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27 dicembre 2023

Qual è il significato del juzu? Perché quando pratichiamo lo teniamo tra le mani?

Risposta a cura della redazione

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All’inizio della pratica buddista tutti noi ci siamo chiesti cosa rappresenti quel filo di perline chiamato juzu, uno degli accessori della nostra pratica quotidiana. 
Il significato letterale dei due ideogrammi giapponesi è “numero di grani”. In pratica questo oggetto veniva usato per contare il numero dei Daimoku recitati. Nella tradizione buddista a seconda delle scuole si trovano juzu di varie forme e diverso numero di grani. 
Le sue origini sono da rintracciare nel Sutra Mokugenshi, dove si narra che una volta un re di nome Haruri chiese aiuto a Shakyamuni perché il suo paese era devastato da carestia ed epidemie. Allora il Budda chiese che i suoi fedeli portassero un rosario di 108 sfere ricavate dal legno dell'albero mokugenshi allo scopo di aiutare gli abitanti del paese a esprimere la profonda devozione ai tre tesori (il tesoro del Budda, della Legge e della comunità dei credenti, o samgha). 
Nel Buddismo di Nichiren Daishonin si utilizza un juzu formato da 108 grani uguali, più altri quattro più piccoli. Secondo un antico insegnamento, 108 è il numero dei desideri terreni. Dunque, tenere tra le mani il juzu durante la preghiera ha il significato di trasformare i desideri terreni in Illuminazione e manifestare la propria saggezza. 
I quattro grani più piccoli rappresentano le quattro guide dei Bodhisattva della Terra che appaiono nel capitolo Emergere dalla terra del Sutra del Loto: Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate, Pratiche Pure e Pratiche Salde. Essi rappresentano le manifestazioni delle quattro virtù del Budda: vero io, purezza, eternità e felicità. E in un senso più ampio indicano le qualità che vengono lucidate nella nostra vita attraverso la pratica buddista. Il maestro Ikeda scrive:

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