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27 marzo 2025

Incoraggiamo la società a rispettare la dignità della vita

Intervista a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio. Dal Seikyo Shimbun, 8 gennaio 2025

Un numero sempre maggiore di paesi sta abolendo la pena di morte date le preoccupazioni circa l’irreversibilità di condanne ingiuste e le questioni relative ai diritti umani. Mario Marazziti, uno dei fondatori della “World Coalition Against the Death Penalty” (Coalizione mondiale contro la pena di morte) e portavoce storico della Comunità di Sant'Egidio, ha recentemente visitato il Giappone. Il Seikyo Shimbun lo ha intervistato in merito alle tendenze internazionali e alla necessità di rivedere la pena di morte

immagine di copertina

Oltre centoquaranta paesi hanno abolito il sistema della pena di morte o sospeso le esecuzioni. Ad esempio, tra i paesi in cui la pena di morte è ancora in vigore, l’Indonesia ha approvato una legge che consente ai condannati a morte di essere monitorati per dieci anni per eventualmente commutare le loro condanne in ergastolo qualora mostrino segni di riabilitazione. È corretto affermare che la pena di morte sta diventando ormai un retaggio del passato.
D'altro canto, sono più di cinquanta i paesi che permettono che la pena di morte continui a esistere, anche se in realtà i paesi che giustiziano persone ogni anno sono una ventina. Ci sono state inoltre critiche secondo cui imporre l'abolizione di questa pena rappresenta un nuovo colonialismo che usa i diritti umani come scudo, e che costituisce un atto di ingerenza negli affari interni dei paesi.
Inoltre, all'interno dello stesso movimento contro la pena di morte, nel primo decennio del 2000 ci sono state due posizioni diverse, una che pone l'accento sulla sospensione delle esecuzioni (moratoria) e l’altra che sostiene che il sistema stesso dovrebbe essere abolito. La posizione che chiede l'abolizione sostiene che la sola moratoria non è sufficiente, poiché significherebbe accettare comunque il sistema.
Alla luce di questa situazione la Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con varie organizzazioni, ha lavorato per mettere insieme questo movimento partito dal basso e le azioni degli Stati internazionali, e dal 1998 ha firmato petizioni in centocinquantaquattro paesi chiedendo di fermare le esecuzioni. Nel 2007 sono state presentate all'ONU circa cinque milioni di firme in rappresentanza di un’ampia varietà di persone.
Con questo sostegno da parte della società civile, delle persone laiche e di diverse origini religiose e culturali, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato nello stesso anno la prima risoluzione che chiedeva di fermare a livello mondiale le esecuzioni nei paesi in cui è in vigore la pena di morte. 
Da allora, un numero crescente di paesi ha abolito la pena di morte nel mondo, come anche lo Zimbabwe all'inizio del 2025. Negli Stati Uniti, l’ex presidente Joe Biden ha commutato in ergastolo trentasette delle quaranta condanne nel braccio della morte federale degli Stati Uniti, e l’ex governatore della Carolina del Nord, Roy Cooper ha fatto lo stesso per quindici condannati a morte, il giorno di Capodanno.

Ci sono due ragioni principali per una "moratoria" sulle esecuzioni capitali. Una è dare ai politici e ai cittadini il tempo di capire che l'assenza di pena di morte non rende un paese o una società più pericolosi. Studi recenti, convergenti e consolidati, hanno dimostrato che l'esistenza della pena di morte non scoraggia necessariamente il crimine.
Un’altra ragione è prevenire la perdita di vite umane a causa di false accuse. In Giappone l'assoluzione del signor Iwao Hakamada in un nuovo processo, cinquantasei anni dopo la sua condanna a morte, ha attirato l’attenzione del mondo intero. Gli esseri umani commettono errori. Nessuno ha il diritto di togliere una vita che non può essere ridata in caso di errore. Rimediare a un simile gesto è impossibile.
Soprattutto, mantenere la pena capitale invia alla società il messaggio per cui “in determinate circostanze è accettabile togliere la vita a un'altra persona”. 
Se la società deve essere al sicuro, è compito dello Stato affermare che “la vita non deve mai essere tolta, in nessun momento o circostanza”. 
L'omicidio è un atto barbaro e imperdonabile. Questo è esattamente il motivo per cui la pena di morte, che calpesta la dignità umana, dovrebbe essere abolita. Lo Stato e i suoi cittadini non devono essere ridotti allo stesso livello degli assassini.

Si dice spesso che “la pena di morte è l'unico modo per fare ammenda nei confronti di chi ha subito la perdita di una persona cara”, ma questo non è un argomento valido.
Ad esempio, quando una persona muore a causa di un crimine, non sempre al colpevole viene imposta la pena di morte. Se la pena di morte è l'unica riparazione per la famiglia in lutto, allora la maggior parte di queste famiglie non riceve risarcimento. Pertanto, questo non è un argomento valido. In primo luogo, in molti casi ciò che le famiglie in lutto vogliono, è conoscere la verità sull’accaduto e che i colpevoli si pentano, e molti di loro non desiderano altre morti.
La pena di morte crea anche altre vittime, poiché non coinvolge solo il colpevole ma anche la sua famiglia e i suoi parenti. Piuttosto, se dovessimo pensare a un’ammenda, la vera ammenda è che il colpevole si confronti con i propri crimini e possa contribuire nuovamente alla società in qualche modo.
Il Mahatma Gandhi ammonì: «“Occhio per occhio” renderà il mondo cieco». 
Non è mai la morte del colpevole a lenire la rabbia e il dolore per la perdita di una persona cara. Anche se il momento in cui viene eseguita la pena di morte sembra una ricompensa, il dolore non se ne va mai. È un processo mentale e psicologico che richiede molto tempo e, in ultima analisi, credo che possa essere risolto solo attraverso il "perdono".
Inutile dire che non è facile. Ma i conflitti possono essere risolti solo attraverso la riconciliazione. Gli Stati Uniti e il Giappone erano nemici durante la guerra. Il Giappone ha anche sperimentato il disastroso bombardamento atomico. Ma ora i due paesi stanno costruendo un'amicizia. L'unica via d'uscita è lavorare verso la riconciliazione, anche se è un percorso difficile e che richiede tempo. Desidero ribadire che l'esecuzione capitale non lenisce il dolore delle famiglie in lutto.
Per i cristiani, Gesù è resuscitato dopo essere stato giustiziato. Il suo corpo resuscitato portava ancora le cicatrici inflitte durante la sua tortura ed esecuzione. Ciò simboleggia che anche dopo la resurrezione, il dolore permane. Come egli ha mostrato, trasformare il dolore nel potere di fare del bene agli altri è il modo fondamentale per eliminare veramente il ciclo della violenza.

Tutto questo risuona perfettamente con i princìpi cristiani.  Noi persone religiose abbiamo la missione di incoraggiare la società a rispettare la dignità della vita. So che la Soka Gakkai ha continuato a incoraggiare le persone a risvegliarsi al valore della vita e alla loro missione, a rifiutare la violenza e a superare le difficoltà che affrontano per essere di sostegno agli altri. E so anche che la Soka Gakkai rispetta il dialogo. Le vostre attività sono di grande aiuto anche per le persone sole e che hanno perso la speranza. La Soka Gakkai contribuisce notevolmente alla società espandendo le sue attività in Giappone e nel mondo intero.
La Comunità di Sant'Egidio (www.santegidio.org) è stata fondata nel 1968 a Roma da alcuni studenti. Oggi raccoglie decine di migliaia di membri, in più di settanta paesi nel mondo. Mira a trasformare il mondo attraverso mezzi non violenti, sulla base del principio per cui “la guerra è la madre di tutte le povertà”. Ha mediato accordi di pace in diversi paesi, come Mozambico, Burundi, Repubblica Centrafricana. Come parte di tali attività, negli anni ‘90 ha iniziato a interagire con le persone condannate a morte. Quest’attività ha costituito il catalizzatore per gli sforzi per abolire la pena di morte.
Dopo una conferenza internazionale a Strasburgo, in Francia, nel 2001, l'anno successivo è stata fondata a Roma la World Coalition Against the Death Penalty (Coalizione mondiale contro la pena di morte), in parte su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, nella sua sede centrale. Oggi, quest’alleanza internazionale conta più di centosessanta organizzazioni membri.

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