Ho avuto la fortuna di incontrare il Buddismo molti anni fa, quando a Firenze – dove vivo – c’erano pochissime persone che lo praticavano e non esisteva un’attività regolare cadenzata da un calendario di riunioni e incontri. Il caro amico che me ne parlò per la prima volta mi disse solo di recitare una certa frase, aggiungendo che si trattava di “una specie di Buddismo”, ma non mi dette ulteriori spiegazioni: probabilmente neanche lui ne sapeva molto di più. Ogni tanto, ricordandomi questa cosa, gli chiedevo: «Com’era quella frase?» e lui me la ripeteva di nuovo, fino al giorno in cui mi disse: «Adesso te la scrivo, così la smetti di seccarmi» (il corsivo è mio, la sua espressione fu più colorita). Passarono alcuni mesi durante i quali mi piaceva ripetere ogni tanto quel Nam-myoho-renge-kyo, avevo l’impressione che mi facesse bene; fu solo più tardi che, grazie all’incontro con altri…
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