Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione · Il Nuovo Rinascimento · Rivista della Soka Gakkai Italiana dal 1982 ·Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione ·Il Nuovo Rinascimento · Rivista della Soka Gakkai Italiana dal 1982 ·

1 novembre 2014

Chi è un Budda?

tratto da SGI Quarterly




Spesso l'immagine evocata dalla parola Budda corrisponde a quella di un essere ultraterreno e distaccato dalle questioni secolari che, con la meditazione, ha raggiunto lo stato del nirvana consentendogli di evitare il contatto con la realtà e le sofferenze che ne fanno parte.
Letteralmente Budda significa colui che è illuminato. L'Illuminazione o Buddità è uno stato vitale caratterizzato da una saggezza senza limiti, attraverso la quale si comprende e gioisce pienamente della realtà a dispetto della sua complessità. Ogni essere umano che si risveglia a questa verità fondamentale si definisce un Budda.
Tuttavia, molte scuole di Buddismo hanno insegnato che si può conseguire l'Illuminazione soltanto sottoponendosi a una lunga serie di pratiche austere per un periodo di tempo calcolato nell'ordine di svariate esistenze. Di diverso avviso è invece il Sutra del Loto, quello che viene considerato l'insegnamento ultimo di Shakyamuni. Qui si spiega che la natura di Budda è connaturata a tutti gli esseri senzienti in quanto ognuno è dotato di questo stato vitale illuminato. Perfino in un individuo apparentemente dominato dal male si trova il gioiello della Buddità.
Noi per primi dobbiamo credere di possedere la natura di Budda e solo allora possiamo manifestarla. Nel Buddismo di Nichiren Daishonin ciò si realizza dedicandosi alla Legge mistica rivelata nel Sutra del Loto e recitando Nam-myoho-renge-kyo.
Tuttavia la Buddità non è una condizione statica. Si tratta piuttosto di un'esperienza dinamica, un percorso di continuo sviluppo che conduce alla scoperta di se stessi. Se tutti i giorni ci alleniamo a manifestarla, arriveremo a essere dominati sempre meno dagli stati vitali di Avidità, Animalità e Collera, che il Buddismo definisce come i tre veleni. In questo modo potremo trasformare noi stessi a un livello più profondo.
Man mano che si consolida lo stato di Buddità, sviluppiamo la forza che ci permette non solo di non farci sopraffare dagli eventi della vita, ma di cavalcarli come surfisti esperti sulle onde, riuscendo a valorizzare qualunque situazione. In questo modo emerge il nostro vero io e abbiamo modo di renderci conto di quanto coraggio, compassione, saggezza e forza vitale sia dotata la nostra vita. Ci riscopriremo carichi di energia e assaporeremo una sensazione di profonda libertà interiore. Inoltre, allentando l'attaccamento al nostro piccolo io, diventiamo sempre più consapevoli dell'interconnessione fra tutti i fenomeni nell'universo. Poco alla volta la nostra vita si apre a quella degli altri e si desidera la loro felicità tanto quanto la nostra.
C'è però una bella differenza tra la teoria e la pratica. Se è facile credere che ogni persona è dotata dei primi sei stati vitali inferiori Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità e Cielo , diventa complicato essere convinti che tutti possiedono la Buddità. Tuttavia gli sforzi compiuti per approfondire questa consapevolezza e ampliare il nostro stato vitale sono ben ricompensati. Daisaku Ikeda afferma in proposito: «[La Buddità] è la gioia delle gioie. Nascita, invecchiamento, malattia e morte non sono più causa di sofferenza, ma parte della gioia di vivere. [...] Lo spazio vitale di un Budda si fonde con quello dell'universo diventando un tutt'uno. L'io diventa il cosmo e in un solo istante il flusso vitale si espande fino a comprendere tutto ciò che è passato e tutto ciò che è futuro. E in ogni momento del presente, l'eterna forza vitale cosmica riversa la sua immane fonte di energia».

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