forza vitale non consentendo loro di sforzarsi al massimo delle loro possibilità.» (Ibidem, pag. 163)
</blockquote>



Il capitolo si chiude con un messaggio di speranza e determinazione: l’educazione umanistica è un pilastro fondamentale per il futuro della società. Ogni persona ha il potere di cambiare la propria vita e influenzare positivamente gli altri attraverso l’impegno e la fiducia che derivano dalla pratica buddista. L’educazione, intesa nel senso più ampio del termine, è la via per costruire una società più consapevole, compassionevole e capace di affrontare le sfide del mondo moderno

Per le riunioni donne il materiale di riferimento è tratto dalla serie Gli incoraggiamenti delle quattro stagioni, pubblicato su&nbsp;Il Nuovo Rinascimento&nbsp;Di seguito la proposta per il mese di aprile dalla serie&nbsp;Incoraggiamenti delle quattro stagioni. Tuttavia in ogni zona siamo libere di utilizzarli a piacere e scegliere all’interno dell’archivio l’incoraggiamento che troverà più congeniale.&nbsp;A questo link potete trovare tutta la serie pubblicata&nbsp;degli&nbsp;Incoraggiamenti delle quattro stagioni:&nbsp;<a href="https://ilnuovorinascimento.org/c/incoraggiamenti-delle-quattro-stagioni">https://ilnuovorinascimento.org/c/incoraggiamenti-delle-quattro-stagioni</a>



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<h4 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">La non dualità di maestro e discepolo conduce a un miglioramento senza limiti</h4>



In ogni campo un individuo eccellente, in un modo o nell’altro, ha sempre un maestro da cui prendere esempio. E senza dubbio sta percorrendo fino in fondo la strada del discepolo. La non dualità di maestro e discepolo è il regno del cuore, il più nobile, è un sublime legame spirituale. La via di maestro e discepolo è la via del miglioramento che permette alla nostra vita di svilupparsi senza limiti. Non c’è legame più profondo e nobile di quello che esiste nel Buddismo del Daishonin tra maestro e discepolo che vivono per il grande voto di&nbsp;kosen-rufu. È compito della Soka Gakkai insegnare il supremo cammino dell’essere umano: il legame di maestro e discepolo trasmesso dal Daishonin. In ogni aspetto della vita è l’arroganza che ci impedisce di migliorare. La presunzione è il più grande nemico. Che si tratti di un individuo o di un’organizzazione, il declino ha origine dall’arroganza. Questo ci insegna la storia. La non dualità di maestro e discepolo ha il potere di sconfiggere la «smisurata arroganza» (RSND, 2, 304) inerente alla nostra vita e ci permette di avanzare e vincere, per l’eternità. È essenziale mantenere saldo il maestro nel proprio cuore. Nel mio cuore c’è sempre il maestro Toda. Ancora oggi dialogo con lui continuamente, ogni giorno: “Cosa farebbe il maestro Toda al mio posto?”, “Come posso agire per rendere felice il mio maestro?”. Poiché ho questo punto di origine nel cuore a cui faccio sempre ritorno, non ho alcun dubbio, non temo nulla. In quanto discepolo ho agito facendo mio il ruggito del leone del maestro e, anno dopo anno, ho adornato l’anniversario della sua scomparsa mostrando la prova concreta della mia vittoria. Dal 2 aprile puntando al 3 maggio: questo è il momento per i discepoli di riportare la loro vittoria al maestro. Questo è il momento di ripartire con la solenne promessa al maestro di realizzare una nuova, grande vittoria.



(Seikyo Shimbun, 29 marzo 2020)



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Di seguito una proposta per l'attività di aprile:



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<div class="wp-block-button"><a class="wp-block-button__link has-base-color has-magenta-background-color has-text-color has-background has-link-color has-text-align-center wp-element-button" href="https://ilnuovorinascimento.org/a/la-non-dualita-di-maestro-e-discepolo-conduce-a-un-miglioramento-senza-limiti">Clicca qui per leggere l'articolo suggerito per il mese di aprile</a></div>
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<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Vince chi continua a studiare </h4>



Il maestro Ikeda ha scritto: «Nella vita vince chi continua a studiare perché si riesce sempre a progredire finché nutriamo nel nostro cuore il desiderio di conoscere e imparare» (NR, 862). Nello stesso articolo chiarisce l’importanza dello studio per aumentare la nostra consapevolezza e dare una direzione alla nostra vita. Prosegue:



«La filosofia è una bussola per stabilire la rotta della propria vita. Noi abbiamo una bussola di precisione suprema: la Legge meravigliosa. Perciò, di fronte a qualunque tempesta, siamo in grado di avanzare verso la vittoria con grande serenità e ferma convinzione. Le pubblicazioni della Soka Gakkai sono piene di preziose esperienze e di incoraggiamenti che infondono speranza. È come avere tra le mani, ogni giorno, una cartografia nautica sempre aggiornata, per raggiungere la felicità. Se continuate a leggerle costantemente, tra cinque o dieci anni avrete immancabilmente aperto un’immensa condizione vitale. Anch’io, immaginando nel mio cuore di dialogare e studiare insieme a voi, prendo ogni giorno la penna per scrivere i miei pensieri. Continuo a stringere legami di amicizia con intellettuali di tutto il mondo e a tessere dialoghi con loro. Questa è la strada dello studio e del dialogo basata sulla non dualità di maestro e discepolo» (Ibidem)



Aprile è anche il mese nel quale si terranno gli esami di studio del Buddismo di primo e secondo livello. Perciò questo mese, oltre ad alcuni spunti per le riunioni del Gruppo uomini, pubblichiamo alcuni estratti da La nuova rivoluzione umana dove il maestro Ikeda chiarisce il significato e l’atteggiamento che dovremmo avere nell’affrontare gli esami di studio buddisti.



«Vi ringrazio moltissimo per essere venuti qui ad affrontare questo esame. Alcuni di voi si staranno domandando perché si debbano studiare complicate teorie buddiste, quando recitare Daimoku e ricevere benefici è invece una cosa semplicissima. Dovreste tener presente però, che per quanto la fede corretta permetta di ottenere grandissimi benefici, è anche irta di ostacoli e difficoltà. A meno che non abbiate delle solide basi dottrinali, quando sorgeranno dei problemi comincerete a dubitare. Quando l’oppressione delle autorità militari portò all’arresto di Makiguchi e Toda, durante la Seconda guerra mondiale, tutti i responsabili della Soka Gakkai abbandonarono la fede. Ciò avvenne perché quei responsabili non avevano studiato il Buddismo e perciò non erano in grado di comprenderne i principi. Ma se studiamo a fondo gli insegnamenti del Daishonin, apprendiamo il motivo per cui la fede corretta è sempre accompagnata da ostacoli e comprendiamo come è possibile raggiungere l’illuminazione in questa esistenza. Grazie allo studio inoltre, quando parliamo agli altri del Buddismo, possiamo far capire la grandezza degli insegnamenti del Daishonin e spiegare chiaramente le basi portanti che una religione corretta dovrebbe avere. Il Daishonin sottolineò che la pratica deve andare di pari passo con lo studio, scrivendo a un suo discepolo: “Esercitati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo.” Gli esami della Soka Gakkai hanno proprio lo scopo di incoraggiarvi a studiare il Buddismo. La cosa fondamentale è che voi non solo rafforziate la decisione di continuare a studiare gli insegnamenti del Daishonin per tutta la vita, ma vi sforziate anche di mettere in pratica quello che avete imparato studiando per l’esame, fosse anche solo una frase o una parola. Il vostro scopo non è semplicemente quello di passare l’esame, ma di diventare vincitori nella fede. […] Per la maggior parte delle persone gli esami sono un’esperienza stressante e Shin’ichi desiderava allentare la tensione. Un responsabile deve sempre trovare il modo di far emergere da ogni individuo una grande forza, permettendogli di rivelare appieno il proprio potenziale. Un vero leader è in grado di intuire i sentimenti degli altri, di aiutarli a rilassarsi quando sono nervosi, di metterli a proprio agio se sono intimiditi, di infondere loro fiducia, speranza e coraggio» (NRU 7, 95)



«Shin’ichi affrontò anche l’argomento degli esami del dipartimento di studio programmati per i primi di marzo. “Ora che le prove d’esame si avvicinano sono certo che il vostro impegno, sia fisico sia mentale, risulti accresciuto. In ogni caso, chi sarà promosso non dovrà sentirsi superiore, mentre chi non dovesse farcela non dovrà perdere la fiducia in sé stesso o sentirsi mortificato. Gli esami della Soka Gakkai sono una forma di incoraggiamento, un modo per verificare i nostri progressi nello studio della filosofia di Nichiren Daishonin. Lo studio è un’attività che portiamo avanti per tutta la vita. Se passiamo gli esami ma poi per questo stesso motivo ci montiamo la testa e disprezziamo gli altri, avremo decisamente fallito. Se invece non riusciamo a superarli, ma proprio per questo ci impegniamo con maggiore serietà nello studio, avremo fatto un grande passo avanti nella fede, che tutto sommato è una cosa ben più importante del superare un esame. Incidere il Gosho nel profondo del cuore, inoltre, consente di sviluppare una fede davvero salda, che ci consentirà di non vacillare di fronte a qualsiasi avversità”» (NRU 4, 20)



«Lo studio è importante non solo perché ci consente di distinguere la superficialità o la profondità di una religione, ma anche perché ci permette di acquisire una chiara comprensione dell’autentico insegnamento del Daishonin e del suo vero spirito. “La ragione alimenta la fede e la fede è alla ricerca della ragione”, dichiarava il presidente Toda. In altre parole, se approfondite la conoscenza razionale, cioè dei princìpi buddisti, anche la vostra fede ne sarà approfondita. E, quando approfondite la fede, anche la vostra comprensione dei princìpi buddisti diviene più profonda. “Il cuore umano sbanda facilmente. Anche la gioia più viva e vibrante col passar del tempo tende a raffreddarsi. È un triste dato di fatto, ma una volta che le persecuzioni sorgono, la gente comincia a nutrire dubbi sulla fede. Quasi tutti i discepoli di Makiguchi, a parte Toda, abbandonarono la fede nel corso delle grandi persecuzioni sofferte dalla Soka Gakkai durante la Seconda guerra mondiale. Non riuscivano proprio a capire perché dovessero sopportare quel genere di avversità pur avendo abbracciato una fede che prometteva loro di diventare felici. Tuttavia, nel Gosho Nichiren afferma con estrema chiarezza che ostacoli e difficoltà sorgono inevitabilmente uno dopo l’altro. In ultima analisi, chi aveva abbandonato la fede durante la guerra lo aveva fatto perché non aveva studiato gli insegnamenti del Daishonin. &nbsp;Lo studio, quindi, illumina la via che dovremmo seguire dal punto di vista della fede in quanto seguaci del Buddismo. D’ora in poi la Soka Gakkai poggerà su due pilastri principali: le riunioni di discussione e quelle di studio”» (NRU 1, 21)



«“Il primo elemento chiave per condurre una vita vittoriosa è quindi il Daimoku”. […] Shin’ichi proseguì: “Il secondo elemento chiave è lo studio dei princìpi buddisti. Al solo sentir parlare di studio, qualcuno di voi può sentirsi intimorito. Ma lo studio buddista non consiste semplicemente nell’apprendere delle nozioni. Significa avere una filosofia di vita in qualità di praticanti buddisti. In termini pratici, vorrei proporvi di sforzarvi con costanza nella lettura degli scritti di Nichiren Daishonin, e di applicarli nella vostra vita. Non è necessario studiare gli scritti più difficili, almeno all’inizio. Per esempio, potreste studiare la famosa frase: “Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera”. O magari il brano in cui Nichiren dice: “Sto pregando con tanta convinzione, come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso”. Se abbiamo una fede assoluta in questi brani e continuiamo a sforzarci in esatto accordo con essi, riusciremo a sperimentare nella nostra vita la validità di queste parole e svilupperemo naturalmente una grande convinzione nel Gohonzon. Questa è la maniera corretta di studiare gli scritti del Daishonin. In altre parole, lo studio del Buddismo è uno studio pratico che va applicato alla vita quotidiana. Se riusciamo a incidere nel nostro cuore una singola frase, facendola nostra, saremo in grado di capire con facilità gli altri brani del Gosho. Ciò avviene perché la padronanza di una frase porta alla comprensione di tutte le altre» (NRU 11, 107)

Si sta avvicinando l’11 aprile, Giorno delle giovani mamme e anche quest’anno il desiderio condiviso fra tutte noi è quello di festeggiarlo realizzando tanti incontri gioiosi, in ogni zona d’Italia, in cui accogliere più giovani mamme possibile, insieme ai loro bambini.



Il motto “Con Sensei nel cuore”. Splendiamo come “soli di felicità” che non si arrendono mai, racchiude in sé il forte legame che le giovani mamme condividono con il maestro e la decisione di avanzare con coraggio e allegria nonostante le tante sfide quotidiane, proprio come afferma la signora Kaneko né La forza del sorriso:&nbsp;



<blockquote class="wp-block-quote">
«Le donne della Soka Gakkai sono molto impegnate. Portano avanti la casa, si prendono cura dei figli, lavorano e in più partecipano alle attività della Gakkai. Sono abituate a ricoprire almeno tre o quattro ruoli diversi, ma in realtà l’alternanza di questi ruoli è di per sé una grande sfida. Le capisco in tutto e per tutto, perché ho fatto la stessa esperienza. Ho ascoltato molte storie e so quanto duramente stanno lottando. Sono commossa da questi sforzi encomiabili, e mi inchino al loro coraggio» (Esperia, pag. 79)
</blockquote>



Gli incontri si terranno nel weekend di sabato 5 e domenica 6 aprile e, a seconda delle esigenze, potranno essere più o meno grandi, in presenza oppure online, nelle case o nei Centri culturali. Essendo incontri locali, è fondamentale che siano le referenti della zona a riflettere insieme e a preparare la riunione sulla base di una profonda preghiera condivisa chiedendosi “cosa serve in questo momento?”. Ogni zona d’Italia presenta caratteristiche differenti e bisogni specifici ma alla base il desiderio è lo stesso: realizzare riunioni in cui invitare tante ospiti, ricche di esperienze e che, grazie agli sforzi congiunti di tutte, siano un significativo punto di svolta per tutte coloro che vi parteciperanno.



Anche se può capitare di non essere fisicamente presenti il giorno dell’incontro, la partecipazione comprende molti aspetti, fra questi la decisione di sentirci protagoniste sfidandoci nella preparazione, nell’invitare delle mamme a cui abbiamo parlato del Buddismo, nel recitare un forte Daimoku per il successo e la felicità di tutte.&nbsp; Proprio per questo abbiamo pensato di concentrare tutti gli incontri in un solo weekend: anche se si tratta di tanti diversi incontri è come se tutti insieme costituissero un’unica grande riunione commemorativa, un’attività in unità che avvolge l’Italia intera con un forte ichinen, con la nostra determinazione a splendere come soli di felicità. Dunque apparentemente “lontane” ma tutte unite dal nostro voto condiviso e unite al cuore del nostro maestro.&nbsp;



<h4 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Non dimenticate mai la fede</h4>



In questo estratto Daisaku Ikeda incoraggia le giovani mamme a non lasciarsi sconfiggere dalle difficoltà e a non avere paura di nulla (Seikyo Shimbun, 14 aprile 2000)



Aprile è un mese fondamentale per tutte le giovani mamme che continuano a impegnarsi al massimo per portare avanti la grande marcia della pace delle meravigliose madri Soka. L’11 aprile del 1986, nel periodo della piena fioritura dei ciliegi, mi recai insieme a mia moglie presso il Centro culturale di Kodaira, a Tokyo. Lì un gruppo di giovani mamme si stava dedicando allo studio attento e diligente del Gosho. Recitammo insieme Gongyo e Daimoku, e pregai per la felicità delle loro famiglie e per la meravigliosa crescita dei loro bambini. Poi diedi loro un incoraggiamento. Questo giorno, l’11 aprile, in seguito è diventato il Giorno delle giovani mamme. L’impegno e le sfide quotidiane di tutte le giovani mamme, a cominciare dalla cura dei propri figli, sono incredibili. Nelle loro borse ci sono sempre i “sette oggetti indispensabili per le uscite con il bambino”: il biberon con il latte, un gioco, un libro illustrato, degli asciugamani di diversa grandezza, il cambio, i pannolini, un quaderno, delle matite, delle bustine di plastica... Naturalmente, anche quando partecipano alle riunioni devono portare con sé grandi carichi. In questi casi fanno sempre molta attenzione a vari aspetti, come non portare giochi che possano far rumore né pennarelli, per evitare che i bambini possano scrivere sui muri del luogo di riunione. Quando si fa attività crescendo un bambino piccolo, si incontrano senza dubbio una serie di difficoltà. Tuttavia, se si prende in considerazione l’intero arco della propria vita, il periodo in cui ci si impegna nelle attività della Gakkai portando con sé i bambini è limitato a pochi anni. Nichiren Daishonin, rivolgendosi a una discepola che stava crescendo la figlia piccola con l’intento di trasmetterle la sua fede, afferma che se continuerà ad abbracciare il Gohonzon, le funzioni protettrici dell’universo veglieranno su di lei e la seguiranno come l’ombra segue il corpo (cfr. Lettera alla Santa Nichimyo, RSND, 1, 289). Desidero che tutte voi percorriate fino in fondo la grande via della speranza e della felicità senza limiti, insieme alla Soka Gakkai, continuando a impegnarvi al massimo per la creazione di valore. Sicuramente ci sono madri i cui mariti non fanno parte della Soka Gakkai. Altre potrebbero trovarsi in difficoltà a causa della convivenza con alcuni familiari. Ci sono anche altre donne che, non potendo avere figli, provano una grande sofferenza, che non mostrano agli altri. Nella realtà quotidiana, le difficoltà e le sofferenze non hanno mai fine. Tuttavia, esse rappresentano il principio per cui “le illusioni e i desideri sono Illuminazione”. Non bisogna mai dimenticare la fede né lasciarsi sconfiggere dalle difficoltà. Il Buddismo del Daishonin ci insegna che tutte le prove e le preoccupazioni che incontriamo nel corso della vita si trasformano in forza motrice in grado di condurci alla felicità. È per questo che le donne Soka continuano a vivere con sempre maggiore forza. Il Daishonin scrive a una sua discepola: «Una donna che abbraccia il re leone del Sutra del Loto non deve temere le belve dell’inferno o del regno degli spiriti affamati e degli animali» (Il tamburo alla Porta del Tuono, RSND, 1, 843). Non abbiate paura di nulla! Non fatevi intimidire da nulla! Questo è il punto essenziale per le donne Soka.

<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Facciamo emergere la saggezza in accordo con le circostanze </h5>



La società è in continuo mutamento. Oltre ad adattarsi al cambiamento, una caratteristica dei giovani Soka è saper prevedere i tempi e creare valore. La fonte di tutto ciò si trova nella saggezza che emerge dalla Legge mistica. Namu di Nam-myoho-renge-kyo significa “dedicare la vita”, e nella Raccolta degli insegnamenti orali si legge: «“Vita” significa che la propria vita si basa sulla “saggezza della verità essenziale così come si manifesta in accordo con le circostanze”» (BS, 109). La pratica corretta non ha niente a che vedere con un rigido dogmatismo. In qualsiasi tipo di condizione ci troviamo facciamo emergere liberamente una vivace saggezza, che diverrà la forza motrice per aprire la strada. Di conseguenza non ci troveremo mai in una situazione di stallo.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Vivete portando avanti la vostra missione</h5>



Il maestro Toda era pieno di aspettative nei confronti dei giovani. Diceva: «Se siete giovani, dovreste vivere gioiosamente ogni cambiamento. Dovreste vivere fino alla fine dedicandovi alla vostra missione. Anche se vi accadono cose dolorose, cercate di essere allegri! Sul palcoscenico della vostra esistenza mirate a diventare i numero uno del Giappone, anzi del mondo! Questo è il modo di vivere di un giovane». Tutto dipende dal nostro cuore, non dagli altri o dall’ambiente. Prima di criticare e lamentarci facciamo un passo avanti. Decidiamo nel nostro cuore: «Io avanzerò in questo modo». Continuate ad andare avanti con forza e allegria, mirate alla vetta facendo del vostro meglio per poter dichiarare senza rimpianti: «Ho fatto bene!». Non dualità di maestro e discepolo significa che sia il maestro che il discepolo si impegnano come re leoni e vincono.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Uniti nel cuore vincete sul palcoscenico della vostra vita</h5>



Il giorno della fondazione della Soka Gakkai segna l’inizio della non dualità di maestro e discepolo. Anche la pubblicazione del libro Educazione per una vita creativa è stata possibile grazie all'impegno dietro le quinte del giovane discepolo Josei Toda. «Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla» (RSND, 1, 808). Se il cuore del maestro e il cuore del discepolo sono un tutt’uno con il voto di realizzare kosen-rufu, allora sicuramente realizzeranno qualsiasi cosa. Anche io mi sono sempre impegnato nel recitare Daimoku e, chiedendomi: «Cosa farebbe il maestro Toda al posto mio?», mi sono sforzato di agire con tutto me stesso. Per questa ragione dalla mia vita è emersa la forza che mi ha permesso di aprire la strada per kosen-rufu. Miei amati discepoli, facendo emergere lo spirito di non dualità di maestro e discepolo, desidero che scriviate una storia di vittorie sul palcoscenico della vostra vita.

Alla monaca laica Myoichi:



Come potrebbero crescere le piante e gli alberi se il sole e la luna non fossero in cielo? I bambini hanno sia un padre sia una madre ed è difficile per loro crescere quando anche solo uno dei genitori manca. Tuo marito ha lasciato una figlia, un figlio malato e te, la loro madre, che soffri di una debole costituzione. A chi poteva affidare la sua famiglia prima di lasciare questo mondo?



Alla fine della sua vita, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione disse addolorato: «Ora sto per entrare nel nirvana. L’unica cosa che affligge il mio cuore è il re Ajatashatru». Allora il Bodhisattva Kashyapa gli chiese: «Dato che la compassione del Budda è imparziale, la tua amarezza nel lasciare questo mondo dovrebbe nascere dalla compassione per tutto il genere umano. Perché fai una distinzione per il re Ajatashatru?». Il Budda rispose: «Supponi che una coppia abbia sette figli e uno di loro si ammali. Per quanto i genitori amino allo stesso modo tutti i figli, si preoccupano di più per quello malato»<a href="https://biblioteca.sgi-italia.org/#nota-1">1</a>. T’ien-t’ai, commentando questo passo del sutra in Grande concentrazione e visione profonda, afferma: «Anche se i genitori dei sette figli sono sempre imparziali, non possono fare a meno di preoccuparsi in maniera particolare per quello malato». Essenzialmente il sutra sta affermando che, anche se i genitori hanno molti figli, i loro cuori sono vicini a quello che è malato. Il Budda considera tutti gli esseri viventi come suoi figli. E, fra questi, l’uomo malvagio che uccide i propri genitori e diventa un nemico del Budda e dei sutra è come il figlio malato.



Il re Ajatashatru era il sovrano del Magadha. Assassinò suo padre, il re Bimbisara, che era un potente sostenitore di Shakyamuni, e diventò nemico del Budda. Di conseguenza gli dèi celesti lo abbandonarono, il sole e la luna non sorsero più a ritmo e la terra si scosse violentemente per scrollarselo di dosso. Tutti i suoi sudditi presero a osteggiare il Buddismo e altri regni cominciarono ad attaccare Magadha. Tutto questo accadde perché il re Ajatashatru scelse come maestro il malvagio Devadatta. Infine, un giorno, piaghe virulente ricoprirono tutto il suo corpo e gli fu predetto che il settimo giorno del terzo mese sarebbe morto per cadere nell’inferno della sofferenza incessante. Rattristato, il Budda era restìo a entrare nel nirvana. «Se potessi salvare il re Ajatashatru – diceva – allora tutte le altre persone malvagie potrebbero ugualmente essere salvate».



Il tuo compianto marito aveva una figlia e un figlio malato. Non posso fare a meno di pensare a quanto deve aver sofferto all’idea che, lasciando questo mondo e abbandonandoli, sua moglie, anziana e fragile come un ramoscello secco, sarebbe rimasta sola ad affliggersi per questi figli. Inoltre si sarà forse preoccupato anche per Nichiren. Dato che le parole del Budda non sono in alcun modo false, il Sutra del Loto si diffonderà sicuramente. A questo proposito, tuo marito deve aver intuito che di certo sarebbe successo qualcosa e che un giorno questo prete avrebbe goduto di grande rispetto. Quando invece, contrariamente alle sue aspettative, fui esiliato, deve essersi chiesto come il Sutra del Loto e le dieci fanciulle demoni avessero potuto permettere che ciò accadesse. Come sarebbe felice di vedere Nichiren perdonato se fosse ancora in vita! Come sarebbe lieto di veder realizzate le mie predizioni, ora che l’impero mongolo ha attaccato il Giappone e il paese è in crisi! Tali sono i sentimenti della gente comune.



Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera. Non si è mai visto né udito, sin dai tempi antichi, di un inverno che si sia&nbsp;trasformato in autunno, né si è mai sentito di alcun credente del Sutra del Loto che sia diventato un essere comune. Un passo del sutra dice: «Fra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità»<a href="https://biblioteca.sgi-italia.org/#nota-2">2</a>.



Tuo marito ha dato la vita per il Sutra del Loto. Il suo intero sostentamento dipendeva da un piccolo feudo che gli fu confiscato a causa della sua fede. Sicuramente ciò equivale a dare la vita per il Sutra del Loto. Il ragazzo delle Montagne Nevose fu capace di offrire la sua vita per conoscere la metà di un insegnamento buddista e il Bodhisattva Re della Medicina fu capace di bruciarsi le braccia per fare un’offerta al Budda perché erano entrambi santi, ed era come gettare acqua sul fuoco. Tuo marito, però, era una persona comune e quindi era come mettere la carta sul fuoco. Perciò i benefici che riceverà saranno sicuramente grandi quanto i loro.



È possibile che stia osservando giorno e notte sua moglie e i suoi figli negli specchi celesti del sole e della luna. Dal momento che tu e i tuoi figli siete persone comuni, non potete né vederlo né sentirlo, così come un sordo non può udire il fragore del tuono né un cieco vedere la luce del sole. Siate certi che egli vi è vicino e vi protegge.



Proprio mentre stavo pensando di fare il possibile per venirti a trovare, tu mi hai spedito un abito. È stata una cosa del tutto inattesa. Considerato che il Sutra del Loto è il più nobile di tutti i sutra, è ancora possibile che io ottenga prosperità nel corso di questa vita. In tal caso sii certa che avrò cura dei tuoi figli, sia che tu viva ancora o no. Hai mandato il tuo servitore in mio aiuto quando ero a Sado e anche durante la mia permanenza qui. Non dimenticherò mai ciò che hai fatto per me, né in questa vita né in quelle future. Non mancherò di ripagare questo debito di gratitudine servendoti nella prossima vita.



Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.



Con profondo rispetto, Nichiren Il quinto mese Alla monaca laica Myoichi



<h5 class="has-primary-color has-text-color">Cenni Storici</h5>



Scritta nel quinto mese del primo anno di Kenji (1275), è una delle molte lettere che Nichiren Daishonin indirizzò alla monaca laica Myoichi, che viveva a Kamakura ed era imparentata con Nissho, uno dei sei preti anziani discepoli del Daishonin. Myoichi era una donna colta che aveva perso il marito e lottava sola contro le difficoltà per allevare i figli. Nichiren Daishonin le scrisse per incoraggiarla, spiegandole che chi crede nel Sutra del Loto è come chi si trova nel cuore dell’inverno, ma che l’inverno si trasforma sempre in primavera. Da questa lettera si capisce che il marito di Myoichi era stato un credente devoto, anche quando i suoi beni gli erano stati confiscati a causa della fede. Morì con la preoccupazione per il Daishonin, che si trovava in esilio, e per sua moglie, di salute cagionevole, che lasciava sola con due figli. Il Daishonin assicura a Myoichi che suo marito deve aver ricevuto gli stessi benefici del ragazzo delle Montagne Nevose o del Bodhisattva Re della Medicina, e sta certamente proteggendo la sua famiglia. Alcuni ritengono che Myoichi sia la stessa persona, chiamata Myoichi-nyo, alla quale è indirizzato lo scritto&nbsp;La dottrina del conseguimento della Buddità nella forma presente.



(RSND, 1, 476)



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La relazione con i propri genitori è il punto di partenza nella nostra pratica buddista perché ci permette di allenare costantemente la nostra fede nel microcosmo che è rappresentato dalle nostre famiglie. Nel descrivere il rapporto con i genitori, Sensei ci spiega che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quello che posso dire, comunque, è che non importa quanto siano gradevoli i vostri genitori; quel che conta è che essi sono i vostri genitori. Se voi non li aveste, non sareste qui ora. Vi prego di comprendere il significato profondo di questo punto. Siete nati in una particolare famiglia, in un dato luogo su questo pianeta e in questo determinato periodo. Non siete nati altrove e tale fatto racchiude il significato di tutto» (In cammino con i giovani, Esperia, pag. 5-6)
</blockquote>



Ripagare il debito di gratitudine verso i propri genitori significa quindi riconoscere che non solo i nostri genitori ci hanno donato la vita, ma che ci hanno permesso di nascere nelle condizioni migliori per crescere come esseri umani, sviluppando le nostre capacità intrinseche. È naturale, inoltre, non riuscire ad avere sempre un'opinione positiva nei loro confronti: in questi casi ci viene in aiuto la pratica buddista, in quanto attraverso la recitazione del Daimoku possiamo tirar fuori dalla nostra vita la saggezza necessaria per riuscire a rapportarci con i nostri genitori anche nei momenti più difficili. Alzando la nostra condizione vitale, la saggezza emerge e ci fa comprendere quali siano le azioni migliori da mettere in atto per poter dialogare con loro. La nostra è una sfida continua per:



<blockquote class="wp-block-quote">
«[…] far emergere la propria determinazione per diventare il “sole” che allontana l'oscurità dalla nostra esistenza e dalla nostra famiglia» (Ibidem, pag. 6)
</blockquote>



Essere un sole per le proprie famiglie significa continuare a lottare in ogni situazione, non darsi mai per vinti e rendere fieri i propri genitori raccontando loro le nostre esperienze di fede. A tal proposito Sensei incoraggia i ragazzi e le ragazze del Gruppo futuro in questo modo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Vincete in gioventù e continuerete a vincere alla grande nella vita! Studiate tanto, allenate la mente, il corpo e lo spirito, e diventate grandi leader della società e di kosen-rufu. Anche se ora state affrontando delle sofferenze, il fatto che non vi arrendiate ma, anzi, vi impegnate ancor di più, equivale a ripagare il debito di gratitudine verso i vostri genitori, ed è il modo di vivere più elevato» (Protagonisti della nuova era, Esperia, pag. 90)
</blockquote>



Sensei ci incoraggia quindi a diventare dei “soli”, dei punti di forza per le nostre famiglie, allenandoci ogni giorno a diventare delle persone che si prendono cura dei propri genitori. Sviluppare questa cura nei confronti dei nostri genitori non significa semplicemente non recar loro dispiaceri ma in senso più profondo significa diventare un esempio di felicità per la nostra famiglia. Sensei descrive la più alta forma di amore filiale dicendo che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Il modo migliore per essere buoni figli è recitare Nam-myoho-renge-kyo, la Legge dell’universo, e diventare individui eccezionali grazie alla pratica del Buddismo di Nichiren» (Il mondo vi attende, Esperia, pag. 43)
</blockquote>



Nello specifico, Sensei ci spiega che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Essere buoni figli significa studiare il più possibile e crescere bene, così da portare tante altre persone verso la felicità, e dare un contributo positivo alla società e al mondo intero. Per i genitori non c’è maggiore orgoglio che vedere il proprio figlio diventare una persona stimata e apprezzata: così sentono che i loro sforzi per farvi crescere sono stati premiati» (Ibidem)
</blockquote>



Come in ogni situazione, anche in famiglia, tutto parte dalla direzione del cuore. Come possiamo quindi aprire il nostro cuore e dimostrare loro il nostro sincero apprezzamento? Sensei ci incoraggia in questo modo:



<blockquote class="wp-block-quote">
«È possibile ritirare una quantità illimitata di sorrisi dalla banca del cuore. Sono un dono che i genitori apprezzeranno molto più di un regalo costoso. Un figlio che sorride è una fonte di felicità incondizionata per un genitore amorevole» (Ibidem, pag. 45)
</blockquote>



Possono anche esserci situazioni in cui i genitori commettono delle azioni fortemente negative nei confronti dei propri figli. Sono casi estremi ma che possono segnare la vita dei ragazzi e delle ragazze. In quei casi specifici è bene ricordare che la pratica del Buddismo di Nichiren pone un grande accento sul ripagare i debiti di gratitudine nei confronti dei genitori, in quanto essi ci hanno fatto il dono della vita, ma ripagare questi debiti di gratitudine si manifesta in primo luogo nel rispettare e amare profondamente se stessi. Nel dare un infinito valore alla propria vita. L’impegno dei figli e delle figlie nel divenire ogni giorno di più delle persone di valore che rispettano la propria vita e quella degli altri è la più alta forma di “ripagare i debiti di gratitudine” nei confronti dei propri genitori.

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Una delegazione della SGI ha partecipato alla terza conferenza degli Stati Parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)</h5>



Dal 3 al 7 marzo, una delegazione della SGI guidata da Tomohiko Aishima, direttore esecutivo per la pace e le questioni globali della SGI, ha partecipato alla terza conferenza degli Stati Parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) presso la sede centrale delle Nazioni Unite a New York. I dettagli<a href="https://list-manage.us7.list-manage.com/track/click?u=efa87e40c14cf81f5faa0325c&amp;id=dd42a15bbb&amp;e=8f2e93b7d6"> in inglese sul sito web della Soka Gakkai: sokaglobal.org</a>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">L’ambasciatore dell’Indonesia visita la sede centrale della Soka Gakkai in giappone</h5>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/SGI-news1-908--1024x576.jpg" alt="" class="wp-image-53576"/></figure>



Il 10 marzo, Akhmadi Heri, ambasciatore dell’Indonesia in Giappone, ha visitato la sede centrale della Soka Gakkai a Tokyo, incontrando il presidente Minoru Harada e altri responsabili. Insieme, hanno parlato del ruolo fondamentale del dialogo nella promozione della comprensione reciproca. Ricordando la mostra dello scorso anno presso il Tokyo Fuji Art Museum, che ha visto esposte opere d’arte dalla collezione dell’ambasciata indonesiana, l'ambasciatore Heri ha espresso l’augurio di portare avanti gli scambi culturali tra Indonesia e Giappone per approfondire l'amicizia tra i due paesi. All’incontro ha preso parte anche lo studioso musulmano Ulil Abshar Abdalla.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Alcuni rappresentanti della SGI sono intervenuti al Forum per la riduzione del rischio di disastri</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/SGI-news2-908--1024x576.jpg" alt="" class="wp-image-53577" style="width:480px;height:auto"/></figure>



Dal 7 al 9 marzo, si è tenuto a Sendai il World Bosai Forum, un forum globale biennale per la riduzione del rischio di disastri, e il 7 marzo alcuni rappresentanti della Soka Gakkai Internazionale hanno tenuto una presentazione sottolineando l’importanza di collaborare con le comunità locali per diffondere in modo efficace i sistemi di allerta precoce (in inglese early warning system, EWS). Parallelamente, si è tenuto anche l’undicesima edizione del Sendai Bosai Mirai Forum in cui sono state condivise le esperienze maturate con il grande terremoto del Tohoku del 2011. La Soka Gakkai nella regione di Tohoku ha organizzato un panel in cui i relatori hanno affrontato temi quali i risultati passati e le sfide future, in particolare in relazione alla mutua assistenza.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La figlia del defunto presidente indonesiano Wahid visita la sede centrale della Soka Gakkai a tokyo</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/SGI-news5-908--1024x576.jpg" alt="" class="wp-image-53578" style="width:494px;height:auto"/></figure>



Il 6 marzo, Alissa Wahid, figlia maggiore del defunto presidente indonesiano Abdurrahman Wahid - che aveva intrattenuto un dialogo con il presidente Ikeda successivamente pubblicato con il titolo The Wisdom of Tolerance: A Philosophy of Generosity and Peace (La saggezza della tolleranza: una filosofia di generosità e pace) - ha visitato la sede centrale della Soka Gakkai a Tokyo. Ha incontrato la responsabile donne e giovani donne della SGI Yumiko Kasanuki e il vicepresidente della Soka Gakkai Hirotsugu Terasaki per uno scambio di opinioni sul ruolo delle donne nella costruzione della pace e nella promozione del dialogo interreligioso. Confrontandosi con alcuni membri del Gruppo giovani della Soka Gakkai, Alissa Wahid ha sottolineato l'importanza di diffondere in questa era digitale messaggi a sostegno della dignità della vita.



<hr class="wp-block-separator has-alpha-channel-opacity"/>



Tutte le foto sono © Seikyo Press

<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Frosinone: la festa dei giovani</h4>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/giovani-frosinone2-907-1024x580.jpg" alt="" class="wp-image-53561"/></figure>



Domenica scorsa si è tenuta a Fiuggi la riunione giovani del capitolo Ciociaria (Regione Lazio sud) per rilanciare insieme dopo il corso nazionale giovani (16-18 marzo).  L’incontro è stato organizzato circa tre settimane prima e ha cercato di coinvolgere i giovani di tutto questo vasto territorio (circa 100 km in lunghezza).  La “festa dei giovani” è stata piena di interventi anche da Roma Gaeta. Ogni giovane si è sfidato in una precisa attività: presentazione e accoglienza per i nuovissimi che non hanno mai partecipato a una riunione, esperienze, intervento artistico e alla fine un laboratorio finale di collage su segnalibro bianco, dove ciascuno ha creato il suo regalo personalizzato da riportare a casa come ricordo dell’incontro.  Hanno partecipato ventuno giovani e gli adulti hanno supportato come staff Corallo, autisti e intervento dei responsabili di capitolo come incoraggiamento finale.  L’incontro è stato ricco di esperienze condivise, incoraggiamenti, risate e riflessioni. La cosa più bella è stata sentire l’unità con tutto il Capitolo e tra i giovani, con il desiderio di accogliere quaranta nuovi giovani entro la fine del 2025 come obiettivo condiviso con tutti i responsabili di gruppo.  Ispirati dalle parole di Sensei, avanziamo ancora più in alto: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Nel Buddismo lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” si riferisce all’armonia, basata sulla Legge, che si stabilisce fra un singolo individuo e il gruppo. Indica una comunità di persone, dinamiche e diverse fra loro, capaci di ispirarsi reciprocamente negli sforzi per il progresso di kosen-rufu» (L’eredità della legge fondamentale, D. Ikeda, pag. 104)&nbsp;
</blockquote>



<hr class="wp-block-separator has-text-color has-primary-color has-alpha-channel-opacity has-primary-background-color has-background"/>



<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Napoli: nella luce primaverile, l'entusiasmo di tante donne</h4>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/News-campania-907-1024x768.jpg" alt="" class="wp-image-53557" style="width:483px;height:auto"/></figure>



Al Centro culturale di Napoli, domenica 23 marzo, si è tenuta una densa riunione per il report del Corso nazionale donne. Le responsabili hanno trasmesso il fresco spirito di ricerca per la realizzazione della felicità di tutte le persone. Hanno partecipato i membri dei capitoli Carlo III, Flegreo Levante, Litorale, Provincia e Toledo. La sala immersa nella luce primaverile riflette l'emozione e l'entusiasmo di tante donne. Alcuni commenti di partecipanti: 



Tristana: “È stata una riunione molto incoraggiante: mi hanno colpito soprattutto le esperienze e su tutte quella sullo spirito dell’offerta. Ho colto l’indicazione dell’andare nel mondo con la nostra fede. Mi porto a casa il suggerimento di Giovanna sui giovani, sull’importanza di metterli al centro: da oggi in poi chiederò sempre ai giovani prima di organizzare qualsiasi attività, cosa ne pensano, come la vogliono immaginare”. Antonella: “Come sempre è la parola del maestro che mi tocca perché crede senza&nbsp; alcun dubbio nella nostra vittoria. Francesca: “Molto incoraggiante nel creare e rilanciare nuove azioni per le attività della SGI trovando soluzioni creative”. Angela: “Emozionante come rivivere il corso, ho ricevuto nuovi spunti come se lo avessi vissuto da un'altra prospettiva”. Lucy: “È stata l'occasione per incontrarmi con tante persone che non riesco sempre a vedere di persona vivendo in provincia di Caserta; porterò tanti incoraggiamenti nel mio gruppo grazie al corso di oggi”. Elena: “Mi ha colpito tanto il senso del ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei genitori, voglio metterlo in pratica anche se non ci sono più; torno a casa carica di entusiasmo!”



<hr class="wp-block-separator has-text-color has-primary-color has-alpha-channel-opacity has-primary-background-color has-background"/>



<h4 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Veneto - Piantiamo semi di pace</h4>



<figure class="wp-block-gallery has-nested-images columns-default is-cropped">
<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/Veneto-news-907-1024x801.jpg" alt="" class="wp-image-53558"/></figure>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/03/Veneto-news-907-bis-1024x766.jpg" alt="" class="wp-image-53559"/></figure>
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La mattina di domenica 23 marzo nella sala riunioni del Centro Sociale di Anzano, frazione del comune di Cappella Maggiore (TV), si è svolto l’incontro “Piantare i semi della pace” organizzato dal capitolo Treviso Est. L’obiettivo di questo incontro di rilanciare i legami tra compagni di fede e creare armonia nell’ambiente invitando amici e conoscenti è stato ampiamente realizzato: hanno partecipato settanta persone di cui tredici simpatizzanti e tredici ospiti!&nbsp; La riunione si è aperta con l’introduzione di una giovane donna che ha delineato i valori portati avanti dall’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, mentre due responsabili hanno introdotto il Buddismo di Nichiren Daishonin e la figura del presidente Daisaku Ikeda anche mediante le loro esperienze personali. A ulteriore conferma che il nostro Buddismo si mette in pratica nella vita quotidiana, una compagna di fede ha raccontato come la sua decisione di creare valore nella vita e nell’ambiente abbia fatto nascere una stretta collaborazione tra le scuole del suo territorio e quelle di Dubai, attraverso la cooperazione con un’insegnante della SGI abitante in Asia. Avviando una sinergia tra docenti, studenti e amministrazioni locali è nato un gemellaggio tra le scuole di Cappella Maggiore (Tv) e quelle di Dubai che insieme hanno formulato dei progetti sullo sviluppo sostenibile presentati da alcuni loro delegati nel corso della&nbsp;28° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) svoltasi a Dubai nel dicembre 2023.&nbsp;



Il clima di entusiasmo e ammirazione ha condotto ad una performance artistica in cui tutti i presenti si sono trovati protagonisti leggendo frasi di Sensei sulla pace, armonizzati dal suono del violino e dalla lettura di un brano sulla gentilezza tratto da Buddismo e società&nbsp;253. Quindi le persone si sono suddivise in una decina di piccoli gruppi dove ciascuno era libero di esprimere come nel quotidiano mette in pratica azioni di pace, ascoltando le testimonianze di tutti, confrontandosi alla luce dei valori buddisti.&nbsp;