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20 novembre 2024

Il concetto di karma e la sua trasformazione nel Buddismo di Nichiren Daishonin

A questa tavola rotonda sul tema della trasformazione del karma, hanno partecipato Elena Battistini, coordinatrice nazionale delle Giovani mamme, Rosetta La Piana, viceresponsabile nazionale donne, Michele Giuseppone, viceresponsabile uomini della Liguria 2, Vittorio Sakaki, vicepresidente dell’IBISG

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Elena: L'unico modo per non concentrarsi sulle cause del passato è attingere alla vasta condizione vitale della Buddità che, quando emerge, è come il sole che sorge. Infatti, se paragoniamo le stelle alle cause negative che abbiamo posto nel passato, con la sua luce il sole riesce a illuminarle tutte, per cui non soffriamo più per tutto il karma accumulato. Così saremo anche in grado di mettere in atto pensieri, parole, azioni completamente diversi, che nascono da una saggezza profonda che esiste nella nostra vita. Poiché tutte le sofferenze hanno un’unica causa che deriva dall'offesa alla Legge, ovvero dal non credere nell’esistenza della Buddità nella nostra vita e nella vita degli altri, credo sia importante osservare con serietà se stessi alla luce degli insegnamenti buddisti. Ma, indipendentemente dalle cause messe nel passato, recitando Nam-myoho-renge-kyo, iniziamo a vivere basandoci sul rispetto della dignità della vita e riusciamo a mettere in moto un circolo virtuoso. 
Ad esempio, in un momento di grande sfida che ho affrontato in passato, sforzandomi di studiare e di fare Daimoku e attività, sono riuscita a osservare la mia vita in profondità e riconoscere che il mio atteggiamento era orientato verso la paura, il fallimento. Da quella visione così ampia è stato possibile mettere in atto una decisione diversa, coraggiosa, che mi ha portato a fare un’esperienza che ha cambiato il corso della mia vita.

Vittorio: A volte pensiamo che il karma sia un sinonimo di destino, qualcosa che è già scritto e non può essere trasformato. Secondo alcune correnti buddiste il karma può essere espiato attraverso innumerevoli pratiche, nell’arco di molteplici vite, mentre nel Buddismo di Nichiren Daishonin è l’occasione che abbiamo per sperimentare il funzionamento della pratica buddista e realizzare una felicità incrollabile che non dipende da nessuna circostanza esterna. In questo senso il karma è un punto di partenza per riscrivere la nostra vita ogni giorno. È un concetto dinamico, sempre in evoluzione.

Michele: Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci permette di manifestare la nostra vera natura, di percepire che siamo Bodhisattva della Terra e così di invertire la tendenza a pensare che in quanto esseri umani dobbiamo soffrire. Nel Buddismo il momento più importante è quello presente e la causa fondamentale su cui concentrarsi è quella di creare una profonda unità con il maestro per realizzare la pace e la felicità nostra e degli altri, in questo modo possiamo vincere sul nostro karma e sulle nostre sofferenze. 

Elena: Cerco sempre di ricordarmi che la vita è compassionevole e non mi metterebbe mai in una condizione di sofferenza fine a se stessa. Tutto quello che si manifesta istante per istante è la condizione migliore per trasformare il mio karma e diventare assolutamente felice. Dipende da me riuscire a tirare fuori questa opportunità da ciò che sto vivendo. 
Mi ripeto che quando le situazioni si ripresentano sempre nello stesso modo, vuol dire che c'è ancora qualcosa che posso trasformare. Quando riconosciamo che quella cosa non è fuori di noi, allora nasce la decisione di vincere attraverso una preghiera coraggiosa, e allo stesso tempo emerge la gratitudine.

Rosetta: Un giorno partecipai a un'attività a casa di una donna e rimasi colpita da un biglietto di carta su cui lei aveva scritto “zero lamentela”. Le chiesi il perché di quel biglietto e mi disse che non voleva più in nessun modo lamentarsi, ma usare tutte le sue energie per andare avanti, qualsiasi cosa fosse accaduta. Questo pensiero mi ha subito incoraggiata e mi sono sentita alleggerita. Ecco, io penso che nel momento in cui decidiamo di non lamentarci e di assumerci la responsabilità della nostra vita, non ci sentiamo più appesantiti perché ci stiamo basando sul Gohonzon e non sull'esterno. 

Vittorio: Le persone comuni cercano di fuggire dalla sofferenza, ma Nichiren afferma che “le sofferenze di nascita e morte sono Illuminazione”. Le persone coraggiose si assumono le proprie responsabilità. Essere coraggiosi significa accettare la natura del proprio karma e continuare a lottare.

Rosetta: Un po’ di anni fa si consigliava di non lasciare mai il lavoro prima di averne trovato un altro. Però poi in alcuni casi le persone dopo aver fatto un’esperienza con il Daimoku hanno lasciato e sono riuscite a trovare un lavoro migliore in pochissimo tempo. Dunque, chi siamo noi per dire cosa è giusto o sbagliato fare? 
Dovremmo recitare Daimoku fino in fondo, finché non sentiamo quella tranquillità interiore, quella fiducia che tutto può essere trasformato. Noi viviamo per realizzare la nostra missione di Bodhisattva della Terra. Ciò non significa solo andare a riunione, ma vivere mettendo in pratica il rispetto della dignità della vita. Siamo molto fortunati ad aver incontrato il Gohonzon e il nostro maestro, perché in questo modo possiamo percorrere il modo corretto di vivere. 

Elena: In passato mi sono trovata a vivere una situazione simile nel lavoro. La domanda era questa: “vado o resto?”. Recitavo Daimoku ma ero ossessionata da questa indecisione… L'attività per gli altri mi ha permesso di allargare l’orizzonte della mia preghiera, e la domanda che ho iniziato a pormi è cambiata: “qual è l'azione che posso fare ora, per trasformare il mio karma?”. 
In quel momento ho visto che quella era l’occasione di compiere un'azione coraggiosa: ho chiesto al mio capo che mi riconoscesse tutti gli arretrati di tre anni di lavoro. Lui mi ha ripagato tutti i debiti, ringraziandomi per il contributo unico che avevo dato con il mio impegno. A quel punto, sentendo che avevo ottenuto una vittoria completa, mi sono sentita libera di lasciare quel lavoro perché ero andata fino in fondo, avevo vinto.

Vittorio: Per poter continuare a sfidarci e trasformare la nostra vita e l’ambiente abbiamo bisogno di buoni amici, come i compagni di fede della Soka Gakkai. Ciò che possiamo illuminare è la nostra tendenza vitale. Ad esempio la rabbia, se illuminata, può portare una persona a far emergere un forte senso di giustizia. Per poter osservare con chiarezza la propria tendenza vitale e illuminarla abbiamo bisogno di amici che, con sincerità, ci facciano anche notare le nostre tendenze. Questo è il legame che esiste tra i compagni di fede della Soka Gakkai.

Michele: Noi occidentali quando parliamo di karma abbiamo in mente il destino, come qualcosa che inesorabilmente arriverà. Per karma invece si intende qualcosa che noi costruiamo ogni giorno, e quindi possiamo trasformare la vita in un’avventura magnifica. Più volte il maestro Ikeda e Josei Toda hanno parlato della vita come un’opera teatrale, un'opera in cui possiamo essere attori protagonisti e quindi decidere di cambiare la sceneggiatura della nostra storia… In questa azione di trasformare quotidianamente il corso della nostra vita consiste la rivoluzione umana, il conseguimento della Buddità. Quest'anno nella mia vita si è manifestato un ostacolo enorme al lavoro. Più mi guardo intorno più vedo persone che stanno vivendo questa incredibile sofferenza e quindi in quest'ottica ogni giorno sto recitando Daimoku per decidere che non posso perdere e affrontare questa sofferenza anche per incoraggiare le altre persone. La sento in questo momento come parte della mia missione e questo mi dà gioia. 

Rosetta: “Trasformare il karma in missione” significa credere profondamente che siamo Bodhisattva della Terra e siamo nati in questa vita dotati di vari tipi di karma, proprio per poterli trasformare. Tuttavia, avere sempre chiaro questo è davvero complesso. Il punto è chiederci: cosa farebbe Sensei? Ogni volta che penso al maestro Ikeda mi ricordo la verità della mia vita e ritorno con questo tipo di preghiera alla mia missione di Bodhisattva della Terra. Il punto è quindi cercare sempre di riconnetterci profondamente al maestro. Anche se non sempre so in cosa si traduce, questa preghiera mi fa attingere a una condizione vitale che ottiene risposta. Come afferma Kaneko Ikeda in un suo messaggio: 

«Trasformare il karma non significa semplicemente salire un gradino dopo l'altro; piuttosto, è come trovarsi di fronte a un dirupo e dire a se stesse: "Da qui non indietreggio neanche di un passo". Con questa decisione iniziamo a pregare, e in quel momento il nostro karma inizia a trasformarsi in missione» (NR, 645)

Vittorio: Non esiste altro Budda al di fuori degli esseri viventi che affrontano le sofferenze. Ognuno e ognuna di noi appare in questo mondo assumendo il karma appropriato. Questa è la profonda visione della condizione umana dell’umanesimo buddista che può portare le persone a realizzare la massima felicità per sé e per gli altri. Come scrive il maestro Ikeda nell’epilogo de La nuova rivoluzione umana

«Mentre trionfiamo coraggiosamente sulle difficoltà dettate dal karma, dimostriamo la validità degli insegnamenti del Buddismo di Nichiren e l’enorme beneficio derivante dalla nostra pratica, e facciamo progredire kosen-rufu. La verità è che abbiamo volontariamente accettato queste difficoltà e sofferenze, proprio a tale scopo. Karma e missione sono due facce della stessa medaglia; il nostro karma diventa la nostra nobile, specifica missione. Ecco perché, quando dedichiamo la vita a kosen-rufu, non c’è destino che non possiamo trasformare» (NRU, 30, 845)

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