Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

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31 maggio 2024

Una rivoluzione familiare: la storia di Valerio

Fragranze. Puntata 1

Presentiamo la prima puntata del podcast Fragranze: “Una rivoluzione familiare: la storia di Valerio”. In questo articolo anche la trascrizione integrale della puntata

immagine di copertina

Benvenuti su “FRAGRANZE” un podcast de IL NUOVO RINASCIMENTO che racconta le storie di vita quotidiana di chi, grazie al Buddismo, è riuscito a trasformare la propria vita e a farla fiorire.
«Il ciliegio ha un tronco robusto, il susino un profumo delicato e il pesco un colore meraviglioso. Quando arriva la primavera ciascuno di loro sboccia a modo suo, producendo dei fiori unici».
Mi chiamo Elena Cavallone e questo non è un podcast sul giardinaggio, ma sulla saggezza del Buddismo praticato dalla Soka Gakkai, una scuola laica buddista che si basa sugli insegnamenti del monaco giapponese Nichiren Daishonin, vissuto nel tredicesimo secolo.
Vi starete chiedendo: «Sì ma, che cosa c’entrano gli alberi con questa filosofia antichissima?». Se avete un po’ di pazienza lo scopriremo insieme attraverso le parole e le esperienze dei nostri ospiti che grazie al Buddismo hanno rivoluzionato la loro vita fino a farla sbocciare.
In questo spazio parleremo degli ostacoli che ognuno di noi può incontrare lungo il cammino; che si tratti di relazioni complicate, difficoltà sul lavoro, sogni che faticano a realizzarsi o semplicemente di quel senso di rassegnazione che ci accompagna, ecco il Buddismo permette di affrontare in maniera diversa quelle situazioni che ci fanno soffrire.
Perché siamo tutti dei Budda, ma spesso ce lo dimentichiamo.

FAMIGLIA. Questo concetto può significare una marea di esperienze diverse, tante quante sono le persone sul pianeta Terra. C’è chi alla parola famiglia associa emozioni positive, ricordi di un’infanzia serena o una sensazione generale di protezione. Altri, invece, quando la sentono pronunciare potrebbero avere l’istinto, non so, di salire in macchina e allontanarsi alla velocità della luce. Tecnicamente, la famiglia è il nucleo elementare della società umana, quello che in un certo senso ci dovrebbe preparare a vivere nel mondo. Eppure, tra le molteplici relazioni della nostra vita, quella tra i familiari è forse la più complicata. Avete presente quel detto secondo cui “gli amici te li scegli, la famiglia ti capita”? Beh, nel Buddismo le cose non stanno esattamente così.
Secondo la prospettiva buddista, infatti, genitori e figli, fratelli e sorelle e più in generale i membri di una famiglia sono uniti da una profonda relazione karmica. Ma che vuol dire? È una relazione formata nel passato e che si presenta in questa vita all’interno del nucleo familiare per sciogliere dei nodi irrisolti e permetterci così di assaporare una felicità assoluta. Per questo spesso i rapporti familiari sono fonte di conflitti e di sofferenza. Ma proprio la famiglia diventa il punto da cui partire per poter sviluppare un io solido in grado di creare relazioni di valore.
Messa così sembra facile, vero? Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo la propria rivoluzione interiore.

La storia di Valerio può aiutarci a comprendere meglio in che modo la visione buddista può trasformare radicalmente i rapporti familiari. Lo incontro a Roma per un caffè e per ascoltare la sua storia. Non conoscevo Valerio di persona, lo avevo intravisto durante alcune riunioni al Centro buddista, ma non avevo mai avuto la possibilità di parlare con lui. A vederlo così, pieno di energia e sorridente, non sembrava una persona che aveva attraversato dei momenti così bui. Su Il nuovo rinascimento avevo letto il racconto della sua esperienza, che mi aveva molto colpito, e così inizio subito a fargli alcune domande.

ELENA: Se dovessi illustrare la tua vita prima di incontrare il Buddismo, come la descriveresti?

VALERIO: Una vita un po’ triste, nel senso che ero un giovanissimo, sempre pronto a sentirsi giudicato a giudicare gli altri, sempre sconfitto. E invece l’inizio del Buddismo è stato proprio segnato, invece da questo cambio di rotta, questo cambio di atteggiamento della mia vita.

Per Valerio l’adolescenza non è stato un periodo facile - e per chi lo è stato? Mi viene da pensare - Come purtroppo spesso accade nelle dinamiche di gruppo, era stato vittima di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa del suo sovrappeso e della sua omosessualità. Relazionarsi con gli altri era una grande fonte di sofferenza, mi dice.

VALERIO: Il problema non era tanto l’identificarmi dal punto di vista di orientamento sessuale con me stesso. Il problema era riuscire a sentirmi amato dai miei genitori così come ero e questo mi portava costantemente a sentirmi sbagliato, a negare questa mia natura, questo mio modo di essere assolutamente naturale. Tanto da doverne esasperare alcune parti. C’erano dei momenti in cui io esasperavo molto l'atteggiamento con scelte molto sbagliate, attività assolutamente folli in discoteche fuori di testa. Quindi una vita basata sull’ esternalizzazione estrema di quello che io ero, perché fondamentalmente non mi sentivo accettato in casa.

Il profondo senso di solitudine lo aveva portato a reagire con la fuga e l’ostentazione. Il caos era diventato la sua zona di comfort, fino a quando un giorno, per caso, Valerio si ritrova a dover affrontare il giudizio della sua famiglia. 

ELENA: I tuoi genitori hai detto che l’hanno scoperto in maniera abbastanza traumatica. Qual è stata la loro reazione?

VALERIO: Io dico sempre che è stato come assistere al mio funerale da vivo. C'è una cosa che non mi potrò mai scordare: mi ricordo di questo giorno in cui i miei genitori mi chiamarono al cellulare, mi dissero torna indietro. Io stavo uscendo con un ragazzo che frequentavo in quel periodo, avevo poco più di 18-19 anni. Mi dissero torna indietro perché abbiamo scoperto questa cosa da una conversazione. Allora c'era il computer fisso a casa, quindi la conversazione era salvata sull'unico computer di casa. Io sono sempre stato poco scaltro con la tecnologia. Sono tornato a casa, entro e trovo mia madre in lacrime sul divano, e mio padre, un pezzo di ghiaccio seduto sul divano. Io non ho quasi avuto modo di parlare perché mia madre piangeva e mio padre mi disse una cosa che in realtà oggi è fonte di grande gratitudine da parte mia verso di lui, perché in qualche modo mi ha dato una forza enorme per cominciare a prendermi cura di questa situazione. Ma lui allora mi disse «Tu ti rendi conto che la tua vita sarà nel baratro?».

Da allora nella sua famiglia l’argomento diventa un tabù. Semplicemente tutti fanno finta di niente. La sua omosessualità, insieme alle questioni affettive in generale, viene archiviata nello sgabuzzino delle cose imbarazzanti di cui non si può parlare. Valerio non capisce perché i genitori diano così tanta importanza al suo essere omosessuale, piuttosto che all’essere un bravo studente o una brava persona. E la loro reazione influisce anche sulla percezione di sé stesso. Si innesca un circolo vizioso secondo cui Valerio introietta questo senso di vergogna dai genitori, ma allo stesso tempo cerca di contrastarlo con nuovi atteggiamenti eclatanti, estremi, quasi per provocarli.
Nel frattempo, nel bel mezzo di questo tsunami familiare, Valerio sente parlare del Buddismo per la prima volta dalla migliore amica di sua madre. È una persona che, insieme al marito, stava attraversando un periodo di grande difficoltà.

ELENA: In tutta questa situazione complicata con i tuoi genitori, tu hai conosciuto una persona che ti ha fatto anche conoscere il Buddismo. Qual è stata la dinamica?

VALERIO: Sì. Io conoscevo questa persona mi ha parlato del Buddismo, è una persona che mi ha visto crescere e che è la migliore amica di mia madre. Loro stavano vivendo questo grande momento di difficoltà personale rispetto a delle situazioni di salute molto delicate. Suo marito aveva appena subito un intervento, erano in una situazione veramente difficile. Eppure non mi spiegavo come, nonostante i ricoveri prolungati, il tempo passato in ospedale, loro comunque conservassero sempre questo grande spirito, questo sorriso, questa fiducia nella vita, nel potenziale della vita. Mi parlavano di cose che in realtà poi a vedere nella loro situazione attuale non tornavano. Non a un occhio che era quello mio, illuso, di qualche tempo fa. Il parlarmi della pratica è stato fatto veramente con la loro vita, col loro esempio di vita.

ELENA: Cos’è che ti ha fatto scattare quella molla per cui hai detto “Sì, adesso inizio anche io».

VALERIO: “A un certo punto al lavoro, io sono infermiere, mi sono ritrovato in una situazione di grande difficoltà. Un burn out lavorativo, non volevo entrare nelle stanze dei pazienti, ero sofferente. Avevo chiesto il trasferimento. Mi danno il trasferimento e sono andato a finire in un posto dove non volevo assolutamente stare, che non ha fatto altro che aumentare il mio disagio. Contemporaneamente, oltre a questa persona che mi parlò per una volta della pratica, inaspettatamente in ogni aspetto della mia vita ho incontrato un buddista. In palestra la mia insegnante era buddista. Al lavoro una collega praticava il Buddismo e una mia amica con cui facevo teatro era buddista. E questo è accaduto tutto in poche settimane, nello stesso mese. Quindi quel mese un po’ mi sono “arreso alla vita” così mi sono detto inizio, provo! Vado alla prima riunione, almeno. E da lì non ho più smesso”.

Sì, lo so che cosa state pensando. Vi starete chiedendo in che cosa consista la pratica buddista della Soka Gakkai. Mettiamo un attimo in pausa la storia di Valerio e facciamo un passo indietro, molto indietro.
Tutte le tradizioni buddiste, compresa quella della Soka Gakkai, derivano dal Budda Shakyamuni, vissuto in India circa 2.500 anni fa. Forse lo conoscete tutti col nome di Siddharta. Budda vuol dire “risvegliato” e in effetti Shakyamuni si risvegliò alla Legge mistica, la forza illimitata che sottende tutto l’universo e che è presente anche nelle nostre vite. La testimonianza degli insegnamenti esposti da Shakyamuni fu raccolta in numerosi sutra, tra cui il più alto e profondo è il “Sutra del Loto”, che in giapponese si traduce Myoho-Renge-Kyo. Nel tredicesimo secolo il monaco buddista Nichiren Daishonin si risvegliò alla Legge mistica dandole un nome “Nam-Myoho-Renge-Kyo”, ovvero il nome stesso del Sutra del Loto. ll suo insegnamento consiste nel recitare Nam-Myoho-Renge-Kyo per attivare la Legge mistica che già pervade le nostre vite. Significa avere fede nel proprio illimitato potenziale.
Tornando all’esperienza di Valerio, quando inizia ad abbracciare questo insegnamento, le cose iniziano a muoversi, anzi a smuoversi dentro e fuori di lui.

VALERIO: Mi rendevo conto che tornavo a casa ed ero diverso. Prima perdevo la pazienza molto più facilmente. Dopo quelle prime riunioni, dopo i primi minuti di pratica dal niente a cominciare timidamente a praticare io ho sentito un cambio di disposizione interna rispetto agli altri rispetto a me stesso e quindi anche il lavoro è diventato un po’ più leggero, per quanto non stavano cambiando le situazioni subito. Non è stata una magia e c'è voluto il suo tempo. Però io ho cominciato a percepire proprio un cambio di disposizione interna, rispetto agli eventi esterni rispetto agli altri. Per me è stato vincente riuscire, studiando, a comprende che io ero perfetto così com’ero non dovevo cambiare nessun aspetto di me. Che il Buddismo mi chiedeva soltanto di capire che ero e di migliorarlo ogni giorno e questo si poteva fare soltanto con la pratica e con il confronto con gli altri. Ho parlato alla prima riunione dopo due mesi e la prima volta che ho parlato è stato un fiume di lacrime. Sono riuscito a dire cose di me che probabilmente non avevo detto. Quindi grandi sofferenze familiari rispetto al rapporto con mia sorella che si è interrotto tempo fa. E quindi sono riuscito piano piano ad accogliermi, ad accogliere me stesso in primis.

Valerio da qualche anno aveva intrapreso una relazione con Marco. Man mano che il tempo passa, i due approfondiscono il loro rapporto, anche grazie a quel cambiamento interiore che si era innescato con la pratica buddista. Prima la convivenza, poi il desiderio di comprare casa insieme. Marco diventa membro della Soka Gakkai e grazie ai suoi sforzi Valerio brilla sul posto di lavoro, dov’è amato e rispettato da tutti. Ma il rapporto con i suoi genitori resta un una nota dolente. 

ELENA: In che modo hai deciso di trasformare anche questo rapporto con i tuoi genitori che ti provocava così tanta sofferenza?

VALERIO: Nel 2021 ho deciso che ci saremmo sposati. Ovviamente questa era l'unica esperienza che io potevo fare, non perché mi servisse un'unione civile per concretizzare qualcosa nel mio rapporto, perché mi sentivo assolutamente a mio agio. Tutto quello che io desideravo, che era la mia famiglia armoniosa, la stavo realizzando. L’unica cosa in più che potevo fare era in qualche modo fare qualcosa che potesse rendere necessario il confronto, cioè doverne parlare. Se io vi dico che mi sposo dobbiamo parlare di questa cosa perché in tutti questi anni non ne abbiamo mai parlato.
Marco era sempre “l'amico di Valerio”. Agli occhi delle persone più care io non stavo insieme a una persona, non condividevo questa vita con una persona. Io potevo avere un'amicizia, non di più. E allora ho deciso di sposarlo.

Una cosa che appare subito chiara a chi inizia a praticare il Buddismo è che non esiste una differenza tra la vita spirituale e quella di tutti i giorni. Secondo gli insegnamenti di Nichiren Daishonin, il nostro comportamento non è altro che un’espressione della nostra vita interiore. Quindi non c’è aspetto che non possa essere trasformato tramite la pratica buddista, inclusi i rapporti famigliari. 
Valerio decide quindi di informare i genitori di questa decisione, scrivendogli una lettera.

VALERIO: Mi sono un po’ ispirato a Nichiren Daishonin quando scriveva il Gosho perché era l’unica cosa che sapevo fare e li ho ringraziati per tutto quello che hanno fatto, anche sentitamente. E poi soprattutto ho lasciato una porta aperta, cioè gli ho detto “io capisco che probabilmente per voi questo sarà difficile da accettare, da accogliere, ma sappiate che fino all'ultimo per voi ci sarà sempre un posto”. E dopo questo sono spariti nel nulla. Per settimane non hanno risposto al telefono. Poi sono ricomparsi facendo finta di niente, come se io avessi detto “vado in vacanza e torno”, come se niente fosse”.

ELENA: Tu ti sei scoraggiato davanti a questa reazione? 

VALERIO: No, assolutamente no, mai. Perché ho continuato a credere che era la cosa necessaria da fare, ma soprattutto ad avere una grande fiducia nella vita, nel funzionamento della vita. Che stavo facendo la cosa giusta. Innanzitutto, con la grande decisione nel cuore che questa sarebbe stata la mia esperienza, l'esperienza della mia vita.

ELENA: Perché era così importante per te fare questa esperienza?

VALERIO: Nella Soka Gakkai noi ci sosteniamo a vicenda, però per fare questo bisogna fare una grande esperienza che possa poi essere di incoraggiamento agli altri. Quindi quando io ho deciso di fare questa esperienza, ho deciso di farla sì per me, ma anche per tutti i ragazzi che come me, adesso o in futuro, dovranno affrontare una situazione simile, magari non perfettamente uguale - perché non c'è niente di uguale nelle vite delle persone - però provare ad essere un po’ di ispirazione prima per me stesso e poi per tutte queste persone.

Recuperare una relazione con delle persone che ci hanno ferito sembra un’impresa impossibile. In uno scritto intitolato Gosho di Capodanno Nichiren Daishonin afferma:

«Per prima cosa alla domanda di dove si trovino l'inferno e il Budda, alcuni sutra affermano che l'inferno si trova sottoterra, altri che il Budda risiede a occidente. Ma ad un attento esame, risulta che entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi. La ragione per cui penso così è che l’inferno esiste nel cuore di chi disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008)

Questa è una frase che può arrivare come una fitta al cuore. Sono sicura che molti hanno provato rancore, rabbia, delusione nei confronti dei propri genitori. Per esperienza ho capito che sentimenti di questo tipo derivano da una condizione vitale bassa, uno stato in cui vediamo le cose solo dal punto di vista della sofferenza. Per poter cambiare è necessario portare il nostro stato vitale ad un livello più alto e sviluppare un senso di gratitudine. Mi rendo conto che ci sono situazioni in cui ringraziare i propri genitori sembra assurdo. Ma non si tratta di fare finta o accettare passivamente il loro comportamento.

ELENA: C’è un Gosho famosissimo di Nichiren Daishonin che insegna che per cambiare la relazione con i propri genitori bisogna avere uno spirito di riconoscenza, di gratitudine. Però non è facile. Tu prima parlavi di gratitudine: ci sei riuscito? E qual è stato lo scatto che ti ha permesso di fare questa rivoluzione  e passare dallo scoraggiamento e anche possiamo dire un sentimento negativo nei confronti dei genitori alla riconoscenza, alla gratitudine?

VALERIO: Le prime volte che lo leggevo aveva una risonanza pazzesca perché io più lo leggevo più tremavo. Oggi invece lo leggo col sorriso. Quindi già questo cambio di disposizione quando leggo il passo del Gosho vuol dire che una trasformazione l’ho fatta! Nam-Myoho-Renge-Kyo vuol dire “dedico la mia vita alla Legge di causa-effetto”. E il punto era proprio questo: causa/effetto. Cioè io mi sono reso conto a un certo punto che continuavo a pretendere l'effetto senza porre minimamente cause nei confronti dei miei genitori. Per anni ho fatto attività con il Gruppo futuro, il gruppo dei ragazzi delle scuole medie e scuole superiori, e da loro ho imparato tantissimo. Ho imparato che se tu vuoi una relazione con i tuoi genitori, vuoi affetto, vuoi apertura, vuoi accoglienza da parte dei genitori, non la devi solo pretendere, ma per primo deve essere pronto a mettere una causa. A dare amore, a dare affetto, a dare accoglienza.

Fare questo salto vuol dire manifestare la propria “Buddità”. Fermi tutti, di che cosa stiamo parlando?
Contrariamente a quanto si possa pensare quando si sente parlare di Illuminazione, il Sutra del Loto afferma qualcosa di completamente rivoluzionario, cioè che tutti gli esseri viventi hanno la capacità di sperimentare la Buddità, una condizione caratterizzata da coraggio, forza e rispetto della dignità della vita... anche di chi ci fa soffrire

ELENA: Alla fine di questa trasformazione interiore come hai visto i risultati?

VALERIO: C’è stato del mistico: sono arrivato a venti giorni dal matrimonio e non sapevo se avrebbero partecipato o meno, quindi in realtà ero fermo, immobile, un po’ in tensione. Fino a che un giorno nella mia preghiera quotidiana davanti al Gohonzon ci sono arrivato con una “serena disperazione”. Tra i vari significati “myo” vuol dire “perfettamente dotato”, vuol dire “aprire”. Io mi ero aperto e avevo preso perfettamente consapevolezza di essere perfetto così com’ero.

Per i praticanti della Soka Gakkai il Gohonzon ha la stessa funzione di uno specchio. È una pergamena in carta di riso che contiene la rappresentazione fisica e grafica della Legge fondamentale o Legge mistica. Nichiren Daishonin inscrisse il Gohonzon per permettere a tutte le persone di conseguire la Buddità, così come lui stesso aveva fatto. Quindi recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon significa pregare davanti alla nostra stessa vita. La determinazione con cui Valerio decide di trasformare il suo karma famigliare mi ricorda molto un incoraggiamento di Daisaku Ikeda, filosofo buddista e terzo presidente della Soka Gakkai:

«Quando la nostra determinazione interiore cambia, ogni cosa inizia a muoversi in quella direzione. Nel momento in cui prendiamo una decisione profonda, ogni nervo e fibra del nostro essere si riorientano verso la realizzazione di quell’obiettivo e desiderio. D’altro canto, se pensiamo non ci riuscirò mai, allora ogni cellula del nostro corpo si ritroverà priva di speranza e abbandonerà la lotta» (La speranza è una scelta, Esperia, pag. 4)

E la preghiera di Valerio porta a un risultato inaspettato.

VALERIO: È successo che mia madre mi ha chiamato dal nulla e mi ha detto che sarebbe venuta, che si andava a comprare il vestito, che aveva preso appuntamento dal parrucchiere, che non sarebbe mai mancata e poi mi ha detto «Adesso però con tuo padre ci pensi tu, perché lo sai com’è fatto». E io ho detto «Sì, lo so io come fare!». Stessa cosa, stesso copione. Davanti al Gohonzon. Lo so papà com’è fatto. Papà è così quindi stessa cosa: una tranquilla disperazione e un’apertura che ho affidato al Gohonzon e il giorno dopo mi ha chiamato anche mio padre che mi ha detto che non sarebbe mai mancato. Il giorno del nostro matrimonio stavano lì in prima fila commossi, emozionati. E da allora il nostro rapporto è cambiato.

ELENA: Com’è cambiato?

VALERIO: È cambiato totalmente, nel senso che adesso parliamo. Mi chiamano, mi cercano. Sono loro che sono molto più aperti nei miei confronti, c’è più sinergia, c’è più confidenza, c’è più voglia di stare insieme. E loro si stanno aprendo talmente tanto anche nel dimostrarmi riconoscenza, affetto, ma soprattutto stima. Stima per tutto quello che sto facendo, per la persona che sono e non per l’omosessuale. Finalmente non stanno più mettendo al centro quella mia natura ma l’essere umano, l’uomo che sto diventando. 

ELENA: Qual è il principio buddista che ti ha guidato nelle scelte e nelle situazioni difficili?

VALERIO: I principi buddisti sono tanti, ma se proprio devo sceglierne uno anche molto affine è stato quello del ciliegio, del pesco, del prugno selvatico che mi ha proprio guidato nel riuscire a comprendere e accettare che io sono così, che sono perfetto così come sono, che devo solo sbocciare per il fiore che sono! Fedele a me stesso ogni giorno, con grande orgoglio soprattutto. Essere quello che sono comporta un grande orgoglio, perché è meraviglioso e si tratta solo di sbocciare.

“La fragranza interna otterrà protezione esterna”, questo principio buddista afferma che quando la nostra natura di Budda emerge dall’interno, attiva anche la natura di Budda nella vita degli altri. Trasformando il nostro cuore possiamo trasformare qualsiasi aspetto della nostra vita e creare valore a partire dalla situazione che stiamo vivendo.
Io sono Elena Cavallone e vi do appuntamento alla prossima puntata di “Fragranze” in cui parleremo di amore.

Questo è un podcast della redazione de Il Nuovo Rinascimento, una pubblicazione a cura dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Per non perdere tutti gli episodi iscrivetevi ai nostri canale di su Spotify, Apple podcast e Soundcloud.

A presto e fate sentire la vostra fragranza!

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