834  | 
27 ottobre 2023

Il Gohonzon. Il vessillo per la felicità di tutta l’umanità

Nel secondo appuntamento con la rubrica “Concetti chiave del Buddismo” approfondiamo il significato del Gohonzon, l’oggetto di culto istituito da Nichiren Daishonin, il vessillo della propagazione per realizzare un mondo in cui tutti gli esseri viventi possano coesistere in armonia e prosperare eternamente

immagine di copertina

Il Buddismo di Nichiren è una religione umanistica che non colloca l’oggetto di culto al di fuori dell’essere umano.
Il Gohonzon è un oggetto di culto intrinseco alla vita. Rappresenta sia la Legge mistica, sia la condizione vitale della Buddità inerente a ogni persona. Non vi è raffigurata una divinità, né qualcosa di esterno a noi che esaudisce dall’alto i nostri desideri: è un oggetto di culto che serve a far emergere la nostra innata natura di Budda, che Nichiren ha manifestato nel Gohonzon, facendone l’oggetto di massima venerazione.
Nichiren è assolutamente esplicito su questo punto:

«Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 738)

Come uno specchio quindi, il Gohonzon riflette la Buddità che è dentro di noi. Riguardo all’atteggiamento da tenere davanti a esso, Ikeda Sensei scrive:

«Se quando ci troviamo di fronte al Gohonzon ci limitiamo a sentirne la grandezza e ne imploriamo i favori, o dipendiamo da esso considerandolo un oggetto esterno, possiamo recitare quanto vogliamo, ma non ci illumineremo mai. E sarà lo stesso se, quando accade qualcosa di negativo, ci lamentiamo come se fosse colpa del Gohonzon. Invece, cercando incessantemente di lucidare la nostra vita mentre svolgiamo le varie attività quotidiane, fiduciosi di possedere interiormente lo stesso meraviglioso stato vitale incarnato nel Gohonzon, cominceremo a risplendere di fortuna e di benefici» (Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 340)

La rappresentazione del mutuo possesso dei dieci mondi

Il Gohonzon è definito anche come “l’oggetto di culto per l’osservazione della mente”. Ma cosa significa osservare la mente?
Innanzitutto esso è la rappresentazione grafica di Nam-myoho-renge-kyo, che è scritto al centro, affiancato dai rappresentanti dei dieci mondi. Osservare la mente significa percepire che le nostre vite posseggono tutti i dieci mondi dall’inferno alla Buddità, e soprattutto significa sforzarsi di credere in quello di Buddità, che è il più difficile da manifestare.
Essere capaci di vedere la vera natura della nostra mente, ovvero ottenere l’Illuminazione, non è qualcosa che si raggiunge attraverso il pensiero concettuale o la pratica meditativa, ma solo attraverso la fede. Perciò il Daishonin scrive:

«Il Gohonzon inoltre si trova solo nei due caratteri che significano fede» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 739)

Il mutuo possesso dei dieci mondi espresso nel Gohonzon è il principio secondo il quale in un’esistenza dominata dalla Buddità, tutti e dieci i mondi lavorano per creare valore. Come dice Nichiren:

«Illuminati dalla luce dei cinque caratteri della Legge mistica, rivelano i nobili attributi che possiedono intrinsecamente» (Ibidem, 738)

Ciò significa che la luce della saggezza e della compassione del mondo di Buddità avvolge tutte le funzioni dei dieci mondi che esistono all’interno della nostra vita. Il maestro Ikeda afferma a riguardo:

«Chi è nel mondo di Inferno, per esempio, manifesta il mondo di Inferno contenuto nel mondo di Buddità e, pur soffrendo, non proverà quel dolore senza speranza di chi vaga senza meta nell’oscurità eterna. Potrà tirare fuori il coraggio per affrontare a testa alta situazioni difficili, la saggezza per superare gli ostacoli che sorgono dall’interno e dall’esterno, e la potente forza vitale che permette di fare nuovi passi avanti. Le sofferenze diventano occasioni che contribuiscono alla crescita e alla trasformazione personale, trampolini per un grande sviluppo» (Gli insegnamenti della vittoria, Esperia, vol. 2, pag. 818)

Il Gohonzon e la fede nella Legge mistica ci permettono di tirar fuori da dentro di noi il supremo stato vitale della Buddità e di stabilirlo saldamente nel nostro essere. Nichiren ha materializzato nel Gohonzon la sua condizione vitale di Buddità e ha rappresentato in esso l’essenza del suo voto per la salvezza di tutte le persone.
Prima della sua iscrizione, nel Buddismo non era mai esistito un oggetto di culto simile, c’erano raffigurazioni di Budda e Bodhisattva in forma di dipinti o sculture, ma non c’era un mandala che incarnasse il principio del mutuo possesso dei dieci mondi permettendo così alle persone comuni di risvegliarsi alla Legge mistica e sperimentarla nella propria vita. Nel Gosho Il reale aspetto del Gohonzon, Nichiren scrive:

«Questo mandala non è in alcun modo una mia invenzione. È l’oggetto di culto che raffigura il Budda Shakyamuni, l’Onorato dal mondo, seduto nella Torre preziosa del Budda Molti Tesori, e gli altri Budda che erano emanazioni di Shakyamuni, fedelmente come la stampa riproduce la matrice» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 737)

Da questo passo si evince che Nichiren non ha “inventato” il Gohonzon, ma nell’iscriverlo si è basato in particolare sulla seconda metà del Sutra del Loto. Qui, infatti, troviamo l’insegnamento fondamentale di Shakyamuni, che rivela la Legge eterna di Nam-myoho-renge-kyo, l’insegnamento per l’illuminazione di tutte le persone, e ne affida la propagazione nel futuro ai suoi discepoli che la erediteranno, i Bodhisattva della Terra.
Lo scopo di Nichiren nel rivelare il Gohonzon era che tutte le persone potessero ricevere benefici recitando Nam-myoho-renge-kyo davanti ad esso, e diventare consapevoli che il vero potenziale di ognuno è quello di un Budda “di gioia illimitata”. Questa prospettiva è rivoluzionaria perché mette in luce quanto la vita di ogni persona sia infinitamente nobile e preziosa. Rispettare al massimo grado il potenziale umano rende possibile un vero cambiamento personale e sociale.

Realizzare il desiderio del Budda

Il Gohonzon è la base della filosofia, della fede e della pratica buddista per realizzare un mondo in cui tutti gli esseri viventi possano coesistere in armonia e prosperare eternamente. Per tale ragione è chiamato anche il vessillo di kosen-rufu.
Quando facciamo conoscere il Buddismo alle altre persone stiamo consegnando loro il vessillo della rivoluzione umana e della trasformazione del karma.
Questo è anche l’obiettivo per cui è nata la Soka Gakkai, l’organizzazione che ha reso realtà il desiderio del Budda. Senza la comunità di credenti il Gohonzon perderebbe il suo significato di “vessillo della propagazione”. Nel portare avanti la realizzazione di kosen-rufu mondiale, infatti, non è possibile tralasciare i princìpi della non dualità di maestro e discepolo, che ci permette di avere sempre presente l’esempio del maestro dedica la sua vita a questo scopo, e dell’unità di itai doshin, sulla base della quale i discepoli propagano insieme la Legge mistica in tutto il mondo. La linfa vitale della fede scorre in questo impegno condiviso per la felicità di tutta l’umanità. Daisaku Ikeda scrive a riguardo:

«Il beneficio del Gohonzon è infinito e inesauribile. È così illimitato e incommensurabile che gli immensi benefici che avete ricevuto finora non sono niente in confronto. Il supremo beneficio del Gohonzon è la trasformazione del destino dell’umanità; la fede dei membri della Soka Gakkai sta permettendo al potere del Gohonzon di manifestarsi. È giunto il momento che la nostra rete di Bodhisattva della Terra, ora diffusa in 192 paesi del mondo, dia prova del meraviglioso potere del Gohonzon, disperdendo l’oscurità che ottenebra il mondo» (Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 393)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata