Cosa ti ha spinto a iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren?
All'età di sedici anni lasciai la mia città natale (Canterbury) e mi trasferii a Londra con l'obiettivo di diventare un attore. Un esame della scuola di recitazione che frequentavo verteva sulla pittura, e l’artista che mi aiutò a prepararlo era un membro della Soka Gakkai. Un giorno, mentre ero a casa sua, lo sentii recitare Nam-myoho-renge-kyo. Gli chiesi: «Cosa stai facendo?» e lui mi rispose: «Stavo recitando un mantra affinché tu possa superare brillantemente i tuoi esami». Aggiunse: «Sicuramente avrai successo nella vita».
Allora gli chiesi: «Pensi che Nam-myoho-renge-kyo possa aiutarmi?», e lui rispose senza esitazioni: «Sì!». Ebbi fiducia in quello che diceva e iniziammo a recitare Daimoku insieme. Mi spiegò cos’è il Gohonzon e condivise con me alcune guide del maestro Ikeda. A differenza dell'immagine della religione che avevo avuto fino ad allora, il Buddismo era molto logico, facile da capire e concreto.
In quel periodo della mia vita avevo fatto tutto ciò che chiunque altro avrebbe fatto per diventare un attore. Tuttavia, sentivo che mancava ancora qualcosa.
Cercavo una filosofia che potesse fungere da “mappa” nella mia vita. Ciò che mi ha davvero convinto è stata l'idea che era solo mia responsabilità essere la versione migliore di me, senza fare affidamento sugli altri per crescere. Recitare Daimoku è la pratica della rivoluzione umana, che permette di “lucidare” la propria vita e di trasformare cuore e mente. A sedici anni, termini come “saggezza”, “coraggio” e “compassione”, di cui il maestro Ikeda parla costantemente, erano parole che non avevo mai preso seriamente in considerazione. Mi fu chiaro che questa fede era la “mappa” perfetta per me.
A ventuno anni sei caduto dal terzo piano riportando gravi ferite, tra cui la frattura della colonna vertebrale...
Fin da piccolo ero un ragazzo avventuroso che amava giocare all'aria aperta. Non mi preoccupavo dei rischi, spesso mi facevo male e venivo ripetutamente ricoverato e dimesso dall'ospedale.
Tutto cambiò quando mi fratturai la spina dorsale. Fu il momento più critico della mia vita: mi dissero che forse non sarei più stato in grado di camminare. Tuttavia, quell’evento è stato probabilmente anche il più grande beneficio della mia vita.
Inizialmente mi dissero che sarei dovuto rimanere in ospedale per sei mesi, però mi ripresi in modo quasi “miracoloso” e riuscii a lasciare l'ospedale nel giro di sole due settimane. Da allora, iniziai a prestare attenzione al mio corpo per evitare di forzare troppo la schiena.
Senza questo incidente non avrei mai imparato a prendermi cura del mio corpo, perciò lo considero un regalo inaspettato. Vivere questa esperienza in giovane età mi ha dato l'opportunità di riflettere sulla vita e di parlarne con i miei amici.
Il Buddismo insegna il principio di “trasformare il veleno in medicina”. Se guardiamo le cose con gli occhi della fede, ogni difficoltà può essere utilizzata per arricchire la nostra vita.
Dopo esserti ripreso dall’infortunio, ti sei diplomato alla scuola di recitazione e hai ottenuto un ruolo importante ne Il Signore degli Anelli…
Sì, è stato fantastico! Mi sembrava un sogno. Ho pensato: “Aspetta, cosa sta succedendo?”.
Mentre frequentavo la scuola di recitazione avevo fatto provini e recitato in molte opere teatrali, ma ero sempre in ansia, preoccupato di non riuscire a recitare bene o di dimenticare le battute. Anche in simili circostanze, ho continuato a recitare Daimoku.
Kosen-rufu significa creazione di valore. Se decido di creare valore, allora ho l'opportunità di creare valore nella società nel modo più adatto a me.
L’elfo che ho interpretato, Legolas, non è di questo mondo, è immortale. Ma volevo renderlo come una persona reale, non un personaggio etereo, lontano da questo mondo. Inoltre, poiché è un abile combattente, ho studiato i film giapponesi, come quelli di Kurosawa.
Ho pregato sempre e comunque, fino in fondo, per adempiere la mia missione. Non ho il minimo dubbio che sia stato questo a farmi superare quel periodo difficile.
Successivamente, tra i venti e i trent’anni, mi sono ritrovato in una fase che potrebbe essere definita “l'occhio del ciclone” della mia carriera. Sono stato oggetto di forti critiche e di scherno. La fede era la mia unica speranza, perciò ho continuato a recitare Nam-myoho-renge-kyo.
In quel periodo studiavo il Gosho Gli otto venti, in cui si legge:
«L’uomo saggio merita di esser chiamato tale perché non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore, disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere» (RSND, 1, 705).
Così ho deciso: “Sarò una persona saggia e non mi lascerò influenzare dalle opinioni degli altri”. E anche quando mi sentivo in balìa degli eventi, sono stato fortunato ad avere una bussola a cui poter fare sempre riferimento, e dei princìpi a cui poter sempre fare ritorno.
Cercare di non farmi influenzare da alti e bassi, elogi e critiche, mi ha dato l'opportunità di continuare a crescere. Dietro a ogni cosa che faccio c’è il Daimoku, che si tratti di partecipare a una cerimonia di premiazione, a un'audizione o di incontrare un regista. In ogni momento fondamentale per la mia carriera c’è sempre stato il Daimoku a sostenermi.
Hai incontrato il maestro Ikeda in Giappone, nel luglio del 2006…
Quando sono arrivato al Centro culturale di Nagano e sono sceso dal pullman, Ikeda Sensei mi stava aspettando con le mani alzate come per fare il segno della V di vittoria.
In quel momento fui sopraffatto da un'emozione profonda, come se fossi stato colpito da un fulmine. Nonostante fosse il nostro primo incontro, avevo la sensazione di conoscerlo da molto tempo, come se fossimo nati e rinati insieme in molte vite passate. Ero così emozionato che corsi verso di lui e lo abbracciai.
Precedentemente gli avevo scritto un biglietto in cui esprimevo i miei profondi sentimenti nei suoi confronti:
«Caro Sensei, impugnando la spada del Sutra del Loto, facendo della sincerità il mio punto di forza, con te come maestro e con le forze protettrici dell'universo come alleate, realizzerò kosen-rufu. E prometto di continuare a scalare la ripida montagna della Legge mistica finché non arriverà il giorno in cui dalla cima potrò vedere lontano, in ogni direzione. Il mio cuore danza di gioia all’idea di poter scalare tante montagne insieme a te, vita dopo vita. Il tuo discepolo e amico, Orlando Bloom».
In risposta a questo messaggio, Sensei scrisse: «Siamo compagni di fede. Compagni di fede per l’eternità. L'importante è vivere appieno, rimanendo sempre fedeli a se stessi. E tu vivi esattamente così. Essere semplicemente un attore, fare semplicemente il proprio lavoro, non sarebbe nulla di straordinario.
Tu invece vivi per contribuire al benessere degli altri e della società, e per l'eterna filosofia del Buddismo. Questo di per sé è davvero nobile e prezioso. È il modo di vivere che crea il massimo valore».
Ho formulato il voto di dedicare la mia vita al benessere della società e del mondo intero con questa determinazione: «Prenderò sicuramente l’iniziativa e agirò come suo discepolo. Sensei, mi osservi!».
Fu un incontro che mi fece sentire come se un testimone invisibile venisse trasmesso dal maestro al discepolo. Ma guardandomi indietro adesso, ho la sensazione che non sia importante che fossi proprio io lì in quel momento.
Il fatto che il mio maestro, Ikeda Sensei, abbia parlato con me, suo discepolo, è stato un incontro incoraggiante non solo per me, ma per tutti i suoi discepoli. Me ne sono reso conto solo più tardi.
vuole condividere un messaggio per concludere la nostra intervista?
La bellezza di questa fede è che tutti hanno il potenziale per diventare Budda. Questo è ciò che ci ha insegnato Ikeda Sensei.
Siamo gli unici responsabili della nostra vita. Anche in uno stato vitale di sofferenza come l'inferno, o in uno stato di collera come quello degli asura, praticare la fede ci permette di trasformare noi stessi e di elevare la nostra condizione vitale.
Tutti commettiamo errori. Il solo fatto di essere buddisti non significa che non faremo errori.
Tuttavia, grazie alla fede, grazie alla filosofia che abbracciamo, anche se dovessimo fallire possiamo sempre rialzarci. Questo perché il Daimoku contiene la saggezza per superare qualsiasi difficoltà e trasformare qualsiasi veleno in medicina. Se lo sperimentiamo seriamente, con forte determinazione, vinceremo sicuramente nella vita. In questi tempi turbolenti il Buddismo ci offre una guida sicura.
Profilo di Orlando Bloom:
Nato il 13 gennaio 1977 a Canterbury, Inghilterra. Dopo essersi diplomato alla Guildhall School of Music and Drama, ha ottenuto il ruolo di Legolas ne Il Signore degli Anelli. Da allora ha interpretato numerosi film di successo, tra cui la serie di lungometraggi Pirati dei Caraibi. È ambasciatore dell'UNICEF.