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22 giugno 2023

Un continente dalle enormi potenzialità

8x1000

Nell’ambito del progetto “Energia solare in Mozambico” promosso da AVSI e finanziato con i fondi 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, abbiamo intervistato Francesca Oliva esperta di AVSI per l’accesso all’energia. Il progetto mira a favorire lo sviluppo economico delle popolazioni rurali in Mozambico attraverso l’accesso all’energia rinnovabile

immagine di copertina

Il Mozambico è uno dei paesi più poveri del mondo. L’energia è il mezzo per sviluppare sostenibilità economica, ambientale e sociale. Potrebbe descriverci la situazione attuale soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’energia da parte della popolazione e quali sono le maggiori difficoltà da superare?

In Africa circa 600 milioni di persone non hanno accesso all'energia. Il Mozambico è uno dei paesi dove la percentuale di persone che ha accesso all’energia elettrica è molto bassa e l'obiettivo statale di raggiungere il 100% delle persone entro il 2030 è molto lontano. Adesso siamo al 40% nelle città e circa al 4% nelle zone rurali.
Il Ministero dell'energia ha pianificato un’accelerazione nel processo di estensione della rete nazionale elettrica; tuttavia, l'accesso all'energia avverrà anche attraverso sistemi che chiamiamo off grid (lontani dalla rete nazionale). Rientrano in questa categoria: i sistemi solari domestici che sono dei sistemi comprendenti pannelli e batterie che si installano sui tetti delle case e danno possibilità di avere delle luci e delle prese per la carica di piccolissimi elettrodomestici, le mini reti che possono dare elettricità a un villaggio intero e altri sistemi che possono dare elettricità a delle attività produttive.
La rete nazionale difficilmente arriverà a coprire l’intera superficie del Mozambico prima del 2030, per tale ragione il progetto finanziato con i fondi 8x1000 della Soka Gakkai che si concentra su queste tecnologie off grid è molto importante.
Fra le maggiori difficoltà all'accesso di energia c'è sicuramente un'assenza di capitali, il bisogno di infrastrutture costose, materiali e macchinari; la stessa rete nazionale non viene estesa per mancanza di soldi e anche perché il Mozambico è molto grande.
Esistono sul mercato le tecnologie off grid ma per le famiglie è costoso accedervi e le priorità per loro sono altre, come l'alimentazione, l'educazione e le spese sanitarie. È difficile che si scelga di acquistare un sistema di questo tipo.
Sono in corso di approvazione leggi che permettono al sistema privato e alle aziende di poter investire nel settore dell'energia e vendere l'elettricità. Ci si aspetta che così facendo si riesca a raggiungere più velocemente l'obiettivo della piena elettrificazione.

Il Mozambico è lo stato africano con i minori investimenti in energie rinnovabili.
In cosa consiste il progetto “Accesso a fonti di energia solare per Mpaca-Cabo Delgado, Mozambico”?

Il progetto riguarda sia la formazione all’imprenditorialità e la gestione d’impresa, sia l’accesso alla microfinanza e a forme di risparmio e microcredito al fine di sostenere la creazione di piccole imprese da parte di donne e giovani nella zona. Può condividere qualche testimonianza?

Portare l'elettricità in un villaggio non genera automaticamente un impatto, il fatto di non avere formazione oppure elettrodomestici e macchinari da utilizzare, rappresenta un ostacolo. In Mozambico c'è una scarsità di microfinanza e di meccanismi comunitari di risparmio, per tale ragione il progetto promuove dei gruppi di risparmio formati attraverso una metodologia consolidata dal ‘92.
Il sistema prevede che un gruppo di persone inserisca dentro una cassetta i propri risparmi, cassetta che viene aperta soltanto dopo 9/12 mesi.
Durante questi mesi è possibile per i membri, a turno, prendere delle somme in prestito per iniziare un'attività produttiva, pagare le tasse scolastiche, delle emergenze, somme che però devono restituire con un interesse stabilito dal gruppo. Quindi alla fine dei nove mesi ci sono più soldi dentro la cassetta da ridistribuire tra i partecipanti.
Tendenzialmente supportiamo le persone a utilizzare quel denaro per iniziare delle attività che poi creino una sostenibilità successiva nella generazione di un reddito. Sono stati coinvolti a oggi circa 300 risparmiatori, ognuno con le rispettive famiglie.
Inoltre, formiamo delle persone che formeranno a loro volta altri gruppi di risparmio.
Laura ad esempio, è una ragazza che è stata formata per creare dei gruppi di risparmio e oltre ad avere un maggiore reddito ha ottenuto il riconoscimento nella comunità per le competenze che ha sviluppato. Per le persone più povere ed emarginate avere un ruolo nella comunità è molto importante.
Armando invece è stato uno dei beneficiari della formazione all'imprenditorialità. Aveva già un piccolo negozio dove vendeva cibo di prima necessità, sapone, farina, ecc. Ha ottenuto un refrigeratore attraverso il quale adesso può vendere delle bevande e conservare gli alimenti agricoli di zona.
Ha anche acquistato un televisore con cui farà attività di cinema, karaoke e intrattenimento con cui offre un servizio alla comunità.

Il presidente della Soka Gakkai Internazionale, Daisaku Ikeda, parla dell’Africa come il continente del XXI secolo, individuando la necessità di far sì che possa manifestare tutto il suo potenziale e curare le ferite inferte anche dai paesi più sviluppati per interi secoli. Cosa significa per voi stare al fianco delle persone incoraggiando il loro empowerment?

Siamo perfettamente d'accordo con questa visione, l’Africa ha un enorme potenziale. Purtroppo, ciò che arriva attraverso la televisione e le informazioni, soprattutto in Italia, è il contrario: un continente pieno di disperazione, povertà e disgrazie.
Ci sono tanti giovani ed energie nuove; guardando all'ambito dell'imprenditorialità troviamo tantissime start up e giovani che danno avvio ad attività economiche. C'è un tasso di imprenditorialità elevatissimo che in Italia ci sogniamo.
Ci sono fondi d'investimento che si stanno interessando sempre più all'Africa, che spesso finanziano iniziative innovative ideate totalmente a livello locale, a dimostrazione che le soluzioni per lo sviluppo del continente stesso e non solo nel trasferimento tecnologico dall'occidente.
Questa è un'altra cosa che non ci stancheremo mai di dire: ci sono soluzioni che devono essere pensate per un continente diverso dal nostro, dove lo sviluppo non necessariamente seguirà il corso del nostro sviluppo e dove ci sono tutti i mezzi, le conoscenze e anche le tecnologie per poter creare prodotti e servizi che vadano bene per quelle popolazioni.
Questo sta avvenendo. Noi vediamo tanta energia, tanta potenzialità di sviluppo. Molte si stanno già manifestando, si tratta solo di volerle guardare.

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