«Arrivò il giorno in cui decisi che Jonathan diventasse discepolo di sensei. Capii che, io per prima, dovevo vedere la sua Buddità» La mia esperienza di shakubuku ai giovani è strettamente legata a quella personale. La mia infanzia è stata infelice, non ho conosciuto mio padre e vedevo mia mamma una volta l’anno. Vivevo da mia nonna. L’adolescenza è stata burrascosa, mi sentivo sempre fuori posto. Il percorso scolastico è stato più che difficile, ero dislessica e i professori mi consideravano intelligente ma con la testa tra le nuvole, una ribelle. A diciotto anni sono scappata da casa, a venticinque ero in Sardegna, sposata e con un figlio di nove mesi, Jonathan. Poco dopo mi parlarono del Buddismo, e finalmente la mia vita iniziò a cambiare. Nel 1988 sono riuscita a trasformare il dolore di non avere un padre, incontrando il cuore di sensei e riconoscendolo come il mio maestro.…
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