Mi chiamo Geraldina, carattere esplosivo, famiglia buddista e un’infanzia di boccoli biondi, quasi onirica. Spezzata dalla morte di mio padre, quando ancora ero troppo bambina per comprendere chi fosse quell’eroina che lui aveva preferito a me. Un profondo senso di inadeguatezza, di non esser degna d’amore mi avrebbe tenuto fedelmente la mano, da allora in poi. Lungo il buio degli anni dopo la sua morte, mentre si apriva il sipario su quella ragazzina ribelle, infuriata e indomabile in cui mi sono trasformata. Nascosta in quel buio, mi sono coperta gli occhi con le mani per non vedere, per non vedermi. Ho urlato per non sentirmi. Ho ecceduto in ogni cosa, perché non sapevo fare altrimenti. E poi la profonda sofferenza di non avere una passione innata, che è stata la ragione che mi ha spinta a scappare, più che viaggiare, per il mondo; cercando disperatamente il mio “motivo”, perdendomi sempre…
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