a cura di Roberta Maldera
Nella società attuale il senso di isolamento pervade ogni giorno il cuore degli individui, alimentando la tendenza a percepire separazione tra noi e ciò che ci circonda: le altre persone, l’ambiente in cui viviamo, il luogo in cui ci sfidiamo nel lavoro o nello studio, la famiglia a cui apparteniamo, le relazioni in cui ci imbattiamo. Questo tipo di percezione alimenta un senso di frustrazione e impotenza di fronte alle situazioni e alle questioni importanti che ci troviamo ad affrontare quotidianamente: il pensiero illusorio che si attiva è l’idea che, per quanto ci si sforzi di cambiare le cose, non possiamo davvero essere protagonisti di un reale cambiamento.
Diventa quindi facile cadere nella tendenza a delegare all’ambiente tale responsabilità, facendo della rassegnazione il condimento della nostra quotidianità. D’altra parte, sentimenti di questo tipo potrebbero portare a giustificare comportamenti distruttivi verso l’esterno, come forme di oppressione, controllo e dominio sull’altro, provocando sofferenza nell’illusione di proteggersi.
Il Buddismo sovverte questa concezione, affermando che in realtà tutti i fenomeni dell’universo sono profondamente interconnessi e legati da una reciproca relazione: questo principio è chiamato “origine dipendente” (in giapponese engi, letteralmente “apparire in relazione”).
Possiamo comprendere questo principio attraverso la metafora della rete di Indra, narrata nelle scritture buddiste: si tratta di una vasta rete sospesa sulla reggia del dio Indra, simbolo delle forze che proteggono la vita. La particolarità di questa rete consiste nella presenza di tanti gioielli quanti sono i nodi che la compongono; ogni gioiello, appeso a ciascun nodo, riflette la luce di tutti gli altri e la sua luce è a sua volta riflessa negli altri, creando così un gioco di riflessi che rende questa rete meravigliosamente luminosa.
Quando un gioiello si muove nella rete, anche gli altri sono influenzati da questo movimento. Percepirsi come un gioiello intrinsecamente collegato a tutti gli altri dipende da quanto la nostra mente sia illuminata a tale consapevolezza. Ogni gioiello della rete umana e dei fenomeni è un’entità di Nam-myoho-renge-kyo.
Nel Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Nichiren afferma:
«La vita in ogni singolo istante abbraccia il corpo e la mente, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti dei Dieci mondi e anche tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni: le piante, il cielo e la terra, fino al più piccolo granello di polvere. La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni e si manifesta in ognuno di essi. […] Perciò, quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo è la tua vita stessa» (RSND, 1, 3)
Il punto di partenza è sempre una preghiera forte, coraggiosa e sincera davanti al Gohonzon, per manifestare il gioiello della Buddità inerente alla propria vita. Quando percepiamo questo gioiello, possiamo osservarlo e rifletterlo anche nell’ambiente che ci circonda. Solo con lo stato vitale di Buddità riusciamo a percepire che non c’è separazione tra la propria vita e l’ambiente. Diventa inevitabile, di conseguenza, attraverso la rivoluzione umana personale, smuovere e far brillare la Buddità anche negli altri. Se prima ci si percepiva in balia degli altri, con l’unica possibilità di farsi trascinare e travolgere dalle sue onde, con la saggezza del Budda possiamo diventare quel gioiello che, brillando di luce propria e scegliendo di agire attivamente proprio lì dove si trova, influenza positivamente questo movimento, cambiandone la rotta e dirigendola verso la creazione di valore. In questo consiste la missione del Bodhisattva della Terra: un essere umano che si percepisce come un gioiello di massimo valore e aiuta gli altri a risvegliare la consapevolezza di essere perfettamente dotati, protagonisti della propria vita e artefici del bene comune e della creazione di valore all’interno di una vasta rete di relazioni profonde.
Una rete scintillante di Bodhisattva della Terra è capace di cambiare il destino della rete stessa nelle sue complessità più profonde, senza mai abbandonare nessun gioiello nell’oscurità dell’isolamento e della sofferenza. Con questa consapevolezza condivisa? che parte dal singolo individuo, la rassegnazione e il senso di impotenza svaniscono lasciando spazio al coraggio e all’azione concreta: diventa possibile immaginare un futuro luminoso, agire in prima persona per eliminare le guerre, la povertà, la fame, l’ingiustizia, trovare una soluzione a sfide globali come la crisi climatica. Si inizia dal proprio microcosmo, costruendo l’armonia prendendoci cura dei fili che ci legano ai gioielli a noi più vicini, con la certezza assoluta che questo movimento toccherà anche i fenomeni più lontani. Così facendo, l’immagine di un futuro diverso inizia a prendere forma già nel presente, colorando la realtà di sfumature tangibili fatte di gioia e speranza.
A tal proposito, il maestro Daisaku Ikeda scrive:
«Solo quando percepiamo e apprezziamo negli altri una dignità preziosa e insostituibile come quella presente nella nostra vita, la nostra interdipendenza diventa tangibile. È allora che le lacrime e i sorrisi che scambiamo accendono in ognuno di noi una coraggiosa volontà di vivere» (Proposta di pace 2012, BS 170)