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3 giugno 2024

La cittadinanza globale nel pensiero buddista di Daisaku Ikeda

Un evento all’Università di Bologna celebra il trentesimo anniversario della Lectio magistralis tenuta dal maestro Daisaku Ikeda nell’Aula Magna, il 1° giugno del 1994, con il titolo “Lo sguardo universale di Leonardo e il Parlamento dell’umanità. Riflessioni sul futuro dell’ONU”. Hanno partecipato 180 persone.

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L’evento si è aperto con l’intervento di Jasmina Cipriani, responsabile nazionale del Gruppo giovani, che ha condiviso quanto la vita e le azioni del maestro Ikeda siano state caratterizzate dalla totale dedizione a formare le giovani generazioni, a far crescere cittadini globali che lavorano per la pace mondiale e la promozione di una cultura umanistica. Jasmina ha detto: 

«Nell’Università Soka c’è una statua che riporta una citazione di Ikeda: “A che scopo si dovrebbe coltivare la saggezza? Fatevi sempre questa domanda!”. Secondo Ikeda lo studio e i titoli accademici non sono semplici strumenti per il progresso personale, ma dovrebbero essere utilizzati per aiutare gli altri a diventare felici. Questo è il vero scopo della cultura. Essere consapevoli di quanto la propria realizzazione personale non può prescindere dalla felicità degli altri è il primo passo per essere un cittadino globale. Quindi decidiamo oggi insieme di non lasciare nessuno indietro!».

Ha inoltre presentato le iniziative che i giovani buddisti in Italia stanno portando avanti a livello sociale, dalla campagna per l’abolizione delle armi nucleari Senzatomica, a quella sul tema della crisi climatica Cambio io, cambia il mondo, ai numerosi incontri con i giovani delle altre confessioni religiose per consolidare una rete di solidarietà d’azione che trascenda le differenze di nazionalità, etnia e ideologia.


È poi intervenuto Massimiliano Tarozzi, professore ordinario all'Università di Bologna, titolare della Cattedra UNESCO in Global Citizenship Education in Higher Education, affermando che quel primo giugno del ’94 in cui partecipò da studente universitario è diventata per lui una pietra miliare per il suo sviluppo professionale. Infatti, il tema dell'educazione alla cittadinanza globale è il centro dei suoi interessi di ricerca e della sua attività accademica.
Tarozzi ha spiegato che nell’ultimo decennio questa tematica ha preso piede ricordando che nel 2012 l'allora direttore generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon lanciò un'iniziativa globale dove indicò tra le priorità un’educazione alla cittadinanza globale. Anche all’interno del quarto obiettivo dell’Agenda 2030 si parla di curricula scolastici che mirano a formare le nuove generazioni affinché possano far fronte alle sfide globali in termini di uguaglianza, giustizia, equità e di responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale. Ha affermato:

«L'educazione globale è uno sguardo, una prospettiva, un modo di intendere le cose e per dare un significato diverso all'apprendimento, ma anche un modo di stare al mondo. Il maestro Ikeda ne parlò trent’anni fa ed è stato un grande visionario. Per avere un’idea complessiva della sua visione sulla cittadinanza globale dobbiamo approfondire in blocco i tre discorsi che egli tenne all’Università di Harvard nel 1993, di Bologna nel 1994 e alla Columbia University di New York nel 1996».

Tarozzi ha inoltre affermato di essersi interrogato per anni sul perché il maestro Ikeda avesse concluso la sua Lectio magistralis a Bologna con una terzina dantesca: 

«Non aver tema» disse il mio segnore;
«fatti sicur, ché noi semo a buon punto;
non stringer, ma rallarga ogni vigore»
.

La terzina si riferisce a un momento preciso in cui Dante si risveglia da un lungo sonno, scopre di essere in Purgatorio e ciò gli provoca una paura terribile: è completamente disorientato e spaventato. Ma il suo maestro Virgilio lo tranquillizza con queste parole. Secondo Tarozzi, quindi, Ikeda scelse quella terzina per sottolineare quanto la speranza sia il punto fondamentale:

«Mi rivolgo in particolare alle studentesse e agli studenti di oggi per i quali è estremamente più difficile essere fiduciosi perché il messaggio che ci arriva dal presente è catastrofico e ci immobilizza. Ecco che quel messaggio di speranza di Ikeda è strettamente connesso al concetto di cittadinanza globale».


L’evento è proseguito con un panel moderato da Tommaso Suzude, responsabile giovani uomini dell’Emilia Romagna centro e tenuto da Andrea Yuji Balestra responsabile nazionale del Gruppo studenti, Lavinia Meo e Andrea Campagna responsabili rispettivamente del Gruppo studenti e delle Relazioni esterne dell’Emilia Romagna centro. 
La prima domanda del panel era: Pensi che questa Lectio del maestro Ikeda abbia ancora qualcosa da insegnarci, dopo trent’anni? 

Andrea Yuji Balestra ha affermato che la Lectio magistralis è sempre attuale e certi suoi aspetti risuonano con moltissimi elementi della contemporaneità, e che continuerà a essere così anche in futuro, perché si interroga seriamente su come affrontare alcune sfide globali, concentrandosi sul potere che le persone comuni hanno per dare un’impronta significativa che si tramuti in uno sforzo collettivo:

«Se, come dice Ikeda alla fine della Lectio, le Nazioni Unite possono essere un “Parlamento per l’umanità” lo saranno solo nella misura in cui, secondo le sue parole, si crede che la riforma, la trasformazione sociale, debba essere sostenuta e promossa dall’autoriforma individuale, da quella che, in termini buddisti, viene definita “rivoluzione umana” […] In quanto giovane che si trova a vivere in un mondo complesso come quello di oggi, trovo i passaggi della Lectio di profondo incoraggiamento perché sento che la possibilità concreta che abbiamo per vivere le sfide globali del nostro tempo con un atteggiamento costruttivo, da veri cittadini globali, consista prima di tutto nello sforzo continuato di vincere nel quotidiano. Con la consapevolezza profonda che ogni singola azione, ogni singolo gesto e ogni singola parola si propaga come i cerchi nell'acqua e interagisce con l’ambiente. Questo ci permette di vivere con “un'empatia ricca di immaginazione” perché annulla ogni distanza, ma al tempo stesso continua a darci una visione di insieme per la quale non servono definizioni, serve piuttosto agire». 

Successivamente, Lavinia Meo ha sottolineato che nella filosofia buddista esiste un principio che il maestro Ikeda cita nella Lectio, quello di “origine dipendente”, secondo il quale ogni fenomeno non esiste isolato ma solo in relazione di interdipendenza con gli altri fenomeni.
Ha affermato che studentesse e studenti stanno manifestando sempre più la propria indignazione perché riconoscono questo principio di interconnessione: 

«Oggi le Nazioni Unite vengono molto spesso ignorate, e questa cosa non fa che minare la speranza in noi giovani, che finiamo per sentirci ancora più impotenti di fronte alle ingiustizie del mondo. Però se seguiamo questo insegnamento del presidente Ikeda, se proviamo a partire da noi, da un’autoriforma individuale, rifiutando la guerra anche nel nostro quotidiano e accendendo la speranza, anche nel nostro piccolo possiamo attuare un cambiamento. Tale processo, anche se a prima vista più lungo, alla fine risulterà il più efficace».

Andrea Campagna che nel ’94 ha assistito alla Lectio magistralis, ha riportato di essere rimasto molto colpito dal discorso del maestro Ikeda e dalla sua capacità di affrontare determinate tematiche che all’epoca erano sconosciute ai più. Ad esempio, nel descrivere Leonardo Da Vinci, Ikeda sottolineò che nonostante molte opere di Leonardo siano rimaste incompiute, in esse è racchiusa la capacità di cogliere l’essenza delle cose, mentre molte altre opere, nonostante siano compiute, non riescono a descrivere la vera natura delle cose. 

«Personalmente avevo tante curiosità ma non ero sicuro della strada che volevo intraprendere. Al contrario del messaggio che arrivava dal contesto sociale, il discorso di Ikeda mi ha incoraggiato a riconoscere la dignità nella mia vita e mi sono sentito rassicurato». 


L’evento si è concluso che le determinazioni di Michela Pasi e Danilo Carotti che a nome del Gruppo studenti hanno condiviso considerazioni e determinazioni appellandosi a ogni partecipante affinché decida di essere un faro di umanesimo e speranza per illuminare il mondo con la luce dell’armonia e la coesistenza pacifica

Michela Pasi, responsabile nazionale delle studentesse, ha affermato che la chiave per un reale cambiamento della società risiede nella scelta di metterci in gioco in prima persona e che secondo Daisaku Ikeda, tutte e tutti noi abbiamo già gli strumenti per realizzare un impatto positivo e virtuoso nella società.

«Saggezza, coraggio, generosità e compassione sono le caratteristiche che siamo chiamati a sviluppare in un momento in cui il mondo e l’umanità sono così devastati. Decidere di manifestare queste nostre migliori qualità, adesso, diventa una responsabilità. Quando vediamo una persona alzarsi con coraggio e agire per difendere la giustizia e i propri ideali, siamo a nostra volta ispirati a fare lo stesso. In questo modo creiamo un circolo virtuoso che coinvolge sempre più persone. Quando pensiamo di essere piccoli e insignificanti rispetto alle gigantesche problematiche che l’attualità ci pone, ricordiamoci che in realtà il nostro coraggio di ascoltare, dialogare, di aprirci agli altri, può essere una fonte di luce per le persone che stanno a noi vicine. […] Se, come dice Makiguchi, la comunità è un mondo in miniatura, penso che questa piccola comunità che si è riunita oggi sia proprio una bellissima versione in miniatura del mondo.
Adesso sta a noi, usciti da qui, la scelta di continuare a espanderla». 

Danilo Carotti, membro del Gruppo studenti di Bologna, ha affermato che per riuscire a concretizzare uno scambio, un dialogo, bisogna riuscire ad abbattere quella parete di paura e diffidenza che ognuna e ognuno di noi, sulla base del proprio vissuto, ha eretto nella propria mente. Per riuscire in questa impresa bisogna manifestare dentro di sé il coraggio necessario per aprire nuovamente il proprio cuore alle persone. Ha citato poi Il Piccolo principe: «Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi» affermando che il cuore è il mezzo con il quale siamo in grado di percepire la vera essenza di ciò che ci circonda. Tuttavia, utilizzarlo “semplicemente” come un ricevitore passivo non basta:

«Dobbiamo utilizzarlo attivamente per instaurare dei rapporti che riescano a toccare la parte più intima delle persone, quella, che per timore di essere feriti, si tiene incastonata dietro a un muro interiore. Siate sinceri, prima di tutto con voi stessi, poi con il mondo; in questo modo non ci saranno più muri da abbattere, ma porte a cui bussare e, col tempo, persone disposte ad aprirvi. 
Mi sono soffermato spesso a riflettere su questo argomento e mi sono reso conto che dalla mancanza di sincerità nasce l’incomprensione, che può dare origine a rabbia e tristezza, le quali possono, a loro volta trasformarsi in rancore. Un'escalation di sentimenti negativi che può facilmente sfociare nel conflitto, tante volte muto e unilaterale, interiore. Ma questo è quanto basta perché vadano perse la fiducia e la speranza. Ikeda credeva fermamente nella fondazione di un umanesimo essenziale attraverso il quale poter creare una rete di positività e speranza per costruire un mondo di armonia e coesistenza pacifica». 

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