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28 dicembre 2023

Siamo davvero gli agenti del cambiamento

Una tavola rotonda con alcuni giovani membri della Soka Gakkai che il 14 dicembre hanno presentato la mostra “L’eredità della vita” in una scuola superiore di Cervia

immagine di copertina

Dopo le esposizioni di Chiavari e Reggello, il 14 dicembre la mostra “L’eredità della vita” è stata presentata ad alcune classi dell’Istituto di Istruzione Superiore Tonino Guerra di Cervia, in provincia di Ravenna. Una sessantina di studenti ha visitato la mostra nell’aula immersiva dell’Istituto grazie al sostegno dei membri locali.
Qual è il significato di accompagnare le persone a vedere questa mostra? Qual è il cuore di questa attività? E com’è l’esperienza di fare da guida per gli studenti delle scuole? Lo abbiamo chiesto a Elisa Angelini, Giada Artioli, Francesco Grossi e Tommaso Scalini, che hanno presentato “L’eredità della vita” agli studenti.

Elisa: Quando ho sentito parlare di questa opportunità ero spaventata all’idea di partecipare a qualcosa che poteva essere più grande di me. Poi il senso di missione ha superato le mie paure personali: questa mostra è veramente importante e molto urgente, ho deciso di partecipare e sono andata fino in fondo. Tengo tanto a questo tema e mi sto sfidando nelle azioni concrete di cui si parla anche nei pannelli.

Francesco: Fin dall’inizio mi sono sentito in linea con la mostra nelle mie azioni quotidiane. Attraverso la pratica buddista sto imparando ad amarmi di più; una conseguenza naturale è trasmettere questo amore anche al mio ambiente, rispettando la natura, la madre terra, e facendo scelte di vita in questa direzione. In qualche modo la mostra è la punta di un iceberg: un espediente per scendere in profondità in un discorso molto più ampio sul rispetto della vita di ciascun individuo.

Giada: Studio sostenibilità all’università, ho subito considerato fare da guida per questa mostra come un grande beneficio! Da ormai quattro anni sono interessata all’argomento e desidero farne il mio futuro. Non c’è azienda o pubblicità che tenga quando si parla di questi argomenti: la sostenibilità la fanno le persone, a partire dalla rivoluzione personale di ognuna e ognuno.

Tommaso: Non potevo non partecipare dopo l’esperienza del Dantedì a Ravenna del 2022 (giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri), quando abbiamo presentato alla cittadinanza il nostro maestro Daisaku Ikeda, che ha inviato un messaggio per l’occasione. È stato il momento in cui mi sono sentito più vicino a Sensei.
In queste settimane non avevo molto tempo per prepararmi; ritornavo sempre al punto centrale di portare il cuore del maestro alle persone. Entrare nelle scuole significa immergersi nella società, volevo provare. Sono convinto che la scuola e l’educazione salveranno il mondo.

Francesco: Dalla pratica buddista ho imparato che il punto di partenza, almeno per me, è apprezzare di più la mia vita. Con questi sessanta studenti ho percepito proprio la necessità di sentirsi preziosi come individui e come esseri umani. Ogni generazione ne ha bisogno, soprattutto gli adolescenti, che vivono un periodo di grande sofferenza e difficoltà a stare nei propri panni. Prima ancora di parlare del clima, eravamo lì per far sapere loro che sono speciali. Ho percepito che nei momenti in cui riuscivamo a trasmettere questo erano completamente coinvolti. Accompagnarli a vedere la mostra è condividere un’esperienza cuore a cuore.
I ragazzi sono estremamente informati, parlare del clima è molto diffuso su social network e sui giornali. La questione è attivare questi ragazzi, ricordando loro che sono davvero speciali e insostituibili. Difficilmente sperimentano questo nella quotidianità dell’ambiente scolastico.

Tommaso: Ero molto sereno, sapevo che cosa mi aspettava perché lo scorso anno ho insegnato nelle scuole. All’Istituto ci hanno accolti benissimo, l’ambiente era bellissimo – se dovessi ricominciare a studiare frequenterei anch’io quella scuola! I ragazzi si sono sentiti liberi di dire quello che pensavano e noi li abbiamo ascoltati, accogliendo e comprendendo le loro preoccupazioni.

Elisa: Raramente ho l’opportunità di confrontarmi con quella fascia d’età, è stato emozionante vedere come i ragazzi si interessavano all’argomento: abbiamo parlato in modo sincero tra persone comuni che desiderano fare qualcosa. In qualche momento sono emersi il senso di impotenza e la rabbia di alcuni. Mi ci sono riconosciuta: anch’io quando frequentavo le scuole superiori pensavo che non ci fosse modo di poter cambiare le cose. Abbiamo cercato di trasmettere a ciascuno che c’è un immenso potenziale nascosto nelle loro vite. A volte si ha l’impressione che le cose non possano cambiare ma non è assolutamente vero.

Giada: Ho recitato molto Daimoku per prepararmi a questa attività. Quel giorno si è verificata proprio la situazione che temevo: un ragazzo la vedeva molto diversamente e si sentiva sfiduciato. Sono profondamente grata per questo incontro. Sto recitando ancora più Daimoku per diventare una persona che sa ascoltare e abbracciare chi si sente in questo modo. È facile trasmettere qualcosa a chi collabora, un’altra cosa è trasformare se stessi per abbracciare chi risponde “non è così”, trasmettendo un messaggio senza imporre il proprio punto di vista. Nell’ambito della lotta al cambiamento climatico gli esempi positivi ci sono, ma le informazioni arrivano fino a un certo punto: è il cuore delle persone che va trasformato.

Francesco: Tanti ragazzi si sono interessati, alcuni ci hanno fatto tante domande sul Buddismo! Quello che per me conta di più è che durante la visita alla mostra si è accesa una fiamma che va oltre le conversazioni sul cambiamento climatico. La base di tutto, il discorso profondo è proprio far sentire la persona davanti a me speciale, indipendentemente dai dati scientifici, da chi abbia ragione o torto. Indipendentemente da tutto è un’opportunità di incoraggiare dei ragazzi giovanissimi e aiutarli a risvegliarsi alla propria missione.

Elisa: Sfidarmi come guida per la mostra mi ha fatto sentire l’importanza di trasmettere che le persone possono fare la differenza. Per me è stato un espediente per capire che voglio approfondire la mia capacità di dialogare cuore a cuore. Questa esperienza ha messo in moto tantissime cose nella mia vita e ora mi sento più forte di prima. Più di tutto, ho capito che c’è tantissima urgenza di condividere la pratica buddista con le giovani generazioni. Abbiamo bisogno di tutti per poterlo fare!

Tommaso: Dopo il corso nazionale di Tivoli sto rileggendo ogni giorno l’ultimo messaggio che Sensei ha inviato alle Conferenze dei rappresentanti della SGI. Voglio incidere profondamente questa guida nella mia vita. In un passaggio del messaggio si legge:

«Sappiate che veglierò da vicino su ogni cosa come se fossi lì accanto a ognuno di voi, con le mie mani saldamente unite alle vostre» (NR 840).

Essere pionieri nel portare la nostra organizzazione nella società con iniziative come “Cambio io, cambia il mondo” e “Senzatomica” è importantissimo. Sono profondamente grato e spero che sempre più giovani e studenti possano fare questa esperienza. Il giorno in cui abbiamo presentato la mostra agli studenti di Cervia Sensei era lì insieme a noi, lo abbiamo percepito tutti. Sfidarmi nel lavoro per ricavare il tempo di partecipare a questa attività mi ha dato tantissimo – incluso il beneficio di ricevere continue offerte di lavoro.

Giada: Per me la cosa più importante e forse il messaggio chiave della mostra è trasmettere alle persone che insieme siamo in grado di realizzare un cambiamento. Voglio rivoluzionare me stessa per trasmettere a tutti che la loro vita vale e che hanno un potenziale illimitato. “È il cuore che conta”… sì, anche le informazioni tecniche contano, ma il punto cruciale è far sentire a ciascuno che siamo davvero agenti del cambiamento, ognuno di noi può essere protagonista. Grazie di questa opportunità per mettere in atto la mia rivoluzione umana.

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