Il 10 dicembre si celebra il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) (1948-2023), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite quale fondamento del nuovo ordine internazionale dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Le due guerre mondiali avevano causato tantissima sofferenza e la morte di 70 milioni di persone, e la necessità di creare la pace era urgente.
La Dichiarazione, nata tre anni dopo la fondazione delle Nazioni Unite, attribuisce pari importanza e protezione sia ai diritti economici, sociali e culturali, sia ai diritti civili e alle libertà politiche. Nel Preambolo si legge:
«Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo»
Il testo si sviluppa in 30 articoli e ispira tutte le convenzioni e le dichiarazioni successive per la promozione e protezione dei diritti umani. La Dichiarazione è stata incorporata nelle costituzioni e nei sistemi normativi di molti Paesi e legittima l’attività dei difensori dei diritti umani che operano in tutte le parti del mondo.
Nonostante siano passati 75 anni, oggi più che mai è fondamentale condividere una profonda preoccupazione per la vita e la dignità di ogni individuo come base per trovare risposte efficaci alle questioni urgenti che stiamo vivendo.
Un ruolo importantissimo in tal senso è svolto dall’insegnamento e dall’educazione al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Come membri della Soka Gakkai siamo impegnati in tutto il mondo per espandere tra le nuove generazioni la filosofia umanistica del Buddismo che pone al centro il principio universale del rispetto della dignità della vita e guida ogni persona allo sviluppo del proprio potenziale. Inoltre stiamo ampliando sempre più la rete di solidarietà tramite le collaborazioni con associazioni della società civile per promuovere iniziative a supporto del raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile e dell’abolizione delle armi nucleari.
Daisaku Ikeda, costruttore di pace
Il 26 gennaio 1983, anniversario della fondazione della Soka Gakkai Internazionale (SGI), il presidente Daisaku Ikeda pubblicò una Proposta per la pace e il disarmo, la prima delle sue quaranta Proposte annuali inviate alle Nazioni Unite nelle quali esplora le interrelazioni tra i concetti buddisti e le diverse sfide che la società globale si trova ad affrontare nello sforzo di realizzare la sicurezza per l'umanità.[1]
Il maestro Ikeda si è dedicato per tutta la vita a rafforzare le basi di una cultura di pace duratura, impegnandosi in una persistente diplomazia per abbattere i muri di sfiducia tra i popoli.
Oltre a fondare importanti istituzioni che promuovono la pace, l’educazione umanistica e lo scambio culturale, ha anche dialogato con figure di spicco di tutto il mondo nel campo della cultura, dell’istruzione e delle diverse tradizioni religiose, al fine di identificare modi comuni per affrontare i complessi problemi che l’umanità deve affrontare. Più di 80 di questi dialoghi sono stati pubblicati sotto forma di libro.
In riconoscimento del suo instancabile impegno per la pace e i diritti umani, Daisaku Ikeda ha ricevuto la Medaglia della Pace delle Nazioni Unite nel 1983, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario, e il Premio Umanitario dell'UNHCR nel 1989.
A questo proposito, nel romanzo La nuova rivoluzione umana racconta:
«Nella lettera, il segretario generale Javier Pérez de Cuéllar elencava le motivazioni del conferimento dell’onorificenza al presidente della SGI: “Per aver promosso incessantemente, grazie alla sua ampia influenza, la comprensione e l’amicizia tra le nazioni, fedele agli scopi e ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite; per le sue proposte costruttive aventi come fine la soluzione delle tensioni internazionali e il disarmo, in particolare quello nucleare, questione essenziale dei nostri tempi. Il grande contributo dato dalla Soka Gakkai e dalla Soka Gakkai Internazionale sotto la sua guida alle attività di pubbliche relazioni delle Nazioni Unite è stato inoltre di grande aiuto per allargare il consenso dell’opinione pubblica agli scopi e agli ideali dell’Organizzazione mondiale”. […] Nel 1989, Shin’ichi ricevette anche il Premio per i Diritti Umani dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in riconoscimento delle attività protratte per anni a favore dei rifugiati. Nel discorso di accettazione del premio, Shin’ichi disse: “Questo Premio per i Diritti Umani non appartiene solo a me. Si tratta del risultato degli sforzi intrapresi dai membri del nostro Gruppo giovani in quanto buddisti, in seno alle attività dei comitati e delle conferenze per la pace della Soka Gakkai. Accetto questo premio come un segno di riconoscimento globale dei nostri sforzi collettivi”» (NRU, 30, 363)
L’esempio del maestro Ikeda dimostra come un cittadino comune che si impegna per proteggere i diritti umani può creare un impatto a livello globale. Adesso è il momento di raccogliere il testimone che ci ha lasciato.
Può capitare di pensare che la questione della protezione dei diritti umani sia qualcosa lontano da noi e che davanti a una tematica di così vasta portata non possiamo fare la differenza.
In un articolo del Japan Times del 2016, il maestro Ikeda ci ricorda che ognuno di noi può dare il proprio contributo e diventare protagonista di una trasformazione positiva:
«Siamo tutti implicati in una rete di relazioni, nessuno escluso. Quando percepiamo questo nel profondo del nostro essere, possiamo vedere chiaramente che la felicità non riguarda solo noi e che la sofferenza non affligge solo gli altri. Ognuno ha la capacità di cambiare in meglio il suo ambiente più prossimo e diventare il punto di partenza per una reazione a catena di trasformazione positiva. Anche un gesto apparentemente piccolo può avere un impatto significativo, forse decisivo, sulla persona a cui viene rivolto.
Un dialogo e uno scambio che trascenda le differenze, una comprensione attiva della realtà e della ricchezza dell’esistenza di un’altra persona: questo oggi conta. Utilizzando l’amicizia e l’empatia per ridisegnare la carta geografica del mondo nel nostro cuore, dobbiamo lavorare insieme per costruire una società globale in cui la dignità di ogni individuo venga sempre rispettata e in cui la discriminazione non possa mai essere tollerata» (NR, 596)
[1] La Soka Gakkai ha iniziato la sua attività come Organizzazione non governativa con funzione consultiva all’interno del Dipartimento di informazione pubblica dell’Onu nel 1981, ed è stata accreditata come ONG con status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite nel 1983. Da allora le attività della SGI si sono concentrate sui temi della pace e del disarmo, degli aiuti umanitari, dell’educazione ai diritti umani e dello sviluppo sostenibile.
Daisaku Ikeda ha ricevuto
nel 1983
il Premio
per la Pace dalle
Nazioni Unite
A sinistra, la medaglia
Sotto, l’attestato
del Segretario Generale
Javier Pérez De Cuéllar