Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione · Il Nuovo Rinascimento · Rivista della Soka Gakkai Italiana dal 1982 ·Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione ·Il Nuovo Rinascimento · Rivista della Soka Gakkai Italiana dal 1982 ·

945  | 
11 dicembre 2025

Climattiviamoci

Intervista a Caterina D'Auria, presidente della cooperativa sociale Vitamina C

Nell’ambito del progetto Climattiviamoci sostenuto con i fondi 8x1000 dell’Istituto Buddismo Italiano Soka Gakkai, abbiamo intervistato Caterina D’Auria, presidente della cooperativa sociale Vitamina C. Il progetto ha come obiettivo quello di sensibilizzare, informare e formare il corpo docenti e le giovani generazioni sui temi legati al cambiamento climatico

immagine di copertina
Caterina D’Auria, presidente della cooperativa sociale Vitamina C

È un progetto educativo e di sensibilizzazione dedicato ai temi della sostenibilità ambientale e in particolar modo al tema del cambiamento climatico. Coinvolge in prima battuta cinque istituti scolastici, docenti delle scuole superiori di secondo grado e studenti delle medesime scuole nelle Marche. 
Data l'importanza del tema, Climattiviamoci intende formare e informare la società civile su quelli che sono gli impatti del cambiamento climatico sulla nostra società e sulla nostra vita. 
I fondi dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ci supportano non soltanto per le attività formative ma anche nello sviluppo di una piattaforma e-learning in cui tutti gli strumenti formativi saranno accessibili a tutti e organizzati in maniera sistemica: documenti informativi, video, audio, slide, ecc. 
Il nome Climattiviamoci nasce dall’unione di due parole Clima e Attiviamoci, ha l’obiettivo di richiamare la società civile, in particolar modo le scuole e le nuove generazioni, alla partecipazione e alla responsabilità individuale e collettiva. 
Non si tratta soltanto di informare ma di attivare comportamenti consapevoli, promuovere scelte sostenibili e sviluppare una comunità locale globale sempre più protagonista. Come? Tramite azioni concrete quotidiane che possono essere facilmente implementate da ciascuno di noi. 
Il cambiamento climatico è un tema che riguarda tutti e ognuno di noi può portare il proprio contributo.

In Italia stiamo assistendo alle cosiddette bombe d'acqua, alluvioni che devastano interi territori. Per esempio, qui a Senigallia negli ultimi anni ci sono stati vari episodi che hanno causato la morte di diverse persone e molti danni che persistono nonostante siano passati cinque anni. 
È ovvio che chi vive in questi contesti ha una percezione più forte perché viene colpito da vicino. 
Di fatto però è sempre un problema che riguarda tutti: dove c'è la devastazione di un territorio ci saranno problemi sociali, sanitari, economici, di migrazione… è un problema trasversale che deve essere portato sui tavoli di tutto il mondo e a tutte le categorie, non soltanto agli addetti ai lavori che si troveranno poi coinvolti nella costruzione dell’argine di un fiume. 
Gli strumenti principali che abbiamo per contrastare il cambiamento sono sicuramente le attività formative ed informative portate avanti attraverso progetti e interventi, servono per portare questi temi al di fuori dei tavoli di lavoro. 
Poi ci sono azioni quotidiane che possiamo fare nel nostro piccolo per aumentare la consapevolezza che siamo tutti parte del processo. Si parte dalle cose semplici come chiudere il rubinetto quando non usiamo l’acqua, ridurre lo spreco di energia, di luce, spostarsi in modo più sostenibile. Non sprecare il cibo e seguire la stagionalità di frutta e verdura. Ma anche lo scambio di libri, di giocattoli che si possono fare con gli amici o a livello di quartiere, è un modo per fare comunità. Organizzare iniziative a favore della sostenibilità è importantissimo, se sono attività divertenti e creative coinvolgeranno anche di più i giovani. Mi viene in mente lo swap party, cioè lo scambio di abiti, serve tantissima energia per produrre abiti che spesso poi vanno nei rifiuti. Queste sono occasioni in cui ci si trova, ci si forma. 
La sostenibilità ambientale può essere affrontata anche attraverso strumenti che accrescono la creatività dei ragazzi, il loro senso di appartenenza ad un gruppo, la solidarietà, l'amicizia. Questo secondo me è fondamentale.

È una preoccupazione molto forte, intensa e persistente legata agli impatti del cambiamento climatico e all’incertezza sul futuro, molto diffusa tra i giovani perché crescono immersi in notizie e immagini di eventi estremi devastanti. 
I giovani a mio avviso sono sovraccaricati dagli adulti, gli viene trasmesso il messaggio che loro sono l'ultima generazione in grado di ridurre gli effetti devastanti del cambiamento climatico sulle loro vite. E questo è un peso enorme che appunto acuisce la sensazione che tutto dipenda da loro.
Da una parte questo deresponsabilizza noi adulti e dall'altra sovraccarica i giovani che già di incertezze rispetto al futuro ne hanno tantissime. Come adulti dovremmo imparare prima di tutto a riconoscere le nostre responsabilità e trasmetterle in modo semplice e interattivo ai giovani facendogli capire che possono essere parte della risoluzione, della riduzione del problema. 
Fargli condividere le emozioni e i dubbi riducendo la solitudine che percepiscono rispetto a questo sovraccarico di responsabilità. 
La risposta è affrontare un problema globale ma a livello locale, partendo da noi stessi. 

La scuola ha un ruolo primario nel veicolare messaggi sociali e ambientali di grande importanza. Ogni materia può contribuire in questo, dalla lezione di scienze, a italiano, a geografia... tutto può aiutare. 
A mio avviso la scuola dovrebbe introdurre una formazione continuativa, ore dedicate all'interno dei programmi scolastici: il tema del cambiamento climatico è oggi più che mai attuale. 
Per la formazione dei professori, il progetto Climattiviamoci ha degli esperti di calibro internazionale. Approfondiscono quattro moduli formativi, uno sugli scenari climatici cioè su cosa sia il cambiamento climatico in generale, il secondo sulle politiche europee e gli strumenti a sostegno della scuola e della società civile per trasferire questi temi, il terzo è sulle azioni, le buone pratiche che mostrano ciò che possiamo fare nel nostro piccolo per supportare il contrasto al cambiamento climatico e ridurne gli impatti negativi sulla nostra società, il quarto su come comunicare il cambiamento climatico ai giovani. I professori a loro volta organizzeranno attività nelle classi. 

Il punto è che non intendiamo formare dei super eroi in grado di salvare il pianeta ma fornire ai giovani gli strumenti per sentirsi parte attiva del processo verso la sostenibilità ambientale.
Come si può manifestare l’empowerment? Si manifesta quando una persona passa da una condizione di paura e di impotenza a una condizione di comprensione, di capacità critica e di possibilità di azione. L'empowerment si concretizza attraverso tre principali dimensioni. 
La prima dimensione è la conoscenza del fenomeno, la seconda è la partecipazione attraverso attività pratiche, la terza parte è dare voce ai giovani, fare in modo che si sentano ascoltati nelle loro idee e iniziative e in quanto esseri umani.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata