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16 dicembre 2024

Felice della vita che sto costruendo

Ivana Pia Lorusso, Bari

Ivana ha sempre vissuto un conflitto tra due parti di sé che riteneva inconciliabili. Ma grazie alla pratica buddista ha compreso che non c’era nulla a cui doveva rinunciare per essere felice, e che poteva realizzare incredibili esperienze in ogni ambito della sua missione!

immagine di copertina

A partire dall’adolescenza, mi sono sempre sentita divisa a metà: da una parte la spinta a formarmi come artista, dall’altra il desiderio di lavorare come pedagogista.
Questo conflitto si è inasprito ulteriormente con la fine del mio dottorato di ricerca in pedagogia sperimentale, quando decisi di provare a vivere di sola arte, affrontando però la povertà e la malattia. Incoraggiata dalle parole del Daishonin: «Anche se tu dovessi diventare il più misero dei mendicanti, non disonorare il Sutra del Loto» (RSND, 1, 731), ho perseverato nella recitazione del Daimoku affinché emergesse chiaramente quale era la mia missione come artista e come pedagogista, sfidandomi nelle attività della Soka Gakkai e nello studio del Buddismo.
Recitando Daimoku in questo modo, nella notte più scura mi resi conto che prendermi cura di me stessa e della mia salute doveva essere la priorità. A suggerirmelo furono i pezzi di intonaco che si staccavano dal soffitto della stanza nella quale vivevo in affitto e le infiltrazioni d’acqua che gocciolavano dopo i giorni di pioggia dalla parete nella quale avevo installato il mobiletto che custodisce il Gohonzon. Compresi che ritornare a casa dei miei genitori avrebbe significato proteggere la mia vita e il Gohonzon che mi era stato affidato.
A settembre del 2023 decisi di rilanciare sia nell’ambito artistico che in quello educativo, senza indietreggiare di un passo: in quel periodo realizzai la prima mostra nella mia città – che mi permise di vendere le mie opere e di far conoscere il mio lavoro a livello locale e nazionale - e intrapresi un nuovo percorso di studi magistrali per abilitarmi come pedagogista.
Allo stesso tempo, tornare a casa dei miei genitori è stata dura. Vivere in una casa così piccola mi destabilizzava: avrei tanto voluto una casa tutta per me, ma le mie condizioni economiche non me lo permettevano.
Decisi allora che avrei usato tutte le mie capacità per superare il concorso per un contratto a tempo indeterminato a scuola, mentre continuavo a portare avanti le mie opere artistiche.
Anche se le probabilità di riuscita erano minime, volevo puntare a ottenere il massimo.
Continuando a recitare Daimoku, iniziai a percepire che meritavo la vittoria e la felicità. Decisi allora di sfidarmi ancora di più, ponendomi degli obiettivi chiari per il 16 marzo, giorno di kosen-rufu: decisi che avrei conseguito una vittoria clamorosa.
Il 13 marzo 2024 ho sostenuto l’esame scritto del concorso superandolo con 92 su 100.
Il 2 aprile, un team internazionale di curatrici in formazione ha voluto incontrarmi e conoscere il mio lavoro d’artista. Scrive Daisaku Ikeda:

«Per i discepoli, il periodo che va dal 2 aprile al 3 maggio [giorno della Soka Gakkai] è il tempo di mostrare al maestro la prova concreta delle proprie vittorie» (NR, 645)

Decisi che avrei vinto insieme a Sensei! Nel recitare Daimoku sentivo il mio cuore vicino a quello del mio maestro.
Recitavo Daimoku con la determinazione di sentirmi “felice e a mio agio” nel sostenere la prova orale del concorso, e quel giorno ho sorteggiato una traccia che sembrava scritta apposta per me. Il 3 maggio ho superato l’esame orale con una votazione di 100 su 100.
Nel frattempo la mia insoddisfazione per il fatto di non avere spazi nei quali recitare Daimoku, studiare e produrre arte continuava ad affliggermi. Fui incoraggiata a percepire quanto il Daimoku che riuscivo a fare in quelle condizioni così difficili valesse un milione di volte più di quello che effettivamente si può fare in una situazione confortevole, e a smettere ogni forma di lamentela: decisi di essere grata e felice nel luogo in cui mi trovavo.
Iniziai da quel giorno a rilanciare sui miei obiettivi. Nel giro di poco tempo mi ritrovai a recitare tantissimo Daimoku, sia a casa dei miei genitori che a casa dei compagni e delle compagne di fede, a sostenere tutti gli esami del piano di studi della mia laurea magistrale e a realizzare il mio primo lavoro come montatrice di un cortometraggio di performing art.
È davvero incredibile quello che accadde sostituendo l’azione alla lamentela. Nel mese di agosto vinsi non uno, ma ben tre concorsi per un lavoro a tempo indeterminato nella scuola, accompagnai un giovane uomo a ricevere il Gohonzon mentre altre decine di giovani stavano emergendo nel mio capitolo, ottenni uno studio tutto mio dove poter lavorare e, anche se sono ancora a casa con i miei genitori, adesso provo una gioia indescrivibile e mi sento profondamente grata della loro presenza e della loro cura nei miei confronti.
A ottobre scorso una mia intervista e il mio lavoro di artista sono stati pubblicati su Artribune, una delle più importanti riviste d’arte contemporanea.
In conclusione, non posso far altro che dire: “Grazie Sensei, guarda che vita incredibile sto costruendo grazie ai tuoi incoraggiamenti!”.

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