Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

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21 giugno 2024

Amore e altre sfide: la storia di Francesca

Presentiamo il secondo episodio del podcast Fragranze: “Amore e altre sfide: la storia di Francesca”. In questo articolo anche la trascrizione integrale della puntata

immagine di copertina

Bentornati su “FRAGRANZE” un podcast di IL NUOVO RINASCIMENTO che racconta storie di vita quotidiana di chi, grazie al buddismo, è riuscito a trasformare la propria vita e a farla fiorire.

«Il ciliegio ha un tronco robusto, il susino un profumo delicato e il pesco un colore meraviglioso. Quando arriva la primavera ciascuno di loro sboccia a modo suo, producendo dei fiori unici.»

Mi chiamo Elena Cavallone e questo non è un podcast sul giardinaggio, ma sulla saggezza del buddismo praticato dalla Soka Gakkai, una scuola laica che si basa sugli insegnamenti del monaco giapponese Nichiren Daishonin, vissuto nel 13esimo secolo.

In questo spazio parleremo degli ostacoli che ognuno di noi può incontrare lungo il cammino; che si tratti di relazioni complicate, difficoltà sul lavoro, sogni che faticano a realizzarsi o semplicemente di quel senso di rassegnazione che ci accompagna, ecco il buddismo permette di affrontare in maniera diversa quelle situazioni che ci fanno soffrire.

Perché siamo tutti dei Budda, ma spesso ce lo dimentichiamo.

CHE COS’È L’AMORE?. Per rispondere a questa domanda sono state scritte pagine di letteratura, sociologia e psicologia, eppure, non credo qualcuno possa indicare con infallibile certezza gli elementi che certificano se un sentimento è amore.

Non è qualcosa di verificabile o diagnosticabile, come…non so… la celiachia, e soprattutto la difficoltà nel rispondere a questa domanda, secondo me, sta nel fatto che quando si parla di amore bisogna sempre prendere in considerazione l’altro. Non è soltanto qualcosa che accade a noi in maniera separata, ma dipende dalla nostra relazione con un’altra persona. E questo rende tutto molto più complicato, in un certo senso.

Rifletto su questo punto con Francesca, una donna che ho deciso di incontrare perché la sua storia personale, devo dire, mi risuona molto. Le difficoltà e le delusioni affrontate nel suo percorso sono le stesse che anche io, sebbene in forma diversa, ho incontrato nella mia vita.

Prima di iniziare a praticare il buddismo, a 17 anni, Francesca stava affrontando una serie di difficoltà fisiche e familiari. A causa di una cura ormonale sbagliata, il suo corpo era cambiato fino a ingrassare di 25 chili. Guardarsi allo specchio era diventato difficile perché quasi non si riconosceva. Inoltre, a casa sentiva di non ricevere l’affetto di cui aveva bisogno.

FRANCESCA: Il rapporto con mia mamma è stato sempre molto conflittuale… E un papà anaffettivo, anche molto assente per il suo lavoro e quindi avevo anche una problematica di accoglienza proprio una difficoltà di relazione, perché non ero abituata a essere accarezzata, abbracciata e questo influiva.. diciamo che avevo perso proprio la fiducia… E in quel periodo di grande dolore ho conosciuto la pratica e ho deciso di fidarmi e fare questo scatto”.

ELENA: In che modo la pratica ti ha permesso di uscire da questo vortice di emozioni negative e anche di auto sabotaggio?

FRANCESCA: Soprattutto è stato sentire l'esperienza delle persone alle riunioni a cui ho partecipato. Sentire veramente persone che anche se non avevano idea di come avrebbero potuto risolvere un problema sapevano che sarebbe successo .. E questo senso di fiducia nella vita, questo coraggio che loro tiravano fuori mi ha veramente dato l'input di dire ok, voglio avere anch'io questo coraggio voglio riuscire a sentire anch'io questa fiducia nella vita. E quindi ho accettato questo questa sfida, questo nuovo percorso.

Francesca si sentiva in ritardo rispetto alle sue amiche e compagne di scuola proprio perché quella sofferenza nella sua vita le impediva di pensare che anche lei potesse avere una relazione sentimentale. Le cose però cambiano e con il tempo anche grazie alla pratica buddista, si apre a questa possibilità.

FRANCESCA: Uno dei punti che sono usciti fuori approfondendo quell'aspetto di dolore, quel momento era proprio che io pensavo di non meritare e soprattutto non potevo immaginare un cambiamento positivo.

È stato un lavoro di un certo peso quello di ri-accettarmi e decidere appunto di poter prendere in mano la mia vita la mia salute per poter ritornare ad apprezzarmi anche fisicamente, ad avere un corpo in salute.  E quindi che cosa è successo, che con questo lavoro iniziato a 17 anni appunto arrivo a 22 dove avevo iniziato delle cure che avevano fatto un buon effetto e ho incontrato un medico migliore rispetto al passato … quindi anche questo è stato indice di cambiamento e nella mia vita si è aperta l'attenzione nei confronti di un ragazzo… Però il mio essere interessata era ovviamente nascondermi un po’ dietro questa paura che avevo enorme di essere rifiutata o di non piacere e quindi in realtà avevo messo questo obiettivo che se doveva succedere era perché era la persona che si proponeva, non ero io.

Il ragazzo con cui Francesca comincia a frequentarsi è molto diverso da lei ma nonostante queste diversità la loro relazione va avanti per sei anni ed entrambi iniziano a progettare quella che poteva essere una vita insieme. Però… c’è un però.

FRANCESCA: “Mi sono ritrovata a sapere di non essere l'unica a far parte di questa relazione, quindi di essere stata tradita in più di un'occasione. Ma allo stesso tempo ci tenevo così tanto, la vedevo questa cosa come una cosa di grande valore… la vedevo come una risposta alle preghiere. Quindi ho by passato, mi sono concentrata su di me, sul fatto che dovevo migliorare io.  Era molto sul “se è successo questo è perché io ancora non valgo abbastanza” quindi anche lì giudizio, sentire di non meritare che riusciva fuori… e quindi ho lavorato tanto su questo”.

ELENA: Sono riemerse un po’ di tendenze…

FRANCESCA: Sono riemerse le tendenze di base, in un altra forma ma sono riemerse

Insomma, Francesca va avanti, convinta che lavorando su sé stessa e facendo degli sforzi la sua relazione si sarebbe concretizzata nel matrimonio. In questa prospettiva aveva preso anche la decisione di cambiare lavoro. Nel frattempo, con il suo compagno stavano cercando casa per andare a vivere insieme. Un giorno, però, mentre è a lavoro riceve la visita della madre del suo fidanzato.

FRANCESCA: Mentre ero sul luogo di lavoro arriva sua mamma un giorno.. persona con cui avevo creato un ottimo rapporto, c’era grande amicizia, stima e affetto… Mi piomba in pausa chiedendomi di parlare urgentemente.. io mi sono ovviamente molto preoccupata e mi dice che ci teneva tanto a me e proprio perché ci teneva tanto a me .. mi doveva assolutamente avvertire che, mentre io stavo facendo questo tipo di progetto, suo figlio stava progettando parallelamente di andare a vivere in America. Questa cosa lui gliel'aveva già detta, la stava mettendo in pratica, lasciando anche il lavoro e tutto, ma a me non l’aveva detto..

ELENA: E tu come hai reagito?

FRANCESCA: Sono rimasta con lui fino alla fine, ho anche partecipato alla festa di saluti. L’ho aiutato ad organizzare la festa di saluti fino a che non ha preso questo aereo intercontinentale che lo ha portato via.  E io in quel momento ho sentito che finalmente questa storia era finita, ma ho anche sentito che ero assolutamente dipendente e che grazie a questo aereo io mi sentivo di aver concluso questa relazione, ma se non ci fosse stato l'aereo io non l'avrei probabilmente mai conclusa. E quindi ho capito che dovevo ripartire da me perché mi sentivo uno zerbino cioè letteralmente questa era la situazione in cui stavo in quel momento.

Francesca fino ad allora si era data delle scadenze, dei traguardi che avrebbe dovuto raggiungere entro una certa età: a 28 anni il matrimonio e a 30 avrebbe dovuto avere un figlio. Mi racconta che questo, forse, era un modo per proteggersi, per sentire di avere il controllo sulla sua vita. Ma quello che era successo aveva sconvolto i suoi piani. Tanto che per lei quel momento di sofferenza rappresenta l’anno zero.

FRANCESCA: Tutto quello che avevo fatto fino a quel momento era perché lo dovevo dimostrare a qualcuno ed è stata l'occasione più grande per dirmi “ma io, ma che cosa voglio veramente?”

Tutto quello che io avevo costruito fino a quel momento e che avevo pensato fosse una costruzione solida in realtà si era sgretolato. Quella consapevolezza però è stata la mia fortuna più grande perché io quell'anno zero oggi lo ringrazio tantissimo perché appunto mi ha reso consapevole in un momento in cui avrei potuto fare forse danni maggiori… he dovevo basare la mia felicità su altro, prima di tutto su un profondo senso di me.

Mentre ascolto Francesca parlare, mi viene in mente una frase di Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de “Il Piccolo principe” che dice: «L’amore non è due persone che si fissano negli occhi ma due persone che guardano in avanti, nella stessa direzione». Anche il maestro Daisaku Ikeda, terzo presidente della Soka Gakkai, citava spesso questo scrittore. In un'altra occasione Ikeda afferma che “La felicità non è qualcosa che deriva dagli altri, neppure dal proprio innamorato o innamorata. La realtà è che l’amore ideale è possibile solo tra due persone indipendenti, mature e sincere. Sacrificare all’altare dell’amore la propria crescita e i propri talenti non ha mai permesso a nessuno di trovare la felicità. Essere felici significa manifestare appieno il proprio potenziale”.

ELENA: In che modo la pratica buddista ti ha guidata verso la scoperta di ciò che veramente era importante e quello che veramente volevi nella tua vita?

FRANCESCA: È stato grazie ai meravigliosi incoraggiamenti che avevamo dal nostro maestro Sensei Daisaku Ikeda, che ha dedicato tutta la sua vita a incoraggiare non soltanto i giovani, ma in particolare le giovani donne.

Ci ha sempre incoraggiato a manifestare la nostra unicità e a fiorire per quell'unico fiore che solo noi possiamo essere, senza paragonarci ad altri fiori. E questo principio mi ha proprio dato quello che mi serviva… cioè il paragone costante sempre con le altre  mi faceva sempre sentire che “non ero”. E invece lui parlava di unicità e quindi per approfondire questa unicità mi ha permesso di trovare la chiave per sentire che solo io potevo, solo io potevo, solo io potevo e quindi era inutile poi paragonarmi.

ELENA: E quando hai maturato questa consapevolezza che cosa si è sbloccato nella tua vita?

FRANCESCA: Mi sono alleggerita. C'è stato un momento in cui addirittura io, che ho sempre dimostrato di più, finalmente dimostravo l'età che avevo.. e mi ha dato la forza anche di rilanciare di rimettermi in gioco e infatti dopo un anno e mezzo circa, finalmente rincontro una persona che mi interessa. Mi colpisce molto questo ragazzo, questo ragazzo è colpito da me e io mi sento anche la fiducia di poter ricominciare una relazione dopo tutto quello che era stato il precedente.

ELENA: E come nasce questa relazione. Cosa era cambiato questa volta rispetto a quella precedente?

FRANCESCA: Sicuramente già stavo lavorando su cosa volevo io veramente quindi questa era già una base completamente diversa. Mi sentivo più focalizzata su certezze rispetto a me quindi anche cose che veramente non avrei più accettato rispetto a prima… anche rispetto appunto all'essere tradita. Ero più consapevole della persona che volevo, ad esempio anche il fatto di avere una persona che apprezzava la natura, come era lui, che aveva anche un modo di vivere più simile a me, mentre prima avevamo modi di vivere molto diversi”.

I tre anni che i due passano insieme sono molto intensi e addirittura partono per un viaggio in Australia, dal quale Francesca torna entusiasta. Al ritorno, però, succede di nuovo qualcosa di imprevedibile per lei.

FRANCESCA: Subito dopo l'atterraggio, mentre aspettiamo sul nastro che gira i bagagli… lui si gira proprio come se fosse un'altra persona, una cosa incredibile, una grande freddezza, e mi dice “Guarda, ti ringrazio di tutto, ma la nostra storia finisce qui” e io non ho modo di controbattere perché lui mi dice “non mi dire nient’altro perché io sono sicuro di questo. Non possiamo andare avanti insieme.” Cioè, è stato come…un’altra persona completamente un estraneo. Sono tornata a casa mi sono messa a letto e ho dormito tre giorni anche per lo shock che avevo avuto. E mi esce fuori un dolore enorme perché mi sento che dico “ma io con chi sono stata fino adesso?” mi sono sentita un muro vero e proprio che mi era stato messo davanti.

ELENA: Di fronte a questa rivelazione, hai avuto dubbi sulla fede?

FRANCESCA: Certo, ho avuto dubbi su me più che sulla fede, nel senso che io mi sono ritrovata a sentire che forse io non ero in grado di realizzare. La mia voce interiore era “funziona per tutti tranne che per me”. Ho iniziato a pensare “sbaglio qualcosa!”.. c’è qualcosa che io evidentemente sbaglio… Perché ovviamente nel mio sentirmi ancora inadeguata e non accettata usciva fuori che la sbagliata ero io e quindi quando è uscito fuori questo dubbio di fede - cioè che valeva per tutti tranne che per me - anche in questo caso sono andata ad approfondire. Quello che era uscito fuori è che realmente non credevo di poter essere amata. Il dubbio non mi faceva più sentire la gioia anche di praticare. A volte mi mettevo davanti a Gohonzon per fare Daimoku e non appena iniziavo a fare Nam Myoho Renge Kyo mi usciva una sofferenza terrificante, piangevo, piangevo piangevo ed era difficile fare Daimoku.

Stavolta Francesca fa un’azione diversa dal solito e si fa sostenere da altri praticanti buddisti dai quali riceve vari incoraggiamenti. Uno dei princìpi che approfondisce è quelli della simultaneità di causa ed effetto, rappresentato simbolicamente con il fiore di loto.

FRANCESCA: Noi pratichiamo il Sutra del Loto e il loto è questo fiore straordinario che è stato scelto da Siddharta proprio come manifestazione del principio della fede perché ha contemporaneamente fiori e frutti. Nasce così con fiore e frutto insieme, quindi la simultaneità di causa ed effetto. Ma più fango c'è, più melma c'è più lui se ne nutre quindi diventa forte, bello. 

Questo incoraggiamento di questo fiore meraviglioso, e soprattutto questo punto della simultaneità che mi incoraggiava, perché mi dicevo ok se io ho consapevolezza della mia sofferenza, se io ho capito che questo è il dolore della mia vita questo è il punto il nodo karmico della mia vita, questa assoluta mancanza di valore e quindi non mi sento di meritare l'amore, ho già trasformato. Anche se adesso non lo vedo, ho già trasformato. E questo mi alleggeriva tanto, mi dava fiducia.

Francesca riceve il consiglio di pensare a quali caratteristiche avrebbe voluto trovare nel suo partner ideale. Mi sembra un’idea curiosa, a dire la verità, e le chiedo a che cosa servisse.

FRANCESCA: Era un allenamento ad andare in fondo cioè a non rimanere su una facciata superficiale, cosa che effettivamente avevo un po’ notato. Alla fine, tutti questi incontri che avevo avuto nel passato erano soprattutto incontri emotivi cioè colpi di fulmine. Era un allenamento a decidere con più intensità e chiarezza che tipo di persona io volevo come compagno di vita.

ELENA: E questo come ti aiutato a capire che tipo di persona volevi essere?

FRANCESCA: Questo è stato l'allenamento a vedere che se io apprezzavo determinate qualità allo stesso modo queste qualità le dovevo avere anch'io. E soprattutto era importante per me avere la consapevolezza del fatto che io ero assolutamente perfettamente dotata. Questo essere perfettamente dotati che ancora non è semplice da sentire, questo valore della nostra vita. C’è un principio che è quello di Esho Funi secondo cui nel buddismo se io metto un cambiamento nella mia vita, se apporto un una causa diversa ai pensieri, alle parole alle azioni, che formano quindi secondo il buddismo il karma, questo cambiamento c'è anche fuori e quindi si incontrano persone diverse, delle situazioni cambiano perché sono legate semplicemente al cambiamento nostro. Quindi se io avevo iniziato un cambiamento anche rispetto all'approccio che avevo con le relazioni e con il modo in cui iniziavo una relazione e avevo chiaro che persona volevo accanto a me, allo stesso modo avrei incontrato una persona diversa rispetto al passato.  Ed effettivamente questa cosa accade perché subito dopo qualche mese in maniera del tutto inaspettata incontro un ragazzo con cui si instaura una bellissima amicizia.

ELENA: E cos'è che cambia concretamente nel modo in cui tu vai verso l'altra persona?

FRANCESCA: Sicuramente c'è stato un cambiamento interiore mio, per cui io avevo una maggiore solidità e questo mi ha permesso anche di riconoscere nella persona determinate caratteristiche appunto che avevo messo, una maggiore chiarezza anche rispetto appunto a cosa volevo costruire.

Quindi abbiamo iniziato una relazione che in un anno ha costruito tanto. Io avevo chiaro che sicuramente una relazione di valore era una relazione in cui si cresce insieme non ci si appoggia, cosa che era successo un po’ in passato. Siamo cresciuti e lui ha avuto una grande opportunità di lavoro in poco tempo, opportunità che avrebbe migliorato tantissimo la vita e soprattutto che gli permetteva di trasferirsi all'estero con un miglioramento importante. E quindi decidiamo insieme come proporlo e comunicarlo anche non solo agli amici ai colleghi di lavoro suoi, anche miei perché io mi sarei dovuta trasferire con lui ovviamente.

Francesca e il suo compagno sono pronti a partire. Trovano un appartamento dove sarebbero andati a vivere e sistemano tutto per il trasferimento imminente, che sarebbe avvenuto di lì a una settimana.

FRANCESCA: Mentre facevo un'attività, sento che questa storia è arrivata al termine. E che cosa accade? Che qualche ora dopo mi arriva una telefonata piuttosto fredda da parte del mio compagno che mi dice che dobbiamo parlare con una certa urgenza. E io dentro di me capisco che c'è qualcosa che sta succedendo e se prima sarei stata, come dire impreparata, quella voce interiore che ho sentito in quel momento mi fa arrivare a quell'incontro non in balia dell'emozione, della tachicardia, del che cosa sta succedendo, ma preparata perché sento che qualcosa sta cambiando e quindi ci arrivo con una grande solidità. Credo che anche quello sia proprio un una protezione, chiamiamola così, una manifestazione di questo principio Esho Funi che mi ha portata ad arrivare con una grande solidità e consapevolezza che non avrei avuto a un momento che per l'ennesima volta si rivela scioccante, ovvero mi ritrovo davanti a me una persona che mi dice che non si sente più innamorato.

ELENA: Però che cosa cambia invece questa volta rispetto alle volte precedenti?

FRANCESCA: Che conosco il mio karma! Mi rendevo conto che questa cosa che stava accadendo era la ripetizione di quel punto che mi riguardava. Cioè una tendenza profonda della mia vita che si ripresentava in maniera più forte, ma perché mi doveva permettere di vincere. … perché io in realtà non mi fidavo. Quindi poi in realtà tutta questa roba usciva fuori, era una cosa che veniva da me.

Uno dei principi forse più rivoluzionari del buddismo praticato dalla Soka Gakkai è quello della trasformazione del karma. Partiamo dalla parola karma, un termine sanscrito che significa “azione compiuta. È come se la nostra vita fosse un terreno, dove noi attraverso i nostri pensieri, parole e azioni, seminiamo delle cause che influenzeranno la nostra vita e produrranno degli effetti. In uno dei suoi scritti più importanti, “L’apertura degli occhi”, Nichiren Daishonin, il monaco giapponese fondatore di questo buddismo afferma: «Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente» (RSND, 1, 252).

La vera essenza del Buddismo è considerare il karma come una propria responsabilità. E il Sutra del Loto insegna che si può, senza alcun dubbio, trasformarlo. Daisaku Ikeda affermava che “quando crediamo nella Legge mistica, essa si manifesta dentro di noi e la nostra condizione vitale cambia radicalmente. Vengono sradicati i legami karmici che sorgono dall’ignoranza e la Legge mistica arricchisce la nostra vita, espandendosi anche al nostro ambiente. E così il mondo si trasforma radicalmente

FRANCESCA: Dipende dalla decisione. Più la decisione è profonda più, comunque, io cambio e quindi decido che le cose anche del passato possono cambiare, possono diventare di valore perché tutto dipende dal momento presente. Quindi se io nel momento presente decido che metto valore anche alla sofferenza posso cambiare il futuro e quindi, mettendo un cambiamento nel presente, cambio sia il passato che il futuro. E questo è uno dei principi cardine del buddismo non è semplice da sperimentare però è una realtà e posso dire che è una figata che ci permette veramente di liberarci da questo senso di cose che ci appartengono del passato, perché possiamo trasformarle nel momento presente, perché lo decidiamo e io in quel momento avevo preso una decisione assoluta che questa sofferenza che sentivo questo dolore che mi apparteneva fino a quel momento da quel momento non lo volevo più nella mia vita. non lo volevo più, basta. E quindi mi sono sfidata tantissimo nel creare una condizione vitale, perché questo nel buddismo noi facciamo: vinciamo con una condizione vitale diversa da quella che mi apparteneva. Volevo affrontare la giornata in modo diverso, quindi finché non mi sentivo che potevo affrontare la giornata, non smettevo di recitare Daimoku. Mi rendevo conto che dovevo fare cose diverse da quelle che avrei voluto fare e quindi mi sforzavo di andare magari al cinema, cioè facevo tutte cose di apertura, mi aprivo, non volevo piangere su me stessa, facevo queste azioni in controtendenza e mantenevo questa decisione del sentire che proprio mettendo queste cause qui e ora nel presente avrei avuto effetti diversi.

Inizia per Francesca un nuovo periodo di ricostruzione. Va a vivere da sola, cerca la sua indipendenza e sente per la prima volta che poteva essere felice anche da sola.

FRANCESCA: Quelli sono stati anni in cui io a un certo punto,mi emoziono ancora a dirlo, mi sono sentita grata a me stessa, ma ho sentito anche che era innamorata di me stessa. Cioè non avevo più bisogno di avere accanto una persona per sentire il mio valore.

Tutto quello che sarebbe successo da quel momento in poi sarebbe stato un arricchimento, un in più. Ma io sarei potuta rimanere da sola sempre perché ero felice come stavo, perché finalmente avevo sentito il valore della mia vita. Una grandissima gratitudine perché ho percepito che tutti quegli anni diciamo di lotta di approfondimento dei principi del seguire l’incoraggiamenti, nell'avere un maestro di vita che mi ricordava che io avevo questo valore e che avrei potuto fiorire nella mia unicità effettivamente mi potevano rendere libera e forte questo è quello che è successo.

Dopo questi anni in solitaria Francesca sente che è pronta per aprirsi a una nuova relazione superando la paura di ottenere sempre con lo stesso risultato. Diversamente da com’era accaduto in passato, nota che in quel periodo le capitava spesso di avere a che fare con un ragazzo che conosceva, anche lui era buddista. Un giorno durante un incontro con altre persone, lui racconta alcune esperienze personali relative alla sua vicenda familiare e lì Francesca capisce di avere un pregiudizio sul suo conto.

FRANCESCA: Dico “porca miseria siamo molto simili.” Non solo, ma sentire questa sua esperienza mi fa tornare a casa e mi fa mettere in discussione.  Ho detto “ma guarda quanto sono giudicante, quanto penso in realtà che una persona non possa veramente cambiare”. E questo in realtà è poi un riflesso su noi stessi. Il buddismo dice che, se noi pensiamo che una persona non può essere felice veramente o comunque non può cambiare, in realtà pensiamo che noi stessi non possiamo essere felici e quindi non possiamo veramente trasformare realmente la nostra vita. Mi dico “porca miseria, guarda proprio che possibilità mi sta andando” e mi esce fuori una gratitudine nei suoi confronti. Io glielo voglio dire perché mi ha permesso proprio di vedere questo mio limite di critica di giudizio che fino a questo momento mi ha limitato mi ha condizionato. Gli chiedo se gli fa piacere fare una chiacchierata insieme, facciamo questa chiacchierata insieme che poi diventa un fiume in piena.

In sintesi, alla fine ci mettiamo insieme facendo anche un'azione diversa dal solito nel senso che io faccio il primo passo… Sicuramente era indice del fatto che io ero cambiata mi sentivo appunto il valore quindi ho fatto questa azione e è stato bello perché non ho sentito vergogna ero proprio libera e questo non era mai successo prima.

Francesca e il suo compagno vogliono essere sicuri di partire con delle fondamenta solide e per questo decidono ogni giorno di vedersi prima di andare a lavoro per recitare insieme Nam myoho Renge Kyo – chiamato anche daimoku – che i buddisti della Soka Gakkai ripetono per far emergere la propria natura di Budda, uno stato vitale caratterizzato da coraggio, saggezza e compassione.

FRANCESCA: Avevo stavolta sentito che, se quello era il risultato e ormai lo conoscevo del mio karma, io avrei dovuto iniziare una relazione su altre basi. Quindi, consapevole di questo, abbiamo deciso di fare daimoku insieme e quindi di prendere quella decisione di mettere quel tipo di causa ma soprattutto avevo deciso che mi sarei dovuta fidare della mia condizione vitale migliore che noi chiamiamo Buddità e quindi io avrei dovuto necessariamente stare in una condiziona vitale ottima.

ELENA: E come è andata a finire?

FRANCESCA: Allora ad oggi ci siamo sposati e devo dire non l'avrei mai immaginato. Quello che è stato importante è stato proprio vedere che è stata una relazione, appunto basata su altre cause. È stato proprio poter mettere in pratica il contrario di quello che avevo sentito fino a quel momento

ELENA: Cosa vuol dire per te vincere nel buddismo?

FRANCESCA: La vittoria nel buddismo è riuscire a portare un cambiamento nella vita che migliora non solo la nostra vita, ma anche la vita degli altri e che ci fa sentire il valore assoluto della vita nostra, ma della vita proprio in generale. Che ci fa apprezzare la vita che abbiamo deciso. E Ultimo e non ultimo l'anno scorso sono diventata mamma di una bimba e questa è stata la realizzazione quasi di un obiettivo anche sulla salute importante perché non era assolutamente scontato che diventassi mamma. Ed è stato un obiettivo che è nato anche con la realizzazione di una relazione di valore perché pensarmi madre con quell'inizio che ho raccontato non era tra i miei obiettivi, comunque, non era una cosa a cui pensavo.

ELENA: Qual è il principio buddista che ti ha maggiormente guidato nelle scelte o nelle situazioni difficili?

FRANCESCA: Sicuramente è il cuore che è importante. Ti fa andare oltre quelle che sono le illusioni. Una delle frasi più celebri di Nichiren Daishonin, che è conosciuta al di là del buddismo, dice appunto che noi dobbiamo diventare padroni della nostra mente e non lasciare che la mente sia la nostra padrona. In generale vuol non essere in balìa del karma, non essere in balìa degli eventi e appunto, creare una condizione vitale - noi lo facciamo attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo  che ha questa funzione - che è quella di tirare fuori il massimo valore dalla nostra vita che chiamiamo Buddità in ogni circostanza, anche in quella di massima sofferenza.

“La fragranza interna otterrà protezione esterna”, questo principio buddista afferma che quando la nostra natura di Budda emerge dall’interno, attiva anche la natura di Budda nella vita degli altri. Trasformando il nostro cuore possiamo trasformare qualsiasi aspetto della nostra vita e creare valore a partire dalla situazione che stiamo vivendo.

Io sono Elena Cavallone e vi do appuntamento alla prossima puntata di “Fragranze” in cui parleremo di LAVORO

FRAGRANZE è una pubblicazione a cura dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Per non perdere gli episodi  di questo podcast iscrivetevi ai nostri canali  su Spotify, Apple podcast e soundcloud.

A presto e fate sentire la vostra fragranza!

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