Cinque religioni unite in un percorso di conoscenza e rispetto reciproco: è il cuore di Terre di Pace – Oltre i confini, il futuro, svoltosi a Gorizia dal 29 ottobre al 2 novembre e promosso dal Comune nell’ambito di GO!2025 Gorizia–Nova Gorica Capitale Europea della Cultura con il contributo scientifico-organizzativo di ISIG ed Etnos. Il cammino condiviso è culminato con la firma del Manifesto di Gorizia per la pace, redatto in italiano, sloveno, inglese, tedesco e friulano, accompagnato dalle immagini dei giovani del Polo liceale goriziano che cantavano “Imagine”.
Basato su dialogo, pluralismo, pratica della solidarietà, della cura comune e della difesa dell’ambiente, il Manifesto di Gorizia Città della Pace ha l’obiettivo di “trasformare la memoria del confine in seme di futuro” consolidando il ruolo di Gorizia-Nova Gorica come crocevia di culture e modello di convivenza e stabilisce l’impegno delle comunità religiose e delle istituzioni locali a dare continuità al percorso avviato col Festival del dialogo interreligioso. Dal testo emerge l’intento di indire un laboratorio interreligioso permanente “uno spazio aperto e inclusivo in cui continuare a far crescere il dialogo e la condivisione di azioni concrete che favoriscano la convivenza costruttiva, in cui il dialogo interculturale e interreligioso diventi strumento quotidiano e modello per ridurre le contrapposizioni che troppo frequentemente caratterizzano la nostra società” traducendo così lo spirito del Festival in un impegno duraturo.
Il Festival si è aperto al confine con la piantumazione dell’Ulivo della pace, alla presenza di Roberto Bonora (Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai), dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, del rabbino Alexander Elihau Meloni, del pastore Jens Hansen (valdese) e degli imam Zakaria Seidu e Hamza Muratspahic. Bonora ha richiamato gli insegnamenti del maestro Daisaku Ikeda: “È fondamentale avere salde radici una prospettiva da cui poter percepire l’impatto delle proprie azioni e sentire che si stanno compiendo progressi concreti nella trasformazione della realtà” (Daisaku Ikeda, Proposta per l’ambiente, https://www.sgi-italia.org/la-rivoluzione-umana/proposta-per-lambiente/).
Tra gli appuntamenti, la lectio del giornalista Paolo Mieli, introdotta dall’assessora Patrizia Artico e dal sindaco Rodolfo Ziberna, sul ruolo delle religioni nello spegnere i conflitti e costruire un linguaggio comune di pace. Mieli ha invitato al dialogo interreligioso come via per trasformare Gorizia, un tempo simbolo di divisione, in esempio duraturo di rinascita e unità. In evidenza anche la mostra L’eredità della vita – il clima è una scelta: salviamo il futuro, progetto della Fondazione Be the Hope realizzato in collaborazione con il Comune di Gorizia e sostenuto dal tavolo di dialogo interreligioso: ha totalizzato 1298 visitatori (613 giovani, di cui 409 studenti di 19 classi provenienti da 14 istituti). In occasione del festival è stato inoltre organizzato uno zadankai, un incontro buddista, “transfrontaliero” con membri della Soka Gakkai italiani e sloveni, svoltosi la sera del 31 ottobre.
Nel forum “Donne alla pari”, Sandra Mazzolini (cattolica), Saja Milouda Benserhire(islamica), Maria Teresa Catucci (Soka Gakkai), Mirella Mannocchio (metodista) e Ilaria Myr (ebrea), moderate da Renata Kodijlia, hanno sottolineato come la voce femminile sia fonte di cooperazione. “Il dialogo interreligioso femminile – hanno detto – rappresenta una via concreta di pace e inclusione”. Nei dialoghi L’ambiente conteso ed Ecologie quotidiane con Gaetano Sabetta esperto cattolico di dialogo interreligioso, Shaikh Jamaluddin (islamico), Matteo Marsili e Franco Rizzi (Soka Gakkai), Babacar Diop (islam), Ariel Haddad (ebreo), Francesco Tassone (cattolico) e Jens Hansen (valdese) hanno riflettuto insieme su come la cura della Terra, casa comune, unisca le fedi nel rispetto della vita e nella costruzione di pace attraverso dialogo e armonia. “Piccoli gesti quotidiani e fede – hanno concluso – possono custodire il pianeta, casa comune, e costruire pace”.
Nel panel Un unico pianeta, tante terre, tante voci, il sacerdote cattolico Don Santi Grasso, Ballabio (Islam), Amerigo Zanetti (Soka Gakkai) e il rabbino Meloni si sono confrontati sull’unità tra fedi, invitando a superare egoismi e divisioni per una pace fondata sul dialogo, rilanciando un’armonia fondata sul dialogo.
Infine, l’incontro L’altro futuro, moderato da Lucia Bellaspiga giornalista dell’Avvenire, ha riunito l’Arcivescovo Monsignor Flavio Pace,la Vice moderatora della Tavola valdese Dorothea Müller, Ibrahim Gabriele Iungo (Islam), Anne-Marie Haddad Tschabold (Soka Gakkai Europea), e gli ebrei Gadi Luzzato Voghera e Haim Baharier sul tema del perdono e su come le religioni possano agire per porre fine alle guerre.







Hanno contribuito: Donata Martinelli, Silvia Palombi e Alberto Rochira
