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20 aprile 2024 Ore 04:31

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In ricordo di Mikhail Gorbaciov

In queste pagine, omaggio a Mikhail Gorbaciov venuto a mancare lo scorso 30 agosto, ripercorriamo alcuni momenti significativi degli incontri tra il premio Nobel della pace e leader della perestrojka e il presidente Ikeda. Il loro legame di amicizia, caratterizzato da reciproca stima, ha dato vita anche alla pubblicazione di un libro di dialoghi per la pace

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In ricordo di Mihail Gorbaciov (leggi il pdf)

In queste pagine, omaggio a Mikhail Gorbaciov venuto a mancare lo scorso 30 agosto, ripercorriamo alcuni momenti significativi degli incontri tra il premio Nobel della pace e leader della perestrojka e il presidente Ikeda. Il loro legame di amicizia, caratterizzato da reciproca stima, ha dato vita anche alla pubblicazione di un libro di dialoghi per la pace

«Sono venuto a dialogare con lei. Facciamo scintille e parliamo di tutto in maniera onesta e aperta, per il bene dell’umanità e per il bene dei rapporti tra Giappone e Unione Sovietica!» (cfr. NRU, 30, 652).
Il presidente Ikeda si presentò così a Mikhail Gorbaciov quando si incontrarono per la prima volta al Cremlino nel 1990.
Un leader religioso e un leader politico uniti dal desiderio di superare l’apparente divario che separava i loro mondi e trovare un terreno comune per dialogare, per confrontarsi sulle azioni necessarie per raggiungere la pace mondiale.
Un primo dialogo che germogliò in una splendida amicizia e che spinse il primo e unico presidente dell’Unione Sovietica, premio Nobel per la pace e fondatore della perestrojka, a recarsi in Giappone l’anno successivo.
Sensei ne La nuova rivoluzione umana racconta in questo modo i fatti storici dell’epoca: «Mikhail Gorbaciov aveva dato inizio al disarmo, aveva avviato riforme per ricostruire l’economia sovietica e attuato riforme politiche per promuovere la democratizzazione. Nel corso del suo primo incontro con Shin’ichi Yamamoto, disse infatti: “La società del mio paese ha una storia unica. In Unione Sovietica si parlano circa centoventi lingue diverse e il numero dei gruppi etnici è ancora più numeroso. La nostra è una società estremamente complessa».

«La prima cosa che la perestrojka ha portato è la libertà. Ma la sfida che ci attende ora è il modo di utilizzare questa libertà”. I conflitti etnici divamparono ben presto in tutto il paese […]. I burocrati che avevano a cuore solo la salvaguardia dei propri privilegi cercarono di estromettere Gorbaciov mentre i sostenitori di riforme più radicali approfittarono delle nuove libertà ottenute per attaccarlo, accusandolo di non fare abbastanza. Nel giugno del 1991 Boris Eltsin, sostenitore della riforma radicale, fu eletto presidente della Repubblica russa.
Ad agosto, tuttavia, una fazione comunista intransigente e contraria alle riforme tentò un colpo di stato e Gorbaciov venne messo agli arresti domiciliari in Crimea, dove si trovava in quel momento.
Settantaquattro anni dopo la Rivoluzione russa l’Unione Sovietica, leader del blocco orientale, era scomparsa, spazzata via dalle correnti impetuose della storia. Gorbaciov […] fu aspramente criticato, eppure furono la sua determinazione e le sue azioni a portare una nuova era di libertà e democrazia nell’Unione Sovietica e nell’Europa Orientale, contribuendo a creare una svolta epocale nella storia dell’umanità» (NRU, 30, 674).

La reciproca stima tra i due leader sfociò in un ulteriore incontro nel 1993 durante il quale Gorbaciov e sua moglie Raissa, tornati a visitare nuovamente il Giappone, ricevettero rispettivamente il dottorato onorario all’Università Soka – dove Gorbaciov tenne una lectio magistralis – e la massima onorificenza del College Universitario femminile Soka.
Questi preziosi dialoghi – dieci in totale – furono successivamente pubblicati in una raccolta dal titolo Le nostre vie si incontrano all’orizzonte (Sperling & Kupfer, 1996), un testo che rivela la loro visione profonda e lungimirante, e riflette «sulla possibilità di creare un rinnovato sistema di valori che aiuti l’umanità a difendersi da nuove catastrofi, a plasmare una società che sia davvero fondata sulla libertà e sulla dignità della persona».
Nato in una famiglia di contadini e ben consapevole delle privazioni e sofferenze subite del popolo russo, Gorbaciov fu disposto a sacrificare anche la propria posizione pur di portare avanti fino in fondo i propri ideali, mettendo al centro il bene degli esseri umani e della giustizia.
Un impegno instancabile riconosciuto anche dall’Italia quando, nel 2004, a dieci anni dalla cittadinanza onoraria della città di Firenze, gli fu conferito anche il Sigillo della Pace, uno dei riconoscimenti più importanti.
Indimenticabile fu poi l’incontro con l’allora Gruppo Leonardo (il precursore dei Gruppi futuro e studenti) durante una riunione nazionale al Centro culturale di Firenze.
In quell’occasione gli fu consegnata la medaglia “Il Nuovo Rinascimento”, premio SGI assegnato per il contributo alla pace, alla cultura e all’educazione.
Fu un momento solenne, un passaggio di testimone dello spirito che animò le lotte di Gorbaciov in gioventù.
«Non mi dispiace aver dedicato gran parte delle mie energie giovanili a superare “circostanze avverse”. […] Le difficoltà della vita quotidiana mi hanno rafforzato – afferma nel libro Le nostre vie si incontrano all’orizzonte (pag. 13) – In noi ardeva il desiderio di condurre una vita migliore, più interessante, più sensata. […] La vita nell’Unione Sovietica ci ha insegnato comunque una cosa importante: che gli individui, anche nei momenti difficili della privazione e della mancanza di libertà, mantengono quel bene prezioso che è costituito dai sentimenti umani» (Ibidem).
Nel suo messaggio di cordoglio, il presidente Ikeda afferma che il suo primo incontro con Gorbaciov e i numerosi dialoghi che ne sono seguiti sono scolpiti indelebilmente nel suo cuore.
L’eredità spirituale del presidente Gorbaciov – scrive – continuerà a vivere nei cuori di molti come un’eterna fonte di luce che illumina il futuro dell’umanità (cfr. https://bit.ly/3BfVyG7).

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