Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

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21 gennaio 2024

A Firenze l’Italia saluta Daisaku Ikeda come maestro di pace e cittadino del mondo

La mattina di sabato 20 gennaio 2024 si è svolta una cerimonia in onore di Daisaku Ikeda presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze

immagine di copertina

Difficile esprimere a parole l’atmosfera che si respirava nel salone rinascimentale: i membri della Soka Gakkai profondamente emozionati, gli staff ad accogliere con cura e disponibilità ogni persona, i giornalisti e le tv a intervistare i relatori e le istituzioni, la magnificenza dell’arte intorno tale che pareva di vivere in un sogno. 

La commemorazione si è aperta con un video biografico su Daisaku Ikeda in cui scorrevano anche le immagini dei suoi otto viaggi in Italia: il suo primo viaggio a Firenze nel 1981 in cui incontra i primi giovani di allora, il suo ritorno nel 1992 per ricevere il Fiorino d’Oro dal sindaco Giorgio Morales. Nel 1994 lo vediamo inaugurare la mostra “Il mondo dei samurai” promossa dal Tokyo Fuji Art Museum da lui fondato e poi in viaggio a Milano e a Bologna dove gli viene conferito l'Anello dottorale dall'Università di Bologna. Nel 2007 il sindaco Leonardo Domenici attribuisce a Ikeda il Sigillo della Pace e nel 2017 il Consiglio comunale di Firenze gli conferisce, per mano del sindaco Dario Nardella, la Cittadinanza Onoraria. 

Il legame del nostro maestro con la città di Firenze è indissolubile, come ricorda il figlio Hiromasa Ikeda nella lettera di ringraziamento inviata in risposta all’invito del Sindaco Nardella.
Il primo cittadino di Firenze, evidentemente emozionato, ha aperto gli interventi e ha voluto ricordare Daisaku Ikeda come un vero maestro di vita, un modello da imitare, oltre che un filosofo, un poeta e una guida spirituale.
«Promuovere la pace è stata una costante della sua vita – ha affermato il Sindaco – coinvolgendo dodici milioni di attivisti che io vorrei definire costruttori di pace».
Il suo intervento si è concentrato proprio sulle azioni concrete del presidente Ikeda nel promuovere la pace e sull’eredità che ha trasmesso agli oltre dodici milioni di discepoli nel mondo. «Perché Daisaku Ikeda è qui, è in ogni luogo e in ogni momento in cui ogni persona che appartiene a questo grande movimento dedica pochi o tanti istanti della sua vita alla preghiera per la pace, il dialogo e la spiritualità».
Nardella ha parlato di Daisaku Ikeda come di un precursore dei tempi che ha fatto della sua vita una missione di pace, che ha toccato gli equilibri civili dell’umanità intera: «La sua era una visione coraggiosa da sembrare quasi utopistica, ha anticipato impegni e proclamazioni dei più grandi politici del mondo, quando ancora nessuno pensava ai delicati equilibri tra l’uomo e la natura». 
Il destino delle città è il destino dell’umanità e, per dare continuità all’opera umanistica di Daisaku Ikeda, il Sindaco ha annunciato che la città di Firenze intitolerà una strada in suo onore, affinché le persone continuino a parlare di lui e a diffondere la sua opera.

Il secondo intervento è stato del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha voluto ricordare il momento in cui nel 1992, quando lui era consigliere comunale, nella sala di Clemente VII l’allora Sindaco Morales riceveva il maestro Ikeda per il conferimento del Fiorino d’Oro: «Ancora oggi, a distanza di 32 anni, ricordo questa persona straordinaria, questi occhi che solo a guardarli bastavano a trasmettere il senso dell’armonia più profonda che ciascuno di noi può aspirare a trovare». E ha poi tracciato un motivo che, attraverso i secoli, a partire dall’Umanesimo dantesco come base filosofica del Rinascimento, ha trovato risonanza nei principi dell’umanesimo buddista promosso nel mondo dalla Soka Gakkai.

Il presidente dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai Alberto Aprea ha sottolineato come il maestro Ikeda ci ha insegnato il dialogo creativo che abbatte le differenze fra noi e rende ogni incontro un’occasione di crescita. Si è soffermato sulla creazione di valore verso una cittadinanza globale. E, seguendo l’esempio e la guida di Sensei, ha dedicato il suo intervento in particolare ai giovani, esprimendo la convinzione che «la passione e la determinazione dei giovani riusciranno a invertire le torbide correnti dei conflitti e delle divisioni, dando origine a una vivace cultura di pace basata sul profondo rispetto per la diversità».
Ricordando l’amore che il maestro Ikeda aveva per Firenze, da lui definita “la città dei fiori”, il presidente Aprea ha concluso affermando: «Oggi sono ancora più convinto che, insieme, potremo realizzare il suo desiderio di far sbocciare sempre più rigoglioso il giardino dell’umanesimo per il futuro della società globale, creando “il giardino fiorito di coesi­stenza pacifica”, “il giardino fiorito della costruzione della cultura”, “il giardino fiorito della rete dei giovani”».

Dopo un bellissimo intermezzo musicale con un quartetto d'archi che dal vivo ha diffuso nel Salone dei Cinquecento la melodia della canzone Morigasaki, scritta dal maestro Ikeda, è intervenuto il professore Massimo Introvigne, uno dei più noti sociologi delle religioni in Europa e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni). Il professore ha tenuto a condividere due paradossi del suo personale rapporto con Ikeda: «Il primo è che, mio malgrado, non l’ho mai incontrato personalmente, ma ho letto buona parte della sua produzione letteraria tanto da essermi così familiare da arrivare a sognarlo. Il secondo è che io non sono buddista, sono cattolico, ma sono convinto che, oltre ogni relativismo, la religione sia una sola ed è così antica da unificare tutti. E così gli scritti di Ikeda sono scritti per tutti».
Il professore Introvigne ha fatto poi un bellissimo excursus sulle origini del Buddismo di Nichiren e sulle fondamenta della Soka Gakkai fino ai giorni nostri. Secondo il professore, nessun maestro ha mai fatto di più di Ikeda per diffondere il Buddismo nel mondo; una pratica che ha trovato terreno fertile proprio perché è un Buddismo attivo con valori universalmente validi.
Infine, ma non meno importante, Ikeda ha creato un movimento per mettere al bando le armi nucleari, promuovendo un amore per la pace e una professionalità per la pace che ha saputo trasmettere non solo agli oltre dodici milioni di membri della Soka Gakkai nel mondo, ma anche a un numero ancora maggiore di persone che sono venute in contatto con la sua filosofia e il suo pacifismo.
Infine, il professore Introvigne ha citato Antoine Saint-Exupéry, autore de Il piccolo principe: «Quello che dà un senso alla vita dà anche un senso alla morte». Concludendo con queste parole: «A noi dare un senso alla morte del maestro Ikeda e continuare la sua opera».

Conducendo i partecipanti verso la fine della cerimonia, Cristina Marsili ha condiviso la sua esperienza di quando, giovanissima, alla fine degli anni ’70 aveva abbracciato la filosofia buddista che era approdata a Firenze e poi nel 1981 incontrò per la prima volta il maestro Ikeda.
«Erano anni difficili, segnati dal terrorismo, e molti giovani amici si erano persi nella spirale della droga. Io avevo 18 anni quando ho incontrato il maestro Ikeda, che ci ha accolti per insegnarci il cambiamento interiore che ci avrebbe portati a essere più felici. Ci incoraggiava ad avere una grande visione da condividere con tutti. La vera felicità sta nell’esserlo insieme: questo ci insegna Ikeda ed è un aspetto fondamentale, da soli non si va da nessuna parte. Il modo coinvolgente con cui ci parlava era per noi nuovo e ci piaceva, ci dava speranza. Da quei 300 giovani che eravamo nel 1981 il movimento è cresciuto moltissimo e abbraccia oggi 100.000 persone in tutta Italia».
Cristina ha poi concluso esprimendo le sue emozioni e la sua promessa: «Porteremo noi avanti tutto quello che tu hai iniziato, al massimo delle nostre capacità. Grazie Sensei!»

In conclusione, Suzanne Pritchard, vice presidente della SGI, ha ringraziato per questo omaggio che ha onorato la memoria del maestro Ikeda, rievocando come attraverso i suoi dialoghi egli abbia lavorato per promuovere la consapevolezza sul ruolo centrale delle religioni nella costruzione di un’Europa per i popoli, un’Europa che trascende i confini nazionali, in un momento in cui le frontiere sono nuovamente minacciate da guerre e conflitti.
Esprimendo infine l’anelito comune di tutti i partecipanti, in sala e online: «Insieme, con dedizione e collaborazione, possiamo portare avanti la sua visione di un mondo pacifico e costruire un futuro più luminoso».


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