Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

20 aprile 2024 Ore 13:10

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Verso il 16 marzo, giorno di kosen-rufu

Manca poco al 16 marzo, giorno in cui i giovani della Soka Gakkai rinnovano la loro determinazione ed ereditano il testimone di kosen-rufu dal maestro. In queste pagine ne abbiamo parlato con Jasmina Cipriani e Andrea Ciccorelli, responsabili nazionali giovani donne e giovani uomini. Nelle pagine successive alcuni giovani raccontano la loro esperienza di fede

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Manca poco al 16 marzo, giorno in cui i giovani della Soka Gakkai rinnovano la loro determinazione ed ereditano il testimone di kosen-rufu dal maestro. In queste pagine ne abbiamo parlato con Jasmina Cipriani e Andrea Ciccorelli, responsabili nazionali giovani donne e giovani uomini. Nelle pagine successive alcuni giovani raccontano la loro esperienza di fede

Il 16 marzo è una delle ricorrenze più importanti della Soka Gakkai. In queste pagine vorremmo ricordare insieme gli eventi di questa data e approfondirne il profondo significato.

Andrea Il 16 marzo 1958 il maestro Toda diede vita a quella che lui stesso definì “la prova generale di kosen-rufu”: una riunione con 6.000 giovani a cui Toda lasciò il testimone di kosen-rufu. L’organizzazione dell’intero raduno fu affidata al giovane Daisaku Ikeda, che ne curò ogni minimo dettaglio.

Jasmina Il 16 marzo 1958, già prima dello spuntar del sole, si radunarono fiumi di giovani della Soka Gakkai, richiamati dal loro amato maestro Josei Toda, il leone coraggioso che in meno di sette anni aveva guidato l’organizzazione al raggiungimento di settecentocinquantamila famiglie aderenti alla Soka Gakkai.
Il 2 aprile 1958 Josei Toda morì serenamente, diciassette giorni dopo questo evento. Quella del 16 marzo fu la sua ultima riunione. Durante quell’assemblea, i giovani promisero di dedicare la vita a realizzare il sogno del maestro, primo tra tutti il giovane Ikeda che aveva lottato nei precedenti dieci anni al fianco di Toda vincendo ogni battaglia che gli era stata affidata.

Andrea Fu un evento storico, un momento indimenticabile. Per noi giovani Soka le premesse storiche sono fondamentali per mantenere sempre viva la passione e tornare al significato di questa data.
Nel volume 12 de La rivoluzione umana si legge: «“Shin’ichi, penso al 16 marzo come all’occasione per affidare formalmente a voi tutti la missione di realizzare kosen-rufu”. La voce di Toda era tranquilla, ma i suoi occhi emanavano uno sguardo intenso, carico di energia e determinazione. “Sì, farò di tutto per organizzare una giornata memorabile” rispose Shin’ichi, “in cui noi, suoi successori, formuleremo davanti a lei il nostro giuramento”» (cfr. pag. 235).

Nella Soka Gakkai le ricorrenze sono l’occasione per prendere una nuova determinazione. Possiamo approfondire insieme lo spirito del 16 marzo?

Andrea Per noi il 16 marzo, ogni anno, è l’occasione di formulare di nuovo il voto di essere in prima linea nell’espansione del nostro movimento, per portare nella società i valori del Buddismo. È una promessa che possiamo condividere col nostro maestro ogni giorno, che ci regala la forza per vincere istante per istante su qualsiasi difficoltà, trasformando anche la sofferenza più dura in una fonte di gioia.

Jasmina Il 16 marzo è il Giorno di kosen-rufu, è il momento in cui i giovani si risvegliano al proprio potenziale e iniziano a lottare con una rinnovata consapevolezza.
La gioventù è il tempo in cui il coraggio deve predominare sulla paura, lo spirito di sfida sulla ricerca di comodità. E questo atteggiamento non dipende dall’età anagrafica. Porsi nuovi obiettivi crea la speranza; ognuno di noi può assumersi la responsabilità di creare speranza.
Coloro che dedicano la vita al voto di maestro e discepolo, di diffondere ampiamente la Legge mistica, sono eternamente giovani.
In un recente messaggio dedicato ai giovani il presidente Ikeda afferma: «Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci permette di risvegliarci alla verità che la nostra vita di per sé è il Budda, è un’entità della Legge mistica. Attraverso il Daimoku arriviamo a realizzare che non siamo affatto impotenti, deboli o insignificanti, e che la nostra vita è infinitamente nobile e degna di rispetto, in grado di manifestare il supremo potere del Budda che è un tutt’uno con l’universo» (NR, 693, 2). In queste parole sento pulsare lo spirito del 16 marzo.

Potete raccontare le attività che i giovani stanno portando avanti in Italia in occasione del 16 marzo?

Andrea A partire da ottobre 2020, per far vivere lo spirito del 16 marzo con le nostre azioni, ci stiamo impegnando per incontrare tutti i giovani in Italia.
È stata (ed è ancora) un’impresa meravigliosa!
Durante la settimana dal 15 al 21 marzo, in particolare, concentreremo tutti i nostri sforzi nel realizzare incontri rivolti alle persone nuove o che si stanno avvicinando alla pratica buddista, incontri dedicati allo shakubuku. Cosa intendiamo con “realizzare”? Non potendo organizzare grandi eventi in presenza, questa è l’occasione per ciascuno di noi di prenderci cura di ogni singola persona. Invitare i nostri amici, stringere nuovi legami, prepararci con delle esperienze di fede da condividere, approfondire sempre più lo studio del Buddismo… Ma soprattutto partire da una preghiera forte per vincere nella nostra vita e avvolgere questi incontri con un clima accogliente, gioioso e fresco. Cercando di guardare in profondità (e oltre gli schermi) al cuore delle persone che parteciperanno per trasmettere a tutti la fortuna di praticare in quest’epoca con la Soka Gakkai e con il maestro Ikeda.

Jasmina Quest’anno ricorre il 40° anniversario da quando il presidente Ikeda nel 1981 visitò l’Europa con un grande obiettivo: mirare al ventunesimo secolo, all’anno 2001. A quel tempo incoraggiò così i giovani: «Se i giovani faranno del rispetto della dignità della vita la filosofia portante della propria esistenza, contribuendo alla collettività, e trasmetteranno questa stessa missione alla generazione successiva, saranno in grado di eliminare i conflitti esistenti tra gli esseri umani nella società contemporanea» (NRU, vol. 30, cap. 4, p.ta 38).
I giovani di allora, risvegliati alla missione di Bodhisattva della Terra, hanno contribuito enormemente a creare la Soka Gakkai come la conosciamo adesso. Come giovani non dobbiamo dare questa cosa per scontata.
Lo scopo delle nostre attività per il 16 marzo è che ogni giovane si risvegli alla propria missione e, puntando insieme al 2030, centesimo anniversario della Soka Gakkai, determini grandi obiettivi personali e per kosen-rufu.

Come vi state preparando a queste riunioni che si terranno nella terza settimana, tra il 15 e il 21 marzo?

Jasmina In questo periodo così difficile penso spesso all’incoraggiamento in cui Sensei afferma che il sorriso non è l’effetto della felicità, ma è la causa. Sto lottando per non lamentarmi degli effetti che vedo. Nonostante ci si possa incontrare soltanto tramite uno schermo, mi sento ispirata costantemente dai miei compagni della Soka Gakkai a rinnovare la mia fede, tramite una preghiera coraggiosa, mettendomi degli obiettivi di shakubuku e decidendo di vincere assolutamente per infondere io per prima speranza e coraggio.

Andrea Anch‘io sono arrivato a questi giorni con tante esperienze bellissime, ma anche con una riflessione su me stesso legata allo shakubuku: nonostante le tante esperienze che mi capita frequentemente di fare, recitando Daimoku mi sono reso conto che non posso permettermi di portare avanti questo aspetto fondamentale della mia pratica senza un obiettivo preciso, settimanale.
Allora mi sono “reinventato”, sono ripartito da me, e ho ricominciato a contattare amici che non sentivo da tempo per raccontargli le mie esperienze di fede e riallacciare i legami. Ho deciso che arriverò a questo 16 marzo con una determinazione da ricordare per tutta la vita e con delle esperienze da riportare a Sensei. Così alcuni miei amici hanno ricominciato a praticare, altri nuovi si stanno avvicinando e soprattutto il mio cuore si è veramente rivitalizzato.

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Le attività per il 16 marzo

In occasione del 16 marzo di quest’anno i giovani sono impegnati in tutta Italia a portare avanti due tipi di attività:

  • la realizzazione nella settimana dal 15 al 21 marzo di riunioni a livello locale dedicate ai giovani che desiderano conoscere il Buddismo;
  • l’impegno a incontrare individualmente tutti i giovani in Italia, puntando al 16 marzo come data per concretizzare quest’attività intitolata Treasuring people (Far tesoro di ogni singola persona).

Inoltre, puntando già da adesso al prossimo 6 giugno, 40° anniversario del “Giorno di maestro e discepolo per l’Europa” in cui si terrà una riunione generale europea aperta a tutti, ognuno di noi è invitato a recitare più Daimoku possibile nella giornata del 16 marzo.
In occasione di questa ricorrenza è stato creato anche un sito internet dedicato: www.6thjune.eu

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Le nostre esperienze verso il 16 marzo

Giammarco Tenerini, responsabile giovani uomini della Toscana Sud e Marika Germini, responsabile delle giovani donne, condividono le loro determinazioni e raccontano come si stanno preparando al 16 marzo

Giammarco In questi mesi, nonostante le tante difficoltà, ho continuato a sfidarmi nell’attività, nel lavoro e nello studio.
Lavoro come educatore privato e le restrizioni governative hanno ridotto la possibilità di incontrare gli studenti, e di conseguenza le entrate economiche. Senza preoccuparmi, continuando a recitare Daimoku e a fare azioni coraggiose, tutto si è armonizzato e il lavoro non è mai mancato.
Per quanto riguarda l’attività, da quando è iniziata la pandemia abbiamo organizzato riunioni giovani e studenti online. Vedendo le scarse partecipazioni, abbiamo iniziato a farle regionali, con circa venti presenze mensili. Anche se eravamo in pochi abbiamo perseverato uniti, convinti che ogni singola azione sarebbe stata la causa di una grande crescita.
Da settembre abbiamo strutturato diversamente le riunioni: mezz’ora di esperienze e approfondimenti e mezz’ora di dialoghi in piccoli gruppi, divisi in “stanze” virtuali. Mese dopo mese le presenze sono aumentate e a febbraio siamo arrivati ad essere settanta!
In parallelo, dopo anni di shakubuku, una coppia di amici ha iniziato a praticare. Vederli sempre più felici mi riempie il cuore di gioia!
Tutte queste azioni hanno anche risvegliato i ragazzi del Gruppo futuro: nell’ultimo mese diversi genitori ci hanno contattato perché i figli adolescenti vogliono iniziare a praticare o a partecipare alle attività. Questo è frutto degli sforzi di ognuno di noi, giovani e adulti.
Per il 16 marzo vogliamo realizzare una riunione gioiosa che possa accogliere tutti! Una delle riunioni in piccoli gruppi sarà esclusiva per i Futuro. L’obiettivo totale è di 100 presenze. Avanti tutta!

Marika In questi ultimi anni ho affrontato più volte il demone della malattia. A settembre si è ripresentato, proprio un anno dopo aver ricevuto un messaggio da Sensei in cui mi scriveva che stava recitando Daimoku per me. Ho deciso di sconfiggerlo definitivamente, cominciando con il dare un nome a questa malattia di cui non si trovava la causa.
La pratica corretta mi ha permesso, pur nelle difficoltà, di accumulare buona fortuna e di incontrare i medici giusti: si è finalmente scoperto che si tratta di una malattia cronica e invalidante chiamata fibromialgia.
Nello stesso periodo ho contratto il Covid-19.
Ho deciso di utilizzare queste nuove sfide per cambiare marcia e vincere con coraggio in ogni aspetto della mia vita. Non potendo lavorare, ho ripreso gli studi universitari abbandonati da anni, riuscendo a superare due esami in un mese. Queste vittorie sono state ottenute grazie agli sforzi sinceri e condivisi con i miei compagni di fede. Giovani donne e donne insieme abbiamo deciso di basarci interamente sul Daimoku con lo scopo di creare valore e condividere grandi esperienze per essere fonti di speranza per chiunque.
Dopo la riunione nazionale donne e giovani donne del 14 febbraio, mirando al 16 marzo, abbiamo continuato a organizzare incontri virtuali con il sostegno del Gruppo donne. Lo studio del Gosho è stata la bussola che ci ha portato a rafforzare i nostri legami, includendo sempre più nuove giovani donne e Futuro.
A oggi, nonostante questa situazione difficile dovuta alla pandemia, undici giovani donne, solo nel mese di marzo, hanno deciso di entrare a far parte della Soka Gakkai!

 

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Esperienza di Valerio

Valerio non si è lasciato fermare dalle grandi difficoltà portate dalla pandemia, anzi ha intensificato il suo impegno nel lavoro per la felicità di ogni persona

Sono un consulente del lavoro e mi occupo di offrire assistenza alle aziende in tutto ciò che riguarda l’elaborazione degli stipendi, la gestione delle risorse umane, il diritto del lavoro e i rapporti tra le aziende e le Istituzioni. Quando la pandemia ha investito l’Italia, quasi tutti i nostri clienti si sono ritrovati in crisi a causa del lockdown e del blocco di tutte le attività produttive.
L’intensità del lavoro e delle responsabilità è aumentato drasticamente, accompagnato, all’inizio, da grandi difficoltà economiche: non avendo entrate, i clienti non riuscivano a pagare il nostro lavoro, necessario affinché le famiglie potessero ricevere in tempi brevi un sostegno economico dallo Stato.
Sono stati mesi molto duri (e lo sono tutt’ora) in cui ho lavorato tutti i giorni, molte volte anche nei weekend, per almeno 10-11 ore al giorno. Spesso la sera tornavo stanchissimo, e c’erano momenti in cui avevo solo voglia di piangere… Ma ho cercato di sforzarmi con tutto me stesso di non cedere alla rassegnazione, alla paura o alla lamentela.
A inizio 2020 avevo deciso di sfidarmi nel leggere il Gosho ogni giorno prima di andare a lavoro e di ricominciare a studiare La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, leggendo tre volte ogni capitolo e trascrivendo le guide di Sensei. Quest’azione quotidiana mi ha permesso di non vacillare.
Ho deciso di trattare ogni cliente, soprattutto quelli che avevano più difficoltà, con lo stesso atteggiamento con cui mi prendevo cura dei giovani uomini in Italia. Sensei, riportando una guida del maestro Toda, scrive: «La fede rappresenta il corpo e il lavoro è come l’ombra, secondo ciò che insegna il Daishonin. Mettete al centro di ogni cosa la fede e non sbaglierete» (RU, 1, 128).
Ovviamente mi era difficile partecipare alle attività. Negli anni precedenti riuscivo a fare visite a casa quasi ogni giorno, ma nell’ultimo anno è stato quasi impossibile.
Ho cercato comunque di non indietreggiare, utilizzando quel poco tempo libero che mi rimaneva per condividere con i giovani uomini la mia lotta quotidiana e prendere insieme una nuova determinazione. Con il passare dei mesi, questo sforzo ha dato i suoi frutti. I clienti hanno apprezzato la cura e l’efficienza nel lavoro svolto, e tante famiglie sono riuscite a ottenere subito il sostegno economico di cui avevano bisogno. Questo aspetto era sempre stato al centro delle mie preghiere.
È capitato che i dipendenti delle aziende chiamassero lo studio per ringraziarmi del lavoro svolto. Inoltre, a gennaio, otto nuove aziende sono diventate nostre clienti, colpite dal mio modo di lavorare di cui venivano a conoscenza tramite il passaparola.
Un ultimo aspetto importante: durante quest’anno ho passato gran parte del tempo a lavorare, a contatto solo con quattro persone. Mantenere la decisione di fare shakubuku è stato molto difficile. Nonostante questo una nostra collega, che ha vissuto anche lei difficoltà simili alle mie, mi ha chiesto come facessi a rimanere così calmo e tranquillo in un periodo simile, esprimendo poi il desiderio di partecipare agli zadankai.
Sento una profonda gratitudine per la protezione ricevuta dal Gohonzon e sono determinato a ripagare questo debito di gratitudine manifestando ancora di più la correttezza del Buddismo attraverso le mie azioni. Ripartendo da questo 16 marzo, decido ancor più profondamente di dedicare la mia vita a proteggere la Soka Gakkai, castello insostituibile di umanità.

 

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Esperienza di Benedicta

Benedicta conosce il Buddismo in un momento molto duro della sua vita. Nam-myoho-renge-kyo è come una brezza che le ridà serenità e il calore della famiglia Soka le regala speranza e coraggio. È solo l’inizio di una grande cavalcata verso la realizzazione dei suoi sogni, a dispetto di ogni difficoltà

Ho conosciuto il Buddismo a ventidue anni a Venezia, nel 2010. Avevo cambiato facoltà, la mia relazione d’amore stava finendo e avevo ricominciato a vomitare dopo tutti i pasti.
Il suono di Nam-myoho-renge-kyo mi diede subito molta serenità, tuttavia le difficoltà non accennavano a diminuire: desideravo tornare col mio fidanzato, invece lui mi lasciò; non riuscivo a dare gli esami e non mettevo più piede fuori casa.
Ma il sostegno e il calore delle giovani donne mi incoraggiò a non mollare. Seguii il consiglio di pregare con obiettivi chiari basandomi su questo incoraggiamento del maestro Ikeda: «Non cedete di fronte a una sconfitta. Per germogliare un seme deve esercitare un grande sforzo» (In cammino con i giovani, Esperia, pag. 89).
Feci Daimoku più decisa e il risultato fu che la mia vita sbocciò: smisi di vomitare, ricominciai a passare gli esami e trovai anche lavoro.
Alla luce di questi cambiamenti decisi di ricevere il Gohonzon.
Tuttavia mia mamma, che vive in Puglia, non approvò la mia fede e, preoccupata che il Buddismo fosse la distrazione che causava i miei rallentamenti negli studi, decise di tagliarmi i fondi.
Feci ancora più Daimoku e cercai un secondo lavoro. Dopo poco fui assunta come insegnante in una scuola per stranieri. Vinsi anche una borsa di studio. Quei successi mi aiutarono a incoraggiare i miei coinquilini e una di loro cominciò a praticare e ricevette il Gohonzon.
Nonostante la gioia di questi traguardi ero arrabbiata con mia madre, ma nel Gosho di Capodanno leggiamo: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND,1,1008). Desideravo veramente fare un’esperienza basandomi su quelle parole del Gosho. Inaspettatamente, fu proprio un incoraggiamento sincero di mia madre che mi stimolò a superare l’ultimo esame e riuscii così a laurearmi in tempo. Iniziai la specialistica mentre continuavo a fare i due lavori, e cominciai anche a scrivere per la radio web dell’università. Con due amici feci un progetto radiofonico che venne inserito in un format culturale per la città di Venezia. Inoltre fui la prima del mio ateneo a essere ammessa come stagista in una importante radio nazionale.
Dopo la laurea mi proposero di lavorare per loro. Felice, mi trasferii a Roma: il mio sogno si realizzava! Ma il giorno della firma del contratto mi dissero che non potevano più assumermi.
Da un giorno all’altro ero in una nuova città, senza un lavoro e con il mio sogno in frantumi.
In mezzo a quella sofferenza cercai una risposta nel Gosho: «Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente è inesauribile, il fiume non si prosciugherà mai» (Fiori e frutti, RSND, 1, 808). Recitai Daimoku con più forza di sempre.
Poco tempo dopo mi proposero di lavorare come commessa in un centro commerciale.
Accettai solo grazie alle parole di Toda: «Invece di lamentarvi perché un lavoro non è come vorreste che fosse, diventate degli individui insostituibili in quell’ambito» (In cammino coi giovani, Esperia, pag. 68). Rilanciai con l’offerta per kosen-rufu e decisi che avrei invitato mia madre a zadankai.
Dopo poco mia madre venne a trovarmi a Roma e partecipò alla sua prima riunione, sperimentando il calore della famiglia Soka.
La mia gratitudine era immensa.
Quell’anno, era il 2017, decisi che avrei formulato il grande voto di kosen-rufu al Daiseido in Giappone, per rinnovare la mia fede e la mia promessa a Sensei. Ovviamente non avevo i soldi sufficienti per il viaggio, ma decisi che sarei andata a Tokyo entro quell’anno.
Non sapevo che azioni mettere per realizzare il mio sogno impossibile, ma potevo recitare Daimoku. Tre mesi dopo il mio capo, sapendo del mio legame con il Giappone per via del Buddismo, mi invitò a fare un viaggio a Tokyo insieme alla sua famiglia. Ero felicissima!
Durante il viaggio conobbi una ragazza a cui feci shakubuku e che ricevette il Gohonzon.
Aumentai il Daimoku e l’impegno nell’attività per kosen-rufu. Sentivo la mia vita crescere ma allo stesso tempo venivano fuori grandi ostacoli, così decisi di sfidarmi ancora di più. Lasciai il lavoro a scuola per dedicarmi a trovare quello giusto per me.
Desideravo promuovere la cultura e sviluppare le mie capacità nel mondo della comunicazione. Trovai un master nel ramo della comunicazione, feci il test per la borsa di studio: era il mio obiettivo impossibile per il 18 novembre 2018. Dovevo vincere.
Sebbene fossi l’unica senza studi specifici, ottenni il punteggio più alto e vinsi la borsa di studio.
Lo stesso giorno mia madre mi comunicò che aveva il cancro al pancreas. I medici ci dissero che non c’era speranza. Raccolsi le mie energie, pregando con tutto il cuore con il desiderio che mia madre vivesse ancora a lungo.
Il 2019 fu un anno terribile, faticoso, ma mi impegnai rafforzando la promessa di sostenere tutte le giovani donne che come me affrontano grandi lotte, con grandi speranze.
Invitai tutti i compagni del master a zadankai: sette di loro recitarono Daimoku!
Nel 2020 la mia mamma è guarita e io mi sono laureata al master.
Oggi sono copywriter per un’agenzia creativa che focalizza la sua attività sulla comunicazione culturale. A dispetto del periodo storico, negli ultimi mesi il mio stipendio è aumentato.
Ricevere il Gohonzon è stato l’inizio di una crescita costante verso la felicità assoluta. Ogni giorno rinnovo la mia decisione di non essere sconfitta, con lo stesso atteggiamento di speranza e fiducia assoluta, sapendo che non sarò mai sola finchè rinnoverò la promessa fatta al mio maestro.
Il Buddismo mi ha insegnato a vivere ogni giorno come fosse il più importante, l’ultimo, o forse, semplicemente, il primo.

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