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5 gennaio 2024

L’eredità della Legge

Continua la rubrica “Concetti chiave del Buddismo”, curata dai giovani coinvolti dalla redazione de Il Nuovo Rinascimento con il supporto del comitato nazionale di studio. Qual è lo scopo fondamentale del Buddismo? Cosa significa “eredità della Legge”? Questo articolo approfondisce un insegnamento di fondamentale importanza nel Buddismo

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A cura di Giulia Innocentini

Lo scopo fondamentale del Buddismo è permettere a tutti gli esseri viventi di percepire la natura di Budda di cui sono intrinsecamente dotati e di essere felici.
Il Sutra del Loto espone l’ideale dell’Illuminazione universale. L’Illuminazione di Shakyamuni, infatti, non si limita al conseguimento di uno stato vitale di felicità assoluta libero dalle illusioni e dalla paura, ma si basa sulla consapevolezza che questa condizione vitale è inerente alla vita di tutti gli esseri viventi, da sempre e per sempre. Comprendere questo significa cogliere la vera natura della vita stessa che, come spiega Nichiren, altro non è che la Legge mistica di Myoho-renge-kyo.
Questa Legge, che regola il funzionamento dell’universo, comprende due fasi: vita e morte. La visione dell’esistenza esposta dal Buddismo permette a tutti gli esseri viventi di sperimentare un modo diverso di vivere la “vita” perché offre una visione diversa della “morte”.
Questo aspetto è cruciale perché la paura della morte costituisce una profonda causa di sofferenza per gli esseri umani. Solitamente, le teorie che rispondono alla domanda “che cosa succede quando la vita finisce?” offrono due opzioni: o la completa cessazione dell’esistenza, oppure la permanenza dell’io sotto forma di un’anima eterna e immutabile. Tuttavia, nessuna di queste alternative permette alle persone di raggiungere la vera felicità, perché entrambe considerano la vita solo dal momento della nascita fino a quello della morte.
Nella lezione sul Gosho L’eredità della Legge fondamentale della vita, il maestro Ikeda scrive:

«La vita e la morte costituiscono il grande ed eterno ritmo dell’universo stesso. Quando riusciamo a cogliere il sé più grande dentro di noi che è parte di questo ritmo e sentiamo nelle profondità del nostro essere che questo ritmo è la pulsazione fondamentale che sostiene la nostra vita, allora possiamo superare la sofferenza della morte. La strada per la liberazione interiore consiste nel recitare Nam-myoho-renge-kyo e nell’insegnare agli altri a fare lo stesso» (pag. 12)

Tornando al concetto di eredità della Legge, ciò che si eredita è la consapevolezza di essere parte di questa Legge. Il fatto stesso di ignorare questa verità costituisce la causa principale di tutte le sofferenze. È sviluppando questa consapevolezza e abbracciando il voto dei nostri tre maestri eterni di rendere tutte le persone capaci di fare altrettanto che si può manifestare il mondo di Buddità inerente alla nostra vita e uno stato di felicità indistruttibile.

Come si eredita la Legge?

Nella spiegazione del Gosho L’eredità della Legge fondamentale della vita, Il maestro Ikeda individua tre condizioni per ereditare la Legge:

• Credere che noi stessi siamo entità della Legge mistica.
Questo punto espone l’essenza della fede in Myoho-renge-kyo. Nel Gosho, infatti, si legge:

«Recitare Myoho-renge-kyo con la consapevolezza che non esiste alcuna differenza fra Shakyamuni che ottenne l’illuminazione nel lontano passato, il Sutra del Loto che è la strada dell’Illuminazione di tutti gli esseri, e noi persone comuni, significa ereditare la Legge fondamentale di vita e morte» (RSND, 1, 189)

Coltivare una fede corretta vuol dire recitare Daimoku con la convinzione di essere entità della Legge mistica e che, grazie a questo, possiamo manifestare la nostra natura di Budda qui e ora, così come siamo, come fecero Shakyamuni e Nichiren.

• Coltivare lo spirito di “adesso è l’ultimo istante della propria vita”.
La seconda condizione riguarda l’impegno nella fede in termini di profondità e perseveranza. Praticare la fede con tutto il cuore e in modo costante per tutta la vita assicura il conseguimento della Buddità in questa esistenza e una fede “ferma e corretta anche nel momento della morte”. Vivere con questo atteggiamento ci consente di trascorrere l’esistenza presente senza rimpianti e di indirizzare la nostra vita secondo il “ritmo di nascita e morte nel mondo di Buddità”.

• Condividere con i compagni di fede l’obiettivo di realizzare kosen-rufu.
Tutte le persone possono conseguire la Buddità in questa esistenza, in quanto ogni individuo è un’entità di Myoho-renge-kyo. Per questa ragione, il terzo punto consiste nell’impegnarsi in prima persona nel propagare la Legge mistica. Questo impegno viene condiviso da tutti i compagni di fede che, ognuno nel modo che gli è proprio, decidono di agire per aiutare tutte le persone a realizzare vite di autentica felicità e un mondo dove prevalga la pace.

Condividere il voto del maestro

Il Dizionario del Buddismo definisce l’eredità della Legge come «la trasmissione o trasferimento della Legge da maestro a discepolo». Infatti, è solo grazie al legame con il maestro che i discepoli possono ereditare la Legge. In questa relazione, l’essenza dello spirito del maestro consiste nel dedicare la propria vita alla realizzazione di kosen-rufu. Attraverso i suoi sforzi incessanti senza lesinare la vita per il bene di tutta l’umanità, il maestro trasmette il cuore del suo comportamento ai discepoli. In tal senso, facendo riferimento ai tre punti del paragrafo precedente, il maestro è colui che incarna lo stato vitale del Budda desiderando che tutte le persone ottengano l’Illuminazione, offrendo un esempio concreto di rivoluzione umana. Allo stesso modo, dedicando la sua vita alla realizzazione di kosen-rufu, costituisce il modello di chi pratica secondo il principio che “adesso è l’ultimo momento della propria vita”. Infine, il maestro è la figura attraverso la quale tutta la comunità di praticanti si unisce per realizzare kosen-rufu perché insegna il vero valore della vita e il modo corretto di vivere. Ciò non implica nessun rapporto di subordinazione da parte del discepolo, anzi. Ne Il mondo del Gosho si legge:

«La fede nella Legge mistica vive nella consapevolezza di essere Budda e negli sforzi per risvegliare ogni persona alla propria Buddità. Dapprima è il Budda che risveglia gli altri e poi questi a loro volta risvegliano ancora più persone» (MDG, Esperia, pag. 652)

Seguendo l’esempio del maestro, ogni discepolo sviluppa la consapevolezza di essere un’entità della Legge mistica e che, così com’è, ha il diritto di manifestare il proprio potenziale, infinito come l’universo, per poter creare felicità per sé e per gli altri.
In ultima analisi, finché i discepoli si impegneranno a sviluppare e a trasmettere lo spirito del proprio maestro e continueranno a dialogare interiormente con lui, come fece Sensei scrivendo La nuova rivoluzione umana, l’eredità della Legge continuerà a essere tramandata per sempre.

Bibliografia

  • L’eredità della Legge fondamentale della vita, Lezione di Daisaku Ikeda sugli scritti di Nichiren Daishonin

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