LEGGI LA TAVOLA ROTONDA NR761
Il 25 giugno celebriamo il trentesimo anniversario dell’inaugurazione del Centro culturale italiano a Firenze e della settima visita del maestro Ikeda in Italia. Per questa occasione pubblichiamo una tavola rotonda a cui partecipano Alberto Aprea, presidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Hideaki Takahashi, presidente della SGI Europea, Mitsuhiro Kaneda e Tamotsu Nakajima, già rispettivamente primo e secondo presidente dell’IBISG
Aprea. Prima di tutto vorrei ringraziare il signor Takahashi, il signor Kaneda e il signor Nakajima per essere qui riuniti insieme per questa tavola rotonda.
Io sono il più giovane, sia di età che di pratica, e sono veramente felice e grato a tutti voi per quello che avete fatto e per quello che state continuando a fare per lo sviluppo di kosen-rufu in Italia.
Il signor Takahashi, dopo essere stato per molti anni nella segreteria di Sensei, dal 2006 ricopre la responsabilità di presidente della SGI europea. Il signor Kaneda è stato il primo presidente in Italia, fino al 2002. Successivamente il signor Nakajima ha ricoperto la carica di presidente per sedici anni.
Ritrovarci insieme per parlare del nostro amato maestro e condividere le nostre esperienze mi rende veramente felice! Grazie infinite.
Se siete d’accordo, possiamo iniziare con le domande preparate dalla redazione. Inizia lei signor Takahashi?
Quando fu trovato il Centro culturale italiano a Firenze, tutti i membri si sentivano grati e orgogliosi di avere il castello di kosen-rufu in Italia. Cosa ha significato questo Centro culturale per la crescita del nostro movimento?
Takahashi. Grazie mille per questa occasione. Sono determinato a fare del mio meglio per sostenere lo sviluppo di kosen-rufu in Italia!
Quando Sensei ci chiese di trovare il Centro culturale italiano a Firenze, anche io andai per cercare il luogo più adatto, insieme ai giovani dell’epoca.
Ricordo che abbiamo visitato tantissimi edifici, poi finalmente abbiamo trovato la Villa di Bellagio.
Riportai subito la notizia a Sensei e lui ne fu felicissimo. Sono convinto che questo Centro culturale italiano sia stato trovato e realizzato grazie alle preghiere del nostro maestro. È davvero il “castello di kosen-rufu” in Italia, la base e il punto di partenza per lo sviluppo del nostro movimento.
Kaneda. Quando abbiamo acquistato questo Centro culturale non avevamo una base economica per poter fare i lavori di ristrutturazione. Perciò abbiamo chiesto ai membri di venire a lavorare come volontari nei weekend: in tre anni hanno collaborato più di ventimila persone da tutta Italia.
C’era anche lo “staff cucina”, i cui membri si sono impegnati tanto: non solo cucinavano, ma portavano continuamente l’acqua a chi stava lavorando, con grande cura.
Sensei ci diede una guida chiara: evitare assolutamente qualsiasi tipo di incidente. Inoltre ci disse: «Colui che recita Daimoku è colui che vince».
Poi, nel 1987, è venuto in Italia il vice presidente Hiromasa Ikeda per vedere come procedevano i lavori, e dopo il suo rientro in Giappone Sensei decise di offrire un contributo economico per concludere la ristrutturazione della villa.
Personalmente, Sensei mi diede una guida molto importante: “In qualsiasi circostanza guarda dentro di te, in profondità”. Grazie a questo incoraggiamento ho capito che è importante scavare dentro se stessi e avanzare con ottimismo.
Nakajima. Sono passati trent’anni dall’inaugurazione ufficiale del Centro culturale italiano; tutto è partito dalla visita di Sensei nel 1981, quarantuno anni fa. A Firenze c’erano tanti giovani, tanti studenti che si sono risvegliati uno dopo l’altro, hanno fatto propri gli insegnamenti del Buddismo incoraggiandosi reciprocamente e facendo tanto shakubuku.
Anche io nei fine settimana andavo a Firenze per seguire la ricerca del Centro culturale italiano. Quando l’abbiamo trovato, abbiamo iniziato a ristrutturarlo coinvolgendo da tutte le regioni tanti volontari che si sono dedicati con tutto il cuore. Proprio per questo tante persone hanno un legame così forte con questo luogo.
Successivamente abbiamo fatto una “donazione speciale”. Tutti noi membri italiani eravamo fieri del nostro Centro culturale e felici di contribuire!
Aprea. È difficile esprimere la gioia che ho provato quando ho saputo che era stato trovato il primo Centro culturale italiano a Firenze! Ero giovane, avevo ricevuto il Gohonzon nel 1982 e da tempo sapevo che su indicazione di Sensei stavamo cercando la nostra sede a Firenze.
Fino ad allora le attività si svolgevano nelle abitazioni dei membri e molti di noi avevano allestito la propria casa come “ufficio” per le attività locali o nazionali.
Quando ho saputo della “donazione speciale” per il nuovo Centro, ho subito cominciato a mettere da parte i soldi per partecipare. Ero felicissimo, come se stessi risparmiando per realizzare un mio sogno coltivato da anni.
Anche io ho partecipato nei weekend alle varie attività di sostegno per i lavori di ristrutturazione e pulizia della nuova sede. Ero veramente orgoglioso. Il fatto che si trovasse a Firenze e non nella mia città non importava affatto perché per tutti noi era, ed è, il nostro Centro italiano, la nostra casa di kosen-rufu. Come ha ricordato il sig. Nakajima eravamo tutti molto fieri del nostro Centro culturale e si respirava un grande entusiasmo.
Potete raccontare dei momenti particolarmente significativi della visita di Sensei nel 1992, quando fu inaugurato il Centro culturale italiano?
Nakajima. Prima ancora di venire in Italia avevo deciso di mettere sempre al centro Sensei, seguendo le sue guide in ogni situazione.
Nel 1992, durante il suo soggiorno in Italia, stavo sempre dietro le quinte e cercavo continuamente il modo di fare avvicinare le persone a Sensei, quasi “spingendole” verso di lui. Tanti giovani negli anni successivi sono cresciuti seguendo le guide che ci diede durante quella visita.
Kaneda. Il presidente Ikeda diede grande fiducia ai giovani italiani. Furono anche fatte delle riprese e venne realizzato un video della sua visita in Italia. All’epoca c’erano criteri molto restrittivi rispetto ai filmati, ma Sensei decise di pubblicare il video con i membri italiani.
Quando arrivò in Italia, nel 1992, era in corso la vicenda con il clero della Nichiren Shoshu, stavamo lottando contro le funzioni demoniache che tentavano di distruggere la Soka Gakkai. Sensei ci incoraggiò molto. Il suo viaggio in Italia fu importante per vincere.
Aprea. Io ero tra quei giovani che andarono a Firenze per partecipare al garden party, il 28 giugno 1992. Ricordo come se fosse oggi questa fiducia di Sensei di cui parla il signor Kaneda, così come l’entusiasmo dei membri italiani e la gioia che si respirava.
Tutti eravamo a nostro agio, era tutto perfetto e le azioni di Sensei erano sempre volte a incoraggiarci uno per uno, affinché quell’occasione rimanesse un ricordo indelebile nei nostri cuori.
Alla fine della giornata ho incontrato Sensei mentre usciva in auto dal Centro e con un viso gioioso ci salutava sventolando le bandierine della Soka Gakkai dal finestrino. Ci incoraggiava senza un attimo di sosta, senza fermarsi mai!
Takahashi. In quel periodo Sensei stava portando avanti una strenua lotta. Ho molti ricordi legati a quella visita. Si recò in diversi Paesi d’Europa, non solo in Italia, e il suo viaggio durò quasi un mese, dall’8 giugno al 5 luglio.
All’epoca ero segretario europeo. Il giorno precedente al suo arrivo in ogni luogo, lo anticipavo per verificare tutti i dettagli del suo soggiorno e che non ci fossero problemi. Ho dedicato tutto me stesso a questa attività.
Non dimenticherò mai come Sensei infondeva tutta la sua vita nell’incoraggiare i membri italiani con grandissima forza.
Un ricordo particolare che ho di quella visita è il 30 giugno, quando Sensei ricevette il Fiorino D’oro dal Sindaco di Firenze, a Palazzo Vecchio. La cerimonia di conferimento si svolse nella stanza del Sindaco. Non era molto grande, Sensei era seduto di fronte al Sindaco e diversi di noi in piedi intorno a loro. Nonostante fosse una piccola sala, si poteva respirare un’atmosfera solenne, di grande dignità.
Grazie a Sensei ho avuto l’occasione di visitare luoghi meravigliosi come Palazzo Vecchio e di creare ricordi indimenticabili. Provo una profonda gratitudine e rifletto sempre su come rispondere e ripagare questo debito di gratitudine nei suoi confronti.
Dopo la visita del presidente Ikeda nel 1981, la Soka Gakkai italiana si è sviluppata enormemente. Poi è tornato nel 1992 e il numero dei membri era aumentato di cinquanta volte. Oggi è arrivato a 96.000. Quali sono i punti fondamentali indicati dal nostro maestro che hanno permesso il grande sviluppo di kosen-rufu in Italia?
Takahashi. Questa è una domanda davvero importante. Accompagnando Sensei nel corso dei suoi viaggi, ho potuto ascoltare e ricevere da lui molte guide. Tra tutte, il punto più importante, la forza trainante che ha permesso all’Italia di realizzare questo grande sviluppo, è l’unità di itai doshin basata sul legame di non dualità di maestro e discepolo. Questa è la chiave indicata da Sensei.
Perciò desidero e prego costantemente affinché kosen-rufu in Italia continui a svilupparsi in eterno sempre grazie a questa unità di itai doshin basata sulla non dualità di maestro e discepolo. Vi esorto a impegnarvi al massimo e a dare il meglio di voi in questa direzione.
Aprea. Grazie di cuore signor Takahashi, questo è il mio desiderio e la mia determinazione più grande!
Ogni volta che Sensei ha visitato l’Italia, c’è stata una crescita enorme della nostra organizzazione, sia dal punto di vista numerico che della fede. All’epoca eravamo quasi tutti giovani e Sensei ci ha sempre incoraggiato con tutto se stesso. Questo grande sviluppo si è realizzato perché i giovani hanno messo in pratica le sue guide.
Anche durante la visita dell’81, il nostro maestro ci ha dato delle indicazioni molto precise per noi italiani.
Disse che è necessario alzarsi da soli assumendosi pienamente e in prima persona la responsabilità di kosen-rufu, senza delegarla agli altri. Inoltre, disse che la fede deve essere pura e costante come l’acqua di un fiume, e deve essere la base di tutte le cose; e che recitare Gongyo e Daimoku è il modo per mettere in pratica questo principio. Inoltre ci incoraggiò a vivere allegramente, secondo la caratteristica degli italiani, e a sviluppare un’esistenza splendente nelle nostre famiglie e nella società, così le persone intorno a noi si sarebbero convinte della grandezza del Buddismo.
Poiché ho sempre sentito la Soka Gakkai come una famiglia, mi ha particolarmente colpito che Sensei ci incoraggiasse sempre a creare un’organizzazione come “una famiglia della fede” basata sul rispetto, la fiducia e l’incoraggiamento reciproco.
Nakajima. Durante la visita del 1981 Sensei ci ha dato tante indicazioni per il futuro. In particolare, durante la riunione del 30 maggio parlò dell’importanza della fede. Eravamo quasi tutti giovani.
Ci disse: «La fede deve essere la base di tutte le cose. […] L’unico modo per far emergere la Buddità esistente nella nostra vita è recitare Gongyo e Daimoku. L’importante è far dipendere tutto da Gongyo e Daimoku; così potremo svilupparci e diventare individui importanti nella società, progredendo allo stesso tempo verso le nostre mete e superando le sofferenze, le preoccupazioni e i problemi» (Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 5).
Siamo andati sempre avanti sulla base di questa guida di Sensei, grazie alla quale la Soka Gakkai italiana è cresciuta così tanto e continuerà a crescere.
Kaneda. Sensei ci disse di puntare tutto sui giovani. Con noi c’erano anche il signor Tadayasu Kanzaki (allora vice direttore della Soka Gakkai italiana, n.d.r.) e Dadina (signora Amalia Miglionico, allora responsabile generale delle donne, n.d.r.). Insieme ci siamo concentrati nel trasmettere questi punti importanti: Daimoku e azione, senza perdere tempo.
Puntare sui giovani è stata la guida di Sensei che ci ha permesso di raggiungere un grande risultato.
Un altro aspetto su cui ci siamo concentrati molto è la statistica. Il presidente Ikeda ci aveva spiegato bene l’importanza di questo strumento. Fin da giovane egli ha rivoluzionato il modo di fare attività, a partire dalla campagna di Kamata nel 1952. Sensei ci ha insegnato tutto.
Gli ultimi due anni sono stati particolarmente difficili: la pandemia ha portato molte conseguenze, tra cui isolamento e apatia. È come se si fosse creata un’inerzia che ora ognuno deve vincere per riuscire a ripartire. Il trentennale del Centro culturale italiano a Firenze può rappresentare un “momento propizio”. Quali sono gli aspetti importanti per lanciarci verso un nuovo sviluppo di kosen-rufu in Italia?
Takahashi. Prima di tutto vorrei rinnovare le mie congratulazioni e i miei auguri per il trentesimo anniversario del Centro culturale a Firenze.
In questi due anni e oltre di pandemia, molte persone hanno sofferto per tante ragioni.
Ora però stiamo superando questo periodo, è arrivato il momento di ripartire per un nuovo progresso. Per questo vorrei ribadire di non dimenticare mai il punto di origine nella fede. Per realizzare un nuovo sviluppo è fondamentale basarci sempre sul punto di origine, ritornare sempre al punto di origine, ripartire sempre dal punto di origine nella fede.
Cos’è questo “punto di origine”? Come ho detto prima, si tratta del legame di non dualità di maestro e discepolo su cui si basa l’unità di itai doshin. È importante che ogni singolo membro, attivamente e di sua iniziativa, nutra e faccia tesoro del suo legame diretto con Sensei per creare una salda unità.
È fondamentale avanzare uniti in itai doshin mettendo al centro il presidente Aprea, come ci ha indicato il nostro maestro (cfr. NR, 636, 9 e NR, 664, 15, ndr.).
Un altro punto importante sottolineato da Sensei è che ciascuno di noi è un Budda. È cruciale rispettarci a vicenda in quanto Budda. Ovviamente nel portare avanti le nostre attività, ognuno ha le sue idee e il suo modo di fare, ma la cosa fondamentale per il progresso di kosen-rufu è rispettarci l’un l’altro come Budda, come Bodhisattva della Terra e come compagne e compagni di fede.
Kaneda. Sono fondamentali i giovani, che hanno il compito di impegnarsi al massimo nello shakubuku. Nella Soka Gakkai i giovani fanno tanta esperienza, a partire dagli zadankai. Per far crescere persone di valore ci vogliono tempo e azioni continue. Anche Sensei da giovane ha agito in questo modo.
«È il cuore che è importante»: nel Gosho è scritto tante volte. Non conta il livello di responsabilità ma quanto Daimoku recitiamo, quante persone incontriamo, quante volte torniamo a incoraggiarle.
Sensei ha dato questa guida: chi vince su se stesso, vince su tutto. Chi si fa sconfiggere dalla propria debolezza, perde tutto.
Ora, per fare una grande ripartenza bisogna creare una grande sinergia, una grande unità intorno al presidente: questa è la guida di Sensei.
Nakajima. Un punto importante nell’attività è proteggere tutti i membri, avanzando uniti intorno al presidente, la figura centrale. Lui si è assunto questa responsabilità, ognuno ha il suo ruolo. Siamo tutti parte della famiglia Soka, è importante sostenerci e rispettarci l’un l’altro.
Ognuno deve vincere su se stesso per riuscire a ripartire. Il problema non sono le circostanze esterne. La vita è una battaglia continua, nella fede dobbiamo confrontarci in ogni momento con quello che abbiamo dentro: orgoglio, arroganza… è una lotta continua con noi stessi.
Come si vince l’inerzia? Ci vuole un grande ideale! C’è tanto da fare, non ci si può fermare. In quanto Bodhisattva della Terra, bisogna utilizzare ogni occasione per fare avanzare kosen-rufu. Se si pratica solo per i propri desideri personali, non si riesce a rompere questa condizione di inerzia.
Per ispirare le persone ciò che conta non sono le parole, ma quanta speranza riusciamo a trasmettere, quanto pensiamo al bene degli altri. La responsabilità è questo.
Lo sviluppo di kosen-rufu dipende da ognuno di noi, dal nostro comportamento come esseri umani.
Aprea. Vi ringrazio per aver dedicato il vostro tempo a questo incontro.
Sono convinto che questo trentennale dell’inaugurazione del Centro culturale italiano sia una grande occasione per risvegliare in tutti noi una profonda gratitudine verso il nostro maestro.
Per me è un punto di partenza per dare un nuovo slancio allo sviluppo di kosen-rufu in Italia.
Così come ha fatto Sensei con noi giovani di allora, dobbiamo assicurare il nostro futuro concentrando tutte le energie nel far crescere i giovani, che sono la nostra speranza.
Sarà la determinazione dei giovani a cambiare il mondo! E la mia personale determinazione è di sostenerla e abbracciarla con tutto il mio cuore.
Non basta pregare come abbiamo fatto finora, per vincere la lotta contro la nostra oscurità e contro gli ostacoli che affrontiamo, bisogna tirare fuori più forza e ritornare al punto di origine nella fede, alla promessa che abbiamo fatto al nostro maestro.
Vorrei rileggere insieme a voi questo incoraggiamento che Sensei diede il 1 luglio 1992 a Firenze: «La forza motrice che ci permette di aprire il supremo palazzo della felicità è la fede e la recitazione del Daimoku. Una persona che recita Daimoku, una persona che conquista se stessa sarà in grado di godere appieno della vita nel corso delle tre esistenze. Qualunque cosa accada, spero che continuiate sempre a dedicarvi al flusso eterno di kosen-rufu e al movimento della SGI avanzando nel mondo in profonda unità. Concludo pregando per la prosperità dell’Italia e per la grande vittoria dei miei cari amici italiani» (Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 49).
Infine, condividendo appieno tutti i punti che abbiamo individuato per una nuova partenza del movimento di kosen-rufu in Italia, determiniamo di impegnarci noi per primi per creare tutti insieme una Soka Gakkai italiana unita in itai doshin basandoci sulla non dualità di maestro e discepolo, in modo da rendere felice Sensei e i nostri preziosi compagni e compagne di fede in tutta Italia. Grazie di cuore!