Siamo giunti a oltre la metà del 2025, un anno in cui ricorrono degli anniversari importanti per i movimenti della società civile che si spendono per un mondo in cui il rispetto della dignità della vita sia rimesso al centro in ogni ambito. In particolar modo, il 6 e il 9 agosto ricorrono 80 anni esatti dall’utilizzo degli ordigni nucleari sulle città di Hiroshima e Nagasaki, in Giappone, come coda ultima della Seconda guerra mondiale. Le conseguenze dei bombardamenti furono devastanti: le esplosioni uccisero rispettivamente 140.000 e 70.000 persone per effetto immediato delle esplosioni, e oltre il 90% degli edifici venne distrutto. Si stima che nei cinque anni successivi, a causa delle radiazioni e di problemi di salute connessi al bombardamento, le vittime innocenti salirono rispettivamente a oltre 200.000 e 140.000. Ma le persone sopravvissute, gli hibakusha, dovettero sopportare per tutta la vita gli effetti devastanti di tali bombardamenti: non solo i gravissimi problemi di salute derivati dalle radiazioni ionizzanti trasmessi anche alle generazioni successive –tanto che oggi si parla di hibakusha di terza e quarta generazione – ma anche lo stigma sociale del pregiudizio, della paura infondata che la vicinanza o il contatto con loro potesse rappresentare una forma di contagio, da qui una difficoltà estrema a rientrare a far parte di una vita sociale normale. Proprio per questo motivo, affinché nessuna e nessuno debba più sopportare gli effetti visibili e invisibili di una tale tragedia, gli hibakusha hanno raccolto uno straordinario coraggio, si sono riuniti in organizzazioni e, in molti casi dopo decenni di silenzio derivanti dalla vergogna o dal peso della loro esperienza personale, hanno deciso di parlare. Sono così diventati i capifila dei movimenti della società civile impegnati nell’ambito del disarmo nucleare, affiancati da una famiglia di hibakusha che è oggi globale a tutti gli effetti, come conseguenza degli oltre 2.000 test nucleari che sono stati condotti in ogni angolo del mondo dalla fine del secondo conflitto mondiale in poi, e che hanno causato danni alla salute, al tessuto sociale e all’ambiente altrettanto importanti. In questo senso, è particolarmente significativo che il Nobel per la Pace 2024 sia stato conferito all’associazione di hibakusha giapponesi Nihon Hidankyo, a testimonianza del loro impegno instancabile, e soprattutto di quanto sia tuttora fondamentale alzare il livello dell’attenzione su una tematica che è più urgente che mai, riportando al centro gli esseri umani. La Soka Gakkai si è sempre battuta per realizzare la visione di un mondo libero da armi nucleari. Il presidente Ikeda nell’epilogo del volume 30 de La nuova rivoluzione umana scrive:
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