
Ho iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren quando avevo venticinque anni. Fin dall’inizio sono rimasto colpito dal potere del Daimoku e dalla forza e dal calore che i membri della Soka Gakkai mi trasmettevano. Poiché stavo combattendo contro la depressione e una situazione lavorativa estremamente impegnativa, mi buttai a capo fitto nelle attività della Soka Gakkai.
Una delle mie più grandi sfide è sempre stata quella di provare una sincera felicità e senso di soddisfazione sul lavoro. Nonostante avessi il sogno di fare musica professionalmente, presi un’altra decisione e iniziai a studiare e a lavorare nel sociale, non credendo fino in fondo nelle mie capacità come musicista. Per ben dodici anni ho vissuto in questo schema: iniziavo un nuovo lavoro fino a che non arrivava un profondo senso di vuoto, in più, le sfide interpersonali che incontravo mettevano a dura prova la mia salute mentale. Il maestro Daisaku Ikeda scrive:
«Ogni nostra difficoltà è niente in confronto a quelle che ha vissuto il Daishonin. Inoltre, le difficoltà che incontriamo nel corso della pratica buddista contribuiscono ad aiutarci a trasformare il karma, hanno un significato profondo per la nostra vita» (BS, 179)
Basandomi costantemente sulla “palestra Soka”, ho perseverato senza svilire la mia vita. Ho continuato a incoraggiare i giovani uomini e a recitare Nam-myoho-renge-kyo con l'obiettivo di creare valore nonostante i dubbi e i pensieri negativi.
Nella primavera del 2022 la mia condizione fisica è peggiorata drasticamente, ma allo stesso tempo sentivo nella mia vita una profonda fiducia e un forte coraggio. Decisi di lasciare definitivamente il mio lavoro e trasformare i miei sogni in realtà. L'ultimo giorno di lavoro, con tanta gratitudine, ho parlato di Buddismo a due colleghi.
Qual è il miglior modo per dimostrare che sono un discepolo del maestro Ikeda se non realizzando una prova concreta? In quel periodo un caro compagno di fede mi incoraggiò a sviluppare una visione concreta del lavoro dei miei sogni e a decidere che lo avrei utilizzato per realizzare kosen-rufu. Per la prima volta in vita mia mi stavo realmente ascoltando.
Decisi di sfidarmi andando a visitare a casa, uno dopo l'altro, i giovani uomini nella mia regione, sostenendoli e facendomi carico dei loro problemi al fine di incoraggiarli a diventare grandi campioni di kosen-rufu.
Il desiderio di diventare un educatore nel campo dei progetti musicali prendeva sempre più forma nella mia determinazione. Volevo creare maggiore consapevolezza nella vita delle persone riguardo al potere della musica e della cultura. Facevo musica fin da quando ero piccolo ma non avevo mai frequentato una scuola o degli studi specifici. Ciò contribuì alla nascita di numerosi dubbi: pensieri come “non sei all'altezza”, “sei troppo vecchio”, “è inutile che ci provi”.
Rinnovare costantemente la mia determinazione mi ha dato la fiducia e il coraggio di agire ma come insegnante di musica non c'erano numerosi annunci di lavoro e solo uno ad Amburgo. Si trattava di un posto presso la Filarmonica dell’Elba, una delle sale da concerto più rinomate d'Europa, per un nuovo progetto di educazione musicale.
In seguito alla mia candidatura tutto è accaduto in modo molto repentino: sono stato infatti chiamato per un colloquio. Andò bene, mi sentivo molto fiducioso e iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo per realizzare la promessa che avevo fatto al maestro Ikeda.
Poi un giorno arrivò la chiamata dalla scuola: mi avevano scelto. Mi sembrava impossibile ma la mia variegata esperienza professionale, unita alla mia preparazione musicale, facevano di me la persona perfetta. In quel momento compresi che tutte le esperienze accumulate, tutti i lavori, gli ostacoli, gli apparenti punti morti e le sfide per realizzare la mia rivoluzione umana, mi avevano reso un discepolo capace di realizzare kosen-rufu.
Prima di iniziare a lavorare alla Filarmonica dell’Elba, scrissi al maestro Ikeda le mie determinazioni, tra cui quella di diventare il miglior dipendente della scuola, assumermi al 100% la responsabilità della felicità dei miei colleghi e realizzare la mia unica missione di incoraggiare le persone attraverso la musica.
L'inizio del nuovo lavoro è stato estremamente turbolento, poiché fin da subito mi sono trovato di fronte al mio radicato senso di incapacità. Ma ho continuato a recitare con profonda convinzione.
Oltre al mio ruolo principale, mi sono assunto anche la responsabilità di realizzare un grande progetto musicale alla Filarmonica, guidando le prove di un enorme ensemble. Non mi sono mai trovato di fronte a un punto morto e grazie al mio atteggiamento mi sono conquistato la fiducia dei colleghi. Mi è stata inoltre data la piena responsabilità di dirigere l’intero progetto e ho la fortuna di vivere in un ambiente estremamente stimolante grazie agli artisti incredibili che mi circondano e dai quali sto imparando moltissimo.
Tutte le mie sofferenze mi hanno aiutato a comprendere in profondità quelle degli altri, riuscendo ad accompagnare due persone a ricevere il Gohonzon e a parlare a molti nuovi colleghi di Buddismo. Il maestro Ikeda scrive:
«Quando kosen-rufu diventerà lo scopo principale della sua vita e pregherà per non essere secondo a nessuno nel suo lavoro, in modo da fornire la prova concreta di come tale supremo obiettivo sia accessibile a tutti, allora le si aprirà la strada per un trionfo baciato dalla fortuna» (NRU, 1, 59)
Oggi ridetermino di diventare il migliore sul mio luogo di lavoro e di realizzare kosen-rufu attraverso il potere della musica. Decido inoltre di contribuire a creare le solide fondamenta della Soka Gakkai su cui cresceranno i nuovi membri giovani e giovanissimi. Non devierò mai dal percorso della mia rivoluzione umana e rimarrò per sempre fedele a me stesso, al mio maestro e alla Soka Gakkai.



