Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

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29 settembre 2025

Etica e cambiamento climatico: insieme verso la COP30

Il 20 settembre al Centro Culturale di Roma si è svolto l’incontro “Etica e cambiamento climatico: insieme verso la COP30”, parte del Global Ethical Stocktake, promosso dalla Presidenza brasiliana della COP30 e dal Segretariato Generale dell'ONU. L’evento è stato co-organizzato dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e dal progetto “Cambio io, cambia il mondo” promosso dalla Fondazione Be The Hope

immagine di copertina

La COP è la Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in cui 198 Paesi definiscono azioni comuni sul clima. Uno strumento centrale è il Global Stocktake, bilancio globale previsto dall’Accordo di Parigi che ogni cinque anni misura i progressi collettivi: il primo si è chiuso nel 2023, il prossimo sarà nel 2028. Accanto a questo, il Global Ethical Stocktake amplia la riflessione includendo responsabilità etiche, giustizia climatica e saperi indigeni. Si concretizza, tra le altre cose, attraverso dialoghi auto-organizzati da comunità, associazioni, gruppi di cittadini come quello svoltosi al Centro culturale, i cui contributi confluiranno in un documento che sarà presentato alla COP30 di Belém, in Brasile, a novembre 2025.

Erano presenti più di venti persone dai 14 ai 75 anni, provenienti da diverse città e aree del Lazio, con background molto eterogenei: esperti, attivisti, studenti, lavoratori o pensionati. Per riflettere su quali princìpi etici dovrebbero orientare le decisioni legate al clima, i partecipanti si sono divisi in quattro tavoli di discussione, ciascuno guidato da una domanda fornita dalla presidenza della COP30. Tra i temi affrontati, i partecipanti hanno dialogato sulla produzione e sul consumo; sulla comunicazione e sul ruolo della scienza; sulle disuguaglianze tra i Paesi più ricchi e quelli più vulnerabili; e sull’impegno individuale e collettivo per promuovere un cambiamento giusto ed etico.

  • l'equità globale, in particolare le tensioni fra le necessità dei Paesi in via di sviluppo e le responsabilità storiche dei Paesi ricchi; 
  • la visione del capitalismo, riformabile o intrinsecamente incompatibile con la giustizia climatica; 
  • il ruolo di individui e istituzioni, ovvero il rapporto tra responsabilità personale e scelte quotidiane e necessità di interventi normativi e strutturali;
  • l'approccio da adottare – graduale o radicale – rispetto alla necessità di attuare rapidamente cambi di rotta profondi e significativi.

L’educazione e la consapevolezza sono emersi come ingredienti essenziali per trasformare la conoscenza in azioni concrete. È necessario superare individualismo e consumismo, adottando pratiche quotidiane sostenibili e una nuova idea di benessere fondata su giustizia, cura e responsabilità collettiva. Cambiare abitudini non è solo una questione di utilità, ma un’opportunità urgente di rigenerazione umana e sociale. È un percorso che ci invita a riscoprire il legame profondo con l’ambiente, da cui dipendono la nostra vita e il nostro futuro. Un altro punto discusso è stato l’importanza di utilizzare una comunicazione positiva e motivante: toni catastrofici generano paralisi e rassegnazione, mentre un linguaggio costruttivo incoraggia all’azione e alla partecipazione.

Questa esperienza ha permesso a tutte le persone presenti di risvegliare una forte determinazione ad agire per un futuro più etico e sostenibile. Se viviamo in una società dove inquinare è normale e non farlo richiede uno sforzo, allora “l’unica guerra che dovremmo combattere oggi (con mezzi pacifici, beninteso) è quella contro il cambiamento climatico”.

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