«Recitavo tanto Daimoku e mi sentivo pieno di energia. Gli amici non mi riconoscevano più: mi dicevano “Finalmente adesso ridi!”. Non mi riconoscevo più nemmeno io» Era il periodo più brutto della mia vita quando incontrai la pratica. Brutto, buio, oscuro, senza speranza: e avevo solo diciotto anni. Il dolore e lo sgomento che provavo erano dati dal non accettare la mia omosessualità. Avevo sempre tenuto nascosto questo lato della mia esistenza, prima a me stesso, poi agli altri. Mi sentivo solo, sbagliato e l’ambiente che mi circondava non aiutava certo a farmi sentire meglio. I miei amici addirittura prendevano costantemente in giro i gay. Anche la mia famiglia era all’oscuro di tutto; ero solo ad affrontare qualcosa che non conoscevo minimamente. Nel 1999 frequentavo l’ultimo anno di scuola a Viterbo; la maturità era vicina: vivevo l’avvicinarsi dell’esame come una prova difficilissima, un’invalicabile montagna che avrei dovuto scalare, certo che…
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