«Io, Nichiren, sono il pilastro, il sole, la luna, lo specchio e gli occhi del clan reggente del Kanto[1]. Se il paese mi abbandona, accadranno inevitabilmente i sette disastri», questo dissi a gran voce quando fui arrestato il dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno. Questa profezia non si è forse verificata dopo soli sessanta giorni e poi dopo centocinquanta giorni? E quegli scontri armati erano solo le prime avvisaglie. Quanti lamenti ci saranno quando apparirà l’effetto completo!
Gli stolti si chiedono: «Se Nichiren è veramente un sapiente, perché viene perseguitato dal governo?». Ma Nichiren lo aveva previsto da tempo. Il re Ajatashatru uccise il padre e torturò la madre, e per questo i sei ministri reali lo lodarono; Devadatta uccise un arhat e fece sanguinare il Budda, ma Kokalika e altri se ne rallegrarono. Nichiren è il padre e la madre del clan al potere, è come un Budda o un arhat dell’epoca presente; il governante e i sudditi che si rallegrano del suo esilio sono persone veramente squallide. I preti che offendono la Legge, i quali si erano lamentati vedendo rivelati pubblicamente i loro errori, per il momento gongolano, ma alla fine soffriranno non meno di Nichiren e dei suoi seguaci. La loro gioia è come quella di Yasuhira[2] quando uccise il fratello minore e Kuro Hogan. Il demone che sterminerà il clan al potere è già entrato nel paese. Questo è il significato del passo del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»[3].
Le persecuzioni che colpiscono Nichiren sono l’effetto del karma formato nelle esistenze passate. Il capitolo “Mai Sprezzante” afferma: «Quando le sue colpe furono espiate»[4], intendendo che il Bodhisattva Mai Sprezzante fu insultato e percosso da innumerevoli persone che disprezzavano la Legge, a causa del suo karma passato. A maggior ragione questo è il caso di Nichiren che in questa esistenza è nato povero e umile in una famiglia chandala. Benché il mio cuore possa avere un po’ di fede nel Sutra del Loto, il mio corpo ha l’aspetto di un uomo, ma è un corpo animale, concepito dai due fluidi, uno bianco e uno rosso, di un padre e di una madre che si sono nutriti di pesce e pollo. In questo corpo risiede il mio spirito, come la luna riflessa nell’acqua fangosa o l’oro contenuto in una borsa lurida. Poiché il mio cuore crede nel Sutra del Loto, non temo né Brahma né Shakra, ma il mio corpo rimane quello di un animale. A causa di questa disparità fra corpo e mente, è naturale che gli stolti mi disprezzino. Senza dubbio la mia mente, paragonata al corpo, risplende come la luna o l’oro. Chissà quali offese alla Legge ho commesso in passato? Forse ho l’anima del monaco Intento Superiore o lo spirito di Mahadeva. Forse discendo da coloro che schernirono e maledirono il Bodhisattva Mai Sprezzante o sono fra quelli che dimenticarono i semi dell’illuminazione[5] piantati nella loro vita. Forse ho qualche legame con i cinquemila arroganti[6] o appartengo al terzo gruppo dei discepoli del Budda Grande Saggezza Universale[7]. È impossibile sondare il proprio karma.
Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente. I santi e i saggi sono messi alla prova dagli insulti. Il mio attuale esilio non è dovuto ad alcun crimine mondano; è per permettermi di espiare in questa esistenza le mie gravi offese passate ed essere libero dai tre cattivi sentieri nell’esistenza futura.
Il Sutra del Parinirvana afferma: «Nelle epoche future, ci saranno uomini che si faranno monaci, indosseranno la tonaca e fingeranno di studiare i miei insegnamenti; ma, essendo pigri e negligenti, insulteranno i sutra corretti ed equi. Sappiate che costoro sono i seguaci delle attuali dottrine non buddiste». Chi legge queste parole dovrebbe riflettere a fondo sulla propria pratica; il Budda dice che i preti nostri contemporanei, che indossano la tonaca ma sono pigri e negligenti, sono stati discepoli dei sei maestri non buddisti dei suoi giorni.
I seguaci di Honen si fanno chiamare scuola Nembutsu e quelli di Dainichi sono detti scuola Zen. I primi, non solo allontanano le persone dal Sutra del Loto dicendo loro di “scartarlo, chiuderlo, ignorarlo e abbandonarlo”[8], ma raccomandano anche di recitare soltanto il nome di Amida, un Budda descritto negli insegnamenti provvisori; i secondi affermano che i veri insegnamenti del Budda sono stati trasmessi al di fuori dei sutra. Essi deridono il Sutra del Loto dicendo che è come un dito che indica la luna o una successione di parole priva di significato. Questi preti devono essere seguaci dei sei maestri non buddisti, rinati soltanto ora nel mondo del Buddismo.
Secondo il Sutra del Nirvana, il Budda emanò un fascio di luce che illuminò i centotrentasei inferni sotterranei e rivelò che non vi era rimasto nemmeno un peccatore perché, grazie al capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, tutti avevano conseguito la Buddità. Purtroppo però, si scoprì che i cosiddetti icchantika, o persone d’incorreggibile miscredenza, che avevano offeso l’insegnamento corretto, vi erano stati trattenuti dai guardiani dell’inferno. Ed essi si sono moltiplicati fino a diventare l’attuale popolazione del Giappone.
Poiché Nichiren stesso nel passato ha offeso la Legge, in questa vita è diventato un prete Nembutsu e, per vari anni, si è preso gioco di coloro che praticavano il Sutra del Loto, dicendo che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione»[9] [attraverso questo sutra] oppure che «neanche una persona su mille»[10] [può essere salvata da esso]. Ora che mi sono risvegliato dall’intossicazione dell’offesa alla Legge, mi sento come un figlio che si è ubriacato e nella sua incoscienza si è divertito a picchiare i propri genitori, ma poi, passata la sbornia, se ne rammarica amaramente. Ma il rimorso non serve a nulla, la sua colpa è estremamente difficile da cancellare. Ancor più profonda sarà la macchia causata dalle passate offese alla Legge! Un sutra afferma che il nero del corvo e il bianco dell’airone sono macchie indelebili lasciate dal karma di esistenze precedenti[11]. I non buddisti non lo sanno e dicono che è opera della natura.
Gli uomini di oggi, quando cerco di salvarli denunciando le loro offese alla Legge, negano adducendo ogni scusa possibile e controbattono con le parole di Honen che ha scritto di chiudere le porte al Sutra del Loto. Non c’è da meravigliarsi che lo facciano i credenti Nembutsu, ma perfino i preti delle scuole Tendai e della Vera parola li appoggiano attivamente.
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