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6 ottobre 2023

Cosa si intende nel Buddismo per fede?

Nuova serie

Inizia la nuova serie sui concetti chiave del Buddismo che ha lo scopo di approfondire vari aspetti relativi alla visione buddista della vita come, ad esempio, la pratica di rispettare gli altri, l’interconnessione tra tutti i fenomeni, il grande io e il piccolo io, ecc. La serie sarà un riferimento sia per chi si avvicina alla filosofia dell’umanesimo buddista sia per i membri della Soka Gakkai, come punto di partenza per ulteriori approfondimenti

immagine di copertina

COSA SI INTENDE NEL BUDDISMO PER FEDE?

Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che ogni persona possiede dentro di sé la vasta e potente condizione vitale della Buddità e spiega come rivelarla. In altre parole, ciò significa che tutti possiedono la natura di Budda nella propria vita, e che tutti i fenomeni dell’universo sono la manifestazione di Nam-myoho-renge-kyo. 
Ne deriva che la fede non è rivolta a un potere divino o trascendente, al di fuori di noi stessi. La base fondamentale del Buddismo di Nichiren è credere profondamente che recitando Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon possiamo manifestare lo stato vitale della Buddità nella nostra vita.

Il Gosho Il significato della fede inizia con le seguenti parole: 

«Ciò che chiamiamo fede non è niente di straordinario» (RSND, 1, 920) 

E prosegue con una serie di esempi che esprimono la naturalezza di questa meravigliosa facoltà racchiusa nel cuore umano: 

«Come i genitori rifiutano di abbandonare i figli o un figlio rifiuta di lasciare la madre» (Ibidem)

Allo stesso modo, afferma Nichiren, dovremmo riporre la nostra totale fiducia nel Gohonzon e recitare Nam-myoho-renge-kyo con sincerità, così come siamo, sia nella sofferenza sia nella gioia, esprimendo nella preghiera tutto ciò che abbiamo nel cuore. 
Nel romanzo La nuova rivoluzione umana di Daisaku Ikeda leggiamo:

«Non c’è niente di straordinario nel praticare la fede. Tutto quel che dovete fare è essere costanti nel recitare Gongyo e Daimoku, mattina e sera» (NRU, 3, 252)

La forza e la profondità della fede non si misurano con indicatori esterni, non sono determinate dagli anni di pratica buddista, né dalla posizione nella società o dal ruolo nell’organizzazione. Inoltre, non esiste un punto di arrivo nel mondo della fede, poiché non c’è limite alla possibilità di approfondire la nostra vita e trasformare il nostro cuore.

“FEDE SIGNIFICA NON AVERE DUBBI”

Riguardo al concetto di fede, nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren formula una chiara definizione:

«Fede significa non avere dubbi» (BS, 111)

Ma cosa significa non avere dubbi? C’è una distinzione tra il non avere dubbi dopo aver fatto domande e cercato risposte, e il non dubitare evitando di porsi interrogativi.
Nel Buddismo la fede si approfondisce ponendo domande e chiarendo i propri dubbi, continuando a riflettere attentamente nel corso della nostra pratica buddista fino a giungere a una risposta soddisfacente che possiamo accettare con tutto il cuore.
In questo processo continuo, possiamo certamente confrontarci con i nostri compagni di fede e ciò che più conta è avere un punto di riferimento sicuro e affidabile. Per questo motivo la figura del maestro è così importante. Nella Soka Gakkai i punti di riferimento fondamentali sono Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, e i tre maestri della Soka Gakkai: Tsunesaburo Makiguchi, Josei Toda e Daisaku Ikeda.
Coltivando il nostro spirito di ricerca approfondiamo la fede, e attraverso lo studio degli scritti di Nichiren Daishonin e delle guide dei tre maestri troviamo le risposte alle nostre domande e rafforziamo la nostra convinzione. È essenziale affrontare i nostri dubbi e continuare a riflettere su noi stessi con sincerità e spirito di ricerca. 
Forgiare una convinzione assoluta nelle profondità della nostra vita è ciò che significa “non avere dubbi”. 
Una fede pura, libera dal dubbio, consente di affrontare qualsiasi difficoltà e trasformare l’impossibile in possibile.

CREDERE NELLA PROPRIA E ALTRUI BUDDITÀ

La mancanza di fede, al contrario, si manifesta nell’incapacità di credere nella nostra Buddità, nella nostra natura illuminata, ossia nell’infinito potere che esiste nella nostra vita. E se non riusciamo a credere nella nostra natura di Budda non potremo credere nemmeno in quella degli altri. La fede nel Buddismo ha lo scopo di far risplendere questo stato vitale di suprema nobiltà e dignità intrinseco in noi e aiutare anche gli altri a farlo. 
A prescindere da cosa è avvenuto nel passato, grazie alla fede nella Legge mistica nell’istante presente possiamo cambiare il nostro futuro. 

FAR EMERGERE IL CORAGGIO

Fede significa recitare Nam-myoho-renge-kyo per far emergere quel coraggio capace di trasformare le difficoltà in una preziosa opportunità per diventare felici insieme agli altri. 
Il maestro Ikeda dà un bellissimo incoraggiamento a riguardo: 

«Ogni cosa dipende da ciò che abbiamo nel cuore. Le preghiere che vengono dal cuore hanno sempre una risposta. Se noi stessi decidiamo che una cosa è impossibile, allora perfino qualcosa che sarebbe possibile si trasforma in una cosa impossibile. D’altro canto, se crediamo di poter fare una determinata cosa, abbiamo già compiuto un passo verso la sua realizzazione. Secondo il Sutra Kegon “il cuore è come un abile pittore” che crea liberamente la rappresentazione di ogni cosa. Il cuore è il pittore, lo scultore, l’architetto del nostro essere. Che tipo di futuro immagino per me stesso? Che genere di personalità cerco di sviluppare? Cosa voglio realizzare nella mia vita? Dipingendo nel cuore la visione della propria vita con quanti più dettagli possibili, quel “dipinto” diventa lo schema del futuro. Il potere del cuore permette di fare della propria esistenza un capolavoro secondo quello schema» (BS, 112)

LA FELICITÀ NON ESISTE AL DI FUORI DI NOI

La felicità non esiste al di fuori di noi. Ecco perché, qualunque cosa accada, è necessario sviluppare e perfezionare la nostra vita, tramite un processo continuo di autotrasformazione e automiglioramento, che noi chiamiamo “rivoluzione umana”. 
Basandoci sulla fede e condividendo il Buddismo con i nostri amici, colleghi e familiari possiamo espandere la felicità dentro noi stessi e intorno a noi. Come scrive il maestro Ikeda:

«Se scoprite che intorno a voi qualcuno soffre per un problema o per qualche preoccupazione, potete insegnargli il Buddismo. In altre parole, la propagazione procede in modo del tutto naturale attraverso la creazione di rapporti di normale amicizia» (NRU, 3, 252)

Questo è l’insegnamento del Buddismo. L’ideale più grande, lo scopo più autentico a cui aspirare con fede sincera è la pace nel mondo e la felicità di tutti gli esseri viventi, in altre parole kosen-rufu, il grande desiderio del Budda.

Concludendo, per spiegare lo straordinario potere della fede nella Legge mistica, Nichiren Daishonin riporta due esempi tratti dalla storia cinese.
Il primo esempio è quello dell’imperatore di Han che, quando era ancora un generale, credette al rapporto del suo ministro secondo il quale il fiume era gelato e l’esercito avrebbe potuto attraversarlo. In realtà il fiume non era gelato ma, come effetto della fede dell’imperatore, gelò davvero. Il secondo esempio racconta di Li Kuang, il cui padre era stato ucciso da una tigre. Una volta egli credette così fermamente che la roccia che vedeva di fronte fosse proprio quella tigre da riuscire a perforarla con una freccia (cfrIl reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 739).
Il Daishonin dichiara che il potere della fede, nel Buddismo, è ancora più straordinario!

In definitiva, il percorso della nostra vita viene deciso da quanto è forte o debole la nostra fede. Come scrive Daisaku Ikeda:

«Quando raccogliamo con forza il potere della fede e della pratica, recitiamo Daimoku con tutto il cuore rivolti al Gohonzon e ci dedichiamo alla realizzazione del grande voto di kosen-rufu, possiamo rivelare dentro di noi il mondo di Buddità che è una sola cosa con la Legge mistica. […] Tutto dipende dalla fede» (Fede, pratica e studio, Esperia, pag. 6)

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