OCCASIONI PER MIGLIORARE E VINCERE SU SE STESSI
In che modo il Buddismo ti ha aiutato ad affrontare le sfide per trovare lavoro?
Simone (giornalista): Mi sono riavvicinato al Buddismo dopo qualche anno che non praticavo. Dopo un’esperienza lavorativa che consideravo la migliore che mi potesse capitare, non mi hanno potuto rinnovare il contratto; e pur avendo un buon curriculum faticavo enormemente a trovare lavoro. Le offerte che mi arrivavano non erano soddisfacenti e pian piano ho capito che non volevo accontentarmi.
Nel momento di massima disperazione ho ricominciato a fare Gongyo e Daimoku determinando di voler fare il mio lavoro, il giornalista sportivo.
Quando c’è stata la riunione generale con il presidente Harada, l’8 maggio scorso, nonostante non sia un fan delle grandi riunioni, sapevo che avrei rivisto un sacco di vecchi amici e ho detto “vado”. Il giorno dopo ho ricevuto una chiamata da una redazione per un ruolo per cui ero stato segnalato dai miei precedenti capi, come responsabile delle pagine sportive. Cioè non solo redattore, ma addirittura capo!
Al momento devo coordinare dei collaboratori, è un ruolo che mi piace molto e che mi dà soddisfazione. Cerco di non fare l’errore di sentirmi “arrivato”, anche perché ho un contratto a tempo determinato. D’altra parte ho acquisito una consapevolezza, anche grazie alla pratica buddista, che mi porta a vedere le cose con meno negatività.
Serena (office manager): Il lavoro è sempre stato un campo di battaglia dove coltivare lo spirito di non smettere mai di imparare, e da sempre si porta dietro anche le sfide legate all’aspetto finanziario, perché sono determinata a realizzarmi anche da questo punto di vista.
Grazie al Buddismo le difficoltà sono state occasioni per migliorarmi e per decidere profondamente di vincere su me stessa, a prescindere dalle circostanze esterne.
Recitare Daimoku costantemente mi ha permesso di tirare fuori il coraggio di dire no a condizioni di lavoro tutt’altro che dignitose, anche quando non avevo scelta o alternative. Mi ha dato la speranza anche quando pensavo di non farcela, ma sapendo che stavo lottando per tutti e tutte sono riuscita ad avanzare.
Duccio (pizzaiolo): Il Buddismo mi ha aiutato perché mi ha insegnato a considerare il lavoro come un aspetto della mia personale missione. Ho sempre in mente le parole di Ikeda Sensei quando afferma che dobbiamo eccellere in ogni cosa che facciamo, vincere su tutti i fronti ed essere indispensabili nel luogo in cui ci troviamo.
Io faccio il pizzaiolo e mi sono chiesto a lungo come potevo essere indispensabile. Una cosa che mi ha colpito molto è che i miei capi e colleghi mi hanno detto che da quando ho iniziato a lavorare lì, le persone stanno meglio. Così mi sono reso conto che sono indispensabile se porto gioia alle persone.
Sara (giornalista): Da quando ho iniziato a praticare, il lavoro è sempre stato uno degli obiettivi più importanti non solo per vivere bene economicamente, ma soprattutto per sentirmi realizzata. All’inizio i primi obiettivi raggiunti erano legati a lavori di “spessore”, ma erano tutti occasionali. Con lo scoppiare della pandemia, per chi come me era libero professionista, il problema principale è stato riuscire a trovare clienti.
Ho pregato davanti al Gohonzon con la determinazione di portare una vittoria a Sensei e a tutte le giovani donne. Dopo un periodo in cui mi sono sfidata nel recitare molto Daimoku, mi è arrivata una proposta che ha cambiato la mia vita: un colloquio di lavoro nel mio attuale ufficio.
Nonostante all’inizio non ci fossero prospettive di stabilizzazione, proprio il 3 maggio 2021 ho firmato il contratto a tempo indeterminato e oggi lavoro come giornalista per una testata nazionale.
Pietro (divulgatore culturale e speaker radiofonico): Nel mio percorso lavorativo, soprattutto nei momenti più duri, ho avuto sempre presenti due scritti di Nichiren: Gli otto venti e Ammonimento contro l’attaccamento al proprio feudo, che sono stati cruciali per affrontare un mondo lavorativo in continua trasformazione come quello della comunicazione.
A Natale scorso, nella radio dove lavoro, mi comunicarono che con l’anno nuovo avrei fatto un orario completamente diverso, dall’alba sarei passato alla notte…
Ero molto deluso, la vedevo come una punizione ingiusta che mi avrebbe impedito di fare un programma che mi stava regalando grandi soddisfazioni. Eppure, basandomi su quei Gosho, ho accettato quel cambiamento senza fare scenate o rimostranze. A partire da quel momento, continuando a fare il mio lavoro, ho trovato la forza di rivoluzionare la mia vita e di trasferirmi per la prima volta in una città diversa da casa mia per costruire il mio futuro.
CREARE VALORE PER NOI E PER GLI ALTRI
In quanto buddisti siamo incoraggiati a impegnarci al massimo sul lavoro per creare valore. Come affrontate la sfida di bilanciare lavoro e vita quotidiana, e quanto la pratica buddista vi aiuta in questo?
Serena: Non è sempre facile bilanciare tutto. Avere del tempo dopo il lavoro ci permette di creare valore anche in altri aspetti: famiglia, amicizia, amore, studio, sport…
Come millennials e Gen Z stiamo combattendo per trasformare una cultura performativa che intossica tanti aspetti delle nostre vite. Grazie al Buddismo possiamo ribaltare ogni situazione e vivere con gioia e leggerezza.
Pietro: Credo che bilanciare vita quotidiana e lavoro sia fondamentale oggi più che mai, perché ci sono sempre meno tutele. Dal punto di vista buddista, l’importante è vivere al cento per cento il momento presente.
Ci sono stati momenti in cui non ho avuto un attimo di tempo libero, ma sfruttare quel tempo al massimo per la mia crescita personale mi ha sempre dato grande forza e mi ha permesso di incoraggiare gli altri anche in momenti che non erano percepibili come positivi.
Simone: Io ambisco a lavorare per vivere, non a vivere per lavorare. Se sul posto di lavoro c’è rispetto dei ruoli e una cooperazione tale per cui nessuno agisce a discapito degli altri, è molto più semplice trovare un equilibrio nella propria vita, perché la soddisfazione che deriva dal posto in cui lavori la potrai riportare in altri ambiti.
Se sei frustrato da una brutta giornata al lavoro, non ti va di fare tante cose. Se invece sei soddisfatto, anche se sei molto stanco, senti un senso di realizzazione in quello che stai facendo, e allora è molto più facile trovare un equilibrio.
E questo riguarda anche l’attività buddista: tutto dovrebbe essere messo al servizio del proprio benessere, riuscendo a trovare il tempo per coltivare altri aspetti della propria vita.
Sara: Penso che la nostra società debba ridisegnare una cultura del lavoro che non sia incentrata sulla quantità di tempo impiegato per svolgere le mansioni, ma sulla qualità, trasformando le giornate lavorative in obiettivi da raggiungere e non in ore da consumare.
Nel frattempo, provo ad affrontare le giornate creando degli incastri di tempo.
In questi anni mi ha aiutato molto un incoraggiamento ricevuto a un corso europeo, quando – in relazione alla gestione degli impegni lavorativi e sociali con l’attività buddista – fummo esortati a essere “creativi”. Così ho messo in pratica il suggerimento, sfruttando al massimo il tempo a disposizione, stabilendo dei confini tra i vari aspetti della mia vita. Ad esempio ho deciso di utilizzare le pause pranzo per incontrare amici e amiche, fare attività buddista, ritagliarmi dei momenti di relax. Tutto questo dando ritmo alle mie giornate con Gongyo e Daimoku concentrati, determinando di portare a termine tutti i miei impegni.
Duccio: A causa del lavoro che svolgevo prima, non riuscivo ad andare alle riunioni perché lavoravo la sera. Quando mi sono trasferito a Roma ho avuto molte offerte ma nessuna rispecchiava ciò che volevo, perciò recitavo Daimoku con il desiderio di approfondire la fede e trovare il lavoro che desideravo.
A differenza di Firenze, qui ci sono le pizzerie al taglio che lavorano di giorno, perciò determinai di poter lavorare in una di queste. Ora lavoro quattro giorni a settimana, guadagnando più di prima e ho più tempo per fare tutto!
Apparentemente la società ci manda dei messaggi negativi, ma grazie alla pratica buddista possiamo creare noi stessi la strada giusta per la nostra vita.
LAVORO E MISSIONE
Qual è il significato profondo che ha il lavoro nella tua vita?
Pietro: Il lavoro che faccio è legato a ciò che noi buddisti chiamiamo “missione”.
Da ragazzo ero molto introverso e per anni ho parlato poco e avevo pochissimi rapporti sociali.
In dieci anni di pratica buddista ho trasformato tanto, fino ad arrivare a lavorare nel campo della comunicazione, in una radio che fa parte del primo gruppo nazionale italiano. Per me è già un’esperienza incredibile che mi dà grandissimo coraggio.
Serena: Per me ha un profondo significato impegnarmi ogni giorno a lucidare la mia vita per migliorare sul lavoro. Prima che venisse a mancare, scrissi a Sensei che volevo trovare un lavoro in cui mettere i miei talenti a disposizione di kosen-rufu, per approfondire la mia fede e perché questa vittoria servisse a tutte le donne come esempio di indipendenza economica. Per questo è fondamentale per me fare ogni mattina un Gongyo e un Daimoku rivitalizzanti.
E la sera ringrazio perché ho la fortuna di fare un lavoro dove mi sento valorizzata, dove posso condividere i miei ideali, e che mi permette di vivere più che dignitosamente.
Nel mio percorso mi ha sempre ispirato questa frase di Gosho:
«Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (Lettera a Niike, RSND, 1, 910)
Simone: Anche a me ha sempre incoraggiato questa frase di Nichiren, citata da Serena!
Questo perché il mio ambito è una costante maratona: anche quando ti senti arrivato devi sempre fare di più, continuare a muoverti, non accontentarti.
Nel mio momento più basso ho capito che non esistono esperienze professionali negative, perché da ogni posto ti porti dietro qualcosa: una competenza in più, delle relazioni umane o semplicemente capire che “non voglio mai più fare questo”.
Ogni situazione ci permette di capire meglio cosa vogliamo fare, dove migliorare.
Sara: Con il mio lavoro voglio essere partecipe di un cambiamento e avere un forte impatto nella società. Come giornalista vorrei contribuire a migliorare un aspetto importante della vita: la comunicazione. Con una comunicazione inclusiva e oggettiva si può fare informazione in modo corretto, combattendo fake news e analfabetismo funzionale.
Duccio: Io cerco sempre di dare il massimo nel mio lavoro con il desiderio di far mangiare bene le persone.
Il mio obiettivo è sempre quello di continuare a migliorarmi sia nel lavoro che come discepolo. C’è una frase di Sensei che tengo sempre con me e che vorrei condividere con tutti voi:
«[…] Mettete in scena il vostro emozionante spettacolo di creatività, alzatevi risolutamente, aprite un varco nel guscio del vostro piccolo io. Una nuova era si apre affrontando nuove sfide. Avanzate e migliorate voi stessi giorno dopo giorno. Se vi compiacerete di ciò che avete raggiunto e smettete di lottare, andrete incontro solo al ristagno e alla sconfitta. Decidete di diventare migliori di quello che eravate ieri. Vincete coraggiosamente oggi» (NRU, 15, 140)
Alcuni suggerimenti per approfondire:
- Focus su Il Nuovo Rinascimento: https://ilnuovorinascimento.org/a/la-prova-concreta-di-vincere-nel-lavoro
- Daisaku Ikeda, I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, capitolo "Fede e lavoro", Esperia, da pag. 21
- Buddismo e società, 155 e 199