La paura invade la vita di Adele che si trova a lottare per non perdere padre, marito, lavoro e, soprattutto, se stessa. Il sostegno della pratica e della comunità buddista è cruciale, facendole sentire che non è sola e accompagnandola alla scoperta del suo valore È stato dopo quasi vent’anni dall’inizio della pratica buddista che la paura ebbe il sopravvento. La sofferenza era apparentemente più forte di me. Avevo la sensazione di non riuscire a trasformare nulla: non si vedeva l’ombra dello stato vitale del Budda, rimanevo fissa tra Animalità (paura) e Inferno. Mio padre ebbe un attacco di peritonite fulminante a novant’anni. Il giorno prima avevo perso un lavoro conquistato in un anno di sforzi: avrei dovuto firmare il contratto e lo stesso giorno sarei passata a salutare mio padre, che vive in un’altra città, anche per condividere con lui la novità. Quello che invece la vita mi riservò…
Un mostro chiamato paura
Adele Gerardi, Trento
La paura invade la vita di Adele che si trova a lottare per non perdere padre, marito, lavoro e, soprattutto, se stessa. Il sostegno della pratica e della comunità buddista è cruciale, facendole sentire che non è sola e accompagnandola alla scoperta del suo valore
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