Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

19 aprile 2024 Ore 07:19

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8×1000: l’impegno della Soka Gakkai italiana 

Durante il Corso nazionale donne (25-26 febbraio) Daniela di Capua, responsabile dell’ufficio 8×1000, ha presentato le aree di intervento e una panoramica dei progetti finanziati in questi anni con i fondi 8×1000

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In primo luogo desidero esprimere a nome della Soka Gakkai Italiana la massima gratitudine per la fiducia che tante persone, fedeli e non, ci stanno dimostrando destinando al nostro Istituto l’8×1000 dalla propria dichiarazione dei redditi.
L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) ha sottoscritto con lo Stato italiano la Legge di Intesa n. 130 del 28/06/2016 e partecipa, di conseguenza, alla ripartizione dell’8×1000 assieme ad altre undici confessioni religiose. 
A questo proposito, è bene ribadire che i cittadini effettuano una scelta libera e volontaria rispetto a chi destinare l’8×1000 tra tutti i possibili beneficiari riconosciuti dallo Stato italiano, e che non si tratta di un’ulteriore tassazione.
Nel caso in cui non venga espressa alcuna preferenza rispetto alla destinazione dell’8×1000, la quota viene devoluta dallo Stato, con criterio proporzionale, secondo le preferenze assegnate.
È bene inoltre ricordare che l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, con delibera del Consiglio nazionale, ha stabilito di utilizzare i fondi dell’8×1000 a sostegno di attività sociali e umanitarie, abbracciando il valore dell’umanesimo buddista come principio ispiratore. 

Ogni anno vengono ridefiniti gli indirizzi per l’utilizzo dei fondi in arrivo, basati sostanzialmente su quanto riportato nelle Proposte di pace del presidente Ikeda e su quanto previsto dagli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, nonché ulteriormente approfondito tramite il contributo di esperti. 

I temi e gli ambiti che consideriamo prioritari sono:

  • l’educazione, sia come sostegno ai bambini e ragazzi a rischio di esclusione didattica, sia come approccio a una più umanistica e olistica visione della vita;
  • la tutela dei diritti umani, intesa sia come approccio da adottare in qualsiasi ambito sia come sostegno in contesti emergenziali;
  • l’empowerment delle donne e dei giovani, come sviluppo di potenzialità e di autostima per fasce sociali particolarmente svantaggiate;
  • il disarmo, soprattutto disarmo nucleare in quanto più grave e definitivo strumento di autodistruzione;
  • la tutela dell’ambientecome tutela della vita nel suo insieme.

Ora stiamo per concludere i primi tre anni di attività, per cui abbiamo accorpato i dati di questo periodo per dare una panoramica di ciò che stiamo portando avanti come Soka Gakkai italiana e dei risultati parziali che stiamo raggiungendo attraverso i fondi 8×1000.

Le aree tematiche cui si riferiscono i progetti sono le seguenti: diritti umani, educazione, ambiente, cultura, ricerca scientifica ed emergenze umanitarie.

A oggi, sono 45 i progetti finanziati, per un totale di € 13.323.879,38 assegnati.

I progetti nell’area dei Diritti umani sono 12, in parte conclusi in parte in corso, però dal punto di vista tematico possono essere considerati inerenti all’area dei Diritti umani anche quelli dell’area Emergenze umanitarie, che attualmente sono 11.
In questo modo vediamo che quasi la metà di tutti i progetti e di tutti i fondi di questo triennio riguardano i diritti umani, con differenti modalità. 
La maggior parte dei progetti rimanenti sono distribuiti nelle aree tematiche Educazione e Ambiente.
Inoltre abbiamo finanziato un progetto, già concluso, nell’area della Cultura e due progetti di ricerca scientifica. 
Va considerato che, proprio nell’ottica di sostenere il più possibile processi di cambiamento e non solo soluzioni emergenziali, alcuni progetti sono stati riconfermati per il secondo e talvolta anche per il terzo anno, come ad esempio:

  • il progetto coordinato da UNHCR per l’integrazione dei rifugiati in Italia; 
  • il progetto di Pangea per tutelare le donne vittime di violenza domestica; 
  • il progetto di Arci Nazionale per attivare i corridoi umanitari dall’Afghanistan; 
  • i progetti dedicati ad alcune delle più gravi emergenze umanitarie, come Haiti, Yemen, Siria e Ucraina;
  • il progetto coordinato da Save The Children in dieci regioni italiane per sostenere i bambini e gli adolescenti a rischio di povertà educativa;
  • il progetto di Action Aid per dei programmi di prevenzione della violenza e discriminazione giovanili nelle scuole;
  • il progetto Senzatomica con l’aggiornamento della mostra e tutta la campagna di sensibilizzazione sul tema del disarmo nucleare, più attuale che mai.

Infine, con una serie di interventi più locali abbiamo dei progetti di riqualificazione ambientale per l’Italia, che hanno come priorità la piantumazione di alberi e la possibilità di usufruire di zone verdi per le comunità locali. 

«Subito dopo un disastro lo spirito di non lasciare indietro nessuno tende a diffondersi spontaneamente. Tuttavia, man mano che il processo di ricostruzione prosegue, spesso nella coscienza delle persone questo sentimento si affievolisce. Inoltre, maggiore è la portata del problema, come nel caso della pandemia o del cambiamento climatico, maggiore è il rischio di rimanere concentrati unicamente sul problema in sé per cui, pur sapendo che è importante non lasciare indietro nessuno, il nostro impegno in tal senso tende a indebolirsi nel tempo.
Perciò dovremmo fare di tutto per assicurarci che nelle immediate vicinanze di chi è esposto ai rischi maggiori ci siano persone alle quali possa chiedere aiuto.
[…] Se si potesse salvare la vita di qualcuno dandogli un bicchiere d’acqua, non sarebbe forse qualcosa che nessuna somma di denaro può comprare?
[…] Non esiste una soluzione a “taglia unica” per la vasta e variegata gamma di problemi che le persone devono affrontare. In questo senso la domanda cruciale che dobbiamo porci è come ciascuno e ciascuna di noi possa diventare una mano tesa verso chi si trova in difficoltà e rafforzare le relazioni in cui condividere la gioia reciproca di aver superato un’esperienza dolorosa.
[…] Pensiamo al sollievo e persino alla gioia che prova una persona quando viene aiutata a raggiugere un porto sicuro dopo essere stata travolta dalle tempeste della vita e aver ceduto alla disperazione. Dobbiamo mirare a costruire una società in cui tali sentimenti – il senso palpabile che è davvero bello vivere – possano essere condivisi da tutti»

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