Sei entrato a far parte della Soka Gakkai nel 1985, a ventidue anni. Quali sono le esperienze di fede che più profondamente si sono incise nella tua vita? Nel 1995 morì mio fratello che soffriva di depressione. Ricordo che mentre recitavo Daimoku per lui mi tornò in mente una spiegazione del presidente Ikeda in cui diceva che facendo il voto per kosen-rufu le nostre sofferenze diventano la “spada ingioiellata” per realizzare la nostra rivoluzione umana. Allora feci il mio voto: poiché mio fratello era morto, avrei accolto ogni sfida per kosen-rufu in modo da trasformare, oltre al mio karma, anche il suo. La mia condizione vitale cambiò insieme all’orientamento del mio cuore. Mi proposero subito dopo la responsabilità nazionale dei soka-han e mi trovai a incoraggiare tante persone che soffrivano della stessa malattia di mio fratello. La sua morte era diventata un’occasione per creare valore. Nel 2004, all’improvviso morì mio…
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