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12 marzo 2024

Riscrivere la mia vita

Daniela Verduci, Ravenna

Grazie alla pratica a all’attività buddista, Daniela è riuscita a trasformare completamente le difficoltà di apprendimento che avevano segnato la sua carriera scolastica. Ha conseguito due lauree, si è iscritta a un master e ora, come docente, segue con successo progetti formativi per ragazzi che hanno gravi difficoltà di apprendimento aiutandoli a riconquistare la fiducia nelle proprie capacità

immagine di copertina

Ho incontrato il Buddismo l’anno in cui è venuta a mancare mia nonna Delvina. Sentivo di aver perso un punto di riferimento. Mio papà era un giocatore d’azzardo che dilapidava enormi fortune al casinò, in casa mancavano i soldi e mia mamma viveva stati di profonda ansia per via della continua incertezza economica.
Fin dalle elementari avevo sofferto di difficoltà di apprendimento, ma a quel tempo questi disturbi non venivano diagnosticati. Alla fine della scuola media la mia insegnante di matematica disse a mia mamma che non ero portata per lo studio e consigliò un percorso breve per iniziare subito a lavorare. Così sono andata avanti nella mia carriera scolastica convinta di non essere in grado di portare avanti i miei impegni di studio.
Alle superiori, mia mamma ogni anno mi diceva: «Vedi di essere promossa altrimenti vai a lavorare!».
Così ho concluso la scuola senza mai essere bocciata e mi sono iscritta all’università.
Sono stati anni impegnativi: i miei genitori si erano separati, avevamo enormi difficoltà poiché l’unica a lavorare era mia mamma, e inoltre mi trovavo un anno fuori corso. In questa situazione portare avanti l’università è stato davvero difficile, spesso rinunciavo a studiare per fare piccoli lavoretti temporanei in modo di non gravare sulla famiglia.
Quando ho iniziato a praticare il Buddismo, nel 1992, ho sentito nascere una profonda fiducia, una boccata d’aria fresca nella mia vita e nonostante avessi iniziato per un problema sentimentale il primo beneficio fu riuscire a dare cinque esami in una settimana. Di lì a poco mi laureai come farmacista ma l’urgenza di trovare un lavoro e di essere indipendente mi impedì di godere il risultato raggiunto.
Il giorno della discussione della mia tesi eravamo tutti molto provati e con poca voglia di festeggiare.
Sono stata incoraggiata a fare attività per gli altri per risolvere i miei problemi. Entrare a far parte del Gruppo giovani è stata la mia enorme fortuna perché grazie al tempo dedicato all’attività sono riuscita a ricostruire la mia famiglia. Mia mamma e mia sorella hanno iniziato a praticare e grazie agli incoraggiamenti del mio maestro Daisaku Ikeda sono riuscita a riallacciare il rapporto con mio padre, con il quale per due anni non avevo avuto contatti.
Non è stato facile accogliere la sua sofferenza e i suoi enormi sensi di colpa nei nostri confronti, ma grazie alla pratica buddista quotidiana e alle attività nella Soka Gakkai ho imparato che tutto può essere trasformato in fonte di benefici.
In quegli anni sono riuscita a parlare del Buddismo a diverse persone e dieci di loro sono diventate membri della Soka Gakkai.
Poco prima del covid mio padre si è ammalato di tumore e nella fase terminale della sua malattia ho deciso di prendermi cura di lui per ripagare il mio debito di gratitudine. Ho allestito la sua camera da letto nella stanza dove custodisco il Gohonzon e negli ultimi momenti della sua vita ha recitato Nam-myoho-renge-kyo.
Nel frattempo sono entrata a lavorare come docente in un Ente che segue progetti formativi orientati al lavoro, per ragazzi dai quindici ai diciotto anni che hanno gravi difficoltà di apprendimento. Sono risultata una delle migliori insegnanti dell’Istituto perché i ragazzi riescono a lavorare in classe e a seguire le mie lezioni in quanto io capisco il loro disagio.
Non è un’impresa facile insegnare a chi ha perso totalmente la fiducia nelle proprie capacità, ma io so cosa vuol dire e la mia determinazione è che tutti gli studenti che seguo possano un giorno incontrare Nam-myoho-renge-kyo. Tutte le mattine prima di andare a scuola recito Daimoku con questo obiettivo. Tre di questi ragazzi l’anno scorso mi hanno chiesto del Buddismo e uno di loro ha iniziato a praticare.
Seguire la malattia di mio padre mi ha sensibilizzato molto su come migliorare la qualità di vita del malato da ogni punto di vista, soprattutto nell’aspetto nutrizionale. Così, incoraggiata dall’attività e dallo studio del Buddismo, ho deciso di iscrivermi di nuovo all’Università per conseguire la laurea magistrale in Scienze della nutrizione.
Subito dopo l’invio della domanda ho pensato di essere un’incosciente. Sono madre di un bambino di dieci anni che ha tante esigenze e sta crescendo in modo meraviglioso, ho un compagno straordinario che non pratica, un lavoro che mi occupa molto anche dal punto di vista emotivo, e in quel momento avevo anche una doppia responsabilità, come responsabile di territorio donne e vice di regione.
Inoltre il corso di laurea prevedeva materie di cui non avevo idea e la mia paura di non essere in grado è riaffiorata. Ma il mio percorso di studi questa volta era mosso da una grande passione basata prima di tutto sulla preghiera e sull’attività buddista.
Preparavo due esami alla volta perché non volevo perdere tempo e non volevo essere più fuori corso, e ho sempre preso voti altissimi.
Il 24 gennaio di quest’anno mi sono laureata per la seconda volta e alla discussione della tesi hanno assistito il mio compagno, mio figlio, mia sorella con il suo compagno e una mia cara amica.
Questa volta è stata davvero una bellissima festa e finalmente mi sono goduta il risultato!
Ho deciso di non fermarmi qui e mi sono già iscritta a un master post laurea che inizierà a marzo, con l’obiettivo di contribuire al miglioramento della qualità di vita dei pazienti oncologici attraverso l’aspetto nutrizionale.
Nel frattempo voglio continuare a dedicarmi alla formazione sia nelle scuole che nelle aziende mirando a portare avanti una professione di alta qualità. Ho deciso di non tirarmi mai indietro nelle attività della Soka Gakkai, soprattutto ora, dopo la morte del mio maestro, e il mio gruppo da questo mese ha accolto un nuovo giovane uomo.
Concludo con una frase del maestro Ikeda che mi ha sempre sostenuta:

«Il nostro karma è la nostra missione: è il palcoscenico su cui interpretiamo il grandioso spettacolo nel quale le avversità si trasformano in vittorie» (Alla scoperta del buddismo della Soka Gakkai)

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