a cura di Lucio Ruvidotti
Partiamo da qualcosa di concreto, un esempio generico. Abbiamo appena finito di recitare Daimoku e Gongyo e letto gli incoraggiamenti del nostro maestro, e siamo pieni di buoni propositi. Ecco che nell’arco di pochi istanti ci scontriamo con la dura realtà dell’incontro con gli altri e con l’ambiente: qualcuno, magari molto vicino, un familiare, si comporta con noi in un modo che viviamo come una mancanza di rispetto e, se anche non rispondiamo a tono, ne soffriamo, ci arrovelliamo sul perché, ci portiamo dietro per tutta la giornata quello scontro spiacevole, lo alimentiamo nella nostra mente e iniziamo a pensare razionalmente a come rispondere, a quando ci sarà l’occasione per un confronto in cui rivendicare il torto subito.
Entrati in questa modalità iniziamo a confrontarci con le altre persone che incontriamo e con l’ambiente in generale in un’ottica egocentrica: mettiamo per primi i nostri bisogni, li confrontiamo con la loro continua disattesa, ne siamo indeboliti, frustrati, ci arrabbiamo e perdiamo le energie. Ora di sera saremo uno straccio e probabilmente avremo nel frattempo piantato semi di discordia ovunque.
La nostra pratica buddista non è facile e non è qualcosa che possiamo fare da soli, isolandoci dagli altri e dal mondo. La possibilità di trasformare il nostro stato vitale in “un istante di vita” è spiegata dalla teoria di ichinen sanzen che comprende il concetto dei tre regni, cioè il fatto che il cambiamento del nostro stato vitale è sempre e comunque da considerare nel rapporto tra noi, gli altri e l’ambiente fisico in cui viviamo. La nostra pratica quindi passa necessariamente dal nostro comportamento attivo nei confronti degli altri e del mondo.
Al contrario dell’esempio ipotetico da cui siamo partiti, la parabola del Bodhisattva Fukyo o Mai Sprezzante ci racconta quale può essere l’atteggiamento corretto di un praticante del Sutra del Loto. Avendo capito profondamente il significato del Sutra del Loto per cui «tutti gli esseri umani hanno la natura di Budda» (RSND, 1, 670), Mai Sprezzante si inchinava rispettosamente di fronte a tutte le persone che incontrava e diceva loro:
«Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti state praticando la via del bodhisattva e conseguirete certamente la Buddità»
(SDL, 355)
Poiché non viveva in una società illuminata veniva costantemente insultato, minacciato e maltrattato. Ciò nonostante, continuava imperterrito nella sua pratica. Grazie a questo atteggiamento sarebbe rinato come Budda Shakyamuni permettendo a tutte le persone che aveva riverito di incontrare la Legge e un secondo momento di raggiungere l’Illuminazione.
Nichiren Daishonin nel Gosho I tre tipi di tesori scrive:
«Il cuore di tutti gli insegnamenti della vita del Budda è il Sutra del Loto e il cuore della pratica del Sutra del Loto si trova nel capitolo Mai Sprezzante. Cosa significa il profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante per la gente? Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (RSND, 1, 752)
La pratica di Mai Sprezzante è la pratica corretta che dovremmo cercare di attuare in ogni momento della nostra quotidianità. Nichiren ci incoraggia ad affrontare anche la più piccola mancanza di rispetto attingendo al nostro immenso potenziale: se percepiamo la nostra natura di Budda non possiamo che sentire che la condividiamo con tutti gli esseri viventi, e che il modo per onorarla ed esprimerla è, coraggiosamente e compassionevolmente, ringraziare la persona che abbiamo di fronte, anche se ci sta mancando di rispetto. In questo modo ribaltiamo completamente la situazione. Invece di cadere nella sofferenza e nell’egoismo dimostriamo la versione più bella di noi stessi e nello stesso tempo piantiamo un seme di cambiamento nell’altro. Il nostro stato vitale, che abbiamo elevato recitando Daimoku e Gongyo, si consolida e ci sostiene per una nuova esperienza e gli altri incontrano un esempio da cui attingere incoraggiamento – anche se inconsapevolmente.
È da sottolineare che Mai Sprezzante con grande saggezza portava avanti la sua pratica sempre avendo cura di non soccombere alle angherie delle persone oscurate che incontrava, ad esempio inchinandosi dalla giusta distanza per non essere colpito dai sassi che gli venivano lanciati. Ciò vale anche per noi: poiché viviamo in un mondo difficile, dove spesso si affrontano esperienze ben più aspre di quelle citate nel nostro esempio, è importante avere cura della nostra vita, grazie alla quale possiamo quotidianamente dedicarci a kosen-rufu. Un atto di coraggio, quotidiano e costante, è fondamentale nella nostra pratica buddista. Un coraggio che può sgorgare solo da una preghiera sincera.
Nichiren ci dice anche che questo è il comportamento di un essere umano risvegliato alla via del bodhisattva. Ciò da un lato ci rassicura e da un altro ci responsabilizza. In quanto esseri umani siamo perfettamente dotati della capacità di agire come Mai Sprezzante, perché la Buddità è innata nella nostra vita. Facendo un parallelo tra la figura di Nelson Mandela e l’atteggiamento di Mai Sprezzante, il nostro maestro Ikeda ci aiuta a proiettare la pratica di rispettare gli altri su un piano globale:
«Nonostante il brutale trattamento subìto in carcere, il cuore di Mandela non fu mai sopraffatto dall’odio e anche nei momenti peggiori continuava ad attaccarsi a quel “barlume di umanità” che vedeva nelle guardie e a usarlo per andare avanti. […] Nei suoi ventisette anni di carcere Mandela sviluppò la salda convinzione che “la bontà umana è una fiamma che si può celare ma mai estinguere”. Finita la prigionia si impegnò per proteggere la vita e la dignità di tutte le persone, nere e bianche» (Proposta di pace 2018, allegato a BS 188, pag. 7)
L’esempio di Mai Sprezzante sottintende proprio questa convinzione che la bontà umana è una fiamma che non si può estinguere. Seguendo l’esempio di Mai Sprezzante «attraverso gli sforzi umani per risvegliarci alla nostra dignità e assaporarla, e nello stesso tempo apprezzando e avendo cura delle persone intorno a noi» (Ibidem pag. 8), come membri della Soka Gakkai, stiamo contribuendo alla realizzazione di un mondo di pace dove «l’imperativo di proteggere la libertà e la dignità di tutte le persone sorge dal fatto che ognuno e ognuna di noi ha di per sé immenso valore ed è insostituibile» (Ibidem).